venerdì 30 ottobre 2009

LA VACCA SACRA

Per l'induismo la mucca è un animale capace di purificare gli uomini. 
Il divieto di uccidere i bovini, anche nei sacrifici rituali, è contenuto già nei testi Veda, che risalgono al periodo compreso fra il II millennio e il VI secolo a. C. Come molti altri precetti religiosi, anche questo ha radici storiche, infatti, i bovini hanno sempre rappresentato un'importante fonte alimentare ( il latte) e un valido aiuto nei campi. 
Inoltre, il letame è usato come concime e combustibile. Con oltre 180 milioni di capi, L'India è il primo Paese per l'allevamento di bovini. 
Tranne che nel Bengala occidentale e nel Kerala, la macellazione è vietata per legge in tutti gli Stati indiani. 
In alcune regioni è punito con il carcere anche inveire contro una mucca.

mercoledì 28 ottobre 2009

PEOPLE

LAIKA

Con Laika ci sono stata poco, ormai avevo dieci anni. I tempi delle scorribande nei campi erano finiti.

La mattina andavo a scuola e il pomeriggio oltre ai compiti dovevo lavorare.

Laika stava nel cortile, ma un giorno scappò.

Stette via una decina di giorni.

Ritornò incinta.

Strano, perché di solito sono i maschi che scappano di casa per andare dalle femmine in calore.

Fece una nidiata di meravigliosi cagnolini.

I cagnolini scomparvero quasi subito, ti dissero che bisognava ucciderli subito, nessuno avrebbe voluto dei cani bastardi, per non farli soffrire occorreva sopprimerli subito, così non avrebbero sofferto. Si faceva così anche coi gattini, qualcuno appena nati li sbatteva per terra, molto meglio che affogarli…dicevano.

Non ti convincevano.

Anche tu sei rimasta incinta, ti sei sposata e sei andata a stare accanto alla casa dei tuoi genitori, Laika stava nel cortile che avevate in comune.

Laika era tenera col tuo cucciolo, quando il bimbo era sul girellino nel cortile, Laika coi denti afferrava lo schienale del girellino e lo portava a passeggio. Tu ti incantavi a seguire la scena.

Laika scappò ancora.

Stette via una decina di giorni.

Ritornò incinta.

Fece una nidiata di meravigliosi cagnolini.

Nessuno si poteva avvicinare alla cucciolata, Laika ringhiava cattiva.

Solo il tuo bimbo poteva avvicinare la nidiata di cuccioli.

Tu avevi implorato che le lasciassero tutti i cuccioli, ti dicevano: -Vedremo, tutti sono un po’ troppi, magari qualcuno-.

Stavi attenta, controllavi, contavi i cuccioli.

Ma i cagnolini scomparvero.

Tutti.

Laika sembrava impazzita, la legarono con una catena lunga perché tentava di scappare.

Una mattina trovarono Laika morta, si era strozzata con la catena.

Io non l’ho vista.

Però mi domando, se si è voluta uccidere per il troppo dolore o se cercava di scappare per rimanere ancora incinta.

Io penso che quando il dolore è troppo.

E’ troppo.


Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

martedì 27 ottobre 2009

PEOPLE

BOBI
Prima di iniziare il tuo racconto, mi devi spiegare perché vuoi inserire in People i tuoi animali.
- Non lo so -.
- O forse, perché penso ci sia molto da imparare dal comportamento degli animali -.
Dunque il primo cane fu Bobi.
Bobi era un cane da pagliaio, dicevano così, non sai bene cosa volesse dire. Forse era perché mangiava le uova nel nido delle galline, o forse perché si mangiava anche le galline.
Siccome Bobi era un cane da pagliaio lo fecero salire sull’auto, una millecento Fiat prestata dallo zio, e lo portarono lontano, lontano.
Ma a Bobi non piaceva stare lontano, lontano e dopo una settimana tornò a casa.
Se ne meravigliarono tutti: - Forse è intelligente -, dicevano. Io lo sapevo prima di loro che non era un cane da pagliaio.
Ma Bobi continuò a mangiare uova e galline e lo portarono ancora lontano, lontano. Tu lo aspettavi, anche dopo un mese lo aspettavi, ma lo sapevi, avevi origliato e sapevi che quel lontano, lontano era il fiume con una pietra attaccata al collo. Non sapevi bene cosa voleva dire, ma intuivi che era una cosa molto, molto più brutta del lontano, lontano e che Bobi non tornava perché non poteva, non perché era un cane da pagliaio.
Poi però si accorsero che tu eri molto triste, non mangiavi ed un giorno hai preso le forbici e ti sei tagliata i capelli, la coda di cavallo che piaceva tanto alla mamma e l’hai gettata nel pozzo.
Quante urla, ma la nonna ti ha difeso, ti ha abbracciato ed ha capito che eri solo triste, triste.
E ti hanno portato un cagnolino, piccolo, piccolo, ma così piccolo che dovevi dargli da mangiare tu.
Era arrivato Ringo.

Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

domenica 25 ottobre 2009

UN BOVE DI ROMAGNA

LA MORTE DI VO

(riassunto di un racconto di Bruno Corra futurista ravennate)

Bruno Corra( 1982/1976), pseudonimo di Bruno Ginanni Corradini, nasce a Ravenna, secondo di quattro figli, da famiglia aristocratica. Si dedica agli studi classici e parallelamente approfondisce con il fratello maggiore Arnaldo, dedito a studi artistici, la conoscenza di scienze occulte, teosofie,

filosofie orientali, alchimia e medicina alternativa.

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Un bambino scalzo arrivò ad annunciare la disgrazia: uno dei buoi di Stefano Bendandi era caduto mezzo morto sulla strada.
- Ecco - urlò Teresa la figlia di Stefano - Per risparmiare la spesa dei birocciai, mandate alla fabbrica due bestie con un carico da schiantarle, e fate crepare un bue per la strada. Volete vedere che è Vo?-
La ragazza montò in bicicletta e partì a razzo.
Teresa arrivò trafelata, vide il carro carico di polpa di bietole con la bestia coricata in mezzo alla strada. Ed era proprio Vo.
Poco dopo arrivò il veterinario, crollò il capo.
- Troppa fatica- concluse- gli avete fatto fare più di quel che poteva. Be', l' avete ammazzato. Forse era già stanco, perchè di sicuro alla fine d' ottobre lavorava anche sulla terra. Un bue di questo peso , non tanto giovane, col cuore grasso.Potete far conto che sia già morto. Secondo me sarebbe meglio macellarlo. Potrei farvi avere il certificato per venderlo come carne di terza-.
Si sentiva ancora il rombo della motocicletta del veterinario che se ne andava, quando il bue aprì gli occhi, gravemente volse lo sguardo annebbiato, poi si alzò e passo dopo passo si diresse verso casa.
Quattro chilometri fece, con Teresa sempre al suo fianco che diceva all' orecchio di Vo:- Bestia pesante, cuore grasso, l' avete ammazzato, però bisognava ammettere che c' entra anche il tuo carattere Vo. Il tuo generoso entusiasmo di lavoratore, la tua mania di mostrarti bravo appena ti senti attaccato all' aratro o al carro, accade così che l' altro bue schiva la fatica e il carro l' ho tiri tu da solo-. Vo moriva perchè voleva essere il più forte , il più nobile, come quando alle fiere con il collo inghirlandato di fiori e le corna infiocchettate di rosso vinceva il primo premio-.
Il bove entrò nella corte, ma invece di entrare nella stalla, andò a coricarsi di là dal pozzo, sull' erba.
Stefano Bendandi gli toccò la fronte ed il muso: - Bolle- mormorò- ha la febbre, io direi di fargli un empiastro d' erba fresca-.
Tagliarono con la falce l' erba spagna per fare il decotto.
Teresa dichiarò che della bestia malata se ne occupava lei. Si ravvolse uno scialle e restò seduta accanto a Vo. Ogni tanto inumidiva l' empiastro d' erba spagna. La luce della luna accarezzava teneramente una zampa anteriore del bue rovesciata e protesa come una mano e nello stesso tempo affilava il taglio della falce abbandonata fra l' erba.
In quella zampa tremante di febbre si vedevano affiorare le più delicate nervature della carne: il dolore del massiccio bestione vi si rivelava pieno di sottile sensibilità. Si pensava alla sofferenza di una creatura umana, di una persona cara, di un bimbo.
Più tardi verso mattina, il respiro del bue si fece affannoso, fischiante.
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D' improvviso Teresa si svegliò, si levò sui ginocchi, spinse lievemente con due dita la testa di Vo, che s' abbattè morta di sbieco
Teresa si sentiva le giunture irrigidite dal riposo disagevole e dalla umidità notturna, per alzarsi in piedi s' appoggiò al manico della falce. Era l' alba.
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venerdì 23 ottobre 2009

PEOPLE

GIANLUIGI 

Inquieto, scontento, ma sicuro di sé. 
Macina pensieri di grandezza. 
Non sa bene cosa farà da grande, ma si sente un predestinato. 
Ha tutto per riuscire nella vita: intelligenza, charme, possibilità, istruzione. 
Sa vivere nel mondo. 
Incontra Romina, un' affascinante ragazza naif. Certo Romina è grezza, ma lo stuzzica, perché non cade subito ai suoi piedi. 
È così piena di sani principi obsoleti, così altera nella sua pochezza, non sa proprio vivere nel mondo di oggi, ma è così bella. 
I suoi amici hanno la bava alla bocca per la gnocca che si è trovato. 
Ma Romina non cede, non si fida di lui, gli dice che il suo mondo è fatto di cose semplici, gli dice che lui non è adatto ai sacrifici di una vita normale. 
Questa poi, una mezzacalzetta come Romina lo rifiuta, gli dice sesso sì, ma non vita in comune. 
Incredibile GianLuigi si è sacrificato, mangiando cibo casereccio, sbaciucchiando parenti rinsecchiti ed ottusi, sopportando battute sceme e linguaggio truculento. 
Lui, così fine, per cosa poi si è sacrificato, l'ha sposata, con tanto di cerimonia in chiesa ( anche la religione ha dovuto mandare giù). 
 E poi, le sue speranze svanite. 
 Aveva pensato che allontanandola dalla famiglia, facendole conoscere la vita che conta, avrebbe capito come gira il mondo. 
E 'sta scema, gli dice che è lui che non vale un razzo. 
Per fortuna se ne è andata senza fare storie. 
GianLuigi scuote la testa, lui ci ha messo tutto sé stesso, per fare uscire dalla crisalide la farfalla. 
È proprio vero che ad essere buoni ci si rimette sempre. 



Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

mercoledì 21 ottobre 2009

STUPOR MUNDI o NEOBAROCCO


La frase in lingua latina (stupor,-is mundus,-i = stupore del mondo) proviene dal vocabolario militare romano. Infatti, nell'antica Roma la parola Stupor Mundi era associata a grandi eventi militari e di campagne di guerra. Era un appellativo per consacrare le doti del generale che si rendeva protagonista di campagne militari di successo oltre i confini dell'Impero Romano. Una volta tornato a Roma da vincitore, veniva proclamata una festa per il momento di gioia e orgoglio territoriale, dove il generale in questione veniva portato in trionfo, con innumerevoli scene di giubilo, attraverso le maggiori vie dell'Urbe. Al termine riceveva onorificenze da parte delle maggiori cariche del tempo (senatori, imperatori, reggenti generici). Tra gli stupores mundi più conosciuti citiamo Giulio Cesare, prima che decida di tornare a Roma da conquistatore, innescando la guerra civile contro Pompeo.
L'espressione è attestata anche in epoca medievale, ad esempio per la figura di Federico II del Sacro Romano Impero.

Secondo alcuni studiosi il termine “ barocco” deriva dal portoghese “ barroco”, che sta ad indicare una perla irregolare e non sferica: tale attenzione per un elemento imperfetto ben si inserirebbe nell’ottica barocca, tutta tesa ad esaltare lo strano e l’eccezionale. Secondo altri critici la parola veniva invece usata nella filosofia scolastica, per riferirsi ad un particolare tipo di procedimento logico, apparentemente corretto ma danneggiato da una sottile debolezza interna.
La denominazione “ barocco” fu comunque usata per qualificare l’arte e la letteratura del ‘600 solo un secolo più tardi, col fine polemico di puntare il dito contro il suo amore per la bizzarria e l’artificio.(vedi qui)
Queste due premesse per spiegare il perchè io legga i giornali di gossip.
Li leggo per stupirmi.
Penso che lo stesso accada alle altre persone che li comprano.
Chi si stupisce in senso di "stupor mundi"ovvero di ammirazione per chi ha successo.
Chi si stupisce in senso "neobarocco"ovvero di polemica per chi ha un successo" imperfetto".
Comunque sia è il trionfo dell' immagine.

lunedì 19 ottobre 2009

DEDICATO A MIRKO



Alla vita

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell’al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non é uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla é più bello, più vero della vita.

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

Nazim Hikmet


venerdì 16 ottobre 2009

PEOPLE

ROMINA


Romina si rimpinza di pasticcini, di gelati, di salatini, tutto quello che trova nella dispensa e nel frigorifero se lo ingurgita.
Si fa schifo, a quel corpo che urla dolore, Romina gli da cibo, come si fa coi poppanti, quando piangono e gli si dà il biberon o il ciuccio intriso nel miele o nello zucchero.
Sazia, piena di cibo all' inverosimile, le cade addosso una pesantezza enorme, il torpore che è preludio del sonno.
Il sonno, non il dormire, ma il sonno cioè il sono rafforzato.
Un anno prima era così sicura di sè, amata, sorridente e vincente.
Era in un albergo, a Roma sull' Aventino, la mattina dopo si sarebbe sposata col suo principe azzurro.
Lo amava così tanto.
Inizialmente era preoccupata dai modi snob di GianLuigi. Li aveva attribuiti ad una maschera, per difendersi da certi ambienti del tipo radical/chic che era solito frequentare.
Non era riuscita a chiudere occhio, l' emozione la divorava.
Alle cinque non potendone più, si era alzata, aveva dato una mancia al portiere e aveva chiesto un caffè; ed era uscita a passeggiare per una Roma deserta e splendida.
Ad un certo punto, dolori secchi all' addome, improvvisi e violenti.
Si rese conto di essere lontana dall' albergo, bar o altri luoghi pubblici, era l' alba ed in giro c' era solo lei.
La decisione fu improvvisa, in un vicolo, vide un piccolo cantiere di restauro con assi e mattoni, si abbassò, evacuò.
La più gran cagata della sua vita.
Coprì il tutto con dei fogli di giornale, trovati lì in giro e si dileguò in fretta.
Frastornata, arrivò all' albergo, si mise sotto alla doccia, non riusciva ad uscirne, l' acqua lavava lo sporco e contemporaneamente scivolava dalla sua mente l' imbarazzo di quello che le era capitato poco prima assieme ad uno strano presentimento.
La cerimonia, il ricevimento, la notte, il viaggio di nozze fu un caleidoscopio .
Dopo qualche mese, fu costretta ad aprire gli occhi, lei era stata per GianLuigi un capriccio, un gioco nuovo.
Romina, silenziosamente si era messa da parte, ed ora divora pasticcini per consolarsi.
Si chiede se la sua vita non possa riprendere energia da quella gran cagata che fece sull' Aventino. Ora la vede in maniera diversa, il suo corpo sapeva già ed aveva risposto in maniera eccellente. Era stata lei che lo aveva costretto a quella farsa di matrimonio, il corpo aveva risposto cosa ne pensava.
Da lì deve ripartire.
Il mio corpo mi vuole bene, io devo amarlo, egli è il contenitore ed ha importanza quanto il contenuto.
Domani è un nuovo giorno.



Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.



martedì 13 ottobre 2009

UOMINI O TOPI

DAL CORRIERE DI ROMAGNA

Rimini.
Prostituta incinta, la fila dei clienti si allunga.
E' diventata una specie di attrazione.
Come se i clienti si passassero la voce.
- Cercano lei, perchè è incinta-, si lamentano le altre lucciole.
Ma chi sono quelli che fanno la fila?

sabato 10 ottobre 2009

PEOPLE

 



VIOLA 

Era una bella signorina coi guanti di pizzo, ma era debole di mente e passò tutta la sua giovinezza tra mura grigie. 
Riesce ad evadere però, e sposa Adamo. 
Si sposa e va a vivere nella bella casa di campagna di famiglia. 
Qui vive la vita che le piace. 
È buona, generosa, conosce le erbe, sa intrecciare il vimine ed ha una sua filosofia in cui non c' è posto per preti e Stato. 
Rifiuta la pensione, dice: - datela a chi ne ha più bisogno-. 
 La gente la critica, ma solo alle spalle, in fondo, in fondo, ma proprio in fondo, la amano. 
Lei vive libera con Adamo, la sua vita. 
Inizia, però a gonfiarsi, prima le gambe e poi la pancia. 
Poi comincia a vagheggiare, dice che ha la pancia perché è incinta del Cristo Bianco. 
Il Cristo Bianco salverà il mondo. 
È una corsa fra gli abitanti per conoscere la bizzarria del gioco. 
Corrono a casa sua, per informarsi sulla sua salute. 
E poi ridono, ridono per le contumelie che lei dice. 
Viola ne ha avuto abbastanza dei medici durante la sua giovinezza, e da quando è uscita dalle mura grigie, non ha più voluto a che fare coi dottori di nessuna Facoltà. 
Finalmente qualcuno avvisa il medico condotto, il quale si reca a trovarla e la fa ricoverare immediatamente. 
Il Cristo Bianco era un tumore. 



 Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali. 

venerdì 9 ottobre 2009

PEOPLE

ADAMO


Quando pensava di rimanere in compagnia solo della sua solitudine, incontra Viola.
Viola, era rimasta venti anni, tutti quelli della sua giovinezza, in una clinica psichiatrica. Era riuscita a venirne fuori.
Si incontrarono, si amarono, si sposarono.
Viola, pretese la sua parte di eredità: una casa colonica con un vasto terreno agricolo.
Qui Adamo e Viola vivono come a loro piace.
Nel loro terreno non usano veleni, nè concimi e non fanno neanche la rotazione delle colture.
Tutto quello che nasce vive, querce, erbacce o grano.
L' erba non viene tagliata, ma mangiata dai conigli.
Viola fabbrica delle grandi ceste di vimine, i conigli vengono posti sotto queste ceste, queste ultime sono poste in mezzo al prato.
Il metodo funziona.
Gli animali, tanti, non si uccidono, neanche topi o mosche.
Per sgranare i fagioli, i piselli o il frumento, vengono distesi sul pavimento della cucina. Qui camminandoci sopra si sgranano.
Il podere si trasforma in un' oasi incontaminata.
I bambini amano quel luogo, i grandi molto meno.
Viola muore, un tumore la porta via.
Adamo, solo si sente sperduto.
Eredita parte del podere e parte della pensione di Viola.
Viola l' aveva sempre rifiutata, perchè non voleva essere mantenuta dallo Stato.
Adamo viene poi adottato da uno straniero, che se lo porta via.



Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

martedì 6 ottobre 2009

IL CENTRO DEL POTERE




















Arrivano cani con occhi come monete cucite nella notte pronti a divorarti le dita, 
donne stuprate e uomini castrati troppo deboli per godere, 
giovani ragazze a cui scarti umani mangiano il seno 
e il bambino che portano in grembo, 
vecchie torturate per il loro presente agiato, 
ragazzi buoni solo per cucinare i loro coglioni, 
stringi il delfino gemello che ruota nei miei pantaloni, 
sono pronto a farmi saltare carico di esplosivo in una chiesa, 
in una moschea o in qualsiasi luogo di culto, supermercati compresi. 
Vorrei essere una rugiada di sangue.

L' immagine proposta è la Mappa Surreale di Roma generale di Gaetano Barbella vedi qui l' emozione per questa immagine è forte, le parole non bastano, ma la poesia di Simone Cattaneo, rappresenta per me ciò che siamo diventati, e la Mappa di Gaetano, rappresenta ciò che è diventata Roma.

Come vedete, dal centro di Roma, centro di potere,si diramano simboli ancora più viscidi, i lacchè del potere, sono peggio del potere stesso.

L' altra immagine, la donna mascherata, la " Maitrasse" è una mia elaborazione, ispirata alla Mappa di gaetano Barbella, e alla poesia di Simone Cattaneo. .

domenica 4 ottobre 2009

ADDIO BELLEZZA

Da un articolo di Igor Righetti ( giornalista professionista, docente di Teoria e tecnica del Linguaggio radiotelevisivo) 
"Così fan tutte" la sit- com in onda su Italia 1. L' ho analizzata coi miei studenti. Il vero scandalo non sono alcune sequenze "hot" ( Alessia Marcuzzi mangia un wurstel in una scena piena di doppi sensi) bensì la scrittura dei testi e l' interpretazione claudicante della Marcuzzi" 
Ho visto la sequenza del "wurstel"su Rai 3 , su Blob. I testi proprio non li ho uditi. La mia attenzione era calamitata sulla mancanza totale di bellezza dei gesti, sulla volgarità gratuita, sulla ricerca esasperata di stupire. 
Queste rappresentazioni neobarocche, stupiscono ma lasciano un fondo acre nell'animo. Ancora più acre il Righetti a considerare lodevole fotografare in modo, secondo lui, ironico la condizione femminile e a criticare i testi secondo lui poco sferzanti, adatti per un pubblico di poppanti... dice il Righetti... L'altra sera, ho visto AnnoZero, ed ho pensato che la sit-com in questione sia lo specchio di come il nostro Premier e il suo entourage vedano l'universo femminile. Quello specchio non mi piace, anzi mi fa molto male. Addio bellezza. vedi qui se vuoi

venerdì 2 ottobre 2009

PEOPLE

MALIPIERO
Era nato un anno imprecisato dell' inizio del millenovecento.
Non sapeva nè leggere, nè scrivere, solo lavorare sapeva.
Disagiato, fu costretto ad andare a lavorare in Africa, nelle nuove terre conquistate dal duce.
La famiglia lo diede per disperso, egli non scrisse mai a casa, anche se i famigliari si erano raccomandati, a braccia in croce, di rivolgersi a qualcuno che sapesse scrivere.
Invece, dopo qualche anno ritornò.
Non aveva dato sue notizie, perchè aveva perso il cartoncino col suo indirizzo di casa.
Iniziò il duro lavoro di bracciante, aiutato da una cooperativa rossa.
Si sposò, ebbe un figlio, campò.
Rimasto vedovo e solo, iniziò a portare sempre una maglia rossa, e ad affiggere una copia fresca di giornata dell' Unità, la sua bibbia, alla sua porta di casa.
Salutista, si cibava dei prodotti del suo orto. Il suo più grande successo, era una vigna nata spontaneamente dai suoi escrementi; infatti, svuotava metodicamente il pitale nell' orto, con grande sprezzo dal vicinato.
Decise di risposarsi.
Si rivolse ad un sensale, questi organizzò un pullman, con altri uomini nelle stesse condizioni di Malipiero, che partì per l' Abruzzo.
Tornò con una sposa.
Ridenti, chiassosi ed allegri, gli sposi viaggiavano su un' apecar.
Lui alla guida, lei seduta in poltrona sul cassone del veicolo.
Erano molto amati dai bambini del luogo.
Poi lei morì per un tumore.
Lui intristì.
Non lo si vide più.




Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.