giovedì 30 settembre 2010

PEOPLE

IL PROF. DI DISEGNO 

A scuola ero brava, mi piaceva andarci, paradossalmente la materia che mi piaceva di più: l' italiano, io e la Prof non ingranavamo, l' altra materia preferita: il disegno... il Prof era troppo...troppo e basta. 
Il Prof di disegno non alzava mai la voce, mi aveva fatto conoscere Giorgione, Van Gogh, i fratelli Carracci, Caravaggio ed il sublime Botticelli. 
Mi diceva...brava, bravissima. 
Le mie opere erano esposte nelle sale della scuola e alla lotteria di fine anno trovavano sempre acquirenti. 
Disegnare mi piaceva, dipingere ancora di più, il Prof mi stimava e mi sosteneva, volle parlare anche con mio padre per convincerlo a farmi proseguire gli studi artistici. 
Cosa c' era che non andava?
 Ancora non lo so bene. 
So che detestavo la sua guancia che sfiorava la mia, quando arrivava per controllare il mio lavoro. 
Poi c' era il rito, il mio disegno doveva essere sempre affisso in alto, anche se c' era posto in basso, il Prof diceva che così si vedeva meglio, inizialmente mi inorgogliva, ma poi non capivo perché il Prof dovesse prendermi in braccio per farmi salire sulla sedia per affiggere la mia bella opera là in alto, lui diceva che faceva così perché aveva paura che io cadessi e mi facessi male... io a un certo punto decisi che essere brava in disegno aveva un prezzo troppo alto e che forse Giorgione non era poi granché, che forse era meglio Van Gogh con i suoi campi gialli di grano maturo. 
Così alla fine io volevo la Prof di italiano, ma lei non mi voleva, il Prof di disegno mi voleva ma io non volevo lui. 
Che strana la vita e che strano quel mio "sentire anomalo" con cui percepivo le attenzioni del Prof. Forse la mia testolina galoppava troppo con la fantasia. 

FINE 



Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

lunedì 27 settembre 2010

PEOPLE

DANIELA 

Nel nostro piccolo gruppo di "strani" composto da Marco il femminiello, Anna la coraggiosa, Katiuscia la dinamitarda, Paolè la contestataria c'era anche un'outsider: Daniela. 
Daniela era matura, responsabile, composta, affidabile, studiosa, non saltava mai le lezioni ed era sempre ben educata. 
Era la beniamina delle mamme e dei Prof. 
Non amava le risse, né i fumetti, né la musica, né contestare e neanche i libri, le piacevano ma non li amava. 
Non si lasciava mai dominare dalle passioni, era... Apollo senza Dioniso. 
Tanto per essere chiari, Daniela non partecipava mai allo stupido gioco della cerbottana. 
Era sempre col nostro sparuto manipolo, taciturna, quasi assente ma amichevole e salda. 
Eccelleva in tutte le materie, stava nei banchi della prima fila, ma a differenza dei secchioni i compiti risolti li passava a tutti. 
Aveva splendidi occhi verdi e non mi piaceva che li nascondesse portando i capelli in modo da celare quasi tutto il volto. 
Daniela aveva affrontato la sua fossa dei leoni, si era rovesciata addosso una pentola di acqua bollente, aveva il viso e parte del collo e della spalla piagati. Questo era il motivo per cui Daniela si univa a noi, anche se non aveva gli stessi interessi, noi non vedevamo il suo volto sfigurato. 
Oggi Daniela ha fatto carriera in banca, la scienza ha aiutato il suo volto ma l' affetto fra noi è rimasto immutato. 


Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

sabato 25 settembre 2010

GIARDINO


GIARDINO

Lungi dal tuo giardino arde la sera
incensi d'oro in fiamme porporine,
dietro il bosco di cenere e di rame
Dalie del tuo giardino.
Malnato il tuo giardino!. Oggi mi sembra
l'opera d'un barbiere,
con quella miserina palma nana
e l'aiuola di mirti ritagliati...
e l'arancino nel barile... L'acqua
della fonte di pietra
non cessa il riso nella conca bianca.

ANTONIO MACHADO

mercoledì 22 settembre 2010

E SE LA GIOCONDA NON FOSSE AL LOUVRE?

Il 22 agosto 1911, il furto della Monna Lisa venne scoperto. 
Il poeta francese Guillaume Apollinaire venne arrestato e condotto in prigione, in quanto sospettato del furto, e anche Pablo Picasso venne interrogato in merito, ma entrambi furono in seguito rilasciati. 
A quell'epoca il quadro si riteneva perso per sempre. 
Si scoprì che un impiegato del Louvre, Vincenzo Peruggia, convinto che il dipinto appartenesse all'Italia e non dovesse quindi restare in Francia, lo rubò uscendo dal museo a piedi con il quadro sotto il cappotto. 
Comunque, la sua avidità lo fece catturare quando cercò di venderlo a un mercante d'arte di Firenze; il quadro venne esibito in tutta Italia e restituito al Louvre nel 1913. 
Vincenzo Peruggia ebbe una pena mite anche se i Francesi pretendevano una sentenza esemplare. 
Due anni, il Louvre restò senza la Gioconda per due anni. 
Molto probabilmente la Gioconda fu acquistata dal re di Francia Francesco I direttamente da Leonardo, quest' ultimo passò gli ultimi anni della sua vita ad Amboise vicino alla residenza del re; ma ci sono scritti che indicano l'erede della Gioconda in Salai (Gian Giacomo Caprotti) il quale fu prima allievo, poi uomo di fiducia di Leonardo, e Salai avrebbe riportato la Gioconda in Italia. 
 Salai ( oltre alla Gioconda avrebbe ereditato anche: San Giovanni Battista, Leda, Sant' Anna, San Gerolamo) fu ucciso con un colpo di schioppo. 
Se ciò fosse vero e la morte di Salai fosse stata ordita per portargli via le opere del suo Maestro da lui ereditate? 
La Francia si dichiara legittima proprietaria, ma se la Monna Lisa oggi esposta al Louvre fosse un falso? 
 L'estro e la passione artistica degli italiani, nonché la bravura di questi ultimi nelle falsificazioni potrebbe riservare sorprese...Vincenzo Peruggia dopo aver rubato la Gioconda potrebbe averne fatto fare una copia e solo allora sarebbe venuto allo scoperto e avrebbe tentato di vendere non la Gioconda ma una sua copia ben fatta e l' originale potrebbe averlo nascosto. 
Vi pare impossibile? 
Fantasticherie? 
E se fosse vero?

domenica 19 settembre 2010

PEOPLE

LA PROF. di ITALIANO 

Ora, dopo che ho raccontato l'episodio di Anna e la sua vittoria sulla sulla Prof di italiano, voi penserete che io non amassi la Prof e la sua materia. 
Sbagliato. 
Io mi ero impegnata al massimo con lei, e se all' orale prendevo otto come le sue preferite, allo scritto il mio solito voto era: quattro. 
 Secondo la Prof io ero troppo fantasiosa ed andavo fuori tema. 
Ogni volta che credevo di avere fatto un bel componimento e aspettavo speranzosa l' arrivo dei compiti corretti... che delusione vedere il mio foglio con quei rigoni rossi di correzione, ma soprattutto perché le frasi che più mi piacevano erano state interamente tagliate perché fuori luogo. 
Stanca di cercare la sua approvazione avevo abbandonato le lezioni di latino per farle un dispetto. 
Iniziai ad innalzare l'atlante geografico per nascondermi e leggere quello che mi piaceva senza ascoltare le lezioni. 
Aveva voluto la lotta e lotta era. 
I quattro rimasero quattro ma anche gli otto rimasero otto perché amavo le poesie, la storia, i classici e la Prof non mi prese mai in castagna con le interrogazioni orali. 
I miei compagni pensavano che la odiassi, io semplicemente volevo solo essere considerata; ma siccome per Ella io ero una pupattola che leggeva i fotoromanzi, io per non deluderla arrotolavo le gonne al giro vita perché diventassero corte, corte, ostentavo fra le dita un' enorme cerbottana e vittoria era quando osservandola con impertinenza coglievo nei suoi occhi casti tutto lo scandalizzato perbenismo. 
Cara Prof di italiano, guarda caso il tuo nome è Anna, nome che ricorre nella mia vita, nel bene e nel male, tu sei stata la mia prima grande delusione, causa di un sogno infranto, anche se devo dirti che riguardo ai fotoromanzi avevi ragione, ma la lotta che ho fatto a te ha fatto male solo a me. 


Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

venerdì 17 settembre 2010

IL MIRACOLO DI BABAR


In un paese di oltre un miliardo di abitanti come l’ India, Babar Alì può sembrare un adolescente come tanti, ma se non fosse per lui, molti bambini di Murshidabad, nello Stato del Bengala occidentale, non riceverebbero un’ educazione.

Ogni giorno Babar si sveglia alle sei, aiuta con le faccende di casa e poi, un po’ a piedi , un po’ su un risciò, si reca a scuola, a dieci chilometri dal suo villaggio.

Quando alle quattro del pomeriggio torna a casa, una folla di bambini lo aspetta per farsi raccontare quello che ha imparato. Le famiglie di questi bimbi, non possono permettersi le 1800 rupie, circa 25 euro, per mandare i figli a scuola.

A sedici anni, Babar è il professore più giovane al mondo, infatti ha pensato lui a dare una scuola a questi ragazzi.

Le lezioni si protraggono fino a notte inoltrata, si tengono nel giardino di casa sua.

Oggi la scuola di Babar è riconosciuta dalle autorità locali, e grazie ad altri dieci volontari che si alternano nelle lezioni e alle donazioni di qualche benefattore locale, 800 bambini possono permettersi quaderni, libri e la speranza di un futuro senza analfabetismo e povertà.

( da un articolo di Luca Ventura su Vanity Fair)

martedì 14 settembre 2010

DALLA LETTERA A MENECEO

... Infatti non danno una vita felice né i banchetti né le feste continue, né il godersi fanciulli e donne, né il godere di una lauta mensa. 
La vita felice è invece il frutto del sobrio calcolo che indica le cause di ogni atto di scelta o di rifiuto, e che allontana quelle false opinioni dalle quali nascono grandissimi turbamenti dell'animo. 
 La prudenza è il massimo bene ed il principio di tutte queste cose. 
Per questo motivo la prudenza è anche più apprezzabile della filosofia stessa, e da essa vengono tutte le altre virtù. 
Essa insegna che non ci può essere vita felice se non è anche saggia, bella e giusta; e non v'è vita saggia, bella e giusta che non sia anche felice. 
Le virtù sono infatti connaturate ad una vita felice, e questa è inseparabile dalle virtù. E adesso dimmi: pensi davvero che ci sia qualcuno migliore dell'uomo che ha opinioni corrette sugli dèi, che è pienamente padrone di sé riguardo alla morte, che sa sino in fondo che cosa sia il bene per l'uomo secondo la sua natura e sa con chiarezza che i beni che ci sono necessari sono pochi e possiamo ottenerli con facilità, e che i mali non sono senza limiti, ma brevi nel tempo oppure poco intensi? 
Un uomo così ha imparato a sorridere di quel potere - il fato - che per alcuni è il sovrano assoluto di tutto: di fatto ciò che accade può essere spiegato non soltanto attraverso la necessità, ma anche attraverso il caso o in quanto frutto di nostre decisioni per le quali possiamo essere criticati o lodati. Quanto al fato, di cui parlano i fisici, era meglio credere ai miti sugli dèi che essere schiavi di esso: i miti infatti permettevano agli uomini di sperare di placare gli dèi per mezzo degli onori, il fato invece ha un'implacabile necessità. 
E riguardo alla fortuna non bisogna credere né che sia una divinità, come fanno molti - gli dèi infatti non fanno nulla che sia privo di ordine ed armonia - né che sia un principio causale; non bisogna neppure credere che essa dia agli uomini beni e mali che determinano una vita felice; da essa infatti provengono solo i princìpi di grandi beni e di grandi mali.
È meglio quindi essere saggiamente sfortunati che stoltamente fortunati, perché è preferibile che nelle nostre azioni una saggia decisione non sia premiata dalla fortuna, piuttosto che una decisione poco saggia sia coronata dalla fortuna. 
Medita giorno e notte tutte queste cose, e ciò che è connesso con esse, sia in te stesso che con chi ti è simile: così mai, sia da sveglio che nel sonno, avrai l'animo turbato, ma vivrai invece come un dio fra gli uomini. 
 L'uomo infatti che vive tra beni immortali non è in niente simile ad un mortale.

sabato 11 settembre 2010

PEOPLE

MILLA 

Erano due giorni che Milla girava attorno a quell' albero di caco. Era un albero maestoso, con tante foglie verde bosco, pieno di frutti arancioni. 
Sul primo ramo splendente stava un frutto, un caco rosso, maturo, e Milla lo guardava vogliosa. 
Nei suoi sei anni di vita, era la cosa più bella che avesse visto. Decise che sarebbe stato suo. 
Provò ad arrampicarsi, ma il fusto era talmente liscio, che non era possibile appigliarsi. 
Prese allora una sedia, niente da fare. 
Provò col seggiolone della sorellina, niente da fare. 
Oh, come avrebbe voluto una scala, ma non c' era, doveva riuscirci con quello che aveva. 
Strisciò il tavolo della cucina sino all'albero, poi con l' aiuto di una sedia vi issò il seggiolone. 
Infine salì pericolosamente la torre ottenuta. 
Stando in punta di piedi riuscì a sfiorare il frutto agognato, ma non a staccarlo. 
Fece allora un piccolo saltello, afferrò il frutto, ma all' improvviso la torre franò. 
Milla cadde a sedere scoperto su un letto di ortiche. 
Non si curò né della caduta, né del pizzicore, si guardò le mani vuote... il caco, il caco dov' era? 
Era poco più in là. 
Spiaccicato per terra. 
Completamente polverizzato. 



  Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

mercoledì 8 settembre 2010

IN UN VASO DI FRUTTA C'E' UN LIBRO DA LEGGERE


































Il fascino dei mosaici non è solo nella loro luce che splende come un tappeto di stelle multicolori, nella frammentazione che ricorda lo scorrere della vita immutabile e sempre diverso, è anche nella storia che raccontano. 
Qui è raffigurato nel particolare un vaso di frutta che si trova sulla volta del Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna. Il vaso indica il caos, le acque primordiali, da cui spunta l' albero della vita ( qui rappresentato dai racemi ) le foglie ai lati , indicano tutto il creato, l' Est e l'Ovest, ci troviamo nell' Eden, nel Giardino Terrestre. 
Poi come primi frutti riconosciamo le mele, cioè il peccato originale, e la cacciata, ma la benevolenza di Dio è infinita ed è qui rappresentata dalle melagrane le quali con la moltitudine dei loro semi testimoniano la bontà di Dio. 
 Egli nella sua infinita bontà ci invia il suo unico Figlio per salvarci, ed è qui rappresentato dalle foglie di vite e dall'uva ( li potete vedere sulla volta dell' arco nella seconda foto). Egli disse "... Io sono la vite..." inoltre in ogni Messa c' è la Trasfigurazione Di Cristo Egli è pane e vino). 
Infine vengono le immagini delle pere che rappresentano la dolcezza della salvezza attraverso il sacrificio, le pere sono dolci, si raccolgono in settembre e c'è una varietà di pere che si raccoglie proprio l' 8 settembre (Natività della Vergine) e per questo chiamata pera della Madonna. 
Quindi in un vaso di frutta c' è anche un libro tutto da leggere.

lunedì 6 settembre 2010

AUX LUX HIC NATA EST AUT CAPTA HIC LIBERA REGNAT




E' Rimasto chiuso otto anni, dopo un lungo restauro, Ravenna è ricca di nuovo del suo Museo Arcivescovile.
Questo museo costituito dai reperti antichi provenienti dalla cattedrale del V secolo è ricco di perle preziose non seconde ai più famosi mosaici di San Vitale e di Galla Placidia.
Tra i tesori più significativi spicca la Cattedra del Vescovo Massiminiano, forse dono di Giustiniano, è un trono decorato da pregevoli tavolette in avorio, ritenuto già nell' antichità uno dei più bei manufatti esistenti. Vi sono poi una Croce in argento detta del Vescovo Agnello del VI secolo, una statua acefala imperiale in porfido rosso ed una Madonna orante di epoca mediovale oltre a sarcofagi, capitelli, stoffe e capselle.
Incastonata nel percorso del Museo vi anche la gemma più preziosa: la Cappella di Sant' Andrea che è stata inserita dall' Unesco fra i Patrimoni
dell' Umanità. Si entra accolti da queste parole : AUX LUX HIC NATA EST AUT CAPTA HIC LIBERA REGNAT ( o la luce è nata qui, oppure, fatta prigioniera, qui regna libera) e ci si trova in un mondo di flora e di fauna mosaicata, fiori ed erbe, papere e ben 101 specie di uccelli un tripudio di gioia e stupore verso tutto il Creato. Inusuale è poi la raffigurazione del Cristo in posa di guerriero: realizzata durante la contrapposizione tra ariani ed ortodossi, qualcuno la ritiene un' immagine camuffata di Teoderico.

venerdì 3 settembre 2010

PEOPLE

THOMAS 

L' ha conosciuto, girando giù e su, lungo i viali della stazione di una piccola città italiana. 
Lui una checca di mezza età su un suv, cercava compagnia. 
Thomas un ventenne brasiliano, arrivato in Italia in compagnia di una tardona che si era invaghita di lui. 
Thomas sale sul suv. 
È da qualche mese che si prostituisce, preferisce così. 
Non ce la faceva più a sopportare la tardona. 
 Una maniaca del sesso era, lo abbracciava, lo accarezzava, lui aveva tanto bisogno d' affetto, e poi con la bocca vogliosa iniziava a leccarlo sul collo, sui capezzoli e poi più giù, più giù. 
Non era mai sazia, sempre sesso e sesso. 
Si prostituiva per guadagnare qualcosa, lui era un bel ragazzo, alto, dal fisico perfetto, con la pelle dorata e lucida, i muscoli guizzanti e gli piacevano i bei vestiti firmati. 
Ma non era solo per i soldi, la tardona lo aveva talmente smagato che avvertiva un conato di vomito se la paragonava alle donne della sua terra. 
Cercava un po' d' affetto dagli uomini, gli pareva che fossero più sensibili, meno affamati. Thomas e Mario (la checca del suv) ora fanno coppia. 
Mario ha i suoi problemi, è attratto solo dai giovani, quelli della sua età offendono il suo senso estetico molto pronunciato. 
Thomas, sa bene come sbava per il suo corpo, ma almeno si occupa anche della sua persona. Lo sta aiutando a regolarizzare la sua posizione in Italia. 
Gli ha trovato un lavoro in un ricovero di anziani dove Thomas è letteralmente adorato per il suo calore e la sua disponibilità. 
Lo aiuta a pagare l' affitto dell' abitazione... beh dovrà pure avere qualcosa in cambio. Dimenticavo, quando Thomas è in "saudade" e non ha proprio voglia di fare all'amore, Mario si incazza e se ne va. 
Ma poi gli manda una carica telefonica perché Thomas possa telefonare a casa dalla mamma. 
O gli porta le sigarette o un cd di musica latina. 
Oppure riesce a trovare ancora una serata per fare spettacolo, un tempo Mario aveva serate anche fuori regione, ha una bella voce. 
In quelle sporadiche serate, mesto residuo di popolarità, Mario canta con gli occhi lucidi e Thomas piange. 


Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.