mercoledì 30 novembre 2011

SEPTEMBER IN LOVE



SEPTEMBER IN LOVE

C' è un angolo laggiù
dove gli amanti s' incontrano
si baciano incuranti degli altri
si spogliano,
si amano,
si fondono.
Passeggiano sulle foglie d' oro
le guardono,
le ammirano,
le assorbono.
Sono foglie autunnali
che cadono lente e gialle
testimoni silenziose
del loro settembre in amore



video e poesia di Teoderica

domenica 27 novembre 2011

LA RAGNATELA parte quarta

Dopo l' opera d' arte, dopo il mito, c'è un altro interessante argomento legato al ragno ed è il tarantismo.

E'una malattia, che, secondo credenze popolari è provocata dalla puntura della tarantola che è un tipo di ragno.
Anticamente il tarantismo venne considerato un fenomeno storico - religioso che colpiva le donne e poteva essere curato esorcizzandolo con musica e canti popolari. La leggenda ci narra che il ballo e il movimento fisico generato dall'ascolto della musica, consumi le energie che il ragno trasferisce nel corpo della sua vittima.
La Tarantola , è originaria di Taranto in Puglia, secondo le leggende, il suo morso provocava crisi epilettiche e pazzia e l’unico rimedio era una danza purificatrice da cui il nome sia della Tarantola (ragno), sia della Tarantella (ballo).
L'esorcismo inizia quando il tarantato avverte i primi sintomi del tarantismo e chiede che vengano i musicisti a suonare la pizzica. Al suono della musica il malato inizia a scatenarsi. La taranta poteva essere anche indentificata con i serpenti o gli scorpioni. Dopo questa fase diagnostica comincia una fase "cromatica" in cui il tarantato viene attratto dai vestiti delle persone da cui è circondato (spesso dei fazzoletti), il cui colore dovrebbe corrispondere al colore della taranta che ha iniettato il veleno. Tale attrazione viene manifestata a volte in modo violento ed aggressivo. Il perimetro rituale non era solo circondato da fazzoletti colorati, ma anche da cose richieste esclusivamente dalla persona tarantata.Che potevano essere; tini ricolmi d'acqua, vasi di erbe aromatiche,la fune, sedia, scala, spada e altro. Inizia quindi una fase coreutica in cui il tarantato evidenzia dei sintomi di possessione che può essere di natura epilettoide, depressiva-malinconica oppure pseudo-stuprosa. Durante questa fase l'ammalato si abbandona a convulsioni, assume delle posture particolari in cui si isola dall'ambiente circostante e può assumere atteggiamenti con cui si identifica con la taranta stessa. Il rituale finisce quando il tarantato calpesta simbolicamente la taranta per sottolineare la sua guarigione dalla malattia. La messa per l' esorcismo era la data del 29 giugno, tuttavia cambiando il contesto, che un tempo era prettamente contadino, sono calati di molto le persone che vanno in chiesa per l' esorcismo, tuttavia soppravvive un rito moderno ad uso dei curiosi.
Questa possessione, legata al ragno, ma anche al mito, forse è legata al non adattarsi allo stare sottomessi, al non conformarsi alle leggi, perchè non dimentichiamo che le leggi impongono e i caratteri più liberi fanno fatica ad assoggettarsi, si reprimono finchè non si ammalano e chi più di Aracne era libera che osò sfidare Atena la dea delle leggi?

http://www.girlpower.it/sos/psicologia/aracnofobia_tarantismo.php

immagine di Teoderica

giovedì 24 novembre 2011

LA RAGNATELA terza parte


Aracne, figlia del tintore Idmone, era una fanciulla che viveva nella città di Colofone, nella Lidia, famosa per la sua porpora. Era molto conosciuta per la sua abilità di tessitrice e ricamatrice in quanto le sue tele erano considerate un dono del cielo tanto erano piene di grazia e delicatezza e le persone arrivavano da ogni parte del regno per ammirarle.

Aracne era molto orgogliosa della sua bravura tanto che un giorno ebbe l'imprudenza di affermare che neanche l'abile Atena , anche lei famosa per la sua abilità di tessitrice, sarebbe stata in grado di competere con lei tanto che ebbe l'audacia di sfidare la stessa dea in una pubblica gara.

Atena, non appena apprese la notizia, fu sopraffatta dall'ira e si presentò ad Aracne sotto le spoglie di una vecchia suggerendo alla stessa di ritirare la sfida e di accontentarsi di essere la migliore tessitrice tra i mortali. Per tutta risposta Aracne disse che se la dea non accettava la sfida era perchè non aveva il coraggio di competere con lei. A quel punto Atena si rivelò in tutta la sua grandezza e dichiarò aperta la sfida.

Una di fronte all'altra Atena ed Aracne iniziarono a tessere le loro tele e via via che le matasse si dipanavano apparivano le scene che le stesse avevano deciso di rappresentare: nella tela di Atena erano rappresentate le grandi imprese compiute dalla dea ed i poteri divini che le erano propri; Aracne invece, raffigurava gli amori di alcuni dei, le loro colpe ed i loro inganni.Quando le tele furono completate e messe l'una di fronte all'altra, la stessa Atena dovette ammettere che il lavoro della sua rivale non aveva eguali: i personaggi che erano rappresentati sembrava che balzassero fuori dalla tela per compiere le imprese rappresentate. Atena, non tollerando l'evidente sconfitta, afferrò la tela della rivale riducendola in mille pezzi e tenendo stretta la spola nella mano, iniziò a colpire la sua rivale fino a farla sanguinare. Aracne, sconvolta dalla reazione della dea, scappò via e tentò di suicidarsi cercando di impiccarsi ad un albero. Ma Atena, pensando che quello fosse un castigo troppo blando, decise di condannare Aracne a tessere per il resto dei suoi giorni e a dondolare dallo stesso albero dal quale voleva uccidersi ma non avrebbe più filato con le mani ma con la bocca perchè fu trasformata in un gigantesco ragno.

http://www.elicriso.it/it/mitologia_ambiente/aracne/



immagine di Teoderica


lunedì 21 novembre 2011

LA RAGNATELA seconda parte



Antonia Ciampi, l' artista della ragnatela donata al Museo di Rimini, è un’artista bolognese impegnata dal 1991 all’insegnamento in diverse accademie d’arte. Numerose le sue personali e vari i premi ricevuti. Nel 2006 realizza la mostra personale “ Differente” nella prestigiosa sede della Reale Accademia di Spagna.
In parallelo, rispetto agli appuntamenti dell’attività artistica e dell’insegnamento, va considerato il lavoro di ricerca, in particolare nella semantica del segno-simbolo, e della scoperta/riscoperta del colore.

Ora Al Museo di Rimini vi sono le sue leggerissime, metaforiche ragnatele, «luogo in cui si è soggetto passivo di una cattura e al contempo si diventa soggetto attivo per catturare gli altri, nel momento della realizzazione della propria ispirazione creativa», come scrive Virna Gioiellieri. «“La ragnatela è la storia della nostra vita, è un tessuto di relazioni che si possono aprire e chiudere, relazioni che si cancellano e che si possono riscrivere”. E le ragnatele di Antonia sono respiro nell’aria, il palpitare della dimensione infinitamente piccola della vita, la sua leggerezza, ma sono anche il dolore e l’angoscia della preda senza scampo imprigionata in un cuscino avvolto nell’intreccio dei fili e ancora sono la possibilità di uno spazio cosmico suggerito dai fili in rilievo appoggiati sulla fitta trama di uno spazio circoscritto.»

Tessere la tela è un po' come creare la vita , iniziarla e terminarla, la cattura della preda non è altro che la nostra morte, io la vedo un po' così penso che sia la paura inconscia della morte a far sì che ci siano persone che hanno paura dei ragni.

Mia sorella che soffriva di aracnofobia, nelle sere d' estate, nelle quali si dormiva a finestre aperte, e quindi entravano i ragnetti, non mi lasciava dormire, dovevo andare a caccia di ragni per lei, tremava dalla paura, oggi massaia perfetta li uccide con la scopa.


Leggendo il quotidiano locale di Rimini sono venuta a sapere che era in corso una polemica fra chi diceva che la ragnatela era un' opera d' arte e chi sosteneva che non lo era.
Io considero l' opera un capolavoro per l' idea ed anche per il manufatto, e trovo ottimo il posto scelto, infatti il museo non è altro che la tela di ricordi della storia passata e quindi morta , ma ora dobbiamo parlare del mito.



immagine di Teoderica

venerdì 18 novembre 2011

LA RAGNATELA prima parte

Qualche tempo fa, ad una visita al Museo della Città di Rimini, uscendo, noto sulla porta che dà alla scalinata per l' uscita, tre o quattro grandi ragnatele.
Cosa faranno mai quelle ragnatele lassù, non puliscono mai il museo o sono un' istallazione contemporanea per ricordare un luogo bellissimo, intressante ma dimenticato? Mi chiedo.
Oggi vanno di moda le mostre itineranti e a tema, ci si dimentica così che il museo è la casa delle muse, non lo si visita più o lo si visita, a volte, se è nel percorso della visita alla mostra e non si paga un ulteriore biglietto.
Franco, l' amico che mi accompagna, pensa che forse l' idea sia venuta da ragnatele esistenti, tolte per un intervento di pulizia e poi rimesse artificialmente perchè la tela del ragno è un' opera d'arte indiscussa per bellezza e per significato.
Sicuramente l' artista dell' istallazione ama le ragnatele, a me sono sempre piaciute, ed anche se a casa le tolgo, lo faccio con dispiacere e non uccido mai il ragno, lo prendo e lo metto fuori dalla porta, da noi in Romagna si dice che se uccidi un ragno in casa tua non verrà l' oro, e per oro si intende la ricchezza in generale e non solo la monetaria.
Il ragno per le sue caratteristiche, ha colpito e stimolato l'immaginario umano, entrando (spesso come una creatura leggendaria) nel folklore e nella mitologia di vari popoli.
Come il serpente, anche il ragno alterna una simbologia positiva ad una negativa.
Positiva è la laboriosità del ragno, unita a una grande precisione tecnica, che dimostra nel tessere la propria tela.
Altro aspetto molto rilevante, questa volta in chiave negativa, è il pericolo potenziale rappresentato dal ragno, predatore, talvolta velenoso, che grazie alla sua tela o, in alcuni casi, alla caccia si procura il cibo per divorarlo ancora in vita dopo averlo paralizzato.
Tra le numerose particolarità del ragno, spiccano il mito di Aracne e il fenomeno del tarantismo.


immagine di Teoderica

martedì 15 novembre 2011

UN ALBERO SENZA RADICI SI SECCA

Da un' intervista su "LA VOCE" a Gianfranco Morra sul suo libro " Antidizionario dell' Occidente.


Nessuna epoca storica può essere giudicata totalmente buona o malvagia.Il bene e il male ci sono sempre e dovunque.
Trovo che la conquista maggiore della modernità è stata l' emancipazione femminile ( nel solco della tradizione cristiana; infatti in aree culturali diverse è mancata.) O meglio, che lo sarebbe stata, se non fosse stata accompagnata da quella degradazione e travestimento della donna, che è la causa principale della distruzione della famiglia e della denatalità.La civiltà moderna è stata la prima che ha preteso di fare a meno della religione tradizionale, e paga questo suo ateismo con le crisi per ora insuperate che la lacerano:energetica, religiosa, morale, sociale, psicopatica,atomica. Sappiamo che nessuna civiltà è eterna. E che quella occidentale ha i segni di " ultimi giorni di Pompei", col pericolo, poi, che la globalizzazione contagi tutte le altre civiltà in una generale agonia. La crisi di una civiltà può essere sospesa e anche capovolta. Ma solo riconquistando i valori della sua tradizione: che per noi significa cristianesimo. Altrimenti, " un albero senza radici secca" ( Benedetto XVI).
Le trasformazioni della modernità hanno raggiunto ogni angolo del pianeta. Non potevano non toccare anche la Romagna, nella quale il turismo di massa ha accentuato indifferentismo morale e primato del guadagno.
La Romagna in alcuni casi occupa i primi posti nei fenomeni disgregativi dell' uomo e della sua dignità.Di certo l' indicatore più importante della crisi, che è la stabilità familiare, non lascia tranquilli.La tradizione della Romagna è sempre stata quella della famiglia matriarcale: l' azdora dedita unicamente alla cura della casa, era il vero centro della famiglia e la principale educatrice dei figli( di lei avevano paura, non del padre). Oggi è stata immessa anch' essa nel lavoro fuori casa e non ha trovato molta collaborazione domestica col marito. E spesso ha fatto propria l' ideologia deresponsabilizzante dell' edonismo radicale.La Romagna è ai primi posti per la diminuizione di matrimoni e nascite;forte la nostalgia delle tradizioni, che tuttavia non va molto al di là delle feste popolari e delle ricette gastronomiche.


immagine di Teoderica

sabato 12 novembre 2011

IL FERREO SIGNORE DI SHANG

Da un articolo di Davide Brullo su la Voce di Romagna.


" Tra tutti, amo IL LIBRO DEL SIGNORE DI SHANG, redatto intorno al IV secolo a. C. , il quale mette le cose in chiaro:" Se si mettono i virtuosi nei posti di rilievo, le trasgressioni rimarranno nascoste; invece impiegando i malvagi, i reati verranno puniti. Nel primo caso il popolo sarà più forte della legge, nel secondo la legge sarà più forte del popolo"; "Se, nell' applicare le punizioni, si considerano gravi le trasgressioni gravi e lievi quelle lievi, le trasgressionin lievi non verranno meno e, di conseguenza, non vi sarà modo di por fine a quelle gravi"; "La punizione genera forza, la forza genera potenza, la potenza genera soggezione , la soggezione genera virtù".
In questo trattato ferreo, la logica vuole che il mondo sia dominato dal caso, e l' uomo sia un animale violento, da ingabbiare. Per questo la legge è impressa con la forza: non si attende che l' acqua si conformi nell' alveo de buonsenso e del buogusto, ma la costringe in una diga."




immagine di Teoderica

mercoledì 9 novembre 2011

BAMBOCCIONI A TUTTE LE ETA'

BARZELLETTA


- Questa mattina, non voglio andare a scuola.
- Ci vai, ci vai.
-No, ho detto che non ci vado e non ci vado.
- Ci vai, ci vai.
-Ho detto che non ci vado, e non ci andrò, non ne ho voglia.
- E invece ci andrai. Ci sono due buoni motivi, per cui ci devi andare: uno è che hai 50 anni, e l' altro è che sei il preside della scuola.



immagine: Me ne frego di Teoderica

domenica 6 novembre 2011

IL NASO E' LIBERTA'

Da un articolo di Primo Fornaciari su la "VOCE di ROMAGNA"

"L' olfatto fu il primo dei nostri sensi, tale fu la sua funzionalità che la piccola protuberanza di tessuto olfattivo alla sommità del tessuto nervoso si trasformò in cervello. Siamo in grado di pensare perchè siamo in grado di annusare. Nella narrazione biblica: ...e plasmò il Signore Iddio l' uomo polvere dal suolo, e soffio nel suo naso alito di vita, e fu l' uomo anima vivente.
Nasciamo dal naso.
Naso in ebraico è af ( aleph-peh) parola che contiene la lettera peh che a sua volta da sola significa bocca e soffio, ovvero parola. La bocca divina che si apre e soffia l' alito di vita nelle narici umane. Per questo af , scomponendo le due lettere che lo formano, significa Elohim (aleph) che apre cioè libera ( peh). Dunque dal naso la...libertà."

giovedì 3 novembre 2011

DIO E' MORTO MA NON IL SUO BISOGNO

Da un articolo di Ugo Amati su la Voce di Romagna.


Charles Melman alla presentazione del suo libro: "L' uomo senza gravità" esordisce così.
"Il nostro è il tempo dell' evaporazione del padre. L' epoca storica di un godimento frastornante disancorato dalla legge paterna. Abbiamo una desessualizzazione dell' inconscio in un corpo sempre meno erotico. C'è una libertà senza vincoli e senza limiti in un contesto esistenziale che non contempla la rinuncia. Il desiderio è penalizzato perchè solo dal sacrificio del godimento può nascere qualcosa di forte e di strutturante per il soggetto. Se gli appetiti umani non sono ridimensionati la convivenza diventa problematica e spunta qua e là la violenza."
Nel riconoscimento dell' altro in quanto simile risiede la forza e l' attualità della psicanalisi. Con l' emigrazione il problema è aumentato perchè nella parola gli emigrati vengono misconosciuti come simili. Ci si rivolge a loro come qualcuno che non dovrebbe esserci. C' è tuttavia un paradosso. Se il nazionalismo degli Europei è messo in sordina, gli emigrati sono ancora più tentati di far valere la propria identità. E poi c'è da dire che il riconoscimento dell' altro è diverso da cultura a cultura.
Da parte mia mi sembra di poter aggiungere che il bisogno di spiritualità è l' altra faccia della medaglia di un mondo che si riconosce solo attraverso la tipologia dei consumi.
Dio è morto, ma non il bisogno dell' Altro. Un Altro che va aldilà dei bisogni terreni.



immmagine di Teoderica