martedì 29 settembre 2015

MIRACOLO EVENTO O CASO prima puntata



         
                    



A Mantova, nella bella reggia che fu dei Gonzaga, oltre alle immense opere d'arte come ad esempio la "Camera Picta" affrescata dal Mantegna, vi è anche la testimonianza dell'amore dei Gonzaga per gli animali, questi ultimi sono raffigurati sulle pareti, resi immortali, visti ed ammirati dai posteri, sono cavalli e cani i quali riposano in un loro cimitero con tanto di lapidi.
Anche noi a Ravenna, in una dimora signorile, abbiamo un curioso cimitero di animali: cani e uccelli che venivano sepolti con tutti gli onori dai loro proprietari. La prima lapide è del 1850 e ricorda il corvo Marco "optimi ingenii", l’ultima del 1886, celebra le virtù di Tarmarula "fedelissimo cane di pronta mente, di molto ingegno e di straordinaria bontà". Ma la più amena è la lapide dedicata a Fanalino "can piccino, fiero in guerra, dolce in pace, qui sotterra, morto giace, decrepito diceva: me ne fotto, replicò il detto, poi morì di botto”.
E pure al mio paese, piccolo, sperduto nelle campagne umide e piene di zanzare del ravennate, c’è il cimitero degli animali, si trova nell’umile fattoria dello scemo del villaggio,
Nell’aia davanti a casa, su un bel prato e sotto agli ampi ombrelli delle querce, fra le ceste di vimini dei conigli, vi sono le croci intagliate nel legno che segnano il luogo di sepoltura degli animaletti.
I gatti, i cani, i criceti, i conigli ed anche il pollame, tutti morti di vecchiaia, una selva di croci piccole o più grandi adeguate alla corporatura dell’animale sepolto.
Lo scemo del villaggio è così chiamato perché ha questa abitudine di seppellire gli animali con un rito e un ricordo.
Naturalmente questo nome dispregiativo non lo si dice davanti a lui, si è ben educati, lo si dice solo alle sue spalle.
D’ora in avanti, lo chiamerò Ercole, il suo vero nome, io odio chi lo deride, ma non lo difendo perché so che poi verrò additata anche io come reietta.
Sono una vigliacca che ci volete fare, gli eroi di solito fanno una brutta fine.


immagine di  Teoderica

giovedì 24 settembre 2015

LA NOTTE quarta puntata


Ebbe la forza di uscire, di arrivare fuori all’aperto, il sole le diede forza e respiro, pian piano si riprese.
Entrò in un bar e prese un caffè con molto zucchero, forse aveva avuto un abbassamento di pressione, poi si sedette su una panchina e pensò.
Michelangelo era omosessuale, la sua educazione era avvenuta nella cerchia neoplatonica di Marsilio Ficino, questo ambiente inneggiava all’omosessualità. L’uomo non doveva abbassarsi a copulare con una donna. A Firenze durante il Rinascimento, era normale essere gay, forse più di oggi, basti pensare che Savonarola fece una lotta tremenda ai sodomiti e forse fu anche per questo che finì al rogo.
 Michelangelo pare abbia avuto parecchi amori maschili, poi giunto alla tarda età si pentì, si cosparse il capo di cenere, forse gli erano rimaste nella coscienza le prediche del Savonarola.
 Il potere dell'epoca,  come ogni potere, era  maschile. Una cultura fallica, con colonne e statue,   ogni tomba era una affermazione di virilità.
Michelangelo aveva una passione estrema per il maschile, per le sue sculture, anche per le figure femminili, tra cui anche la Notte delle Tombe Medicee, usava come modelli degli uomini.
Ed ecco cosa aveva visto, Eleonora: una coppia di ragazzi, lui Francesco, muscoloso ed aitante, lei Carlotta, filiforme, dai lunghi capelli biondi, vistosamente incinta, forse all’ultimo mese.
Rimasto senza lavoro dal tintore, di cui era garzone e apprendista, i soldi risparmiati stavano per finire e Carlotta fra poco doveva figliare, ma Francesco non trovava nulla da fare.
Un conoscente gli aveva proposto di fare il modello per l’emerito cittadino Buonarroti, ma a  Francesco pareva un lavoro poco maschile, svilente, ma poi vista la sua situazione precaria, ci aveva ripensato.
Fare il modello non gli piaceva per niente, stava nudo mentre lo sguardo di quel ”porco” lo frugava dappertutto, gli aveva proposto un buon gruzzolo se fosse andato a letto con lui… che “porco”.
Erano mesi che lavorava per il Maestro, e col passare del tempo il disagio aumentava ma la sua famiglia era aumentata, aveva anche una figlia ora da mantenere.
Poi accadde il fattaccio… si stropicciò gli occhi e si ritrovò svestito nel letto, col Maestro nudo avvinghiato alle sue cosce, la testa gli pesava, fulmineo capì, il “porco” gli aveva dato del vino la sera prima, vino che gli era parso di un sapore strano; il “porco” lo aveva drogato,
Francesco spinse giù dal letto il Maestro, non ascoltò cosa gli stesse dicendo, gli tirò in faccia il borsellino di cuoio che gli offriva, non guardò neanche quante monete conteneva e dio solo sapeva quanto aveva bisogno di quel denaro. Aveva troppa rabbia in corpo, i potenti hanno sempre ragione, sapeva bene che non poteva far valere i suoi diritti.
Si rivestì e se ne andò a casa, mai più ritornò dal Maestro, per vendetta sfregiò al braccio, ben due volte, la statua della Notte per la quale aveva posato; uno sfregio per Carlotta e uno per sua figlia entrambe erano morte di stenti.
Questo vide Eleonora davanti alla scultura della Notte e scrisse in fretta questo racconto per condividerlo con voi.    



immagine di Teoderica

sabato 19 settembre 2015

LA NOTTE terza puntata


Eleonora ingurgitò velocemente il caffè,  le era presa una voglia matta di entrare in San Lorenzo, di immergersi in Michelangelo, nella sua inquietudine, di affondare nello spirito del Savonarola e di confrontare questi due animi irrequieti con l’armonia del Brunelleschi.
Eleonora confrontava e paragonava Brunelleschi a Mondrian,  il primo architetto, il secondo pittore, uno del Quattrocento, l’altro del Novecento, ma  entrambi con la ricerca del pulito, dell’ordine, del chiaro, dell’armonia dove il concetto di dionisiaco era stato eliminato.
Savonarola e Michelangelo uniti nella ricerca di togliersi il dionisiaco strappano la loro anima pagando le pene dell’inferno.  
Questo era ciò che credeva Eleonora, convinta che nelle cose rimanesse l’energia, il pensiero di chi le aveva ideate, quindi pensava che in San Lorenzo esistesse tutto ciò.
Entrò al santuario dei Medici, la prima cappella che incontrò fu quella dei Prìncipi, lussuosa  e magnifica, entrò poi nella cappella di Michelangelo ed iniziò ad ansimare, il respiro andava ad intermittenza, non si sentiva bene, ma una forza innaturale la sospingeva avanti. 

Le prime sculture che vide le parvero idealizzate: Giuliano duca di Nemour, in posa autoritaria con il bastone, e Lorenzo duca d’Urbino, pensieroso e malinconico. Giuliano indossa la corazza, è in movimento, e il bastone gli conferisce una posa minacciosa: ha due giganti ai piedi, la Notte e il Giorno. Lorenzo invece medita e ha ai suoi piedi l’Aurora e il Crepuscolo.
Queste sculture giganti e simboliche sono caratterizzate da allungamenti e torsioni, e sono state lasciate incomplete in alcune parti. Molto bella la posizione del Giorno, girato di schiena  mostrando solo l’espressione misteriosa degli occhi in un volto appena sbozzato, meraviglioso il corpo della Notte che rappresenta perfettamente l’abbandono durante il sonno, il lasciarsi afferrare dalle pulsioni dell’inconscio. 
Fonti antiche riportano come Michelangelo dovette rifare il braccio sinistro della Notte ben due volte, a causa di un danneggiamento.
Eleonora si sentì svenire, la testa le girava, il cuore sembrava che dovesse fermarsi da un momento all’altro, pensò ad un attacco della sindrome di Stendhal, una manifestazione di malessere e di disagio psichico, dovuta all’emozione intensa provata dalla vista delle opere d’arte. La definizione della sindrome è stata fatta in rapporto a quanto lo scrittore francese Stendhal scrisse dopo essere stato in visita alla chiesa di Santa Croce in Firenze.
Eleonora soffriva di questa sindrome, la conosceva bene perché era sensibile in maniera inusuale, a volte insopportabile.
No non era la sindrome di Stendhal, in quei pochi istanti, con gli occhi immersi negli occhi della scultura della Notte, credendo di morire da un momento all’altro ebbe una visione come se stesse vedendo un film alla tv.


immagine di Teoderica

lunedì 14 settembre 2015

LA NOTTE seconda puntata


Vi giunse da Ponte Vecchio, e riaprì la bocca meravigliata, la quale stava aperta da sola meccanicamente, quando intravide Piazza della Signoria e il David che luccicava al sole.
“Adesso ho  capito perché  i fiorentini sono così “belli” in genere alti e snelli con i lineamenti cesellati, respirano ed assorbono bellezza in continuazione, le opere sono buttate là con noncuranza all’aperto, opere che in qualsiasi altra città sarebbero tenute al chiuso dentro ad un museo”. Questo pensava Eleonora.
Tuttavia il sorriso le si smorzò, la bocca si chiuse, impossibile entrare agli Uffizi, c’era la fila che arrivava a Ponte Vecchio, sarebbe dovuta restare come minimo un’ora in coda.
Eleonora non si perse d’animo, gli Uffizi li avrebbe visti un altro giorno, si diresse a caso e a naso verso il Duomo e il Battistero, si ritrovò invece in una specie di souk.
Mercato della pelle, mercato ambulante, mercato abusivo, snackbar, bar e ristoranti, d’altronde con una massa di turisti così, anche gli affari economici lievitano, senza denaro non si costruisce una bella città, i Medici erano dei banchieri, quindi senza business niente cultura.
 Eleonora  decise di prendersi un caffè ed un toast ed anche un succo d’arancio.
Seppe dal barman che si trovava in Piazza San Lorenzo.
“Ma dov’è San Lorenzo?” Chiese  Eleonora.
Ce l’aveva sotto il naso, coperta dal souk… beh era un po’ troppo, l’amministrazione comunale poteva stare un po’ più attenta, la Chiesa risultava avvilita  e umiliata.
 La Basilica di San Lorenzo fu ricostruita da Filippo Brunelleschi nel 1419. La facciata esterna, ancora al grezzo, doveva essere ricoperta dalla facciata di Michelangelo, che mai fu aggiunta.  L'interno a croce latina disegnato da Brunelleschi è caratterizzato da colonne in pietra serena grigia che conferiscono un aspetto arioso e spirituale all'ambiente. I due pulpiti in bronzo sono tra le ultime opere di Donatello e raffigurano la Resurrezione e scene dalle vita di Cristo; da questi pulpiti, Savonarola teneva i suoi incandescenti sermoni.
Qui dentro si ritrova la serena armonia della Cappella dei Pazzi ideata pure dal Brunelleschi che si ispirò per realizzarla alla Sacrestia Vecchia di San Lorenzo.
Nell’architettura di San Lorenzo vi è anche la Biblioteca Laurenziana, una struttura manierista di Michelangelo. Alla biblioteca si accede attraverso una bellissima scala curva in pietra serena.
Inoltre San Lorenzo è la chiesa della famiglia Medici, che qui ha sepolto i suoi membri più illustri all'interno delle Cappelle Medicee.

immagine di Teoderica

martedì 8 settembre 2015

LA NOTTE prima puntata



Eleonora era italiana, di Ravenna, eppure non aveva mai visto Firenze.
Non lo diceva a nessuno, si vergognava di questa mancanza, era arrivata ad avere trent’anni e conosceva Firenze solo attraverso le immagini e i libri.
Occorre dire che Ravenna dista  poco più di cento chilometri da Firenze ma i collegamenti sono pessimi, da età della pietra, sia in auto che in treno.
Comunque oggi, una mattina di maggio, un sabato purtroppo piovoso, Eleonora  stava scendendo dal treno alla stazione di Santa Maria Novella… ‘’che caos” si disse, la piazza enorme era un brulichio di persone e di auto. 
Eleonora si sentì un po’ frastornata, comunque si avviò verso l’hotel dove aveva  prenotato,  situato in un elegante palazzo del Novecento, ubicato nel centro storico ed artistico di Firenze, a pochi passi dalla stazione ferroviaria . 
Lasciò le poche cose all’albergo, non si cambiò neanche le scarpe, erano basse e per camminare bene, occorre avere un po’ di tacco, ma aveva troppa fretta di mettersi alla scoperta della città.
Aveva studiato un poco la mappa del centro prima di partire ed ora camminava a caso, a bocca aperta, era sbucata in una piazza dove Santa Maria in Fiore le pareva un gigante di bellezza, aveva visto il Duomo centinaia di volte in foto, ma l’architettura non rende nelle immagini, non da certo l’idea della dimensione.
Eleonora aveva una settimana intera da dedicare a Firenze ed aveva deciso che la prima cosa che avrebbe visitato sarebbe stata la Galleria degli Uffizi.


immagine di Teoderica