martedì 29 dicembre 2015

BUON ANNO 2016

Cabala per il 2016 

2+0+1+6 = 9

Il numero nove è il numero della generazione e della reincarnazione. Indica il periodo della gestazione, nove mesi per la nascita di una nuova vita. Il nove seguendo all’otto, che indica uno stato limite, è il superamento nella creazione. Il nove ha come proprietà la permanenza. Infatti il numero nove torna sempre al suo stato antecedente e non si trasforma mai veramente, conservando uno stato fisso e immutabile. E’ l’ultimo numero delle cifre essenziali che rappresentano il cammino evolutivo dell’uomo. E’ dunque il simbolo della realizzazione. Il 2016 sarà allora un Buon Anno davvero!





 

mercoledì 23 dicembre 2015

BUON NATALE A TUTTI VOI



 A Natale non voglio regali costosi
non voglio tanto cibo
non voglio abiti firmati
non voglio essere triste
voglio allegria
voglio essere buona
voglio andare a messa e fare il segno della pace
voglio che tutti abbiano da mangiare
voglio che tutti siano vestiti
voglio che nessuno faccia del male all'altro
ma so già che l'erba voglio 
non esiste neanche nel giardino del re
 lo so ma non mi arrendo

domenica 20 dicembre 2015

LA PALLA DI NEVE E' UN FIORE CHE PARLA

 

"La fattoria degli animali" di George Orwell è una farsa sul fallimento della rivoluzione sovietica. 
Nella favola gli animali di una fattoria vivono una miserabile e amara esistenza di sfruttamento,governati da un padrone crudele.  Un giorno, gli animali, sotto la guida dei maiali, si ribellano   e cacciano il padrone.Dopo un'iniziale nuova vita felice, presto i maiali prendono il sopravvento e si impongono sugli altri animali.  
Tra  i maiali più rivoluzionari c'è Palla di Neve che viene calunniato e poi esiliato da un altro maiale: Napoleon (un nome che dice tutto). 
Napoleon fa ricadere tutte le colpe su Palla di Neve e si attribuisce invece tutti i meriti.
Gli ideali di uguaglianza e fraternità proclamati al tempo della rivoluzione sono traditi da Napoleon che dichiara:"Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali".
Vi parlo di fiori, ma anche di ricordi e di analogie, coi pensieri che si inanellano, la stessa signora che mi regalò le peonie che gettai, mi donò anche un arbusto spoglio, quasi secco, nella mia ignoranza non sapevo che i rami che paiono secchi possono rifiorire, manco sapevo la differenza fra i sempreverdi e quelli a foglia caduca.
Sempre mia madre mi disse:"E' la palla di neve è un fiore da poco", ed io che non conoscevo ancora la storia del rivoluzionario maiale di Orwell, gettai con noncuranza l'arbusto anche se un po' mi dispiaceva.
Che rabbia, in primavera, quando vidi il rigoglioso arbusto generoso di fiori all'inverosimile, avevo fatto come il maiale Napoleon e avevo sacrificato palla di neve, ed ora pagavo il fio con l'invidia che provavo col giardino della signora profuso di palloni dai soffici e minuscoli fiori, alla quale non ebbi mai il coraggio di confessare che l'avevo gettato il suo regalo e per punizione non mi sono mai comprata l'arbusto perchè non lo meritavo più. 
Il viburnum opulus, conosciuto più diffusamente come “palla di neve”, o “palla di maggio”, è un arbusto caducifoglio, munito di una chioma leggera , particolarmente apprezzato per la tonalità del suo fogliame che va a colorarsi in autunno donando all'albero un notevole valore ornamentale. Non è di grande altezza, arrivando a circa 5 metri nel pieno sviluppo. Presenta portamento eretto e rami allungati e abbastanza esili
Il significato simbolico di questa pianta è "muoio se mi trascuri",ma anche noia e calunnia. 
Ricordo con rimpianto i fiori che ho distrutto, le odorose  peonie le delicate palle di neve.
Accanto al ruscello dietro ai rossi salici molti fiori gialli in questi giorni aprirono i loro occhi d'oro. ...E me, da tempo ormai dell'innocenza privo, porta la rimembranza verso profondità alle dorate ore mattutine della mia vita e limpido mi vedo negli occhi dei fiori. Volevo andare a distruggere quei fiori; poi li ho lasciati stare e vecchio torno alla dimora.(Herman Hesse)

martedì 15 dicembre 2015

LA MAGNOLIA E' UN FIORE CHE PARLA


Nel giardino della villa settecentesca dei "padroni" dove andavo  furtivamente ad osservare, ed anche a rubare qualche fiore, rubavo solo col pensiero perchè non avevo il coraggio di farlo realmente,oltre ai giaggioli e ai narcisi vi erano grandi alberi, alcuni di questi all'improvviso, in primavera, splendevano di enormi stelle carnose, bianche e soffuse di un giallo pallido, il profumo era inebriante, io quasi stavo in preghiera innanzi a loro, paragonavo queste stelle alla Madonna, oggi se penso a loro non posso non legarle alla purezza formale dell'oriente...erano i fiori della magnolia, non per niente è il fiore ufficiale della città di Shangai.         
La magnolia "del mio giardino" era un albero sempreverde, ma esiste anche l'arbusto a foglie caduche più diffuso in oriente.  
L' albero è particolarmente apprezzato per l’abbondante fioritura, ed è spesso utilizzato a scopo ornamentale per abbellire parchi o giardini boscosi.  La specie sempreverde, quella classica dei giardini ottocenteschi, ha una chioma molto ampia, avente la forma di un cono, ed è in grado di raggiungere anche i 25 m di altezza. Le foglie sono piuttosto grandi ed alterne e al vento schricchiolano,  sono verde intenso nella parte superiore, e leggermente più scure in quella inferiore, paiono di cartone spesso e coriaceo. 
La magnolia produce fiori di grandi dimensioni, particolarmente apprezzati per il loro intenso profumo; i colori vanno dal bianco al giallo
Alla fioritura segue la nascita di frutti, molto somiglianti a delle pigne: raggiungono una lunghezza di 10 cm circa, e sono di colore scuro, aventi semi rossicci.
Nel continente americano le grandi magnolie sempreverdi hanno avuto un posto importante nelle tradizioni dei nativi. Le popolazioni indigene affidavano al potere dei fiori, espresso dal loro intenso profumo, la capacità di guarire da vari malanni, e dalle foglie si estraeva un infuso considerato febbrifugo.
In Cina è stata documentata l'esistenza di un prontuario farmaceutico di oltre 1.000 anni fa, nel quale si citava l'efficacia della magnolia contro vari problemi, tra cui la tristezza. E infatti i principi attivi estraibili da alcuni tipi di magnolia, il magnololo e l'onochonolo, hanno proprietà ansiolitiche e antidepressive. 
 La magnolia è simbolo di candore, se i fiori presentano invece due colori, allora simboleggia il pudore virgineo.    
In giro per il mondo, si dice che nel suo paese d'origine, quando è in fiore, nessuno dorma mai sotto di lei, perchè il profumo è così intenso che potrebbe ucciderlo nel sonno.
Nel linguaggio dei fiori la  la magnolia oltre che simbolo di candore,  rappresenta  la dignità e la perseveranza.
Un consiglio per rilassarvi, un vero lusso, lussurioso, raccogliete o rubate un fiore di magnolia mettetelo in una ciotoda  molto bassa,  anche un piatto fondo, con un po' di acqua,  mettela sul pavimento del bagno con qualche candela accesa all'essenza di magnolia , riempite la vasca da bagno di acqua e gettatevi una buona dose di olio alla magnolia, il potere antitristezza del fiore vi avvolgerà e le noti gentili  dei petali carnosi  vi incateranno.
        
                                                                                        Poesia di Wei-Li-Bo

                                                                 L'albero di magnolia





Stanco della dolce giornata
di primavera
nel sonno
l'albero di magnolia
apre le bianche mani.
Riposa nel raggio lunare
 lo splendore dei fiori.
 
  immagine di Teoderica
  

giovedì 10 dicembre 2015

IL MUGHETTO E' UN FIORE CHE PARLA

 Accanto a casa mia, c'era una villa dove abitava la  "signora", non ricordo il suo nome o forse non l'ho mai saputo, Lei era per tutti la "signora".
Anziana, con un bel portamento, alta e flessuosa, capelli biondi ed occhi azzurri.
 Portava sempre i pantaloni, era stata la prima donna, nella provincia di Forlì a prendere la patente automobilistica, femminista pur essendo religiosissima, io me la immaginavo da giovane come una sorella gemella di Tamara Lempicka e come lei fuori dalle regole, sfacciata e anticonformista, chissà se i miei pensieri coincidevano alla realtà.
Mi dava tanti libri da leggere e un giorno mi regalò dei rizomi di mughetto, ne aveva tantissimi in giardino e si era accorta certamente di quanto io anelassi a possedere  quei fiorellini per il mio giardino.
Se penso ai mughetti  non posso non associarli a Lei, li avevo visti per la prima volta nel suo giardino e subito li avevo paragonati alle campane, se chiudevo gli occhi riuscivo a sentire il  loro profumo intenso ed anche lo scampanellio dele loro campanelle...din,din,din, facevano proprio così.
Piantai i rizomi, ma troppo precipitosa, non vedendoli nascere li spostai, poi li rispostai, li spostai all'infinito e i mughetti non spuntarono per niente, non sapevo che occorreva mettere a dimora i rizomi  e poi occorreva  lasciarli stare, non toccarli, inoltre i mughetti hanno bisogno di un terreno grasso ed umido, mentre la terra del mio giardino è sassosa  e povera.
Questo grazioso fiore era chiamato dagli antichi Lilium convallium (giglio delle valli profonde), ma il suo nome botanico divenne poi Convallaria majalis. Il termine “majalis”,  deriva dal mese di maggio, mese in cui il  mughetto fiorisce, (mese sacro a Maja, la dea della fecondità terrestre).
È una pianta erbacea perenne, con un lungo e sottile rizoma,  i  fiori sono disposti a  gruppi sui singoli steli, sono a forma di campanelle, le foglie sono piccole lance verde chiaro.
Questo fiore simboleggia la felicità che ritorna. 
Si dice che l'usignolo a primavera aspetti le fioriture del primo mughetto per volare nel bosco a celebrare i suoi amori, i monaci, invece, usavano adornare l'altare con il mughetto che chiamavano scala per il paradiso. 
E'un fiore caro a Mercurio, il suo profumo ha il potere di rinforzare il cervello.
Secondo una leggenda cristiana i primi mughetti sarebbero nati dalle lacrime della   Madonna sparse ai piedi della croce .
Si narra che San Leonardo dovette combattere contro il diavolo. Il combattimento fu cruento e durò a lungo. San Leonardo vinse, ma perse molto sangue che cadendo sul terreno si trasformò in bianche campanelline: il mughetto.
 Il primo maggio del 1561, Carlo IX introdusse la tradizione d' offrire un rametto di mughetto come amuleto   porta fortuna. All' inzio del ventesimo secolo, in Francia era consuetudine  andare nei boschi per  raccogliere un mughetto che poteva essere venduto nelle strade senza dover pagare tasse. Era un costume pagano  per celebrare l'arrivo della primavera si offrivano tre rami di mughetto  all'amato, e  ai conoscenti come segno d'amicizia.
Il mughetto è usato spesso per i boquet delle spose ed anche per  i mazzetti dei bambini che vanno alla Prima Comunione.
Ungaretti li chiama fiori piccini  (come i bimbi) ma dal grande candore (come i bimbi).
 


Mughetto
Mughetto fiore piccino
calice di enorme candore
sullo stelo esile
innocenza di bimbi gracile
sull'altalena del cielo.
                                                                  Giuseppe Ungaretti



immagine di Teoderica

sabato 5 dicembre 2015

L'IPOMEA E' UN FIORE CHE PARLA


Anni fa, tanti, dopo una dieta del fantino, andava molto di moda negli anni  settanta, si mangiavano per tre giorni solo carne, formaggio e bicchierini di marsala, si calavano tre chili in due giorni.
Dopo questa dieta,  per fortuna che oggi un po' più  matura ho eliminato ogni tipo di dieta per dimagrire, partimmo per le vacanze estive con meta la stupenda costiera amalfitana.
Andammo anche a Capri e in un tripudio di bellezza ciò che più mi colpì furono le ipomee, che vedevo per la prima volta.
Non riuscivo a staccare gli occhi dalle macchie di colore, ricordo che avevo la gola arrossata  con un eritema, per un'eccessiva esposizione solare, avevo un pizzicore  tremendo, ebbene trovavo sollievo nell'infilarmi le campanelle nell'incavo del seno, guardavo la loro bellezza e il dolore non lo sentivo più.
Le campanelle o Ipomee, rampicanti vigorose che producono, per tutta la bella stagione, splendide campanelle di vari colori. La più diffusa è quella a fiore blu-viola e, se adeguatamente rifornita d’acqua e del sole che ama, è capace da sola di invadere qualunque superficie che le offra sostegno.
Spesso le ipomee sono confuse con i convolvoli, e comunemente vengono chiamate "campanelle rampicanti"; sono note come "gloria del mattino" e "fiore della luna" per la caratteristica di alcune specie di fiorire durante la notte per appassire nelle prime ore del giorno.
Il loro avvinghiarsi dolcemente ai tralicci porta questo fiore a significare nel linguaggio  floreale, la carezza, l'accarezzare amorevole.
La carezza, così come il bacio sono simbolo di amore puro. 
Le ipomee si arrampicano sulle rocce di Capri...e la pitra fiorisce. 

CHIOMA DI CAPRI


Capri, regina di rocce,...

... Vi sbarcai in inverno.
La veste di zaffiro
custodiva ai suoi piedi:
e nuda sorgeva in vapori
di cattedrale marina.

... Sulla riva di uccelli immobili,
in mezzo al cielo,
un grido rauco, il vento
e la schiuma indicibile.

... E dal mare, girando intorno a te,
ho fatto un anello d’acqua
che è rimasto sulle onde
a cingere le torri orgogliose
di pietra fiorita…

Pablo Neruda