
-Proprio così ! Bisogna lavorare. guadagnarsi il pane, non vivere alle spalle del marito...
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- Conte! Che dite mai!!? Ma se abbiamo più di trecentomila rubli di rendita all' anno... perché dovrei lavorare?-
-Perchè? Perchè sei una sciocca , ecco tutto!-
-Conte...
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-Va bene mettiti a piagnucolare, adesso! Ti do due schiaffi , se non la smetti.-
Il conte si alzò ed esclamò freddamente.
- Ah, sì, a proposito. Ieri mi son presa un' amante. Perciò tu... E' inutile che ti dia tante arie.-
-Conte...-
-Sei diventata un pappagallo. Non sai dire che una sola parola, conte, e ancora conte. Sai, penso di cominciare a bere, stasera farò una capatina al circolo. Proverò a giocare, e a vincere forti somme, così potrò assicurare l' avvenire dei miei figlioletti illegittimi, otto bocche, che esigono di essere sfamate. Non piagnucolare ti dico. Si vede bene che non ti ho mai picchiata, vipera...-
E borbottata un' altra brutta parola, il conte uscì.
Sul suo viso si dipinse un' espressione di profonda sofferenza.
-Oh , mia infelice. Oh , mia adorata...- mormorava -lo faccio per il tuo bene, per il bene di entrambi!
Si recò nel suo studio, chiamò a raccolta la servitù, e impartì loro disposizioni sul modo di trattare la contessa e di rivolgerle la parola.
Simile ad un' ombra pallida e smagrita, la contessa vagava per i grandi e lussuosi appartamenti.
Incontrò il servo Gregorio, che spolverava una cornice dorata.
- Gregorio, il signor conte è in camera sua?
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-Lo sa il diavolo!- rispose il servo, sputando sul tappeto.-Chi sono io , la sua balia forse?
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-Gregorio! Siete ubriaco?
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-Non ho bevuto certo coi tuoi soldi, smorfiosa! E taci, una buona volta, non disturbare chi lavora
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-Uliano, Stefano, Dorotea! Prendete Gregorio! E' ubriaco! E' Ubriaco-
-Siete impazzita- disse, in tono di rimprovero, il vecchio maggiordomo Uliano, entrando con calma nel salone.- Gridate come un' aquila spennata. Cosa state a fare, qui. Non vedete che c'è un uomo che lavora , e che voi disturbate soltanto? Ritiratevi subito nella vostra stanza, e contentatevi di non averle prese!-
Fuori di sé dall'indignazione, la contessa irruppe nello studio del marito.
-Che vuol dire questo?- urlò il gentiluomo.-Via di qui! Via, strega, via.-
E quando la gentildonna fuggì singhiozzando, il conte prese a scrivere, con profondo sospiro di dolore.
Ecco il contenuto delle sue lettere:" Egregia baronessa! Con grande rincrescimento debbo comunicarvi, che le porte della nostra casa sono chiuse per voi. Dopo tutto l'accaduto, la vostra presenza alle nostre serate sarebbe per la nostra casa un' offesa. Dolentissimo. Conte Birdin."
"Principessa! Spero che voi stessa comprenderete, che è sconveniente che voi frequentiate la nostra casa. Perché? Non cercherò di spiegarmi, per non offendervi. Conte Birdin.-
Due brave gentildonne, sospirò il conte, tutte e due... Ma che farci, se in ognuna di esse ci sono perlomeno 5 chili in più di quel che esige la moda?
Intanto, la contessa si struggeva come una candela.
Il conte Birdin cominciava a guardarla con indulgenza, e un giorno le accarezzò perfino una spalla ossuta.
- Scheletruccio mio!- mormorò, poi teneramente... continua alla prossima puntata