martedì 23 giugno 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LVI parte



Uno zampillo d’acqua le arrivò sul viso e Betty si riscosse, chiedendosi come aveva fatto a passare in pochi minuti dal pensare alla grandezza dei romani alla storia delle mutande…boh! La fontana delle Naiadi (erano le ninfe delle acque, divinità di fecondità e di ristoro e protettrici del matrimonio) presenta la ninfa dei laghi, riconoscibile dal cigno che tiene a sé, la ninfa dei fiumi, sdraiata su un mostro dei fiumi, la ninfa degli oceani, in sella su un cavallo simbolo del mare, e la ninfa delle acque sotterranee, poggiata sopra un drago misterioso.
Al centro si trova il gruppo del Glauco, simboleggiante il dominio dell’uomo sulla forza naturale… boh Glauco è pure legato all’erba e…
Glauco è oggi un mito alla moda, è legato alla magia di un’erba e… in questi giorni si è legalizzata  l’erba, la cannabis o canapa usata sin da tempi antichissimi a fini religiosi e spirituali con la sua capacità di stimolare nuove intuizioni e visioni… Betty per conto suo aveva abbastanza fantasia e non voleva essere schiava di cibo o di alcol o di erba, sapeva che lo sbaglio era diventarne dipendenti, le era già capitato col tabacco e la lezione le era bastata.
Poi era stanca di mode, aveva iniziato a fumare sigarette perché era trendy ora non si metteva a fumare canne perché era rilassante e di tendenza anzi faceva il contrario di ciò che era moda… ma vediamo un po’ cosa successe a Glauco.

immagine: Fontana Naiadi- Roma

lunedì 15 giugno 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LV parte


Dunque, nel Rinascimento l’uomo indossava una sottile calzamaglia con un vistoso pacco sopra al suo gioiello, spesso evidenziato dalla calza da un colore diverso, il pacco conteneva una tasca che era usata per metterci il fazzoletto o le monete, successivamente il pacco venne imbottito in modo da esaltare la potenza del gioiello, moda che alla fine del Cinquecento decadde verso costumi più morigerati, a Betty vennero in mente certi film degli Anni Settanta o certe barzellette in cui l’uomo si rinforzava il pacco con dell’ovatta o della bambagia, le donne invece si imbottivano il seno: tecnica usata anche oggi tramite i reggiseni imbottiti, beh in fondo chi non vuole essere bello/a?
Le mutande femminili, praticamente scomparse fino al XVI secolo, vengono rilanciate da Caterina de Medici e dalle altre dame famose, erano chiamate briglia da culo, avevano sul davanti un’apertura strategica e imbottite sul dietro per ottenere un sedere a mandolino. Le “briglie da culo”, divennero di moda negli ambienti nobiliari di Francia e d’ Europa diventando strumento di seduzione a volte anche in tessuto d’oro o d’argento, tanto da diventare peccaminose e lussuriose e infine simbolo delle prostitute: alle veneziane tanto brave in questo vecchio mestiere furono imposte dalle autorità, per ragioni di decoro delle braghettone lunghe sino al ginocchio.
La Chiesa da un lato le osteggiava, ritenendole lussuriose, dall’altro le invocava per coprire le parti intime… un po’ come oggi sono ritenute pudiche i semplici slip bianchi mentre sono libidinose se nere o rosse in pizzo trasparente.    
Nel XVIII secolo. le mutande spariscono e subentrano i mutandoni lunghi sino ai piedi, finché si arriva al boom degli slip più o meno nel 1950.
Oggi slip, tanga, perizomi o niente mutande tutto è lecito. 

immagine: donne in bikini - villa romana del Casale- piazza Armerina

lunedì 8 giugno 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LIV parte



Ah! Pensando ai dipinti del Quattrocento o giù di lì con raffigurati quei ridicoli uomini quasi nudi in mutande/calzamaglie in colori sgargianti o addirittura bicolori che a metà Cinquecento si arricchirono di un gonnellino bombato, Betty ricordò il primo balletto che vide a teatro. Aveva quattordici anni, sul palco si muovevano uomini in calzamaglia color carne, un sottile velo che non nascondeva nulla, anzi evidenziava, Betty non sapeva dove posare gli occhi, si vergognava e si chiedeva come era possibile che certi spettacoli si tenessero di pomeriggio e a lei fosse permesso accedere, eppure esistevano i film vietati ai quattordicenni e ai diciottenni e questo no, non era censurabile? Ma come, si interrogava Betty, era chic, culturale, ricercato, raffinato andare a teatro, il balletto veniva definito classico e invece… invece il balletto, sia per i ballerini con le calzamaglie che imitavano/esaltavano il nudo, che le ballerine col gonnellino e le gambe velate, fosse anche chiamato classico non era altro che l’esaltazione della sessualità e dell’erotismo e se oggi non faceva molta audience era perché il nudo girava per le strade, al mare, in spiaggia, in discoteca e altro… ma nell’Ottocento, altro che arte era come andare a vedere la lap dance o frequentare certi luoghi per scambisti e affini… meglio tornare alla storia delle mutande, si disse Betty.


immagine: balletto Giselle- Roma

lunedì 1 giugno 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LIII parte



La storia delle mutande inizia nel 3.300 a. C., il faraone Tutankhamon pare avesse nel suo guardaroba un capo intimo di forma triangolare, molto simile allo slip moderno, d’altronde l’uomo egizio si cingeva una cordicella di tessuto intorno ai lombi e poi si infilava sul davanti il tessuto triangolare che avvolgeva intorno ai fianchi, quindi praticamente indossava solo delle mutande. Nonostante l’utilità, però, nel corso dei secoli le mutande hanno avuto alterna fortuna. I greci non le mettevano, addirittura nella giovinezza, ostentavano le loro nudità.
Gli antichi romani, indossavano qualcosa di simile alle mutande solo durante i giochi ginnici.
Nel Medioevo scomparvero del tutto per riapparire nel Rinascimento indossate in modo quasi osceno dagli uomini… calzamaglie aderenti con il pacco in evidenza.


immagine: costume egizio