venerdì 23 ottobre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXXII parte




Lo storico Tito Livio che ha scritto una storia di Roma che parte ( edulcorandola a favore di Roma)dalla sua fondazione fino alla morte di Druso, figliastro di Augusto, così scrive… Tarquinio fu un re ingiusto coi suoi sudditi, ma abbastanza un buon generale quando si trattò di combattere... Fu lui a iniziare coi Volsci una guerra destinata a durare due secoli.
Come ha già raccontato Betty, l’occupazione del territorio degli Equi ( unitamente a Volsci e Marsi, che sono  probabilmente una stessa popolazione) da parte dei romani fu per appropriarsi  delle acque dell’Aniene, episodio mitico profetizzato dai Libri Sibillini, evento che determina anche l’importante mito romano dei Dioscuri e tutta una serie di personaggi eroici.
Il casus belli nacque dalla deposizione dell’ultimo Re di Roma, Tarquinio il Superbo, che non perse tempo per trovare una soluzione per rientrare in città da vincitore, rivolgendosi a Porsenna, lucumone etrusco della città di Chiusi, che subito accolse la sua proposta.
Successivamente Porsenna ammirato dal coraggio di Orazio Coclite e di Muzio Scevola cambiò idea e non volle più combattere a fianco di Tarquinio contro Roma.    
Tarquinio non si diede tuttavia per vinto, e si rifugiò presso Tusculum dal genero Ottavio Mamilio, che subito lo aiutò nella preparazione della guerra contro i romani. La battaglia che si avvicinava all’orizzonte si prefigurava di grandi difficoltà per Roma, vediamo a tal proposito come lo storico Tito Livio.


immagine: Muzio Scevola portato al cospetto di Porsenna che aveva tentato di uccidere così disse...  "Volevo uccidere te. La mia mano ha errato e ora la punisco per questo imperdonabile errore". Così mise la sua mano destra in un braciere dove ardeva il Fuoco dei sacrifici e non la tolse fino a che non fu completamente consumata.


giovedì 15 ottobre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXXI parte



Nell’antichità l’inimicizia e la resistenza dei Volsci e degli Equi contro Roma resterà proverbiale. Conquistato il territorio degli Equi, per impadronirsi delle risorse idriche dell’Aniene, fu istituita la Tribù dell’Aniene la più grande tribus territoriale della repubblica, che ai tempi di Cicerone, decideva con quella Terentina le elezioni in Roma.
Visto che sto pensando all’antica Roma, quella parte di storia di  Roma che si confonde col mito e che più ho amato, quella mitica dei re e quella della repubblica, si disse Betty, è bene che mi soffermi sul significato di tribus, in quanto le cose amministrative dei romani le ho sempre tralasciate a favore dei personaggi e degli eventi.
Betty digitò sul cellulare: tribù romane wikipedia.
Le tribù dell'antica Roma erano originariamente raggruppamenti sociali in cui erano suddivisi i cittadini romani. Originariamente individuate su base gentilizia (gens), in epoca regia si trasformarono in suddivisioni territoriali. Istituite in età arcaica, secondo la tradizione, dallo stesso Romolo.
Le tribù erano originariamente in numero di tre:
i Ramnes (da Romulus di origine latina , che dovrebbero identificarsi con le famiglie romane autoctone, guidate dai Latini e stanziate nelle zone pianeggianti;
i Tities (o Titienses da Titus Tatius di origine sabina), cioè le famiglie venute al seguito di Tito Tazio, di origine sabina;
i Luceres (da Lucumon o Lygmon di origine etrusca), che secondo Tito Livio erano di origine incerta; secondo altri studiosi sarebbero stati gli abitanti delle zone boscose nei dintorni di Roma (dal latino lucus, ovvero ‘bosco’), di origine etnica prevalentemente autoctona; secondo altri, sarebbero genti di origine etrusca condotte da un Lucumone (che in etrusco significa re), dal quale avrebbero preso il nome; o anche dal re di Ardea, Lucero. Secondo questa interpretazione Roma sarebbe sorta dall’integrazione di tre popoli: Latini, Sabini ed Etruschi.

giovedì 8 ottobre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXX parte



Gli Equi e i Volsci, sotto la guida di Coriolano ed Atto Tullio, il re dei Volsci, arrivarono, vittoriosi a due passi da Roma, la distruzione di Roma pareva inevitabile.
I Romani, ormai alla disperazione, implorarono la madre la moglie e i figli di Coriolano, di farlo desistere dalla presa di Roma.
Coriolano dopo essere arrivato a due passi dalla vendetta, si lasciò convincere dalla madre e dalla famiglia, per cui rinunciò alla vendetta e costrinse l’esercito alleato ad abbandonare la guerra, salvando Roma.
La pace durò poco, gli animi si riscaldarono di nuovo per un nuovo attrito fra patrizi e plebei.
Il motivo della contesa era legato ad una bellissima ragazza plebea, ancora minorenne, alla cui mano aspiravano un giovane nobile ed un plebeo. La madre della ragazza era per il nobile, mentre i tutori stavano per il giovane plebeo. Non trovandosi un accordo, nacque una contesa militare, in cui vennero coinvolti i Volsci, per la parte plebea, ed i Romani per il giovane patrizio di Ardea.
La battaglia fu affrontata dalle parti davanti alle mura di Ardea, si concluse con la vittoria romana e con l’umiliazione degli sconfitti costretti a passare sotto il giogo.
Nell’anno 388 a.C. gli Equi, dopo poco più di cento anni di guerre, erano ormai domati, anche se continuarono ancora le scaramucce.

immagine: i parenti implorano Coriolano di non attaccare Roma  

giovedì 1 ottobre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXIX parte


Se Menenio Agrippa è citato unitamente con gli scontri che si ebbero Equi, un altro personaggio, intorno al 490. a.C., entra storia degli Equi ed ha allo stesso tempo una gran parte nella lunga lotta fra patrizi e plebei, questo protagonista è Coriolano.
Coriolano si schierò aspramente contro i plebei, per questo, nonostante le grandi imprese compiute, che lo avevano coperto di gloria militare, l’odio del popolo nei suoi confronti fu così grande che fu costretto ad esiliare fra i Volsci.
Coriolano, i Volsci e gli Equi prepararono una campagna militare contro Roma.
A Roma si tenevano i Grandi Ludi Roma, erano giochi o sport e festeggiamenti che si svolgevano nel Circo, successivamente detto Massimo.
Il capo dei Volsci fece credere ai senatori romani che la sua popolazione avrebbe creato dei disordini, con l’intento di bloccare la festa.
Il senato romano, preoccupato di ciò decise, di escludere i Volsci dalle celebrazioni e dalle gare: si voleva evitare che la solennità e la sacralità dei Grandi Ludi fosse profanata.   
I Volsci, che però nulla sapevano del perché della loro estromissione si allontanarono dalla città, decisi a vendicare l'offesa, ritenendosi legittimati a cominciare una guerra contro i Romani.
(questi Ludi romani sono un po’ birichini, visto che i romani, ai tempi di Romolo, se ne servirono anche per distrarre i Sabini e così rapire le loro donne)