martedì 20 settembre 2022

Il volo del gruccione

Capitolo 8

Cosa è la risonanza Schumann?

 

 

Da lungo tempo si afferma che la Terra è tale e quale a un grosso magnete, che genera un campo magnetico che fa sentire i suoi effetti sul piccolo magnete dell’ago della bussola, così da allinearlo secondo l’asse nord-sud, con due poli magnetici, che non coincidono, però, con i due poli Nord e Sud geografici.

In realtà l’origine del campo magnetico non è ancora ben chiarita e potrebbe derivare da sorgenti di energia all’interno del nucleo che come una specie di dinamo autoeccitante sia capace di produrre correnti elettriche generando il campo magnetico. 

Alcuni studi hanno evidenziato che in passato si sono verificate variazioni dell’intensità e anche inversioni di polarità del campo magnetico terrestre.

Il campo magnetico della Terra si è invertito varie volte rispetto a quello attuale, come se i poli si fossero scambiati di posto.

Le radiazioni elettromagnetiche sono fenomeni ondulatori (cioè si propagano come il moto ondoso del mare), sono generate elettricamente ed interagiscono con cariche elettriche.

Detto ciò, si può ora meglio comprendere la risonanza Schumann, così chiamata dal fisico Winfried Otto Schumann, che le calcolò matematicamente nel 1952, anche se le prime osservazioni furono eseguite da Nikola Tesla.

Cosa è la risonanza Schumann?

È un gruppo di picchi nella porzione di spettro delle frequenze estremamente basse le ELF, sono risonanze elettromagnetiche globali, provocate dalle scariche elettriche dei fulmini nella cavità formata dalla superficie terrestre e dalla ionosfera.

E la ionosfera che razzo è si chiedeva Lyuba, sì certo sapeva cos’era, non era altro che l’aria, l’atmosfera che circondava la Terra, ad una altezza tra i 90 e i 200 km, questo lo sapeva perché questa fascia di altezza d’aria si colora con le bellissime aurore boreali e australi, che si creano dall’energia del Sole, elettroni e protoni che si trasformano in luci colorate.

Fenomeno che Lyuba avrebbe tanto voluto vedere, ma purtroppo si formavano solo vicino al Polo Nord o a quello Sud dove la protezione magnetica era minore.

Nella ionosfera si riscontra una elevata concentrazione di elettroni e ioni, prodotti dalla ionizzazione dell’aria da parte dei raggi ultravioletti e dai raggi X di origine solare.

Le particelle ionizzate presenti in questo strato sono fondamentali per le telecomunicazioni perché riflettono le onde radio, facilitandone la propagazione sulla Terra.

Nella ionosfera sono anche presenti molti satelliti e la Stazione Spaziale Internazionale.

La ionosfera è una parte dell’atmosfera molto dinamica perché si dilata e si restringe con l’energia che riceve dal Sole. 

Il livello di ionizzazione e le caratteristiche dimensionali di questi strati atmosferici, nonché la presenza stessa degli strati più bassi, dipendono essenzialmente dalla radiazione ultravioletta solare. 

Hanno una elevata instabilità causata dalla irradiazione solare diurna, dalle stagioni, dato la differenza di insolazione tra estate e inverno e dalla presenza delle macchie solari.

Queste ultime sono delle aree superficiali del sole aventi una temperatura inferiore a quella tipica della fotosfera, (strato sottile del Sole e delle stelle da cui proviene la maggior parte della radiazione luminosa) caratterizzate da una intensa attività elettromagnetica. Presentano una luminosità inferiore rispetto a quella tipica solare e sono così regioni più scure.   

Il colore delle stelle, dipende infatti dalla loro temperatura superficiale.

Con le prime comunicazioni radio ad onde corte si scoprì come la propagazione dei segnali radio a lunga distanza dipendesse in modo evidente, oltre che dalla frequenza usata, dalla potenza impiegata e dai sistemi di antenna utilizzati, anche dalla stagione e dal fatto se il percorso dell’onda avveniva in zone illuminate o meno dalla luce solare.    

Le macchie solari non sono fenomeni stabili nel tempo, sia come forma, sia come diposizione, sia in termini numerici, possano variare da cicli con valori massimi di appena 50 macchie ed altri con un numero massimo di 200 o anche 250 macchie.

La propagazione a lunga distanza delle onde corte si rendeva possibile grazie a riflessioni nella ionosfera.

I vari tipi di radiazione elettromagnetica si differenziano in base alla loro lunghezza d’onda, ovvero in base alla loro frequenza: infatti le due grandezze sono direttamente correlate, all’aumentare della frequenza, la corrispondente lunghezza d’onda diventa sempre più piccola e viceversa, quindi le ELF a bassa frequenza sono molto lunghe con lunghezze d’onda superiori ai 100 km. 

 

La risonanza di Schumann avviene poiché nello spazio tra la superficie della Terra e la ionosfera, quest’ultima agisce come una guida d’onda, la Terra è la parte negativa e la ionosfera la parte positiva.

Le dimensioni limitate della Terra fanno comportare questa guida d’onda come una cavità di risonanza per le onde elettromagnetiche nella banda ELF.

La cavità è naturalmente alterata dall’energia delle scariche dei fulmini.

Le risonanze di Schumann sono osservabili nello spettro di potenza del rumore elettromagnetico naturale di fondo, nelle frequenze estremamente basse (ELF) i cui picchi principali sono 7.83, 14.3, 20.8, 27.3 e 33.8 Hz.

La frequenza fondamentale delle risonanze di Schumann è un’onda stazionaria nella cavità Terra-ionosfera con una lunghezza d’onda uguale alla circonferenza della Terra.

Questa frequenza fondamentale più bassa (e di maggiore intensità) della risonanza di Schumann è pari a circa 7.83 Hz.  

Le frequenze superiori sono divise da intervalli di circa 6.5 Hz, caratteristica che viene attribuita alla geometria sferica dell’atmosfera.

Le risonanze di Schumann vengono utilizzate per tracciare l’attività globale dei fulmini.

A causa della connessione tra l’attività dei fulmini e il clima terrestre, queste possono anche essere usate per monitorare le variazioni della temperatura globale e del vapore acqueo presente nell’atmosfera.

Con le risonanze di Schumann potrebbero essere rilevate anche le previsioni a breve termine dei terremoti.

La risonanza di Schumann è andata oltre ai limiti della fisica, invadendo la medicina, interessando artisti e musicisti.      

Siccome le frequenze di risonanza di Schumann sono estremamente basse, antenne pratiche dovrebbero misurare centinaia di chilometri.

L’esistenza delle risonanze di Schumann è condizionata da due fattori: la presenza di una sostanziale ionosfera con la conduttività elettrica e la sorgente dell’alterazione delle onde elettromagnetiche nella gamma ELF.

Nel sistema solare ci sono cinque aspiranti per la rilevazione della risonanza di Schumann: Venere, Marte, Giove, Saturno e la sua luna Titano.

Per Venere, vi sono tempeste di fulmini ma con nubi composte da acido solforico. 

Su Marte, non è stata rilevata alcuna attività elettrica, ma i fulmini sono considerati possibili nelle tempeste di polvere marziane.

Pare che scariche elettriche non avvengano su Titano. 

Giove è l’unico pianeta dove l’attività dei fulmini è ben stabilita. E questo pone un interrogativo, come mai gli antichi diedero proprio a Giove la padronanza dei fulmini?

Meglio lasciar perdere gli alieni o altro qui sembra che entri in gioco un magnetismo umano/animale/vegetale che donava in modo intuitivo uno spirito santo, una conoscenza che la tecnica pare abbia conquistato, ma a cui manca quel quid, possibile solo al divino, che fa la differenza.

Anche su Saturno ci si aspetta di trovare una intensa attività elettrica, ma le tre sonde che lo hanno visitato non hanno fornito finora alcuna prova convincente, hanno riscontrato forti tempeste ma senza fulmini visibili.

Quando Schumann pubblicò i risultati delle sue ricerche, ci fu chi, collegò questa risonanza con il ritmo alfa del cervello, circa 8 Hz!

 

 

sabato 10 settembre 2022

Il volo del gruccione

 

Capitolo 7

I denti di Steve sulla chitarra erano come affondati nel suo braccio

 

 

Non trovò nessuna amica/o che l’accompagnasse, ma non se ne curò, aveva udito qualcosa che l’aveva come dire magnetizza, quindi si mise un tubino nero, si cotonò i capelli, poi li raccolse in una specie di chignon arruffato, bistrò gli occhi di blu, un paio di sandali retrò e si sentì perfetta sia per un concerto rock che classico.  

L’atmosfera iniziale era in stand by poi divenne satura di religioso raccoglimento.

A un certo punto Lyuba si era trovata in piedi assieme a tutti gli altri, volendo dimostrare   l’apprezzamento, senza disturbare la musica con un applauso, mentre Steve portava tutti quanti in paradiso con note struggenti, poi all’inferno, saltando a piè pari il purgatorio, con il clamore dei diavoli.

Il duettare della chitarra di Steve con i violini, fece venire la pelle d’oca a Lyuba, che non aveva mai visto né ascoltato nulla del genere, i denti di Steve sulla chitarra erano come affondati nel suo braccio.

Lyuba apprezzò di Steve non solo il virtuosismo ma anche i modi cortesi ed umili, non aveva nulla di… sesso e droga e rock and roll, chissà forse ciò era dovuto all’incontro tra rock e musica classica un binomio vincente, come quando gli opposti si attraggono e generano armonia, la musica sinfonica attutiva e addolciva il duro e stridente rock.

Negli anni ‘70 l’organo di Hammond, un organo elettrico, che era stato creato per sostituire i più costosi organi nelle Chiese, spopolava nelle band musicali hippies, assieme alla rivoluzione dei capelli lunghi e delle minigonne.

Milioni di ragazzi ballavano sulla musica beat, non sapendo che erano attirati anche dalla musica sacra dell’organo e dalla musica di Bach; sì perché i famosi Procul Harum, un gruppo rock britannico, tra i primissimi esponenti di tale corrente musicale, negli anni Sessanta considerati “uno  dei gruppi più influenti nella storia del rock, i profeti del suono orchestrale” con la canzone ancora ascoltata oggi e strafamosa: “A Whiter Shade of Pale” si sono ispirati proprio a Bach, una libera variazione del brano classico “Aria sulla quarta corda” e il pezzo strumentale mette in chiara evidenza il suono dell’organo di Hammond. 

Quei ragazzi che erano attirati da questo tipo di musica vennero poi “traviati” verso lo “stupefacente”, verso il rock diabolico, ma il loro cuore seguiva in realtà la musica dell’organo, questi ragazzi dovevano ritrovarsi in Chiesa era quello il loro luogo, ma seguirono il pifferaio di Hamelin e caddero nel vortice delle droghe.

Lyuba se pensava alla musica esagerava sempre, lei si scioglieva se sentiva un violino o un flauto o la dolce mano di Eric Clapton suonare la chitarra cantando Wonderful tonight.

No, meglio non ascoltare più questa musica, Lyuba non voleva proprio più ascoltare una musica che le ricordava che da qualche parte, da qualche parte cosa c’era?

Nulla perché lei si sentiva arrivata, e il pensiero fugace del soccombente lo metteva da parte e non ci pensava più, era stata troppe volte umiliata per ricadere nella trappola. Una forza sovrumana l’aveva posseduta, chiedendole sempre di più, Lyuba aveva così perso la sua autostima, era stata a un passo dal soccombere, poi si era ritrovata libera, all’inizio le mancò l’eccitazione, come se lei fosse in crisi da astinenza di quella forza magnetica, poi si disse che non  importava se un qualcuno aveva qualità aliene, in Terra nulla è più bello del sorriso di un bambino… ma a volte, ascoltando certa musica sviolinata sentiva la mancanza del mostro.

(Il soccombente è un romanzo in parte autobiografico dello scrittore austriaco Thomas Bernhard, tratta del fittizio rapporto tra il famoso pianista canadese Glenn Gould e due suoi giovani compagni di studio al Mozarteum di Salisburgo negli anni Cinquanta. Il trio studia musica e contemporaneamente sviluppa un rapporto di amicizia che si rivelerà drammatico per tutti e fatale per uno dei tre, il soccombente appunto. Il narratore (un semi-reale Bernhard) e il suo amico Wertheimer abbandonano gli studi di pianoforte appena si rendono conto del genio superiore di Glenn Gould, quando lo sentono suonare le Variazioni Goldberg di Bach. Nessuno dei due può reggere il paragone con la sovrumana virtuosità del terzo. Alla fine, i due lasceranno il Mozarteum in profonda depressione, per non suonare mai più: uno dopo qualche anno commetterà suicidio e l’altro - il narratore ossessivo, mordace e autocritico all’estremo - si ritirerà nella più completa oscurità). (https://it.wikipedia.org/wiki/Il_soccombente)

(Gould morirà suonando le Variazioni Goldberg, raggricciato sulla tastiera, nel tentativo sempre rinnovato di essere non già un interprete al pianoforte, ma il pianoforte stesso, il suo Steinway. Wertheimer sarà travolto dalla meccanica feroce dell’emulazione, della debolezza profonda, dell’incapacità di essere unico e della coscienza di non esserlo. Il narratore, che è il terzo pianista, rinuncia anche lui al pianoforte, ma tesse una trascendentale partitura di prosa: questo libro, variazione romanzesca sul tema della grazia e dell’invidia, di Mozart e Salieri, ma ancor più sul tema terribile del non riuscire a essere. Bernhard sembra avere scritto questo romanzo come Gould suonava, per così dire dal basso verso l’alto, non come tutti gli altri dall’alto verso il basso. Fin dai primi tocchi, cupi e leggeri, avvertiamo che il libro è la storia di una disputa inestinguibile, che procede nella vita e nella morte: quella tra la Forza e la Debolezza. E, se la Forza appare sul fondo, nella spietata esclusione, da parte di Gould, di tutto ciò che non sia perfetto, si può dire che rare volte l’epos della Debolezza si sia articolato con i tratti grandiosi, e anche la sinistra comicità, che incontriamo nelle vicende di Wertheimer. Quest’uomo che della debolezza ha la vocazione è al tempo stesso pieno di talenti, di qualità e di intelligenza. Il suo soccombere è un processo sotterraneo, sottile, che lo distrugge, ma tende a distruggere anche gli altri. Nella sua debolezza, Wertheimer ha il fascino pernicioso di chi attira gli altri nella propria rovina. Alla fine, giunti a una sorta di vertigine nell’arte della variazione, ci accorgiamo che Wertheimer, il soccombente, ha costruito pezzo per pezzo, nella vita e nella morte, una sorta di doppio beffardo, un’ombra sfigurata della perfezione di Gould, quale ultima vendetta della debolezza contro la grazia). (https://www.adelphi.it/libro/9788845906381)

Meglio per Lyuba pensare alla meravigliosa Terra.


giovedì 1 settembre 2022

Il volo del gruccione

Capitolo 6

To have the blue devil

 

 

Nel culto cattolico per secoli si cantò senza strumenti, perché questi ultimi erano considerati profani, ma poi nell’826 un sacerdote italiano, Padre Giorgio da Venezia, venne chiamato alla corte carolingia di Luigi il Pio perché qui ricostruisse una copia di un antico strumento, di origine pre-cristiana, a canne, ad aria e ad acqua, l’hydraulòs. Padre Giorgio recuperò il principio di funzionamento dell’hydarulòs e realizzò un nuovo strumento, l’unico che nascesse espressamente per la gloria di Dio, cioè l’organo.

L’organo mosso dal vento ci fa intuire l’amore e la bellezza del Regno dei Cieli e unito al canto ci fa partecipi tutti del Divino.

Il Concilio Vaticano II raccomanda: “Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti”.

Dagli anni ‘70 in chiesa si possono suonare tutti gli strumenti, anche la “famigerata” chitarra, se Dante nel XX Canto del Paradiso scriveva: “E come a buon cantor buon citarista”, più tardi la chitarra divenne diabolica con il blues che era chiamata la musica del diavolo. 

Blues deriva dalla frase to have the blue devils (avere i diavoli blu) col significato di essere triste e depresso.

A Lyuba non piaceva il blues, perché era vero che era triste, infatti questa musica deriva dai canti degli schiavi africani che lavoravano duramente nei campi di cotone americani.

A Lyuba veniva da piangere se pensava a Pick a bale of cotton, un canto degli schiavi neri che lavoravano e cantavano, Oh Signore, raccogli una balla di cotone, veniva da piangere pensando al male che facevano uomini ad altri uomini, perché in realtà il canto era allegro, gli schiavi chiedevano al Signore solamente raccogli una balla di cotone.

Avere i diavoli blu, tale frase è attestata nella lingua inglese a partire dal XVII secolo, si riferiva in origine allo stato allucinatorio che segue alle crisi di astinenza da alcool. All’epoca blue era un sinonimo gergale di ubriaco e per questo motivo le leggi che vietavano la vendita di alcolici la domenica erano indicate come Blue laws … Dopo la guerra di secessione americana, le espressioni  to be blue /to have the blues vennero ad indicare uno stato di sofferenza, di tristezza o di malinconia, distaccato dall’originaria associazione con l’ubriachezza. L’uso dell’espressione tra la popolazione afroamericana per designare la musica associata a tale stato potrebbe essere addirittura posteriore al 1900. A quel punto i due significati (extramusicale e musicale) si fusero, e divenne comune dire il musicista blues suonava o cantava per liberarsi dei blues. (https://it.wikipedia.org/wiki/Blues). 

In merito al blues e alla chitarra si raccontava, che il mitico Robert Johnson, una leggenda della musica blues, uno dei più grandi e influenti musicisti del ventesimo secolo, dall’oscura e travagliata breve vita, avesse acquisito la virtuosità di suonare la chitarra vendendo la propria anima al diavolo.

Sicuramente razzate, ma Johnson fa parte del cosiddetto Club 27, il gruppo di grandi artisti morti a 27 anni, fra cui molti con la J come iniziale del nome: Kurt Cobain, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, e ultimamente Amy Winehouse.

Queste stelle della musica, sregolate…  Sesso e droga e rock and roll/ è tutto ciò di cui il mio cervello/ e il corpo hanno bisogno/ sesso e droga e rock and roll… così cantava Ian Dury nel 1977 e come un pifferaio malefico portò con sé una generazione di giovani in cerca d’altro, pensavano al divino si ritrovarono nelle fauci del diavolo.

Queste stelle cadenti avevano antecedenti, lo sfidare il diavolo per fama o per trasgressione o per noia o per chissà che altro, si trova anche nella letteratura ottocentesca: “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, ma già alla fine del Cinquecento girava il dottor Faust, il protagonista di un racconto popolare tedesco che è stato usato come base per innumerevoli opere artistiche. Faust, nella sua continua ricerca di conoscenza, invoca il diavolo che al prezzo della sua anima gli consentirà la conoscenza assoluta.

Nella musica Paganini era soprannominato violinista del diavolo, per il suo virtuosismo che non aveva pari, si diceva che avesse stipulato un patto con il diavolo per poter suonare in quel modo. Niccolò Paganini fu la star musicale dell’Ottocento.

Era velocissimo e dotato di una tecnica straordinaria che nessuno sapeva eguagliare; le sue violente esecuzioni finivano quasi sempre con la volontaria rottura delle corde e la conclusione del concerto sull’unica corda superstite, quella di sol.

Oltre al virtuosismo aveva attorno a sé un alone nero come la pece, si diceva che avesse ucciso un uomo e che il violino lo avesse studiato in prigione, addirittura si favoleggiava che ricavasse le corde del suo violino dalle budella delle sue vittime.

Paganini era brutto e scheletrico come uno dei Rolling Stones, ma come quest’ultimi era amatissimo dalle donne e le sue esibizioni facevano il tutto esaurito nonostante i costosi biglietti d’entrata.

Nietzsche si occupa della tragedia greca in “La nascita della tragedia”.

La sua ricerca è verso l’arte, sull’apollineo e il dionisiaco.

Apollo è il dio dell’equilibrio, della misura, nell’arte rappresentata dalla scultura.

Dioniso è il dio della sfrenatezza, dell’estasi, nell’arte è rappresentato dalla musica.

Per ascoltare la musica e viverla occorre lasciarsi andare, non esiste musica colta o musica popolare esiste musica per vari stati d’animo, e il nostro animo, il nostro interiore è molto sfaccettato.

Lyuba, qualche anno prima al Pala de Andrè di Ravenna aveva assistito al concerto di Steve Vai che aveva presentato i suoi pezzi più famosi completamente rivisitati in chiave classica, accompagnato dai 50 strumentisti della Evolution Tempo Orchestra, che è l’orchestra sinfonica nazionale della televisione di stato della Romania.

Steven Siro “Steve” Vai è un chitarrista americano di origini italiane. La sua attività musicale oltre a quella chitarristica, si espande anche a livello di composizione e produzione, lo ha portato a vendere circa 15 milioni di dischi e vincere 3 Grammy Awards.

È uno dei più grandi chitarristi viventi chiamato il Paganini della chitarra. 

Lyuba non sapeva neanche chi era, ma pedalando con la bici, mentre tornava dal mare era passata davanti al Pala de Andrè, aveva sentito una musica celestiale, Steve stava facendo le prove, Lyuba aveva deciso che la sera sarebbe andata al concerto.