martedì 26 luglio 2022

IL SANTUARIO SANTA MARIA DEL LINO DI BRESCIA di Gaetano Barbella

 

IL SANTUARIO SANTA MARIA DEL LINO DI BRESCIA

La porta murata, pietra d'angolo degli indumenti liturgici

Di Gaetano Barbella


Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: «Alzati e misura il santuario di Dio e l'altare e il numero di quelli che vi stanno adorando. (Ap 11,1)

Il Santaurio di Santa Maria del Lino di Brescia 
         prima del restauro

  

Il Santuario di Santa Maria del Lino di Brescia dopo il restauro finito nel 2020.

 Passeggiando per il Corso Palestro di Brescia Centro, giusto all'inizio di Contrada del Cavalletto, ci si trova a passare di lato ad una chiesa, il santuario di Santa Maria del Lino, ma nessuno vi fa tanto caso. Per entrarvi occorre salire per delle scalette che portano alla Piazza del Mercato. Questa chiesa è stata chiusa da  tempo in attesa di restauro, ma è stato completato da poco e presto sarà riaperta. Dal canto mio, passandovi molto spesso durante le mie passeggiate giornaliere, ancora prima del suo restauro, ho cominciato a porvi l'attenzione, ma già tanti anni fa, allorché era aperta, spesso vi entravo per pregare. Così l'ho perlustrata accedendo al piazzale soprastante e mi sono incuriosito, attratto da una 'porta murata' che non era tanta alta come dovrebbe essere. Così, poco per volta, sono stato preso dal farvi continue riflessioni, e questo fino al punto da indurmi a immaginare, chissà, un certo 'segno' di Colei, che è stata venerata nel tempo in questo santuario. Infatti, indagando sulla storia di questo santuario, proprio qui, o poco più accanto, prima che sorgesse nel lontano 1600, vi era una fontanina con l'immagine di una Madonna, la stessa che poi è stata posta dentro, la mia idea si ingigantiva in me. La porta murata, naturalmente doveva essere aperta in quel tempo e, ad essere obiettivi, essa non doveva essere così com'è ora, ma con la soglia sottoposta con delle scalette per accedere al piano interno del pavimento della chiesa più in basso. Ma questo non sembra contare per me, ai fini delle idee che mi sono sorte in merito, ritenendo che, idealmente e particolarmente sul piano del simbolo, valeva immaginare che sia questa una certa 'porta' per accedere ad una 'Chiesa interiore' della Madonna qui venerata. Ed era come se mi fossi fermato qui davanti ad essa intravedendovi realmente l'antica immagine di Lei a ridosso della fontanina cui ho attinto idealmete l'acqua per dissetarmi e pregare.

La 'porta murata' la lato del Santuario della Madonna del Lino prima del restauro.

 

Rilievo architettonico della 'porta murata' del santuario della Madonna del lino.

E allora, dedito come sono a concepire in merito  cose come questa, aiutato da correlazioni E allora, dedito come sono a concepire in merito  cose come questa, aiutato da correlazioni di ordine geometrico, ho cominciato a prendere le misure dii quella porta, annotando anche che l'orologio del campanile, lì accanto, era fermo e le lancette arrugginite segnavano l'ora quinta e poco più di sette minuti. E così ho sviluppato un disegno architettonico con le misure approssimate da me rilevate sul posto, come si vede nell'illustr.ne sopra, accanto alla porta prima del restauro.

Intanto era come se stessi realmente cercando di valicare in senso lato quella 'porta murata', nel tentativo di cogliere, appunto, quel ricercato 'segno' da dover intravedere forse, nell'unico modo che mi era congeniale con l'indagine geometrica, alla ricerca del simbolo ad essa correlata.

Mi si potrà giudicare un insensato, ma chi lo può dire senza dover anche pensare il contrario perché è così che, secondo me, si esplica la saggezza, a volte, tanto difficile da concepire. Per certi versi è un altro modo di sconfinare poeticamente per accedere a cieli superiori così difficili da intravedere...

Ma come si può collocare nella mente la saggezza, la cui casa sicura è il cuore? La saggezza richiede serenità, innocenza e tanta bontà, tutte cose che mal si dispongono in una mente all'insegna della razionalità di persone adulte, eccetto che in quella dei fanciulli e di adulti simili a questi.

E cosa pensavo nella mia stupidità quasi fanciullesca? Vedevo la 'porta' come una certa “montagna” il cui simbolo ricorre sovente nelle scritture sacre. Per esempio quella del discorso evangelico delle “Beatitudini”, che costituiscono un fondamento dell'esistenza cristiana, (Mt 5,3-12). Di qui la mia idea di stimarla come la vera porta del santuario della Madre di Dio che il credente deve poter valicare nella sua vita. Dapprima questa soglia, da intendersi spirituale, sembra insignificante, anzi tetra da sembrare l'antro di un inferno, per le grandi difficoltà per salire su quella "montagna", allo stesso modo così come appare con la foto accanto così scalcinata e i santi della chiesa sono testimoni di prove, con sofferenze indescrivibili, nell'affrontare le asperità della sua “salita”. Per questa ragione sul pavimento delle chiese medievali era posto un labirinto di pietra a colori contrastanti, il labirinto significava il difficile cammino dell’uomo verso la verità. Simbolicamente l’uomo entra nel labirinto con la nascita e durante il lungo e tortuoso percorso della sua vita si avvicina alla Gerusalemme celeste. Chiamato la via di Gerusalemme, il labirinto ricordava il calvario di Cristo sul Golgota. Presente all’inizio in molte chiese romaniche, questo labirinto è poi scomparso durante i secoli a mano a mano che i significati simbolici del tempio cristiano furono dimenticati1. 

Ma poi, una volta trovato il segno della "luce", la “salita” diventa agevole e la 'porta' in questione, da che era insignificante, perché trascurata da molti credenti, proprio com'è ora, si trasforma in un magnifico portale di chiesa d'altri tempi. Esso è paragonabile a quelli delle chiese carolingie erette nel Medio Evo.

« L’importanza della soglia come dell’intero portale è immensa: l’ingresso delle chiese carolingie era custodito da arcangeli; potenti leoni difendevano i portali romanici dagli spiriti del deserto e dalle eresie. L’interdizione di entrare riguardava i nemici, i distruttori di fede, i falsi profeti, i falsi messia. Varcata la soglia, si entra nel mistero del tempio; appena entrato il pellegrino si sente dentro il ventre di un’arca che naviga sulle acque di questo mondo, ma in un altro tempo. Dal portale inizia il percorso, la via salutis, che conduce verso l’altare, guidato dalle pietre miliari dei simboli raffigurati sui capitelli, degli affreschi, delle vetrate, dei mosaici. Tutta la storia biblica del mondo sfila davanti agli occhi del pellegrino, ricordando l’epopea del destino umano. »2.

Ecco ho cercato di anticipare appena un certo profumo di spiritualità espresso in modo regale sulla 'porta' in esame, giusto per poi dare spazio alle note essenziali della chiesa della Madonna del Lino dove è essa visibile. Ma dopo darò inizio ad un particolare tema geometrico introducendo in anteprima una questione annosa del cristianesimo che è nata con essa al tempo di Gesù. A Lui veniva chiesto con insistenza, 'un segno', divenuto poi “segno dei tempi” e, naturalmente, proprio la 'porta murata' in questione, intendo configurarla come un peculiare segno per far riflettere che la terra è piena di segni ma occorre avere occhi di "bambino".

Storia del Santuario

La chiesa fu  eretta come Santuario per venerare una antica icona che si trovava sulla piazza sopra una fontana ed era ogni giorno il motivo, da parte di chi andava e prendere acqua, di soffermarsi per un Ave maria. Nel 1604 avvenne un fatto miracoloso che fece abbreviare i tempi di una costruzione.

Il 2 dicembre infatti Gerolamo Venturelli, che risiedeva nella casa decorata con l'immagine della venerata Madonna, ricevette la visita di un vecchio che trasporatava con un asino un 'cassettone' contenente i sacri indumenti per celebrare la messa destinati ad un altare di quel luogo. Venturelli spiegò che non c'era l'altare per la celebrazione, ma egli insistette perché fosse costruito proprio in quella casa e scomparve. Questo misterioso incontro indusse il Venturelli ad erigere un'altare per onorare la Madonna della fontanina, con il consenso generale della popolazione. Il 2 aprile dello stesso anno, in seguito al grande fervore religioso, il consiglio cittadino affidò all'architetto Piermaria Bagnadore l'incarico di erigere un piccolo santuario, a ricordo dell'apparizione.

Nessun documento conferma quest'attribuzione, il Bagnadore però in quegli anni era impegnato anche  nella fabbrica della casa di Dio da cui dipendeva Santa Maria del Lino. Il 16 settembre del 1608 fu deposta la prima pietra, benedetta da Francesco Carradello arciprete della cattedrale.

I lavori furono finanziati quasi totalmente dalle elemosine offerte dai fedeli.

 

Una vecchia stampa che ritrae l'episodio miracoloso che poi motivò la definitiva costruzione del Santuario della Madonna del lino a Brescia.

 

La tela di Orazio Pilati che raffigura la Madonna col Bambino e S. Giuseppe.

L'11 settembre 1609 a costruzione terminata, l'immagine della Madonna venne trasportata all'interno della chiesa, sull'altare maggiore, e messa in una ricca cornice d'argento del XVII secolo. Come la maggior parte delle immagini miracolose, non venne esposta al pubblico, ma celata sotto un altro quadro raffigurante la Madonna, il bambino e San Giuseppe, dipinto dal bresciano Orazio Pilati. I devoti si abituarono così a pregare davanti al nuovo quadro mentre l'immagine originaria era visibile solo in determinate occasioni.

L'appellativo “del lino” proviene dal nome della piazza sulla quale si affaccia, dove anticamente si teneva il mercato del lino.

L'8 settembre 1861, in seguito alla "riscoperta" dell'immagine che non veniva esposta da ormai diversi anni, con una solenne cerimonia il parroco della chiesa di Sant'Agata, monsignor Ernesto Zambelli, dichiara la Madonna venerata nel santuario 'patrona dei linieri d'Italia' e ne colloca la festività il 15 agosto, assieme a quella dell'Assunzione di Maria3.

A settebre prossimo è prevista la riapertura della sua chiesa e probabilmente sarà adibita al culto settimanale dei cristiani copti bresciani, ma resta comunque aperta per la visita dei fedeli. L'edificio accanto, che vi fa parte, forse sarà destinato per le attività universitarie.

La porta dei sacri indumenti liturgici

Sappiamo di Gerolamo Venturelli, residente nella casa decorata con l'immagine della venerata Madonna, che il 2 dicembre del 1604 ricevette la visita del vecchio con il 'cassettone' contenente i sacri indumenti per celebrare la messa. Ma non c'era  l'altare per la celebrazione, e così quel Venturelli fu preso da tale fervore per la misteriosa richiesta del vecchio, da far erigere un'altare per onorare la Madonna, con il consenso generale della popolazione.

Oggi sono io a essere preso da uno stesso fervore, per essere stato indotto a dar rilievo alla 'porta murata' e immaginare di intravedervi quel 'cassettone' contenente i sacri indumenti per celebrare la messa. A dare rinforzo a questa mia idea è il fatto che il santuario in osservazione è della 'Madonna patrona dei linieri d'Italia', festeggiata il 15 agosto, assieme a quella dell'Assunzione di Maria, come suddetto.

Mi vedo come quei tre magi che avvistarono con la loro vista interiore la nascita di Gesù il Messia,  e si avviarono a Betlemme per adorarlo e dargli dei doni. Le scritture bibliche preannunciavano questo evento ma non si sapeva quando, quindi bastò l'arrivo dei magi per averne l'avviso.

Così è stato per me aver visto la 'porta murata' della Madonna del Lino, e annunciarne la reale funzione sacrale, come se fossi un altro "vecchio" con l'asino e il 'cassettone' intravisto nella 'porta murata', con l'adorazione presso un ideale santuario mariano e recante i doni delle vesti liturgiche attraverso il simbolo.

Ma non sono altro che un umile geometra che ora si avvale delle nozioni sui paramenti sacri di sapienti sacerdoti e di architetti di chiese, e si adopera per fa vedere la 'porta murata' tradotta in disegni. Mostro con umiltà i paramenti in essa contenuti, simili ad un santuario dentro al santuario della venerata Madonna, fatto di veli di lino.

Di qui ora seguirà tutta una disamina letteraria dei paramenti sacri conformandomi a quanto è spiegato nel libro Liturgia Romana – L. Eisenhofer – J. Lechner § 25, pagg. 126-127. Editrice Marietti – 1961. 

Storia dei sacri indimenti liturgici

Fu nel mondo civile greco-romano del IV secolo che la liturgia ecclesiale si dispose a istituire un abbigliamento proprio distinto da quello profano. Esso doveva porre in risalto il fatto che coloro che l'indossavano si differenziasse nettamente dal popolo, in virtù dell'ordinazione sacerdotale quali persone sacre, loro mediatori tra Dio.

In seguito divenne più appariscente la distinzione delle vesti sacre da quelle laiche, tanto da giungere ad apprezzarle con ricchi ornamenti, ancor più in rapporto alle vesti sacre dell'Antico Testamento e successivamente col Nuovo Testamento. Era lecito ricorrere alla forma delle vesti liturgiche senza limitazioni, purchè rientrasse nell'uso comune della Chiesa.

La distizione dei colori dei paramenti al loro esordio, fu quella della casula (per lo più scura) e la dalmatica (bianca e chiara). Successivamente solo nel IX  venne istituita una vera norma che nel XII secolo a Roma (attestato e spiegato da Innocenzo III) si conformava a un canone preciso sui colori dei paramenti secondo i diversi tempi. I cinque colori liturgici già noti a Innocenzo II sono: bianco, rosso, verde, nero, violaceo che, poco per volta entrarono nell'uso comune (messale di Pio V). Questi colori erano scelti secondo determinati giorni ed era il simbolo che li giustificava.

Secondo Innocenzo III, il bianco, adottato nelle feste delle Vergini e dei Confessori, simboleggia la purezza e l'innocenza.; a Pasqua e all'Ascensione ricorda le bianche vesti degli angeli. Il rosso, prescritto per le feste degli Apostoli e dei Martiri, ci richiama alla mente il sangue da loro versato per Gesù Cristo; a Pentecoste ricorda le grosse lingue di fuoco. Il nero è il segno di lutto nelle Messe per i defunti; segno di penitenza dell'Avvento e nella Quaresima (tempi in cui anticamente si adoperava il nero). Il verde pare al papa un colore intermedio tra il bianco e rosso, e quindi si addice a quei giorni che non sono giorni né di speciale festa né di lutto o di penitenza, cioè alle domeniche. Il violaceo è una specie temperata di nero.

Per la terza Domenica di Avvento e la quarta Quaresima, in cui il papa benedice la rosa d'oro, il Caer Ep. (2, c. 13, n. 12; c. 20, n. I) e il Nov. Rubr. Cod., n. 131, prescrivono per le cattedrali paramenti color rosa. I colori azzurro e oro erano molto usati nel Medio Evo. L'azzurro è ora privilegio della Spagna e di alcuni paesi dell'America latina per la festa dell'Immacolata e per le altre feste della Madonna. Il colore oro è un colore eminentemente festivo e può perciò sostituire tutti i colori, eccetto il nero e il viola4.

I parametri sono considerati in rapporto al Cristo (tipico-dogmatico) e in relazioni con il sacrificio del Cristo rinnovato in modo incruento sull'altare (tipico-dogmatico). Attualmente è espressione nelle preghiere che si recitano sin dal sec. XI, mentre si indossano i paramenti (morale-simbolica). Nei singoli paramenti si vedono significate le virtù che devono ornare la vita del celebrante.

La loro benedizione era già in uso al principio del sec. IX con formulari antichi. Essa era considerata tutt'uno con la benedizione della chiesa, e perciò per molto tempo fu riservata al Vescovo. Ora (can. 1304, n. 3) solo ai parroci ed ai rettori di chiese viene prescritta la benedizione, ma per amitto, camice, manipolo, stola e pianeta.

Geometria dei colori dei paramenti sacri nella 'porta murata'

La 'porta murata' è straordinaria nel paragonarsi a quel 'cassettone' con gli indumenti sacri che il misterioso vecchio consegnò al bresciano Gerolamo Venturelli per la celebrazione della messa a devozione della Madonna della fontanina a ridosso della sua casa. Con le illustr.ni sopra mostrate il vano della porta è perfettamente divisibile in sei parti a forma quadrata. E per ognuno di essi sono riportati i colori dei paramenti sacri che la liturgia romana ha predisposto per i riti sacri, come la messa, per esempio.

Ora mi preme far intravedere anche il lato pregevole dell'apporto della geometria nel contesto delle cose sacre.

La prima immagine dell'illustr.ne mostra i cinque  colori liturgici, il bianco, rosso, verde, nero e violaceo, cui si aggiunge il rosa.

I colori fondamentali dei paramenti sacri eccetto il color oro e azzurro.

I colori dei paramenti sacri. Il color oro può sostituire tutti colori, ma non il nero e viola.

 

La seconda immagine mostra il color oro che può sostituire tutti colori, ma non il nero e viola.

Di essi se ne è parlato particolarmente nel capitolo La porta dei paramenti sacri.

Vedremo ora che la geometria della 'porta murata' si presta allo sviluppo di una simbologia strettamente legata al Cristo.

La Vesica Piscis


 La porta murata è simile al 'cassettone' con gli indumenti sacri della Madonna del lino di Brescia. La geometria della Vesica Piscis in color azzurro.

Siamo ora alla fase in cui si attuano nella Chiesa nel tempo (da intravedere sia nel famoso 'cassettone' della Madonna del Lino di Brescia, da un lato, e sia nella 'porta murata' tradotta in disegno architettonico da me, dall'altro lato) con tre significati, Arca, etimasia e corpo di Cristo. Si tratta di una terminologia che è particolarmete spiegata da una relazione che segue, di Camilian Demetrescu5 un luminare sull'architettura sacra.

La Chiesa è la nuova arca di salvezza dal diluvio del male insito nella storia stessa. Quando alla fine dei tempi il diluvio della storia si fermerà, dall’arca approdata sulla montagna sacra scenderanno i vivi e dalle valli del fango saliranno i morti rimasti fuori dall’arca. La Chiesa è allo stesso tempo etimasia (= preparazione) dal greco etoimasia (= attesa della seconda venuta). Durante tutto il periodo di attesa della parusia la Chiesa sostituisce la presenza – assenza del Cristo e in questo senso è il corpo di Cristo.

   Arca – etimasia – Corpo di Cristo: tutta la simbolica del tempio è incentrata su questa triade, che ci fa comprendere la complessità dei significati che stanno alla base dell’architettura e dell’iconografia cristiana.

Il tempio è lo specchio in cui si riflette il mondo celeste; templum era lo strumento antico per osservare il firmamento. Tutti i templi della terra rispecchiano la perfezione del creato e in essa la presenza divina. Il tempio cristiano ( e sta qui la grande novità) non è più l’immagine riflessa del divino, ma il corpo stesso del Dio incarnato: l’abside è la testa, la navata il corpo, il transetto le braccia aperte, l’altare il cuore di Cristo.

La Chiesa cristiana è la Chiesa dell’incarnazione; tutta la sua simbolica riassume il significato dell’Incarnazione del Verbo, immagine visibile del Dio invisibile6.

Perciò vediamo che il rettangolo, delimitato dallo stipite e l'architrave della 'porta murata', nell'immaggine mostrata sopra, genera due cerchi intersecantesi per formare la nota forma geometrica chiamata 'vesica Piscis' (pesce in latino) o mandorla che ho colorato in azzurro.  Ma è l'analoga geometria che ha generato il cubo del paramento azzurro della Madonna, la "Pietra d'angolo", mostrata in precedenza.

 

 


 Cristo in Maestà rappresentato dentro una mandorla (vesica piscis) in una miniatura medievale.

Crediti wikipedia.

 La 'vesica piscis' era conosciuta in India, nell'antica Mesopotamia, in Africa e nelle civiltà asiatiche, passando nel Cristianesimo per rappresentare il Cristo, come è evidente nell'ichthys. In seguito la mandorla viene associata alla figura del Cristo o della Madonna in Maestà e rappresentata in molti codici miniati e sculture del Medioevo, come nell'affresco o nell'arte musiva. In tale contesto è un elemento decorativo romanico-gotico adottato per risaltare la figura sacra del Cristo al suo interno, spesso attorniata all'esterno da altri soggetti sacri. Ha con una doppia valenza:

1.   Alludendo al frutto della mandorla, e al seme in generale, diventa un chiaro simbolo di Vita e quindi un naturale attributo per Colui che è “Via Verità e Vita”.

2.   Come intersezione di due cerchi essa rappresenta la comunicazione fra due mondi, due dimensioni diverse, ovvero il piano materiale e quello spirituale, l'umano e il divino. Gesù, il Verbo divino fattosi uomo, diventa il solo Mediatore fra le due realtà, il solo pontefice fra il terrestre e il celeste, e come tale viene rappresentato all'interno dell'intersezione. A conferma di ciò, in alcune miniature del periodo Carolingio e Ottoniano i due cerchi vengono anche rappresentati attorno al Cristo, ma in verticale7.

Farà seguito a questa geometria un'altra che vi si assimila e che si dimostra risolutiva del piano riservato alla chiesa di Cristo che viene fondata su una 'pietra'

Il paramento sacro color azzurro - “La pietra d'angolo”

Il color azzurro è per la festa dell'Immacolata e per le altre feste della Madonna. La "Pietra d'angolo".

 

La pietra cubica vista in assonometria isometrica. La "Pietra d'angolo”.

I colori azzurro e oro erano molto usati nel Medio Evo. L'azzurro è ora privilegio della Spagna e di alcuni paesi dell'America latina per la festa dell'Immacolata e per le altre feste della Madonna8.

La geometria per il paramento azzurro sopra mostrata segue un iter geometrico speciale, dovendo riguardare tutte le ricorrenze in onore della Madonna. Tanto più, considerato per il fatto che questa porta della chiesa è dedicata a Lei. Si tratta dell'analoga geometria della 'vescica piscis' del capitolo precedente. Il rettangolo del 'cassettone' famoso, che in precedenza era diviso in 6 quadrati, ora ne genera un settimo facente parte di una cubo generato da una geometria di due cerchi che si intersecano, come si vede nell'immagine. Questo cubo ci illumina sulla realtà mariana fondamentale di riferirsi al concetto di Madre di Dio quale "Pietra d'angolo", similmente allo stesso concetto attribuito al Figlio Gesù Cristo, che si indentifica nella "Pietra scartata dai costruttori".

È una pietra citata nei Vangeli di Matteo 21,42, Marco 12,10, Luca 20,17-18, negli Atti 4,11 e negli Efesini 2,20. In Matteo 21,42 così dice:

E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartata

è diventata testata d'angolo;

dal Signore è stato fatto questo

ed è mirabile agli occhi nostri?... »

Abbiamo visto come la geometria della 'porta murata' lascia delineare 6 quadrati che poi hanno simboleggiato altrettanti paramenti sacri e i loro diversi colori, giusto per dar valenza simbolica agli indumenti che erano nel 'cassettone' e che devono servire per celebrare la messa, una volta costruita la chiesa e l'altare per questo sacro scopo. 

I sei quadrati, di un prestigioso segno sacerdotale, sono anche le sei facce della “pietra cubica” del paramento azzurro della Madonna, ma a sua volta lo stesso cubo si presta a essere disegnaro per rappresentare con tre colori: con il rosso la ragione, con il blu il corpo e con il giallo la spiritualità per riferirli al divino Cristo che si è incarnato nell'uomo, Gesù.

La porta murata, estrema espressione della porta stretta evangelica

«Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!» (Mat 7:13-14 )

Ci si è mai sofermati a pensare quanto importante sia quello spazio delimitato di un qualsiasi edificio, ma anche di una semplice abitazione, che tutto vede e dal quale tutto passa?

Si tratta del proprio dell’ingresso e del suo elemento cardine: la Porta!

La Porta è lo spazio che delimita e definisce due ambienti distinti, ognuno dei quali nel tempo, ha ampi e profondi significati non solo sul rapporto tra interno ed esterno, ma anche sul valore tra sacro e profano, sulla vita e la morte, sul noto e l’ignoto.

Nel corso dei secoli, la comunicazione dell’espressione estetica dell’edificio veniva riassunta sulla porta quale ingresso principale, assumendo via via di grande prestigio  per chi la varcava quotidianamento per entrare nella propria casa.

Nell’Antico Testamento, la porta era emblema della salvezza eterna e dell’ammissione al paradiso dal quale Adamo ed Eva vennero cacciati.

Oggi essa resta il cardine della vita sociale identificativo della casa e di tutti coloro che la frequentano e il passaggio della soglia del posto di lavoro, del luogo di culto scandisce e altro si riflette sui momenti della vita di una persona,  come metafora di vita di segni d'inizio e di un’azione, di un’attività, di uno stato d’essere. Porte aperte e porte chiuse in faccia per formare un carattere di chi fa queste esperienze di vita e via via il destino si siede operando.

Di qui è la parola, la lingua che si dispone sul suo "sema" in relazione all'importanza simbolica. Il sema “porta” diventa “cambiamento di stato”, la sua vera ragione.

La rivelazione del sacro è così che si dischiude attraverso un’apertura, per affacciarsi nel mondo del “non essere”, una frattura attraverso cui l’ordine, contrario del caos, penetra lo spazio e lo trasforma in ordine, ossia nel mondo.

Così come il significante “porta”, nel suo senso astratto, è utilizzato per denominare tipi di varco che vanno ben oltre l’accezione architettonica, per divenire come luogo del cambiamento e rappresentare molto di più del passaggio materiale, verso di nuova nascita, di iniziazione, dell’evoluzione fisica, psichica e spirituale, della conoscenza assoluta, dell’estasi mistica, della realizzazione della pienezza dell’esistenza umana. Tale da simboleggiare quale immagine di ponte per portarci negli antichi rituali delle mitologie iniziatiche e funerarie e  rappresentare il luogo di transito fra due stati, due mondi, fra il conosciuto e l’incognito, la luce e le tenebre, la ricchezza e la miseria. Si apre così la Porta del Mistero in noi e oltrepassarla allude all’evoluzione spirituale, all’accesso a un grado di conoscenza superiore, al raggiungimento della verità. È l’invito al viaggio verso un aldilà che al suolimite dell'accezione simbolica ci porta dal campo profano al campo sacro. Ed è la porta del sacerdozio la stessa della porta murata del Santuario di Santa Maria del Lino di Brescia. L'uomo varcandola è come si rivestisse di nuovi abiti che lo illuminano per far parte di un nuovo mondo che nel nostra caso in studio è il mondo di Gesù Cristo.

La porta del sacerdozio del cristianesimo

Cos’è il Sacerdozio e perché è importante per i cristiani?

I membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni parlano molto di Sacerdozio. Ma, cos’è il Sacerdozio? Il Sacerdozio è il potere e l’autorità di Dio.

La Terra fu creata tramite il potere del Sacerdozio. I miracoli che fece Cristo furono possibili grazie all’autorità del Sacerdozio.

Sia nei tempi antichi che in quelli moderni, Dio ha permesso ad alcune persone di detenere ed esercitare una parte del Suo potere e della Sua autorità.

Nei tempi antichi, i Leviti detenevano quello che era chiamato il Sacerdozio Levitico, conosciuto anche come Sacerdozio di Aaronne, dal nome del fratello di Mosè, Aaronne.

La Bibbia, nel libro dell’Esodo, parla delle ordinazioni al sacerdozio di Aaronne:

    “E tu [Mosè] rivestirai Aaronne dei paramenti sacri, e lo ungerai e lo consacrerai, perché mi eserciti l’ufficio di sacerdote.

    Farai pure accostare i suoi figli, li rivestirai di tuniche, e li ungerai come avrai unto loro padre, perché mi esercitino l’ufficio di sacerdoti; e la loro unione conferirà loro un sacerdozio perpetuo, di generazione in generazione” (Esodo 40:13-15).

Cos’è il Sacerdozio?

Proprio come la Legge di Mosè fu preparatoria alla Legge di Cristo, così il Sacerdozio di Aaronne è preparatorio a quello che chiamiamo il Sacerdozio di Melchisedec. Quando Cristo venne sulla Terra, Egli ripristinò questo sacerdozio superiore.

Paolo ne parla in Ebrei:

    “Ora, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico (perché su quello è basata la legge data al popolo), che bisogno c’era ancora che sorgesse un altro sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec e non scelto secondo l’ordine di Aaronne?

    Poiché, mutato il sacerdozio, avviene per necessità anche un mutamento di legge” (Ebrei 7:11).

Benché ne abbiano diritto per discendenza, i Leviti non sono gli unici a poter detenere il sacerdozio, bensì possono detenerlo tutti gli uomini degni a prescindere dalla tribù (di Israele) di appartenenza.

Cristo, che non era un Levita, diede la Sua autorità agli apostoli i quali a loro volta, eccetto forse uno, non erano Leviti.

Questo avrebbe davvero fatto arrabbiare i non credenti dei suoi tempi. Tuttavia, “… ne costituì dodici per tenerli con sé e per mandarli a predicare con la potestà di cacciare i demoni” (Marco 3:14-15)9.

L’importanza del Sacerdozio. Rivelazione del sacerdozio

Perché il sacerdozio in generale è importante?

Il sacerdozio è l’autorità di Dio per celebrare le ordinanze (o riti sacri) come ad esempio il battesimo e il conferimento del dono dello Spirito Santo. L’autorità è fondamentale.

Se vieni fermato per eccesso di velocità e un poliziotto ti consegna una multa, devi pagarla. Ma se vieni fermato da un camioncino dei gelati e il gelataio prova a farti una multa no, perché il gelataio non ha “l’autorità” per farlo.

Il battesimo in qualsiasi chiesa è sicuramente un atto di fede e sono sicuro che Dio ne è più che felice, ma le ordinanze sono vincolanti solo se eseguite da qualcuno autorizzato a farlo.

Alcune fedi credono in un “sacerdozio di tutti i credenti”. In altre parole, se essenzialmente credi in Cristo, hai il sacerdozio. Questa idea è basata sul versetto in 1 Pietro 2:9:

    “Ma voi siete una generazione eletta, un real sacerdozio, una gente santa,  un popolo che Dio s’è acquistato, affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce”.

I Santi degli Ultimi Giorni credono che sia giusto che Pietro paragonasse i credenti agli israeliti in Esodo 19:5, quando Dio disse:

    “…Se obbedite davvero alla mia voce e osservate la mia alleanza, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti e una nazione santa.”

Non crediamo che questi versetti giustifichino un sacerdozio universale, soprattutto perché meno di dieci capitoli dopo, Dio insegna che solo i Leviti devono ricevere il sacerdozio.

Quindi, non crediamo che il sacerdozio fosse universale allora, né era universale quando Pietro fece riferimento all’ Esodo, né è universale oggi10.

Le chiavi del Cielo

Le Chiavi del cielo, chiamate comunemente anche chiavi del Paradiso o chiavi di San Pietro, sono un antico simbolismo cristiano della Chiesa universale che, dopo la Risurrezione di Gesù, è stato ininterrottamente tramandato nell'araldica ecclesiastica, dagli armoriali dei papi (quelli individuali di ciascun papa), da quelli della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, in conformità al deposito della fede. Esse comprendono un'immagine delle chiavi incrociate che rappresentano le chiavi metaforiche della missione di san Pietro, le chiavi del cielo, o le chiavi del regno dei Cieli, che, secondo il magistero della Chiesa cattolica. Gesù promise a san Pietro, dandogli il potere di compiere azioni vincolanti. Nel Vangelo secondo Matteo (Mt 16:19) Gesù dice a Pietro:

"A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli."

Le chiavi del regno dei cieli di san Pietro sono viste come un simbolo dell'autorità papale: "Poiché egli [Pietro] ricevette le chiavi del regno dei cieli, il potere di legare e sciogliere è affidato a lui, la cura della Chiesa intera e il suo governo sono dati a lui [cura ei totius Ecclesiae et principatus committitur (Epist., lib. V, ep. xx, in P.L., LXXVII, 745)]". San Pietro, nelle iconografie cattolica e ortodossa, è spesso rappresentato con una chiave (o alcune chiavi) in mano. La stessa conformazione complessiva della Basilica di San Pietro ricorda vagamente una chiave; allusione alle chiavi affidate a san Pietro.

Dal XVI secolo per ogni papa viene creato un paio di chiavi simbolico che, alla morte del pontefice, viene sepolto con lui11.

Il segno di Giona del Santuario di Santa Maria del Lino

 .

Illustrazione 1: Particolare dell'orologio prima della ristrutturazione. Segna poco più della Quinta ora


Tutto è stato fermo da tempo fino ad oggi per il Santuario della Madonna del Lino di Brescia, ma fra poco verrà aperta ai pellegrini. Insieme alla 'porta murata', che mai si riaprirà, anche l'orologio del campanile resterà fermo, perché non è stato riparato. Quelle lancette, che si ha modo di vedere accanto, sembra che vogliano dire la loro, che vogliano parlare, com'è stato  per la 'porta murata' con la sua peculiare geometria. Si può ben dire che esse sono testimoni della storia dei bresciani, sin da quando la chiesa relativa fu eretta nel lontano 1609. Ma esse potranno mai parlare, magari per rivelare qualche significativa profezia da perfetti servitori della Madonna per la quale hanno segnato le ore sacramentali in armonia con la campana del soprastante campanile, anch'essa mancante? Eppure non c'è Madonna come questa a Brescia, ma a anche in moltissimi luoghi dell'Italia e di altri paesi del mondo, che non abbia lasciato ai credenti segni strepitosi, con miracoli inspiegabili dalla mente umana. Per esempio lo sgorgare di lacrime o sangue dal viso di Madonne. Possibile che in questi tempi, assai difficili per l'umana gente più che nel passato, non ci si accorga d'un tratto che quelle sfere arrugginite dal tempo, lasciano trapelare almeno uno di quei segni che Gesù assicurò per gli increduli uomini del suo tempo, il famoso “segno di Giona” un profeta?

Forse ora, nel tentare di arrampicarmi sugli specchi con simili 'segni', verrò giudicato visionario, considerando che già mi sono spinto oltre la ragione nell'aver concepito cose sul conto della chiesa di Cristo. Cose che ho legato ad una banale 'porta murata' che sicuramente fu opera di un artigiano ignaro delle nozioni di architettura sacra. Ma è proprio questo lo scoglio dell'incredulità su possibili segni cui si riferiva Gesù nell'infierire su quelli del suo tempo.

Tuttavia è proprio necessario che esponga il mio pensiero sull'orologio in questione, perché in questo modo sarà possibile giustificare una successiva visione della 'porta murata', che senza di essa e come se non vivessero tutti i paramenti sacri in essa racchiusi, non avessero l'Amore di Dio per svolgere il ruolo sacerdotale. Mancherebbero della passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Mancherebbero dell'ultimo atto scenico dell'agonia notturna di Gesù nell'orto dei Getsemini che precedette la Sua crocifissione sul Golgota, segnata dalla quinta ora dell'orologio del Santuario di Santa Maria del Lino.

Il messaggio dell'orologio

 LA QUINTA ORA


 Illustrazione 2: Beata Luisa Picarreta.

 

La QUINTA ORA, segnata dall'orologio del Santuario Mariano del Lino di Brescia, a sigillo dello scopo ecclesiale di tutte le chiese cristiane, costituisce senza alcun dubbio il momento cruciale più doloroso dell'agonia d'Amore delle 24 ore della Passione di Nostro Signore Gesù che precedettero, nell'orto di Getsemani, la sua crocifissione sul Golgota.

Ed è Luisa Picarreta Beata Serva di Dio, (1845-1947) a ricordarci con suo grande fervore, la meditazione sulla benedetta QUINTA ORA che le permise di arricchire il suo spirito, anima e corpo di un amore che altrimenti non avrebbe potuto assaporare. Un Amore Eccelso che, volendo il primato in eterno offre in cambio estrema sofferenza e questo fu una crocifissione per Gesù che precedette quella definitiva sul Golgota.

La beata Picarreta è stata una grande  figura nascosta, vittima di espiazione, consumata sull’altare quotidiano del proprio letto di dolore, portando sul proprio corpo una sofferenza, che le precluse le gioie della cosiddetta felicità terrena, ma per rivelarle le gioie più gratificanti, della vita dello spirito unito con Dio12.

QUINTA ORA

DALLE 9 ALLE 10 DELLA NOTTE

LAPRIMA ORA DI AGONIA NELL'ORTO DI

GETSEMANI:

L'AGONIA DELL'AMORE

Mio afflitto Gesù, come da corrente elettrica mi sento attirata in quest'orto. Comprendo che tu, calamita potente del mio ferito cuore, mi chiami; ed io corro, pensando fra me: Che sono queste attrattive d'amore che sento in me?

Ah, forse ilmio perseguitato Gesù sitrova in stato di tale amarezza, che sente il bisogno della mia compagnia! Ed io volo. Macché! Mi sento raccapricciare nell'entrare in quest'orto: l'oscurità della notte, l'intensità del freddo, che, come flebili voci, annunziano pene, tristezza e morte per il mio adorato Gesù.

Il dolce scintillio delle stelle che, come occhi piangenti, sono tutte intente a guardare  e, facenndo eco alle lacrime di Gesù, rimproverano me delle mie ingratitudini. Ed io tremo, ed a tentoni lo vado cercando e lo chiamo: Gesù dove sei? Mi attiri a te e non ti fai vedere? Mi chiami e ti nascondi? Tutto è terrore, tutto è spavento e silenzio profondo. Ma faccio per tendere le orecchie, sento un respiro affannoso ed è proprio Gesù che trovo, ma anche ambiamento funesto. Non è più il dolce Gesù della Cena Eucaristica, cui splendeva nel volto una bellezza smagliante e rapitrice, ma è triste di una tristezza mortale da sfigurare la tua natia beltà. Già agonizza, e mi sento turbare pensando che forse non ascolterò più la sua voce perché pare che muoia. Perciò mi abbraccio ai suoi piedi, mi faccio più ardita, mi avvicino alle sue braccia, gli metto la mia mano sulla fronte per sostenerlo, e sottovove lo chiamo:

"Gesù, Gesù"

E lui scosso dalla mia voce, mi guarda e mi dice:

"Figlia sei qui? Ti stavo aspettando, ed era questa la tristezza che più mi opprimeva: il totale abbandono di tutti. Aspettavo te  per farti essere spettatrice delle mie pene, e farti bere insieme con me il calice delle amarezze, che tra poco il mio Padre cleste mi manderà per mezzo dell'angelo. Lo sorregeremo insieme, perché non sarà calice di conforto ma di amarezze intense e sento il bisogno che qualche anima amante ne beva qualche goccia almeno.

Perciò ti ho chiamata, perché tu l'accetti e divida con me le mie pene, e mi assicuri di non lasciarmi solo in tanto abbandono."

Ah, sì, mio affamato Gesù, berremo insieme il calice delle tue amarezze, soffriremo le tue pene e non mi sposterò giammai dal tuo fianco! Intanto l'afflitto Gesù,  assicurato da me, entra in agonia mortale, soffre pene mai viste ne intese. Ed io non potendo reggere, e volendo compatirlo e sollevarlo, gli dico:

"Dimmi: Perché sei così mesto e afflitto e solo in quest'orto e in questa notte? È l'ultima notte della tua vita mortale: poche ore ti rimangono per dar pricipio alla tua passione. Qui credevo di trovare la tua celeste Mamma, l'amante Maddalena, i fidi apostoli. Ed invece ti trovo solo ed in preda a mestizia che ti dà morte spietata senza farti morire. Oh! Mio Bene e mio Tutto, non rispondi? Parlami!"

Mi pare che ti manchi la parola, tanto è la tristezza che ti opprime. Quel tuo sguardo, pieno diluce sì, ma afflitto ed indagatore, che pare affanno da sembrare che da un momento all'altro tu spiri, mi dicono che tu sei solo e perciò vuoi la mia compagnia.

Eccomi; o Gesù tutto a te, insieme con te, anzi non mi dà il cuore di vederti gettato per terra. Ti prendo fra le braccia, ti stringo al mio cuore. Voglio numerare uno per uno i tuoi affanni, una per una le tue offese che ti si fanno avanti, per darti per tutto sollievo, per tutto riparazione, e per tutto darti almeno un compatimento.

Ma, o mio Gesù, mentre ti tengo fra le mie braccia, le tue sofferenze si accrescono. Sento Vita mia, scorrere nelle tue vene un fuoco, e sento che il sangue ti bolle e vuole rompere le vene per uscir fuori.

Dimmi, Amore mio, che hai ? Non vedo flagelli, né spine, né chiodi, né croce. Eppure, poggiando la testa sul tuo cuore, sento che le spine crudeli ti trafiggono la testa, che flagelli spietati non ti risparmiano alcuna particella dentro e fuori della tua divina persona, e che le tue mani sono paralizzate e contorte piùche di chiodi.

Dimmi dolce mio Bene, chi è che ha tanto potere anche nel tuo interno, che ti  tormenta e ti fa subire tante morti per quanti tormenti ti dà?

Ah! Pare che Gesù benedetto schiuda le sue labbra fioche e moribonde e mi dica:

"Figlia mia, vuoi sapere che è che mi tormenta più degli stessi carnefici, anzi quelli non sono nulla a paragone di questo: È l'amore eterno che, volendo il primato in tutto, mi sta facendo soffrire tutto insieme e nelle parti più intime, ciò che i carnefici mi faranno soffrire apoco a poco. Ah! figlia mia, è l'amore che tutto prevale su me ed in me: l'amore mi è chiodo, l'amore mi è flagello, l'amore mi è corona di spine, l'amore mi è tutto. L'amore è la mia passione perenne, mentre quella degli uomini è del tempo.

Ah! Figlia mia, entra nel mio cuore, vieni a perderti nel mio amore, e solo nel mio amore comprenderai quanto ho sofferto e quanto ho amato, e imparerari  ad amarmi e a soffrire solo per amare".

Mio Gesù, giacché tu mi chiami  nel tuo cuore per farmi vedere ciò ciò che l'amore ti ha fatto soffrire, io vi entro. Ma mentre vi entro, vedo i portenti dell'amore, che non di spine materiali ti corona la testa, ma di spine di fuoco, che ti flagella non come flagelli di fuoco, che ti crocifigge con chiodi non di ferro ma di fuoco. Tutto è fuoco che penetra fin nelle ossa e nelle stesse midolla, e distillando tutta la santissima umanità  in fuoco, ti dà pene mortali, certo più della stessa passione, e prepara un un bagno d'amore a tutte le anime che vorranno lavarsi da qualunque macchia ed acquistare il diritto di figlie dell'amore.

O Amore senza termine, io mi sento indietreggiare innanzi a tanta immensità d'amore, e vedo che per poter entrare nell'amore e comprenderlo, dovrei essere tutta amore. O mio Gesù, non lo sono. Ma, giacché tu vuoi la mia compagnia e vuoi che entri in te, ti prego  di farmi diventare tutta amore.

Perciò ti supplico di coronare la mia testa ed ogni mio pensiero con la corona dell'amore. Ti scongiuro o Gesù, di flagellare col flagello dellamore la mia anima, il mio corpo, le mie potenze, i miei sentimenti, i desideri, gli affetti, tutto, ed in tutto resti flagellato e suggellata dall'amore. Fa o Amore interminabile che non ci sia cosa in me che non prenda vita dall'amore.

O Gesù, centro di tutti gli amori, ti supplico d'inchiodare le mie mani, i miei piedi coi chiodi dell'amore, affinchè tutta inchiodata dall'amore amore diventi, l'amore intendo, d'amare mi vesta, d'amore mi nutra. L'amore mi tenga tutta inchiodata in te affinché nessuna cosa dentro e fuori di me abbia ardire di torcermi e  disciormermi dall'amore 

o Gesù.

Brescia, 16 settembre 2020

Il giorno dell'innaugurazione del Santuario della Madonna del Lino

 



1 IL SIMBOLO: pietra miliare della civiltà cristiana - Circolo      www.circolomaritain.it/documenti/2_f/il_simbolo.pdf  - Camilian Demetrescu sul significato del Simbolo nell'arte cristiana

2Ibidem § 1

3Marina Braga, Roberta Simonetto, pag. 67

4  Liturgia Romana – L. Eisenhofer – J. Lechner – § 25, pagg. 126-127 Editrice Marietti – 1961.

5Camilian Demetrescu, nome d'arte di Paul Constantin Demetrescu (Busteni, 18 novembre 1924 – Gallese, 6 maggio 2012), è stato un pittore, scultore, scrittore e studioso di storia dell'arte romeno naturalizzato italiano. L’artista, ad esempio, ha realizzato, su invito ed accoglienza del Pontefice Benedetto XVI, gli arazzi che oggi decorano la Sala delle Udienze in Vaticano e Premio ‘Carta della Pace’ conferito dalla Fondazione Paolo di Tarso.

6 Relazione di Camilian Demetrescu sul significato del Simbolo nell’arte cristiana (in particolare nell’architettura) che si è tenuta il giorno 4 aprile 2000 su iniziativa del Circolo Culturale “J. Maritain”.

IL SIMBOLO: pietra miliare della civiltà cristiana - Circolo   www.circolomaritain.it/documenti/2_f/il_simbolo.pdf 

8Ibidem § 1

9   https://lachiesarestaurata.it/cose-il-sacerdozio/

10 Fonte: LDS.org

11Ibidem § 10

12http://www.preghiereagesuemaria.it/le%2024%20ore%20della%20passione%20di%20nsgc%20in%20mp3.htm