sabato 30 luglio 2022
giovedì 28 luglio 2022
martedì 26 luglio 2022
IL SANTUARIO SANTA MARIA DEL LINO DI BRESCIA di Gaetano Barbella
IL SANTUARIO SANTA MARIA DEL LINO DI BRESCIA
La porta murata, pietra d'angolo degli indumenti liturgici
Di Gaetano Barbella
Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: «Alzati e misura il santuario di Dio e l'altare e il numero di quelli che vi stanno adorando. (Ap 11,1)
|
Il
Santuario di Santa Maria del Lino di Brescia dopo il restauro finito nel 2020. |
La 'porta murata' la lato del Santuario
della Madonna del Lino prima del restauro. |
Rilievo
architettonico della 'porta murata' del santuario della Madonna del lino. |
E allora, dedito come sono a concepire in merito cose come questa, aiutato da correlazioni E allora, dedito come sono a concepire in merito cose come questa, aiutato da correlazioni di ordine geometrico, ho cominciato a prendere le misure dii quella porta, annotando anche che l'orologio del campanile, lì accanto, era fermo e le lancette arrugginite segnavano l'ora quinta e poco più di sette minuti. E così ho sviluppato un disegno architettonico con le misure approssimate da me rilevate sul posto, come si vede nell'illustr.ne sopra, accanto alla porta prima del restauro.
Intanto
era come se stessi realmente cercando di valicare in senso lato quella 'porta
murata', nel tentativo di cogliere, appunto, quel ricercato 'segno'
da dover intravedere forse, nell'unico modo che mi era congeniale con
l'indagine geometrica, alla ricerca del simbolo ad essa correlata.
Mi si
potrà giudicare un insensato, ma chi lo può dire senza dover anche pensare il
contrario perché è così che, secondo me, si esplica la saggezza, a volte, tanto
difficile da concepire. Per certi versi è un altro modo di sconfinare
poeticamente per accedere a cieli superiori così difficili da intravedere...
Ma come si può collocare
nella mente la saggezza, la cui casa sicura è il cuore? La saggezza richiede
serenità, innocenza e tanta bontà, tutte cose che mal si dispongono in una
mente all'insegna della razionalità di persone adulte, eccetto che in quella
dei fanciulli e di adulti simili a questi.
E cosa
pensavo nella mia stupidità quasi fanciullesca? Vedevo la 'porta' come
una certa “montagna” il cui simbolo ricorre sovente nelle scritture
sacre. Per esempio quella del discorso evangelico delle “Beatitudini”,
che costituiscono un fondamento dell'esistenza cristiana, (Mt 5,3-12). Di qui
la mia idea di stimarla come la vera porta del santuario della Madre di
Dio che il credente deve poter valicare nella sua vita. Dapprima questa soglia,
da intendersi spirituale, sembra insignificante, anzi tetra da sembrare l'antro
di un inferno, per le grandi difficoltà per salire su quella "montagna",
allo stesso modo così come appare con la foto accanto così scalcinata e i santi
della chiesa sono testimoni di prove, con sofferenze indescrivibili,
nell'affrontare le asperità della sua “salita”. Per questa ragione sul
pavimento delle chiese medievali era posto un labirinto di pietra a colori
contrastanti, il labirinto significava il difficile cammino dell’uomo verso la
verità. Simbolicamente l’uomo entra nel labirinto con la nascita e durante il
lungo e tortuoso percorso della sua vita si avvicina alla Gerusalemme celeste.
Chiamato la via di Gerusalemme, il labirinto ricordava il calvario di Cristo
sul Golgota. Presente all’inizio in molte chiese romaniche, questo labirinto è
poi scomparso durante i secoli a mano a mano che i significati simbolici del
tempio cristiano furono dimenticati1.
Ma poi, una volta trovato il segno della
"luce", la “salita” diventa agevole e la 'porta'
in questione, da che era insignificante, perché trascurata da molti credenti,
proprio com'è ora, si trasforma in un magnifico portale di chiesa d'altri
tempi. Esso è paragonabile a quelli delle chiese carolingie erette nel Medio
Evo.
«
L’importanza della soglia come dell’intero portale è immensa: l’ingresso delle
chiese carolingie era custodito da arcangeli; potenti leoni difendevano i
portali romanici dagli spiriti del deserto e dalle eresie. L’interdizione di
entrare riguardava i nemici, i distruttori di fede, i falsi profeti, i falsi
messia. Varcata la soglia, si entra nel mistero del tempio; appena entrato il
pellegrino si sente dentro il ventre di un’arca che naviga sulle acque di
questo mondo, ma in un altro tempo. Dal portale inizia il percorso, la via
salutis, che conduce verso l’altare, guidato dalle pietre miliari dei
simboli raffigurati sui capitelli, degli affreschi, delle vetrate, dei mosaici.
Tutta la storia biblica del mondo sfila davanti agli occhi del pellegrino,
ricordando l’epopea del destino umano. »2.
Ecco ho cercato di
anticipare appena un certo profumo di spiritualità espresso in modo regale
sulla 'porta' in esame, giusto per poi dare spazio alle note essenziali
della chiesa della Madonna del Lino dove è essa visibile. Ma dopo darò inizio
ad un particolare tema geometrico introducendo in anteprima una questione
annosa del cristianesimo che è nata con essa al tempo di Gesù. A Lui veniva
chiesto con insistenza, 'un segno', divenuto poi “segno dei tempi”
e, naturalmente, proprio la 'porta murata' in questione, intendo
configurarla come un peculiare segno per far riflettere che la terra è piena di
segni ma occorre avere occhi di "bambino".
Storia del
Santuario
La
chiesa fu eretta come Santuario per
venerare una antica icona che si trovava sulla piazza sopra una fontana ed era
ogni giorno il motivo, da parte di chi andava e prendere acqua, di soffermarsi
per un Ave maria. Nel 1604 avvenne un fatto miracoloso che fece abbreviare i
tempi di una costruzione.
Il
2 dicembre infatti Gerolamo Venturelli, che risiedeva nella casa decorata con
l'immagine della venerata Madonna, ricevette la visita di un vecchio che trasporatava
con un asino un 'cassettone' contenente i sacri indumenti per celebrare
la messa destinati ad un altare di quel luogo. Venturelli spiegò che non c'era
l'altare per la celebrazione, ma egli insistette perché fosse costruito proprio
in quella casa e scomparve. Questo misterioso incontro indusse il Venturelli ad
erigere un'altare per onorare la Madonna della fontanina, con il consenso
generale della popolazione. Il 2 aprile dello stesso anno, in seguito al grande
fervore religioso, il consiglio cittadino affidò all'architetto Piermaria
Bagnadore l'incarico di erigere un piccolo santuario, a ricordo
dell'apparizione.
Nessun documento conferma quest'attribuzione, il
Bagnadore però in quegli anni era impegnato anche nella fabbrica della casa di Dio da cui
dipendeva Santa Maria del Lino. Il 16 settembre del 1608 fu deposta la prima
pietra, benedetta da Francesco Carradello arciprete della cattedrale.
I lavori furono
finanziati quasi totalmente dalle elemosine offerte dai fedeli.
Una
vecchia stampa che ritrae l'episodio miracoloso che poi motivò la definitiva
costruzione del Santuario della Madonna del lino a Brescia. |
La tela di Orazio Pilati che raffigura la Madonna col Bambino e S.
Giuseppe. |
L'11 settembre 1609 a costruzione terminata, l'immagine della Madonna venne trasportata all'interno della chiesa, sull'altare maggiore, e messa in una ricca cornice d'argento del XVII secolo. Come la maggior parte delle immagini miracolose, non venne esposta al pubblico, ma celata sotto un altro quadro raffigurante la Madonna, il bambino e San Giuseppe, dipinto dal bresciano Orazio Pilati. I devoti si abituarono così a pregare davanti al nuovo quadro mentre l'immagine originaria era visibile solo in determinate occasioni.
L'appellativo
“del lino” proviene dal nome della piazza sulla quale si affaccia, dove
anticamente si teneva il mercato del lino.
L'8
settembre 1861, in seguito alla "riscoperta" dell'immagine che non
veniva esposta da ormai diversi anni, con una solenne cerimonia il parroco
della chiesa di Sant'Agata, monsignor Ernesto Zambelli, dichiara la Madonna
venerata nel santuario 'patrona dei linieri d'Italia' e ne colloca la
festività il 15 agosto, assieme a quella dell'Assunzione di Maria3.
A
settebre prossimo è prevista la riapertura della sua chiesa e probabilmente
sarà adibita al culto settimanale dei cristiani copti bresciani, ma resta
comunque aperta per la visita dei fedeli. L'edificio accanto, che vi fa parte,
forse sarà destinato per le attività universitarie.
La porta dei sacri
indumenti liturgici
Sappiamo
di Gerolamo Venturelli, residente nella casa decorata con l'immagine della
venerata Madonna, che il 2 dicembre del 1604 ricevette la visita del vecchio
con il 'cassettone' contenente i sacri indumenti per celebrare la messa. Ma non
c'era l'altare per la celebrazione, e
così quel Venturelli fu preso da tale fervore per la misteriosa richiesta del
vecchio, da far erigere un'altare per onorare la Madonna, con il consenso
generale della popolazione.
Oggi
sono io a essere preso da uno stesso fervore, per essere stato indotto a dar
rilievo alla 'porta murata' e immaginare di intravedervi quel 'cassettone'
contenente i sacri indumenti per celebrare la messa. A dare rinforzo a questa
mia idea è il fatto che il santuario in osservazione è della 'Madonna
patrona dei linieri d'Italia', festeggiata il 15 agosto, assieme a quella
dell'Assunzione di Maria, come suddetto.
Mi
vedo come quei tre magi che avvistarono con la loro vista interiore la nascita
di Gesù il Messia, e si avviarono a
Betlemme per adorarlo e dargli dei doni. Le scritture bibliche preannunciavano
questo evento ma non si sapeva quando, quindi bastò l'arrivo dei magi per averne
l'avviso.
Così
è stato per me aver visto la 'porta murata' della Madonna del Lino, e
annunciarne la reale funzione sacrale, come se fossi un altro
"vecchio" con l'asino e il 'cassettone' intravisto nella 'porta
murata', con l'adorazione presso un ideale santuario mariano e recante i
doni delle vesti liturgiche attraverso il simbolo.
Ma
non sono altro che un umile geometra che ora si avvale delle nozioni sui
paramenti sacri di sapienti sacerdoti e di architetti di chiese, e si adopera
per fa vedere la 'porta murata' tradotta in disegni. Mostro con umiltà i
paramenti in essa contenuti, simili ad un santuario dentro al santuario della
venerata Madonna, fatto di veli di lino.
Di qui ora seguirà tutta una disamina
letteraria dei paramenti sacri conformandomi a quanto è spiegato nel libro Liturgia
Romana – L. Eisenhofer – J. Lechner – § 25, pagg. 126-127. Editrice Marietti – 1961.
Storia dei
sacri indimenti liturgici
Fu nel mondo civile greco-romano del IV secolo che la liturgia
ecclesiale si dispose a istituire un abbigliamento proprio distinto da quello
profano. Esso doveva porre in risalto il fatto che coloro che l'indossavano si
differenziasse nettamente dal popolo, in virtù dell'ordinazione sacerdotale
quali persone sacre, loro mediatori tra Dio.
In seguito divenne più appariscente la distinzione delle vesti
sacre da quelle laiche, tanto da giungere ad apprezzarle con ricchi ornamenti,
ancor più in rapporto alle vesti sacre dell'Antico Testamento e successivamente
col Nuovo Testamento. Era lecito ricorrere alla forma delle vesti liturgiche senza
limitazioni, purchè rientrasse nell'uso comune della Chiesa.
La distizione dei colori dei
paramenti al loro esordio, fu quella della casula (per lo più scura) e
la dalmatica (bianca e chiara). Successivamente solo nel IX venne istituita una vera norma che nel XII
secolo a Roma (attestato e spiegato da Innocenzo III) si conformava a un canone
preciso sui colori dei paramenti secondo i diversi tempi. I cinque colori
liturgici già noti a Innocenzo II sono: bianco, rosso, verde,
nero, violaceo che, poco per volta entrarono nell'uso comune
(messale di Pio V). Questi colori erano scelti secondo determinati giorni ed
era il simbolo che li giustificava.
Secondo Innocenzo III, il bianco, adottato nelle feste
delle Vergini e dei Confessori, simboleggia la purezza e l'innocenza.; a Pasqua
e all'Ascensione ricorda le bianche vesti degli angeli. Il rosso,
prescritto per le feste degli Apostoli e dei Martiri, ci richiama alla mente il
sangue da loro versato per Gesù Cristo; a Pentecoste ricorda le grosse lingue di
fuoco. Il nero è il segno di lutto nelle Messe per i defunti; segno di
penitenza dell'Avvento e nella Quaresima (tempi in cui anticamente si adoperava
il nero). Il verde pare al papa un colore intermedio tra il bianco
e rosso, e quindi si addice a quei giorni che non sono giorni né di
speciale festa né di lutto o di penitenza, cioè alle domeniche. Il violaceo
è una specie temperata di nero.
Per la terza Domenica di
Avvento e la quarta Quaresima, in cui il papa benedice la rosa d'oro, il
Caer Ep. (2, c. 13, n. 12; c. 20, n. I) e il Nov. Rubr. Cod., n.
131, prescrivono per le cattedrali paramenti color rosa. I colori azzurro
e oro erano molto usati nel Medio Evo. L'azzurro è ora privilegio
della Spagna e di alcuni paesi dell'America latina per la festa dell'Immacolata
e per le altre feste della Madonna. Il colore oro è un colore
eminentemente festivo e può perciò sostituire tutti i colori, eccetto il nero
e il viola4.
I parametri sono considerati in rapporto al Cristo
(tipico-dogmatico) e in relazioni con il sacrificio del Cristo rinnovato in
modo incruento sull'altare (tipico-dogmatico). Attualmente è espressione nelle
preghiere che si recitano sin dal sec. XI, mentre si indossano i paramenti
(morale-simbolica). Nei singoli paramenti si vedono significate le virtù che
devono ornare la vita del celebrante.
La loro benedizione era già
in uso al principio del sec. IX con formulari antichi. Essa era considerata
tutt'uno con la benedizione della chiesa, e perciò per molto tempo fu riservata
al Vescovo. Ora (can. 1304, n. 3) solo ai parroci ed ai rettori di chiese viene
prescritta la benedizione, ma per amitto, camice, manipolo,
stola e pianeta.
Geometria
dei colori dei paramenti sacri nella 'porta murata'
La
'porta murata' è straordinaria nel paragonarsi a quel 'cassettone'
con gli indumenti sacri che il misterioso vecchio consegnò al bresciano
Gerolamo Venturelli per la celebrazione della messa a devozione della Madonna
della fontanina a ridosso della sua casa. Con le illustr.ni sopra mostrate il
vano della porta è perfettamente divisibile in sei parti a forma quadrata. E
per ognuno di essi sono riportati i colori dei paramenti sacri che la liturgia
romana ha predisposto per i riti sacri, come la messa, per esempio.
Ora
mi preme far intravedere anche il lato pregevole dell'apporto della geometria
nel contesto delle cose sacre.
La prima immagine dell'illustr.ne mostra i cinque colori liturgici, il bianco, rosso,
verde, nero e violaceo, cui si aggiunge il rosa.
I colori
fondamentali dei paramenti sacri eccetto il color oro e azzurro. |
I colori dei paramenti sacri. Il color
oro può sostituire tutti colori, ma non il nero e viola. |
La
seconda immagine mostra il color oro che può sostituire tutti colori, ma
non il nero e viola.
Di
essi se ne è parlato particolarmente nel capitolo La porta dei paramenti
sacri.
Vedremo ora che la geometria
della 'porta murata' si presta allo sviluppo di una simbologia
strettamente legata al Cristo.
La
Vesica Piscis
Siamo ora alla fase in cui si attuano nella Chiesa nel tempo (da intravedere sia nel famoso 'cassettone' della Madonna del Lino di Brescia, da un lato, e sia nella 'porta murata' tradotta in disegno architettonico da me, dall'altro lato) con tre significati, Arca, etimasia e corpo di Cristo. Si tratta di una terminologia che è particolarmete spiegata da una relazione che segue, di Camilian Demetrescu5 un luminare sull'architettura sacra.
La Chiesa è la nuova arca di
salvezza dal diluvio del male insito nella storia stessa. Quando alla fine
dei tempi il diluvio della storia si fermerà, dall’arca approdata sulla
montagna sacra scenderanno i vivi e dalle valli del fango saliranno i morti
rimasti fuori dall’arca. La Chiesa è allo stesso tempo etimasia (=
preparazione) dal greco etoimasia (= attesa della seconda venuta). Durante
tutto il periodo di attesa della parusia la Chiesa sostituisce la presenza –
assenza del Cristo e in questo senso è il corpo di Cristo.
Arca
– etimasia – Corpo di Cristo: tutta la simbolica del tempio è incentrata su
questa triade, che ci fa comprendere la complessità dei significati che stanno
alla base dell’architettura e dell’iconografia cristiana.
Il tempio è lo specchio in cui si riflette il
mondo celeste; templum era lo strumento antico per osservare il
firmamento. Tutti i templi della terra rispecchiano la perfezione del creato e
in essa la presenza divina. Il tempio cristiano ( e sta qui la grande novità)
non è più l’immagine riflessa del divino, ma il corpo stesso del Dio incarnato:
l’abside è la testa, la navata il corpo, il transetto le braccia aperte,
l’altare il cuore di Cristo.
La Chiesa
cristiana è la Chiesa dell’incarnazione; tutta la sua simbolica riassume
il significato dell’Incarnazione del Verbo, immagine visibile del Dio
invisibile6.
Perciò
vediamo che il rettangolo, delimitato dallo stipite e l'architrave della 'porta
murata', nell'immaggine mostrata sopra, genera due cerchi intersecantesi
per formare la nota forma geometrica chiamata 'vesica Piscis' (pesce in
latino) o mandorla che ho colorato in azzurro. Ma è l'analoga geometria che ha generato il
cubo del paramento azzurro della Madonna, la "Pietra d'angolo",
mostrata in precedenza.
Crediti
wikipedia.
1.
Alludendo al frutto della mandorla, e al seme in generale, diventa
un chiaro simbolo di Vita e quindi un naturale attributo per Colui che è “Via
Verità e Vita”.
2. Come
intersezione di due cerchi essa rappresenta la comunicazione fra due mondi, due
dimensioni diverse, ovvero il piano materiale e quello spirituale, l'umano e il
divino. Gesù, il Verbo divino fattosi uomo, diventa il solo Mediatore fra le
due realtà, il solo pontefice fra il terrestre e il celeste, e come tale viene
rappresentato all'interno dell'intersezione. A conferma di ciò, in alcune
miniature del periodo Carolingio e Ottoniano i due cerchi vengono anche
rappresentati attorno al Cristo, ma in verticale7.
Farà seguito a questa geometria un'altra che vi si
assimila e che si dimostra risolutiva del piano riservato alla chiesa di Cristo
che viene fondata su una 'pietra'
Il paramento sacro
color azzurro - “La pietra d'angolo”
Il color azzurro è per la festa
dell'Immacolata e per le altre feste della Madonna. La "Pietra
d'angolo". |
La pietra
cubica vista in assonometria isometrica. La "Pietra d'angolo”. |
I colori azzurro e oro erano molto usati nel Medio
Evo. L'azzurro è ora privilegio della Spagna e di alcuni paesi
dell'America latina per la festa dell'Immacolata e per le altre feste della
Madonna8.
La geometria per il paramento azzurro sopra mostrata segue un iter
geometrico speciale, dovendo riguardare tutte le ricorrenze in onore della
Madonna. Tanto più, considerato per il fatto che questa porta della chiesa è
dedicata a Lei. Si tratta dell'analoga geometria della 'vescica piscis'
del capitolo precedente. Il rettangolo del 'cassettone' famoso, che in
precedenza era diviso in 6 quadrati, ora ne genera un settimo facente parte di
una cubo generato da una geometria di due cerchi che si intersecano, come si
vede nell'immagine. Questo cubo ci illumina sulla realtà mariana fondamentale
di riferirsi al concetto di Madre di Dio quale "Pietra d'angolo",
similmente allo stesso concetto attribuito al Figlio Gesù Cristo, che si indentifica
nella "Pietra scartata dai costruttori".
È una pietra citata nei
Vangeli di Matteo 21,42, Marco 12,10, Luca 20,17-18, negli Atti 4,11 e negli
Efesini 2,20. In Matteo 21,42 così dice:
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo;
dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi
nostri?... »
Abbiamo visto come la geometria della 'porta
murata' lascia delineare 6 quadrati che poi hanno simboleggiato altrettanti
paramenti sacri e i loro diversi colori, giusto per dar valenza simbolica agli
indumenti che erano nel 'cassettone' e che devono servire per celebrare
la messa, una volta costruita la chiesa e l'altare per questo sacro scopo.
I sei quadrati, di un prestigioso segno sacerdotale,
sono anche le sei facce della “pietra cubica” del paramento azzurro
della Madonna, ma a sua volta lo stesso cubo si presta a essere disegnaro per
rappresentare con tre colori: con il rosso la ragione, con il blu
il corpo e con il giallo la spiritualità per riferirli al
divino Cristo che si è incarnato nell'uomo, Gesù.
La porta murata,
estrema espressione della porta stretta evangelica
«Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che
conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto
stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono
coloro che la trovano!» (Mat 7:13-14 )
Ci si
è mai sofermati a pensare quanto importante sia quello spazio delimitato di un
qualsiasi edificio, ma anche di una semplice abitazione, che tutto vede e dal
quale tutto passa?
Si
tratta del proprio dell’ingresso e del suo elemento cardine: la Porta!
La
Porta è lo spazio che delimita e definisce due ambienti distinti, ognuno dei
quali nel tempo, ha ampi e profondi significati non solo sul rapporto tra
interno ed esterno, ma anche sul valore tra sacro e profano, sulla vita e la
morte, sul noto e l’ignoto.
Nel
corso dei secoli, la comunicazione dell’espressione estetica dell’edificio
veniva riassunta sulla porta quale ingresso principale, assumendo via via di
grande prestigio per chi la varcava
quotidianamento per entrare nella propria casa.
Nell’Antico
Testamento, la porta era emblema della salvezza eterna e dell’ammissione al
paradiso dal quale Adamo ed Eva vennero cacciati.
Oggi
essa resta il cardine della vita sociale identificativo della casa e di tutti
coloro che la frequentano e il passaggio della soglia del posto di lavoro, del
luogo di culto scandisce e altro si riflette sui momenti della vita di una
persona, come metafora di vita di segni
d'inizio e di un’azione, di un’attività, di uno stato d’essere. Porte aperte e
porte chiuse in faccia per formare un carattere di chi fa queste esperienze di vita
e via via il destino si siede operando.
Di
qui è la parola, la lingua che si dispone sul suo "sema" in relazione
all'importanza simbolica. Il sema “porta” diventa “cambiamento di stato”, la
sua vera ragione.
La
rivelazione del sacro è così che si dischiude attraverso un’apertura, per
affacciarsi nel mondo del “non essere”, una frattura attraverso cui l’ordine,
contrario del caos, penetra lo spazio e lo trasforma in ordine, ossia nel
mondo.
Così
come il significante “porta”, nel suo senso astratto, è utilizzato per
denominare tipi di varco che vanno ben oltre l’accezione architettonica, per
divenire come luogo del cambiamento e rappresentare molto di più del passaggio
materiale, verso di nuova nascita, di iniziazione, dell’evoluzione fisica,
psichica e spirituale, della conoscenza assoluta, dell’estasi mistica, della
realizzazione della pienezza dell’esistenza umana. Tale da simboleggiare quale
immagine di ponte per portarci negli antichi rituali delle mitologie
iniziatiche e funerarie e rappresentare
il luogo di transito fra due stati, due mondi, fra il conosciuto e l’incognito,
la luce e le tenebre, la ricchezza e la miseria. Si apre così la Porta del
Mistero in noi e oltrepassarla allude all’evoluzione spirituale, all’accesso a
un grado di conoscenza superiore, al raggiungimento della verità. È l’invito al
viaggio verso un aldilà che al suolimite dell'accezione simbolica ci porta dal
campo profano al campo sacro. Ed è la porta del sacerdozio la stessa della
porta murata del Santuario di Santa Maria del Lino di Brescia. L'uomo
varcandola è come si rivestisse di nuovi abiti che lo illuminano per far parte
di un nuovo mondo che nel nostra caso in studio è il mondo di Gesù Cristo.
La porta del sacerdozio del
cristianesimo
Cos’è il Sacerdozio e perché è importante
per i cristiani?
I
membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni parlano molto
di Sacerdozio. Ma, cos’è il Sacerdozio? Il Sacerdozio è il potere e l’autorità
di Dio.
La
Terra fu creata tramite il potere del Sacerdozio. I miracoli che fece Cristo
furono possibili grazie all’autorità del Sacerdozio.
Sia
nei tempi antichi che in quelli moderni, Dio ha permesso ad alcune persone di
detenere ed esercitare una parte del Suo potere e della Sua autorità.
Nei
tempi antichi, i Leviti detenevano quello che era chiamato il Sacerdozio
Levitico, conosciuto anche come Sacerdozio di Aaronne, dal nome del fratello di
Mosè, Aaronne.
La Bibbia, nel libro dell’Esodo, parla delle ordinazioni al sacerdozio di
Aaronne:
“E tu [Mosè] rivestirai Aaronne dei
paramenti sacri, e lo ungerai e lo consacrerai, perché mi eserciti l’ufficio di
sacerdote.
Farai pure accostare i suoi
figli, li rivestirai di tuniche, e li ungerai come avrai unto loro padre,
perché mi esercitino l’ufficio di sacerdoti; e la loro unione conferirà loro un
sacerdozio perpetuo, di generazione in generazione” (Esodo 40:13-15).
Cos’è
il Sacerdozio?
Proprio come la Legge di Mosè fu preparatoria alla Legge di Cristo, così il
Sacerdozio di Aaronne è preparatorio a quello che chiamiamo il Sacerdozio di
Melchisedec. Quando Cristo venne sulla Terra, Egli ripristinò questo sacerdozio
superiore.
Paolo ne parla in Ebrei:
“Ora, se la perfezione fosse
stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico (perché su quello è basata la
legge data al popolo), che bisogno c’era ancora che sorgesse un altro sacerdote
secondo l’ordine di Melchisedec e non scelto secondo l’ordine di Aaronne?
Poiché, mutato il sacerdozio,
avviene per necessità anche un mutamento di legge” (Ebrei 7:11).
Benché
ne abbiano diritto per discendenza, i Leviti non sono gli unici a poter
detenere il sacerdozio, bensì possono detenerlo tutti gli uomini degni a
prescindere dalla tribù (di Israele) di appartenenza.
Cristo,
che non era un Levita, diede la Sua autorità agli apostoli i quali a loro
volta, eccetto forse uno, non erano Leviti.
Questo avrebbe davvero fatto arrabbiare i non credenti dei suoi tempi.
Tuttavia, “… ne costituì dodici per tenerli con sé e per mandarli a predicare
con la potestà di cacciare i demoni” (Marco 3:14-15)9.
L’importanza del Sacerdozio. Rivelazione
del sacerdozio
Perché il sacerdozio in generale è
importante?
Il
sacerdozio è l’autorità di Dio per celebrare le ordinanze (o riti sacri) come
ad esempio il battesimo e il conferimento del dono dello Spirito Santo.
L’autorità è fondamentale.
Se
vieni fermato per eccesso di velocità e un poliziotto ti consegna una multa,
devi pagarla. Ma se vieni fermato da un camioncino dei gelati e il gelataio
prova a farti una multa no, perché il gelataio non ha “l’autorità” per farlo.
Il
battesimo in qualsiasi chiesa è sicuramente un atto di fede e sono sicuro che
Dio ne è più che felice, ma le ordinanze sono vincolanti solo se eseguite da
qualcuno autorizzato a farlo.
Alcune fedi credono in un “sacerdozio di tutti i credenti”. In altre
parole, se essenzialmente credi in Cristo, hai il sacerdozio. Questa idea è
basata sul versetto in 1 Pietro 2:9:
“Ma voi siete una generazione
eletta, un real sacerdozio, una gente santa,
un popolo che Dio s’è acquistato, affinché proclamiate le virtù di Colui
che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce”.
I Santi degli Ultimi Giorni credono che sia giusto che Pietro paragonasse i
credenti agli israeliti in Esodo 19:5, quando Dio disse:
“…Se obbedite davvero alla mia
voce e osservate la mia alleanza, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro
particolare; poiché tutta la terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti e
una nazione santa.”
Non
crediamo che questi versetti giustifichino un sacerdozio universale,
soprattutto perché meno di dieci capitoli dopo, Dio insegna che solo i Leviti
devono ricevere il sacerdozio.
Quindi,
non crediamo che il sacerdozio fosse universale allora, né era universale
quando Pietro fece riferimento all’ Esodo, né è universale oggi10.
Le chiavi del Cielo
Le Chiavi del cielo,
chiamate comunemente anche chiavi del Paradiso o chiavi di San Pietro, sono un
antico simbolismo cristiano della Chiesa universale che, dopo la Risurrezione
di Gesù, è stato ininterrottamente tramandato nell'araldica ecclesiastica,
dagli armoriali dei papi (quelli individuali di ciascun papa), da quelli della
Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, in conformità al deposito
della fede. Esse comprendono un'immagine delle chiavi incrociate che
rappresentano le chiavi metaforiche della missione di san Pietro, le chiavi del
cielo, o le chiavi del regno dei Cieli, che, secondo il magistero della Chiesa
cattolica. Gesù promise a san Pietro, dandogli il potere di compiere azioni
vincolanti. Nel Vangelo secondo Matteo (Mt 16:19) Gesù dice a Pietro:
"A te darò le chiavi
del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei
cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli."
Le chiavi del regno dei cieli di san
Pietro sono viste come un simbolo dell'autorità papale: "Poiché egli
[Pietro] ricevette le chiavi del regno dei cieli, il potere di legare e
sciogliere è affidato a lui, la cura della Chiesa intera e il suo governo sono
dati a lui [cura ei totius Ecclesiae et principatus committitur (Epist., lib.
V, ep. xx, in P.L., LXXVII, 745)]". San Pietro, nelle iconografie
cattolica e ortodossa, è spesso rappresentato con una chiave (o alcune chiavi)
in mano. La stessa conformazione complessiva della Basilica di San Pietro
ricorda vagamente una chiave; allusione alle chiavi affidate a san Pietro.
Dal XVI secolo per ogni papa viene
creato un paio di chiavi simbolico che, alla morte del pontefice, viene sepolto
con lui11.
Il segno di Giona del Santuario di Santa
Maria del Lino
. |
Illustrazione 1: Particolare dell'orologio prima della ristrutturazione. Segna poco più della Quinta ora |
Tutto è stato fermo da
tempo fino ad oggi per il Santuario della Madonna del Lino di Brescia, ma fra
poco verrà aperta ai pellegrini. Insieme alla 'porta murata', che mai
si riaprirà, anche l'orologio del campanile resterà fermo, perché non è
stato riparato. Quelle lancette, che si ha modo di vedere accanto, sembra che
vogliano dire la loro, che vogliano parlare, com'è stato per la 'porta murata' con la sua
peculiare geometria. Si può ben dire che esse sono testimoni della storia dei
bresciani, sin da quando la chiesa relativa fu eretta nel lontano 1609. Ma esse
potranno mai parlare, magari per rivelare qualche significativa profezia da
perfetti servitori della Madonna per la quale hanno segnato le ore
sacramentali in armonia con la campana del soprastante campanile, anch'essa
mancante? Eppure non c'è Madonna come questa a Brescia, ma a anche in
moltissimi luoghi dell'Italia e di altri paesi del mondo, che non abbia
lasciato ai credenti segni strepitosi, con miracoli inspiegabili dalla mente
umana. Per esempio lo sgorgare di lacrime o sangue dal viso di Madonne.
Possibile che in questi tempi, assai difficili per l'umana gente più che nel
passato, non ci si accorga d'un tratto che quelle sfere arrugginite dal tempo,
lasciano trapelare almeno uno di quei segni che Gesù assicurò per gli increduli
uomini del suo tempo, il famoso “segno di Giona” un profeta?
Forse
ora, nel tentare di arrampicarmi sugli specchi con simili 'segni', verrò
giudicato visionario, considerando che già mi sono spinto oltre la ragione
nell'aver concepito cose sul conto della chiesa di Cristo. Cose che ho legato
ad una banale 'porta murata' che sicuramente fu opera di un artigiano ignaro
delle nozioni di architettura sacra. Ma è proprio questo lo scoglio
dell'incredulità su possibili segni cui si riferiva Gesù nell'infierire su
quelli del suo tempo.
Tuttavia
è proprio necessario che esponga il mio pensiero sull'orologio in questione,
perché in questo modo sarà possibile giustificare una successiva visione della
'porta murata', che senza di essa e come se non vivessero tutti i paramenti
sacri in essa racchiusi, non avessero l'Amore di Dio per svolgere il ruolo
sacerdotale. Mancherebbero della passione e morte di Nostro Signore Gesù
Cristo. Mancherebbero dell'ultimo atto scenico dell'agonia notturna di Gesù
nell'orto dei Getsemini che precedette la Sua crocifissione sul Golgota,
segnata dalla quinta ora dell'orologio del Santuario di Santa Maria del Lino.
Il messaggio dell'orologio
LA QUINTA
ORA
La QUINTA ORA, segnata dall'orologio del Santuario Mariano del Lino di Brescia, a sigillo dello scopo ecclesiale di tutte le chiese cristiane, costituisce senza alcun dubbio il momento cruciale più doloroso dell'agonia d'Amore delle 24 ore della Passione di Nostro Signore Gesù che precedettero, nell'orto di Getsemani, la sua crocifissione sul Golgota.
Ed è Luisa Picarreta Beata Serva di Dio,
(1845-1947) a ricordarci con suo grande fervore, la meditazione sulla benedetta
QUINTA ORA che le permise di arricchire il suo spirito, anima e corpo di un
amore che altrimenti non avrebbe potuto assaporare. Un Amore Eccelso che,
volendo il primato in eterno offre in cambio estrema sofferenza e questo fu una
crocifissione per Gesù che precedette quella definitiva sul Golgota.
La
beata Picarreta è stata una grande figura
nascosta, vittima di espiazione, consumata sull’altare quotidiano del proprio
letto di dolore, portando sul proprio corpo una sofferenza, che le precluse le
gioie della cosiddetta felicità terrena, ma per rivelarle le gioie più
gratificanti, della vita dello spirito unito con Dio12.
QUINTA
ORA
DALLE
9 ALLE 10 DELLA NOTTE
LAPRIMA
ORA DI AGONIA NELL'ORTO DI
GETSEMANI:
L'AGONIA
DELL'AMORE
Mio
afflitto Gesù, come da corrente elettrica mi sento attirata in quest'orto.
Comprendo che tu, calamita potente del mio ferito cuore, mi chiami; ed io
corro, pensando fra me: Che sono queste attrattive d'amore che sento in me?
Ah,
forse ilmio perseguitato Gesù sitrova in stato di tale amarezza, che sente il
bisogno della mia compagnia! Ed io volo. Macché! Mi sento raccapricciare
nell'entrare in quest'orto: l'oscurità della notte, l'intensità del freddo,
che, come flebili voci, annunziano pene, tristezza e morte per il mio adorato
Gesù.
Il
dolce scintillio delle stelle che, come occhi piangenti, sono tutte intente a
guardare e, facenndo eco alle lacrime di
Gesù, rimproverano me delle mie ingratitudini. Ed io tremo, ed a tentoni lo
vado cercando e lo chiamo: Gesù dove sei? Mi attiri a te e non ti fai vedere?
Mi chiami e ti nascondi? Tutto è terrore, tutto è spavento e silenzio profondo.
Ma faccio per tendere le orecchie, sento un respiro affannoso ed è proprio Gesù
che trovo, ma anche ambiamento funesto. Non è più il dolce Gesù della Cena
Eucaristica, cui splendeva nel volto una bellezza smagliante e rapitrice, ma è
triste di una tristezza mortale da sfigurare la tua natia beltà. Già agonizza,
e mi sento turbare pensando che forse non ascolterò più la sua voce perché pare
che muoia. Perciò mi abbraccio ai suoi piedi, mi faccio più ardita, mi avvicino
alle sue braccia, gli metto la mia mano sulla fronte per sostenerlo, e
sottovove lo chiamo:
"Gesù,
Gesù"
E lui scosso dalla mia voce, mi guarda e
mi dice:
"Figlia
sei qui? Ti stavo aspettando, ed era questa la tristezza che più mi opprimeva:
il totale abbandono di tutti. Aspettavo te
per farti essere spettatrice delle mie pene, e farti bere insieme con me
il calice delle amarezze, che tra poco il mio Padre cleste mi manderà per mezzo
dell'angelo. Lo sorregeremo insieme, perché non sarà calice di conforto ma di
amarezze intense e sento il bisogno che qualche anima amante ne beva qualche
goccia almeno.
Perciò ti ho chiamata, perché tu
l'accetti e divida con me le mie pene, e mi assicuri di non lasciarmi solo in
tanto abbandono."
Ah, sì, mio affamato Gesù, berremo
insieme il calice delle tue amarezze, soffriremo le tue pene e non mi sposterò
giammai dal tuo fianco! Intanto l'afflitto Gesù, assicurato da me, entra in agonia mortale,
soffre pene mai viste ne intese. Ed io non potendo reggere, e volendo
compatirlo e sollevarlo, gli dico:
"Dimmi: Perché sei così mesto e
afflitto e solo in quest'orto e in questa notte? È l'ultima notte della tua
vita mortale: poche ore ti rimangono per dar pricipio alla tua passione. Qui
credevo di trovare la tua celeste Mamma, l'amante Maddalena, i fidi apostoli.
Ed invece ti trovo solo ed in preda a mestizia che ti dà morte spietata senza
farti morire. Oh! Mio Bene e mio Tutto, non rispondi? Parlami!"
Mi
pare che ti manchi la parola, tanto è la tristezza che ti opprime. Quel tuo
sguardo, pieno diluce sì, ma afflitto ed indagatore, che pare affanno da
sembrare che da un momento all'altro tu spiri, mi dicono che tu sei solo e perciò
vuoi la mia compagnia.
Eccomi;
o Gesù tutto a te, insieme con te, anzi non mi dà il cuore di vederti gettato
per terra. Ti prendo fra le braccia, ti stringo al mio cuore. Voglio numerare
uno per uno i tuoi affanni, una per una le tue offese che ti si fanno avanti,
per darti per tutto sollievo, per tutto riparazione, e per tutto darti almeno
un compatimento.
Ma, o
mio Gesù, mentre ti tengo fra le mie braccia, le tue sofferenze si accrescono.
Sento Vita mia, scorrere nelle tue vene un fuoco, e sento che il sangue ti
bolle e vuole rompere le vene per uscir fuori.
Dimmi,
Amore mio, che hai ? Non vedo flagelli, né spine, né chiodi, né croce. Eppure,
poggiando la testa sul tuo cuore, sento che le spine crudeli ti trafiggono la
testa, che flagelli spietati non ti risparmiano alcuna particella dentro e
fuori della tua divina persona, e che le tue mani sono paralizzate e contorte
piùche di chiodi.
Dimmi
dolce mio Bene, chi è che ha tanto potere anche nel tuo interno, che ti tormenta e ti fa subire tante morti per
quanti tormenti ti dà?
Ah! Pare che Gesù benedetto schiuda le
sue labbra fioche e moribonde e mi dica:
"Figlia
mia, vuoi sapere che è che mi tormenta più degli stessi carnefici, anzi quelli
non sono nulla a paragone di questo: È l'amore eterno che, volendo il primato
in tutto, mi sta facendo soffrire tutto insieme e nelle parti più intime, ciò
che i carnefici mi faranno soffrire apoco a poco. Ah! figlia mia, è l'amore che
tutto prevale su me ed in me: l'amore mi è chiodo, l'amore mi è flagello,
l'amore mi è corona di spine, l'amore mi è tutto. L'amore è la mia passione
perenne, mentre quella degli uomini è del tempo.
Ah! Figlia mia, entra nel mio cuore,
vieni a perderti nel mio amore, e solo nel mio amore comprenderai quanto ho
sofferto e quanto ho amato, e imparerari
ad amarmi e a soffrire solo per amare".
Mio
Gesù, giacché tu mi chiami nel tuo cuore
per farmi vedere ciò ciò che l'amore ti ha fatto soffrire, io vi entro. Ma
mentre vi entro, vedo i portenti dell'amore, che non di spine materiali ti
corona la testa, ma di spine di fuoco, che ti flagella non come flagelli di
fuoco, che ti crocifigge con chiodi non di ferro ma di fuoco. Tutto è fuoco che
penetra fin nelle ossa e nelle stesse midolla, e distillando tutta la
santissima umanità in fuoco, ti dà pene
mortali, certo più della stessa passione, e prepara un un bagno d'amore a tutte
le anime che vorranno lavarsi da qualunque macchia ed acquistare il diritto di
figlie dell'amore.
O
Amore senza termine, io mi sento indietreggiare innanzi a tanta immensità
d'amore, e vedo che per poter entrare nell'amore e comprenderlo, dovrei essere
tutta amore. O mio Gesù, non lo sono. Ma, giacché tu vuoi la mia compagnia e
vuoi che entri in te, ti prego di farmi
diventare tutta amore.
Perciò
ti supplico di coronare la mia testa ed ogni mio pensiero con la corona
dell'amore. Ti scongiuro o Gesù, di flagellare col flagello dellamore la mia
anima, il mio corpo, le mie potenze, i miei sentimenti, i desideri, gli
affetti, tutto, ed in tutto resti flagellato e suggellata dall'amore. Fa o
Amore interminabile che non ci sia cosa in me che non prenda vita dall'amore.
O
Gesù, centro di tutti gli amori, ti supplico d'inchiodare le mie mani, i miei
piedi coi chiodi dell'amore, affinchè tutta inchiodata dall'amore amore
diventi, l'amore intendo, d'amare mi vesta, d'amore mi nutra. L'amore mi tenga
tutta inchiodata in te affinché nessuna cosa dentro e fuori di me abbia ardire
di torcermi e disciormermi dall'amore
o
Gesù.
Brescia,
16 settembre 2020
Il
giorno dell'innaugurazione del Santuario della Madonna del Lino
1 IL SIMBOLO: pietra miliare della civiltà cristiana - Circolo … www.circolomaritain.it/documenti/2_f/il_simbolo.pdf - Camilian Demetrescu sul significato del Simbolo nell'arte cristiana
2Ibidem § 1
3Marina Braga, Roberta Simonetto, pag. 67
4 Liturgia
Romana – L. Eisenhofer – J. Lechner – § 25, pagg. 126-127 – Editrice Marietti
– 1961.
5Camilian Demetrescu, nome d'arte di Paul Constantin
Demetrescu (Busteni, 18 novembre 1924 – Gallese, 6 maggio 2012), è stato un pittore,
scultore, scrittore e studioso di storia dell'arte romeno naturalizzato
italiano. L’artista, ad esempio, ha realizzato, su invito ed accoglienza del
Pontefice Benedetto XVI, gli arazzi che oggi decorano la Sala delle Udienze in
Vaticano e Premio ‘Carta della Pace’ conferito dalla Fondazione Paolo di Tarso.
6 Relazione
di Camilian Demetrescu sul significato del Simbolo nell’arte cristiana (in
particolare nell’architettura) che si è tenuta il giorno 4 aprile 2000 su
iniziativa del Circolo Culturale “J. Maritain”.
IL SIMBOLO: pietra
miliare della civiltà cristiana - Circolo … www.circolomaritain.it/documenti/2_f/il_simbolo.pdf
8Ibidem
§ 1
9
https://lachiesarestaurata.it/cose-il-sacerdozio/
10
Fonte: LDS.org
11Ibidem § 10
12http://www.preghiereagesuemaria.it/le%2024%20ore%20della%20passione%20di%20nsgc%20in%20mp3.htm