martedì 24 aprile 2018

DIARIO 9


Mi rendo conto che scrivendo questo diario, vedo tutto quello che mi accade col bicchiere mezzo vuoto. Sono stata invitata il 4 e l’11 febbraio a partecipare alla sfilata di Carnevale dei carri allegorici. Mi hanno dato un bel vestito lungo di colore viola, col mantello nero e la corona, essì perché dovrei interpretare
la regina Grimilde, talvolta chiamata semplicemente Regina Cattiva, cioè la matrigna di Biancaneve. Anno scorso ero entusiasta ho partecipato vestita in abito del folklore russo, quest’anno invece, siccome vedo nero, mi sento ridicola, mi sento una vecchia che vuole stare in mezzo ai giovani, mi sento come se volessi acchiappare gli anni della mia giovinezza che per mie vicissitudini non ho mai vissuto. Penso che dovrò percorrere, per arrivare al punto della sfilata, un chilometro in bicicletta. Come farò con quella palandrana così lunga? Che penseranno le persone vedendomi mascherata in bicicletta? Poi troverò il mio carro con la marea di gente che ci sarà? E se incontro persone che mi conoscono cosa mi diranno e che opinione avranno di me? E senza borsa dove metterò le chiavi di casa, che sono un mazzo sempre grande? Non posso lasciarle nelle borse della bicicletta, da dove mi hanno già rubato l’ombrello e la borsa da ginnastica. E poi tutti quei coriandoli, che casino toglierli. E se piove? Se pioviggina devo andare lo stesso. Oh mio Dio perché ho accettato di andare, ormai non posso dire di no. Potrei inventare una scusa, che sono ammalata, ma non è da me il non accettare le sfide. Quando dico che faccio una cosa la mantengo e cerco di farla anche e soprattutto se non ne ho voglia, che facile è farlo quando lo vuoi fare, il difficile è fare qualcosa quando vorresti solo stare a letto o in casa rannicchiata a uovo proteggendoti da sola.

mercoledì 18 aprile 2018

DIARIO 8

Sono ancora senza cellulare, in attesa di recuperarlo, forse ci vorranno un paio di settimane, ne ho    comprato uno nuovo, una marca cinese, TP-Link, che ha le stesse caratteristiche del mio Huawei che ho temporaneamente perso, in offerta a metà prezzo, spesa 60 euro e con soli 10 euro ho messo una nuova sim con lo stesso numero. Il punto è che se non si è fatto il backup tutti gli SMS, contatti, foto, video, appuntamenti del calendario o altri dati importanti non possono essere salvati. Adesso già è molto antipatico perdere le foto e gli appuntamenti in programma, ma perdere i contatti telefonici è la cosa peggiore, perché non so voi, ma io a memoria non ricordo più neanche i numeri dei miei cari, la portentosa memoria del telefonino ci ha sottratto la nostra. Il primo consiglio è quello di segnare i numeri di telefono anche nella vecchia e cara rubrica telefonica, avendo così il nostro personale backup cartaceo che non tradisce mai. Il secondo è quello di effettuare il backup, ci aiuterà Google a farlo e i nostri dati saranno recuperabili nella rete di Google. Per farlo vi basterà utilizzare le opzioni standard offerte dal vostro dispositivo, che permettono di sincronizzare i dati dello smartphone con il proprio account Google. La procedura è in realtà molto semplice: accedete alle impostazioni del telefono, cliccate su Backup e ripristino. I vostri dati, verranno automaticamente salvati online e saranno disponibili su qualsiasi dispositivo con il vostro account Google. A questo punto ricordatevi di segnare sulla rubrica telefonica la password per Google e per Gmail, la e-mail legata all’account di Google. Spero di essere stata chiara, io senza smarthphone mi  sento nuda e inerme, pensavo che comprandone uno nuovo e con la sim con lo stesso numero di recuperare tutto invece non è così. E’ una brutta esperienza, amicizie perse, quelle virtuali azzerate, tutti i numeri di public relation, ovvero quelli relativi agli articoli giornalistici, ai contatti per le mostre artistiche e per le conferenze persi, ho recuperato solo qualche numero tramite un appello su Facebook. Per fortuna so che prima o poi riavrò tutto, ma se sono troppo imbranata per un backup, molto semplice sarebbe stato segnarmi i numeri nella vecchia e cara rubrica, magari una smemoranda… e non mi sarebbe venuto il nervoso.

venerdì 13 aprile 2018

DIARIO 7

Oggi, siamo a metà gennaio, mi sento un po’ così- e che razzo ma tu ti senti sempre un po’ così-. Specifichiamo bene, l’umore non è che cambia di giorno in giorno, ci vuole tempo, è quest’ultimo che cura tutto, sia le ferite fisiche che quelle dell’anima e poi oggi ho un motivo serio. Ieri sono andata a trovare amici  a ******, una città che dista 300 km circa da Ravenna e là a casa degli amici ho dimenticato il cellulare. Ora devo decidere se farmi inviare il cellulare per posta o rifarmi il viaggio, credo che opterò per questa ultima soluzione, non voglio cedere al male, arrabbiarmi con me stessa per la smemoratezza o incapacità, voglio vivere questa cosa come una nuova esperienza e il nuovo viaggio che dovrò fare voglio vederlo come segno fortunato del destino, come nuovo e fortuito incontro con gli amici di ******. Certo che il cellulare me lo porto perfino in bagno, faccio tutto col cellulare, telefono, chatto con gli amici di Facebook e di WhatApps, faccio infinite ricerche su Google, uso il registratore, il metronomo, faccio foto, video, ascolto musica e tanto altro ma  a tutto ciò so rinunciare, quello che più mi preme sono le telefonate di lavoro, ma quest’ultima cosa si aggiusterà, ci penserò momento per momento… intanto come primo messaggio sul computer da parte di un amico di WhatsApps ho ricevuto queste parole: Mi sento sempre felice sai perché? Perché non aspetto niente da nessuno; aspettare sempre fa male. I problemi non sono eterni, hanno sempre una soluzione, l'unica cosa che non ha rimedio è la morte.  

sabato 7 aprile 2018

DIARIO 6

 Ho incominciato ad andarmi a letto alle 21:00 e delle volte anche prima, sto riflettendo seriamente di tornare a vedere la televisione, così dormo un paio di ore sul divano, così riuscirò ad andare a letto almeno alle 23:00, che dormire così presto mi sembra di essere un pollo. E in questi giorni mi sento tanto un pollo o per lo meno un tacchino induttivo. Sapete la storia di quel tacchino che stava sicuro perché tutte le mattine alle nove gli portavano da mangiare, invece la mattina della vigilia di Natale, alle nove gli tirarono il collo. Il tacchino induttivio è una celebre metafora ideata dal filosofo Bertrand Russell, e ripresa poi anche da Karl Popper, allo scopo di confutare le pretese di validità in senso assoluto secondo diciamo l’abitudine e la molteplicità delle volte che accade una cosa. A questo punto devo dire che mi sento un pollo o un tacchino ma al contrario di quello di Popper o di Russell, mi sento senza certezze né abitudini, mi sento disordinata e sola, vorrei tanto avere le certezze del tacchino, quella bella abitudine, anche se so che del domani non c’è certezza, mi basterebbe la falsa sicurezza. Invece non è vero neanche questo, se avessi delle false sicurezze, mediterei sulla loro falsità, quindi il mio problema è l’incertezza, e parafrasando il poeta Gozzano il mio motto può essere… Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state e in merito a queste parole ho un ricordo infantile che è indelebile. Mi regalarono una palla, non ero mai stata così felice, giocavo sempre con quel pallone finché non si bucò su uno spino… quanto dolore, quanto piansi. Durai non giorni, ma settimane a piangere, finché mia madre non mi portò a casa una palla nuova, ma io piangevo lo stesso. Allora mia madre mi disse, perché continui a piangere, hai la palla adesso, io risposi… penso che se non avessi forato l’altra ora ne avrei due.

domenica 1 aprile 2018

DIARIO 5

Gennaio fa rima con acciaio, è un mese duro e freddo a volte ci sono giornate anche assolate, ma quest’anno è solo freddo e grigio proprio come l’acciaio. Nel giornale solo brutte notizie, le casette dei terremotati che si sfasciano, la politica che cade nella meschineria, essì perché c’è anche il peggio del peggio quando si finisce nel contrario della dignità e la politica diventa come il turista occidentale che nei paesi poveri compra a prezzi da fame sentendosi un altruista. A Ravenna ogni giorno una spaccata per furti gretti e meschini di pochi euro, un assicuratore è stato minacciato con le pistole e chiuso in bagno per ore per 40 euro, anarchia a tutto spiano sputano ai carabinieri e impiccano gli animali, certo non è un bel mondo… alle brutture, ai delinquenti si è aggiunta la meschineria, la grettezza e la pochezza… è un mondo da poco e gennaio sembra un vespaio di topi o forse sono solo io che vedo il bicchiere mezzo vuoto. Vorrei scrivere un diario rosa invece è d’acciaio e così mi pare tutto brutto, ciò che scrivo, ciò che dipingo, perfino il flauto mi sembra più stonato e mi sembra di non aver voglia di fare niente e quello che faccio mi sembra inutile. Oggi l’unica cosa bella è che ho fatto il brodo, è venuto saporito e giusto, il lesso era ok, giusta dose di magro e di grasso, le patate erano dolci e le carote spesse e toste e i passatelli sono venuti come Dio comanda, belli lunghi e non si sono squagliati… domani vado a tagliare i capelli, che poveretti quando c’è qualcosa che non va ci vanno in mezzo sempre loro.