Angelo V di Paola Tassinari Questo dipinto è intitolato “Angelo V”, è un acrilico, misura 50x60 cm, del 2017. Su uno sfondo blu che ricorda il cielo e la divinità, rosseggiano come fuoco rosso cupo le ali di questo angelo, il cui volto in primo piano dagli occhi giallo/verde è imperscrutabile, ha la bombetta in testa ed è vestito con un abito scuro, la camicia bianca e la cravatta nera, rappresenta un angelo particolare, un angelo che arriva in terra ad avvisarti di stare attento perché non sai quando sarà la tua ora. Oppure può essere una persona terrena che è buona e gentile come un angelo o anche un angelo che si presenta a te con le fattezze di una qualsiasi persona. È infatti, liberamente ispirato al film “Vi presento Joe Black” interpretato da Anthony Hopkins e Brad Pitt. Nella vita di Bill un ricco magnate delle telecomunicazioni, arriva Joe un uomo affascinante, interpretato da Brad Pitt, che è in realtà l’angelo della Morte, che vuole prima conoscere le emozioni umane di Bill prima di portarlo via per sempre. Per questo, per restare sulla terra e provare i sentimenti umani si è incarnato in Joe, un ragazzo umano. Joe/la Morte scopre sentimenti mai provati con la figlia di Bill, Susan, tra loro nasce una grande storia d’amore, si erano già incontrati e piaciuti quando Joe era solo Joe. Molto preoccupato è Bill il padre, che ha paura che Joe/la Morte, innamorato di sua figlia, voglia portar via Susan e non lui. Dopo un toccante discorso con Bill, Joe/la Morte decide di rinunciare all’amore e di sparire dopo aver fissato la data della morte di Bill. Il giorno del suo compleanno Bill dovrà dire addio a tutti. Un addio ancor più difficile sarà quello di Joe/la Morte a Susan. Muore il padre e Joe/la Morte svanisce. Susan è molto triste ma poi, incontra di nuovo Joe, il bel ragazzo incontrato giorni prima, che era stato volutamente sacrificato dalla Morte alla ricerca di un corpo con il quale agire indisturbata e che ora evidentemente la Morte ha riportato in vita. Susan decide di vivere una storia d’amore con Joe, che non è più l’angelo della Morte ma ne ha le fattezze e forse chissà in qualche modo è rimasto impresso nel corpo di Joe, qualcosa dell’angelo della Morte o viceversa. Gli angeli esistono veramente? Forse sì, forse no: se trovo una penna di un volatile in un luogo insolito penso che un angelo mi abbia sfiorata per dirmi che sono sulla strada giusta perché Dio utilizza i suoi fedeli angeli per aiutare le persone. Se invece mi accadono fatti irritanti e fastidiosi penso ai dispettosi “angeli che peccarono”, quelli che si unirono a Satana nella ribellione contro Dio che forse non sono del tutto cattivi. Dante descrive, nel XXI Canto dell’Inferno, un gruppetto di diavoli spiritosi, il capo dei diavoli, Malacoda, chiama Barbariccia con altri diavoli, per scortare Dante e Virgilio lungo la bolgia. Barbariccia, messo in riga la sua truppa, la fa partire al suono ritmato delle sue scorregge: “Ed elli avea del cul fatto trombetta”, una buffa metafora che ci rende simpatici anche questi poveri diavoli che devono essere sempre cattivi…Nella nostra religione cattolica non c’è dualismo, esiste solo il bene, o i beni; il male invece, o i mali, sono semplicemente mancanza di bene. Satana e i demoni sono stati creati da Dio buoni per natura, essi stessi si sono resi malvagi per superbia, chissà mai che diventino umili, anche se a dir la verità l’arroganza e la superbia non è solo degli angeli ribelli ma anche di persone umane. Da ultimo, ma non ultimo… forse Dante ci consiglia di rendere ridicolo il male per neutralizzarlo, ma oggi purtroppo il gioco del ridicolo sui media, non risparmia nessuno né quelli “cattivi” e ancor di più quelli “buoni”, anzi oggi più che mai si rende ridicolo il bene mentre il male pare essere alla moda, trendy per dirla all’inglese che fa più chic.
domenica 20 ottobre 2024
giovedì 10 ottobre 2024
CON GLI OCCHI, CON LE MANI, CON IL CUORE (la fotografa, la pittrice, il poeta) di Annamaria Antonelli Paola Tassinari Vito Coviello
Angelo IV di Paola Tassinari Questo dipinto fa parte della serie “Angeli”, realizzata nel 2017, comprende dei ritratti immaginati e forse immaginari, sempre col volto in primo piano e gli occhi enormi. Questo in particolare è intitolato “Angelo IV” o “Angelo delle anime gemelle”, misura 50x60 cm. Su uno sfondo azzurro/cielo/infinito, si staglia un volto frontale, che occupa tutta la tela, diviso idealmente in verticale a metà. Per la metà donna, ha un grande occhio giallo/sole/terra con l’arco sopraccigliare ad ala di gabbiano, per la metà uomo, ha un grande occhio azzurro/cielo/ghiaccio con l’arco sopraccigliare folto e ispido, i capelli di entrambe le metà sono neri, un colore profondo come la notte, lei li ha scivolati un poco sull’occhio, lui ha il ciuffo, appena dietro il volto si intravedono delle ali con le penne giallastre, tenere e soffici come quelle del pulcino. Questa è la descrizione estetica e il messaggio qual è? Il concetto di anima gemella è molto antico. “Platone sosteneva che all’origine ci fossero esseri completi di parte maschile e femminile, gli androgini o uomini palla, erano esseri perfetti, fieri, forti e vigorosi non mancavano di nulla. Ma erano anche arroganti e vollero tentare la scalata al cielo per combattere gli dei. Zeus, preoccupato e invidioso di tale perfezione, li spaccò in due e li sparpagliò per il mondo destinati a perdersi: da allora ogni anima è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all’antica perfezione”. Da allora noi tutti, siamo alla ricerca della nostra metà mancante per essere pienamente felici. La tradizione vuole che l’incontro tra anime gemelle sia possibile dopo varie reincarnazioni, in modo che le due metà abbiano raggiunto lo stesso livello spirituale. La convinzione che l’anima, una volta morto il corpo fisico, si reincarni, deriva dalle dottrine orientali, quali la filosofia buddista e la religione induista. Secondo l’Induismo l’esistenza si basa sul concetto di causa-effetto, quest’idea che è un concetto universale, l’induismo lo sposta all’infinito in un ciclo infinito. Questo per me è incomprensibile, come mi è inafferrabile il concetto delle caste, in modo che un avo che centinaia di anni prima ha peccato, la cui anima si reincarna con l’obiettivo di purificarsi nelle generazioni successive, i suoi nipoti, pronipoti, ecc., avranno così la sfortuna di nascere come intoccabili. La casta dei pari a la casta di chi è meno di niente e dovranno per sempre soffrire, trattati peggio degli animali, senza chiedere un miglioramento perché devono espiare? Platone o Induismo trovare l’anima gemella è impossibile, visto che è quasi impossibile incontrarsi fra 7 miliardi di persone e che se poi ti incontri devi verificare che non solo tu sia nella casta giusta ma, pure i tuoi antenati. Il mio Angelo delle anime gemelle invece è realizzabile, i due mezzi volti simili hanno il significato di essere simili nelle loro emozioni, mentre gli occhi dai colori differenti sono i loro diversi trascorsi di vita e poi, forse in quell’incontro di occhi/anime, un fremito antico… si erano già incontrati in un’altra vita?
martedì 1 ottobre 2024
CON GLI OCCHI, CON LE MANI, CON IL CUORE (la fotografa, la pittrice, il poeta) di Annamaria Antonelli Paola Tassinari Vito Coviello
Santa allegrezza di Paola Tassinari Questo dipinto ad acrilico, misura 50x60 cm., è stato realizzato nel 2017, continuando la serie dei volti in primo piano e con gli occhi enormi di cui ho già spiegato il perché, il titolo è “La santa Allegrezza”, è anche la copertina del mio romanzo omonimo uscito nello stesso anno. “La santa allegrezza” è un romanzo che mescola inquietudine, speranza, ricerca, meditazione e amore, proiettandoci nella vita di Francesca, la protagonista del romanzo “Lo spaventapasseri”, il mio precedente libro, dove Francesca era stata internata in un manicomio, ora Francesca risale i gradini verso la guarigione e l’alto attraverso le piccole cose, l’arte, la storia e la Fede. Il titolo prende spunto dal canto molfettese “La Santa Allegrezza” un canto natalizio di autore ignoto che ancora oggi viene eseguito da comitive di giovani, gruppi che in occasione del Natale cantano in piazza o nei cortili i canti natalizi tradizionali, dietro ricompensa di dolciumi o piccole offerte. Il canto festeggia in letizia sia la Nascita che la Crocifissione di Cristo a significare di accettare con santa allegrezza tutti gli eventi, sia buoni che cattivi, ovvero con pacatezza e lievità, consapevoli che i giorni lieti non durano ma, non durano neanche quelli grevi, consapevoli che dietro la Crocifissione c’è la Resurrezione. Questo canto mi ha sempre attratto per questo particolare motivo della “leggerezza” confidando in Dio, ma anche perché da Molfetta, in provincia di Bari lo ritroviamo anche nella mia terra, la Romagna, dove ha un altro nome ma l’intento è lo stesso, festeggiare nel periodo natalizio la Pasqua, perché per la Chiesa e quindi anche per i suoi fedeli, è La Pasqua la festa più felice… Infatti, si dice son felice come una Pasqua (lo scrivo perché io credevo fosse il Natale la festa più bella). Così in Romagna i pasqualotti sono gruppi di persone che nel periodo dell’Epifania girano di casa in casa a cantare la Pasquella, (con chiaro riferimento alla Pasqua) con l’accompagnamento di strumenti musicali. Di norma si inizia il canto all’esterno della casa con formule di saluto, una volta ottenuto il permesso di entrare, i pasqualotti, proseguono cantando gli eventi e i personaggi del Natale, poi si passa alla richiesta insistente, ma in toni scherzosi, di offerte di vino e cibarie, in particolare di prodotti derivanti dalla lavorazione del maiale. (La lavorazione del maiale è molto sentita in Romagna, ancora oggi ci sono famiglie che acquistano un maiale intero, per poi conciarlo e avere salsicce, salumi e prosciutti nella cantina di casa per tutto l’anno). Questa antica tradizione della Pasquella stava scomparendo, ma a metà degli anni ‘70 è tornata in voga. Il dipinto presenta un volto di donna sorridente, col volto dalla pelle chiara, diafana, quasi perlacea, fresca quasi come bere un bicchiere di latte, i capelli neri e setosi quasi come accarezzare il manto di un gatto. Gli occhi sono grandi, chiari come l’acqua fresca dei fiumi di montagna, con la pupilla dilatata dall’immenso piacere. A cosa è dovuto questo piacere? Ce lo indica la donna raffigurata con l’indice rivolto al cielo in un gesto carico di spiritualità e non solo. Di nuovo mi ispiro a Leonardo, e al suo meraviglioso Battista che con quel dito indice puntato in alto, invita a cercare il divino, a seguire un cammino di ascesa, verso la trascendenza. La vita è un viaggio, si cade, non importa quante volte si cade, importa il rialzarsi guardando verso Dio, che ci tenderà sempre una mano, sta a noi faticare un poco per afferrarla ricordando il capolavoro di Michelangelo nella Cappella Sistina, dove il dito del Padreterno tocca la mano di Adamo trasmettendo la divinità stessa dal Dio alla sua creatura.