martedì 24 dicembre 2024
venerdì 20 dicembre 2024
CON GLI OCCHI, CON LE MANI, CON IL CUORE (la fotografa, la pittrice, il poeta) di Annamaria Antonelli Paola Tassinari Vito Coviello
Apollo del Belvedere di Paola Tassinari Arte Digitale, stampa su Polionda, dimensioni 70x100, titolo: “Apollo del Belvedere sulla riva del mare nel mese di luglio 2020” o “Alala I”. L’ho già scritto, Il Polionda è un pannello rigido insensibile agli agenti atmosferici e chimici, durevole, igienico, idrorepellente, stampabile in entrambi i lati, sia per interno che esterno. Ho scelto questo materiale perché è versatile e “povero” cioè poco costoso: il concetto dell’Arte Povera, mi ha tatuato l’anima, mi piace anche certo lusso raffinato, ma non riesco a viverlo perché penso a chi non ha niente, quindi continuo in questo mio cercare di rendere bello il povero e lo scarto. Girano su Internet certe frasi di Flavio Briatore, una è stata dichiarata una bufala, ma rimane il fatto che da qualcuno è stata pensata: “I poveri li riconosci per le mogli cesse“, altra frase, questa confermata, “A Montecarlo i poveri non ci sono. Non li fanno neanche entrare”. Il mio cercare di rendere bello e armonico il povero ha a che fare con queste due frasi e questa mia risposta/domanda… chi ha pontificato che tutto ciò che è bello e lussuoso e costosissimo sia bello e armonico? A volte l’essere trendy in un ambiente ricco oltre che brutto e disarmonico non è neanche funzionale. Vedi le labbra rifatte a canotto o la moda che impera a Milano Marittima, questa estate 2020, la spiaggia ravennate dei vip e dei vipponi: pantaloncini corti con gli stivaletti ai piedi, copiato anche dalle signore anta, perché a Milano Marittima sei out, fuori da Montecarlo, se non indossi stivali e stivaletti in estate coi 40°… dove sta il puzzo ora? A Milano Marittima o dal contadino e dall’operaio che lavorando sono costretti ad usare gli scarponi per protezione? Ma ora ho già filosofeggiato troppo e non è una tiritera contro i ricchi, ma solo contro l’eccesso e l’esagerazione “in parole opere e omissioni”. La stampa presenta una base azzurra, è la foto reale di una spiaggia col mare un po’ mosso, che ho lavorato inserendo punti, lineette e onde rosse, una scelta estetica per vivacizzare il fondo. Su questo mare si staglia a figura intera, tagliata un poco sul basso, sempre per fattori estetici di composizione, la statua dell’Apollo del Belvedere, modificata al computer e con i calzoncini da mare rosso/allegria. In alto a destra la scritta in stampatello Alala! Ciò per rendere il mio lavoro come fosse un poster, ma ha anche un significato nascosto. Perché ho inserito l’Apollo del Belvedere? Johann Winckelmann (1717-1768) decretò le due qualità fondamentali del bello ideale, “nobile semplicità” e “calma grandezza”. Bello ideale realizzato dall’arte greca, e che nella seconda metà del Settecento, viene riscoperto dal Neoclassicismo. Ora, tra tutte le opere dell’antichità scampate alla distruzione del tempo, Winckelmann ne individua una che più delle altre “rappresenta il più alto ideale artistico”: il celebre Apollo del Belvedere, copia romana di un originale greco, in bronzo risalente al IV secolo a.C., conservato nei Musei Vaticani… Oggi è ancora là ma è un po’ snobbato. (Ricordate ciò che ho già scritto? Al Rinascimento cioè il ritorno all’antico e all’ordine, subentrò il Barocco scenografico e teatrale a cui subentrò il Neoclassicismo col neo-ritorno all’antico. Allora arrivò il Romanticismo dedito al sublime e al contorto che giunse, con altri temi affini, agli Anni ’20 del Novecento, quando ci fu un altro ritorno all’ordine, quello del Fascismo e del Nazismo e oggi abbiamo il Beat, il Rock, la New Age, la Pop Art e molto altro, che chiamerei cacofonia ovvero disarmonia. Certo è da comprendere visto ciò che aveva combinato l’ultima epoca del ritorno all’ordine, ma prima o poi ci si ritornerà, tutto gira, almeno io la penso così). Il significato della stampa è su un possibile nuovo futuro (per me l’arte visiva va a braccetto col messaggio intrinseco) e cioè recuperare l’ideale di bellezza/dovere/dignità (rappresentato dalla statuaria che prediligo... Nietzsche sosteneva che l’arte apollinea, ovvero l’ordine/equilibrio per eccellenza fosse la scultura) adattandola ai giorni nostri quindi con un po’ di libertà in più rispetto al dovere in senso stretto (rappresentato dal mare), mentre “Alala!” è il grido di vittoria dei greci perché, per qualsiasi nuovo futuro prima di tutto, occorre crederci e avere fiducia.
martedì 10 dicembre 2024
CON GLI OCCHI, CON LE MANI, CON IL CUORE (la fotografa, la pittrice, il poeta) di Annamaria Antonelli Paola Tassinari Vito Coviello
Dante art digital di Paola Tassinari Il titolo di questa opera è “RA21” come è stampato a chiare lettere in alto a destra e significa “Ravenna 2021”. Ricorda i 700 anni della morte di Dante avvenuta a Ravenna nel 1321, è creata a computer, è Arte Digitale, è stampata su Polionda e su carta con dimensioni 70x100 cm., ma è possibile stamparla in altre dimensioni e in altri materiali. Questa opera ve la mostro per farvi vedere un esempio di come lavoro le immagini Art Digital. E’ chiaro che sono partita dal dipinto ad acrilico “Il mio Dante” (opera che non è più in mio possesso essendo stata aggiudicata ad un’asta benefica per aiutare gli ammalati di Covid-19, asta tenutasi virtualmente durante il lockdown) in cui per prima cosa ho cambiato i colori, cambiando così anche il significato simbolico. Ho poi sovrapposto il dipinto, sfumandolo ad hoc, a un’immagine della pineta di Classe, così Dante appare con alle spalle il bosco dove spesso andava e i suoi occhi sono pini, aghi, aria e tristi per il mondo che va sempre un po’ così. In quest’opera predomina il rosso acceso e squillante della toga e del copricapo di Dante, l’attenzione è posta, sul Dante speziale. Dante è convenzionalmente ritratto con la veste e il cappello “a sacchetto” rosso perché faceva parte della corporazione degli Speziali. Nel Medioevo, non essendoci tessere professionali e d’identità, l’abito era il segno della propria appartenenza, Dante se voleva essere riconosciuto come inscritto e quindi avere tutte le facilitazioni e i privilegi che la corporazione garantiva agli appartenenti, doveva mostrarsi tale e certo se ne sentiva parte. Con la sua gran voglia di sapere e conoscere sicuramente si intendeva di medicamenti, erbe, veleni e affari magici cioè fatture, niente di dispregiativo ai tempi, anzi l’attività era una delle più redditizie. A supporto di ciò il triste affare, in cui tentarono d’implicarlo in un processo per magia nera, che indagava sul tentato assassinio di papa Giovanni XXII. L’implicazione di Dante nel contesto di una fattura di magia nera è certamente un dispetto perpetrato per liberarsi di un personaggio scomodo come Dante che te le cantava in faccia senza paura né ritegno, appunto perché libero e non di alcuna parte, ciò avvalora la tesi che egli fosse realmente anche uno speziale. Perché pongo l’attenzione sul Dante speziale quindi conoscitore di veleni? Perché Dante che per tutta la vita ha sputato veleno, il veleno della società di allora, descritto dalla sua penna, forse alla fine glielo hanno fatto ingurgitare tutto per intero nel 1321, poco prima della sua partenza da Venezia o durante il viaggio di ritorno a Ravenna, quando fu colpito dalla malaria… questa malaria che colpiva molto spesso i personaggi della storia quando davano fastidio a qualcuno. La pineta di Classe, la sua quiete, il silenzio hanno accolto le lunghe passeggiate di Dante, forse lo hanno reso sereno, forse un po' meno arrabbiato. Gli alti pini che oscurano il sole, il fruscio lento delle acque, il canto e il volo improvviso e sempre diverso dei tanti volatili, i lunghi sentieri che paiono infiniti, l’atmosfera lattiginosa e lenta di una nuvola galleggiante fra il verde anziché fra l’azzurro del cielo, questa è la pineta di oggi. La stessa dove passeggiava il Poeta che l’ha citata nella Divina Commedia, nel Canto XXVIII del Purgatorio: “Tal qual di ramo in ramo si raccoglie per la pineta in su ’l lito di Chiassi, quand’Ëolo scilocco fuor discioglie” (proprio come avviene di ramo in ramo nella pineta sul lido di Classe, quando Eolo scioglie il vento di scirocco). Questa pineta è citata e descritta anche nel Decamerone di Giovanni Boccaccio, nella novella ottava della V giornata, che ha come protagonista Nastagio degli Onesti, l’episodio è raffigurato in quattro celebri tavole da Botticelli… una pineta da ricordare. Questa è l’opera che sarà esposta al progetto “Arte nell’Arte” a Taranto. Sarà esposta nelle vie del centro della città: cinque copie formato 70x100 cm.
CON GLI OCCHI, CON LE MANI, CON IL CUORE (la fotografa, la pittrice, il poeta) di Annamaria Antonelli Paola Tassinari Vito Coviello
Dante di Paola Tassinari Questo dipinto è un acrilico su tela, misura 50×60 cm, è stato realizzato alla fine del 2019 ed è l’ultima mia realizzazione della serie di ritratti in primo piano e con gli occhi molto grandi, il titolo è “Il mio Dante”. Il dipinto ha lo sfondo e i colori predominanti di colore violetto, ispirato dal XXXII Canto del Purgatorio… “Men che di rose e più che di viole/colore aprendo, s’innovò la pianta, /che prima avea le ramora sì sole. Il violetto è ottenuto dalla mescolanza del rosso con il blu: il rosso della terra/carne e il blu del cielo/spirito che puta caso ha come colore complementare il giallo del divino. Il giallo e il viola sono opposti che si attraggono. “La congiunzione degli opposti, intesa non come sintesi finale, ma come complessità iniziale che spinge alla trasformazione, spesso sofferta. A livello psichico, difatti, il viola esprime tematiche di confronto e conciliazione degli opposti psichici, divenendo colore della trasformazione, della ricerca costante di un nuovo stato e di nuovi equilibri”. Come sintesi tra la vivacità del rosso e la tranquillità del blu, il viola diviene senso della misura, di temperanza e di sopportazione. Il violetto è il colore delle viole, fiore che significa sacrificio ma anche veggenza, si narra che i Cavalieri della tavola rotonda consultassero le viole per conoscere il loro destino. La viola rappresenta il pensiero per l’amato, la fedeltà e l’eleganza, la modestia e il pudore, l’onestà e lo sdegno. Nella mitologia greca, Efesto si incorona di viole per sedurre Afrodite, nel Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare la freccia di Cupido cade proprio su una viola che “le fanciulle lo chiaman fior d’amore”. In Francia a Tolosa, una proposta di matrimonio che si rispetti, deve essere accompagnata da un mazzo di violette e sono famose per essere state il simbolo della casata dei Bonaparte. Prima di essere esiliato all’Elba, Napoleone promise di ritornare “quando le violette fossero state nuovamente in fiore” e dopo la sua morte, nel suo medaglione furono trovate delle violette raccolte dalla tomba di Giuseppina, la sola donna che forse avesse davvero amato, anche se la famosa “violetta di Parma” porta il nome della seconda moglie di Napoleone: Maria Luisa d’Asburgo. Per il cristianesimo, rappresentando metaforicamente la lotta dello spirito (blu) contro la carne (rosso), il viola è il colore del periodo quaresimale, della Passione di Cristo, è l’anticamera della Resurrezione. Ci sarebbe altro da scrivere, ma mi fermo qui… la viola è un fiore, uno strumento musicale, un colore sfuggente. Dunque dallo sfondo di colore viola, Dante è visto di tre quarti, ha gli occhi grandi e profondi, i tratti soffusi d’azzurro, perché egli è già uscito dalla selva oscura, è più spirito che materia. È serio e compito, ha le labbra strette e chiuse, ha già detto e scritto tutto; in mano ha la penna per scrivere che è anche Maat (concetto egizio di equilibrio): Dante ha sempre lottato per la giustizia e la pace fra i governi. Ho cercato di catturare lo sguardo di Dante, così come me lo immagino tramite le letture che ho fatto delle sue opere, in primis la “Divina Commedia”. Il dipinto è legato anche il mio ultimo romanzo “Io sono la divina”, un omaggio al Poeta per i 700 anni dalla sua morte, avvenuta a Ravenna, nel 1321, eventoche accadrà quindi nel 2021. “Io sono la divina”, il titolo del mio libro, allude alla Divina Commedia, è un avvincente romanzo, un viaggio in luoghi reali, dalla assolta e misteriosa Francia meridionale, passando per la magia nera e bianca di Torino, giungendo in Romagna fino a Ravenna luogo in cui Dante è spirato e sepolto… perché proprio a Ravenna? Un viaggio mentale in quanto la protagonista cercherà di svelare chi sia il Veltro e soprattutto la profezia collegata, che un’antica leggenda narra che si avvererà dopo 700 anni dalla morte di Dante, cioè ora, nei tempi attuali. Rosaspina, la protagonista, si chiama come la fanciulla della favola della “Bella addormentata”, in quanto al suo risveglio è collegata la fine del kaliyuga o età del ferro e il fiorire di un nuovo modo di pensare che porterà ad una nuova età dell’oro. In viaggio con una coppia di amici in un borgo nei Pirenei, Rosaspina è in cerca di ispirazione, che per lei significa farsi trasportare dal vento e andare dove la porta il caso… ma è veramente un caso? Seguendo le tracce profetiche dantesche riviste tramite le profezie di Nostradamus, Rosaspina giunge alla scoperta di una strana iscrizione che la porterà ad approfondimenti storici, cronaca recente, aneddoti, misteri, sincronie che si intrecciano e si uniscono per poi incastrarsi perfettamente tra loro, svelando ciò che sta dietro alla realtà. (Un piccolo estratto… Be’, Rosaspina era più incasinata di prima, ma si rendeva conto che questa faida/dinastica si era poi allargata a dismisura, col passare degli anni le divisioni erano aumentate, si erano inseriti il mondo anarchico, la borghesia, la destra, la sinistra, ecc., all’aumento delle divisioni non possono che corrispondere le moltiplicazioni. La popolazione si moltiplica, così aumentano le divisioni, che collimano con la moltiplicazione delle controversie e le moltiplicazioni delle leggi che sottraggono all’uomo la libertà, quindi si può dire anche: aumentando le genti, diminuisce la libertà. L’attuale umanità è un sesto del totale degli uomini nati negli ultimi 10.000 anni, noi tutti, siamo la sesta parte di tutti quelli vissuti prima di noi!) La scritta che si trova in diagonale sul colletto della toga è il nome Dante in caratteri Wingdings, un font di scrittura che unisce simboli, frecce, forme geometriche e altro, usato dai giovani per le scritte sui muri e purtroppo spesso per imbrattarli… comunque è un nuovo linguaggio e bisogna chiedersi il perché abbia preso piede solo nei muri e nei videogiochi.
domenica 8 dicembre 2024
ESSERI ALIENI DI DUE UFO ENTRANO NELLA "TERRA CAVA" Di Gaetano Barbella
ESSERI ALIENI DI DUE UFO ENTRANO NELLA "TERRA CAVA"
Di
Gaetano Barbella
Illustrazione 1:
Immagine della "Terra Cava" di
un reperto conservato nel Museo Archeologico di Sarsina (Forlì-Cesena)
L'impronta dell'atterraggio
<< Nel corso della notte del 10
maggio 1967, gli abitanti di Marliens videro passare sopra di loro quello che
all'epoca veniva chiamato un «disco volante»; il velivolo era in fase di
atterraggio. All'alba, le sue tracce erano visibili in un campo vicino, ed
erano tipiche, come poterono costatare i gendarmi della brigata del cantone,
Genlis.
Metro alla mano, i tutori dell'ordine redassero un verbale (n. 309) e
fecero vari schizzi, molto ben fatti secondo l'opinione generale, anche se va
comunque considerato che non si trattava dell'opera di specialisti (illustr.
2). L'impronta (di una dozzina di metri di circonferenza) fu cosparsa di
polvere bianca e fotografata da un elicottero. Aveva l'aspetto di una stella a
6 punte, all'interno della quale si distinguevano sei fori che eventualmente
avrebbero consentito di tracciare una seconda stella, interna più piccola.
Illustrazione 2: L'impronta del disco volante di Marliens, Digione (FR). Rilievo delle tracce rilasciate dall'UFO. Tratto dal libro “Giza la porta dell'Egitto” di Guy Gruais e Guy Mouny. Edizione Armenia.
Secondo una diversa procedura, collegando le punte della stella grande, si può tracciare un poligono a sei lati; lo stesso accade unendo tra loro i punti corrispondenti ai sei fori. L'esagono grande è convesso, il più piccolo concavo; nessuna di queste figure presenta un angolo retto. Negli ambienti specializzati, ufficiali o privati, fu dato grande rilievo alla cosa.
Un autore, Maurice Chatelain, in Le Messagers
du Cosmos (Robert Laffort, 1980), dopo uno studio
dettagliato si era orientato verso i dati egizi, pi greco, ecc. tuttavia,
nell'insieme non furono tratti insegnamenti alla portata dell'avvenimento di
base, restando nell'ambito matematico. >[1]
L'illustr. 2 mostra il rilievo eseguito dalla brigata di
gendarmeria di Genlis, poco distante da Marliens, ed è quanto basta per ora per
avermi permesso di intuire un possibile schema per risalire ad una risoluzione astro-geometrica
di un diagramma dell'assetto planetario solare sul piano dell'ecclittica di un
giorno tutto da concepire. Ed è da questo risultato che risulta una data che
potrebbe far capire che si tratta di un ritorno dell'astronave aliena.
Le tracce periferiche dell'impronta di Marliens descrivono un ellisse
L'ellisse sembrerebbe
essere la traiettoria di un sistema rotante di quattro pianeti contrapposti più
un quinto, disponendolo
in piano. Al centro un Sole. Ma è più un messaggio crittografico in codice ed è
prematuro, per ora, capire a cosa mira. Il sistema interno con traiettorie in
rosso, con più sicurezza potrei interpretarlo come il nostro sistema planetario
solare geocentrico (la terra è al centro).
Illustrazione 3: L'ellisse sembrerebbe essere la traiettoria di un sistema rotante di quattro sistemi contrapposti più un quinto, disponendolo in piano. Al centro un Sole. Il sistema interno con traiettorie in rosso, come si vedrà, genera un altro ellisse che può essere un altro sistema rotante
L'ellisse del supposto secondo sistema rotante
Con illustr. 2 e successivamente con l'illustr. 3, è rappresentata la proiezione in piano delle tracce interne all'ellisse (segnate in rosso). Ho supposto che siano alcuni pianeti e il sole del nostro sistema planetario solare geocentrico. Come già esposto, in questa configurazione, i pianeti e il sole ruotano sul suddetto secondo ellisse. Si nota una quinta diramazione, la OE', estranea al probabile sistema solare e quasi certamente potrebbe trattarsi dell'Ascensione Retta del pianeta dell'astronave atterrata a Marlien
Illustrazione 4: Il
secondo ellisse dell'illustr. 2 riportato in piano.
I pozzetti delle impronte dell'astronave aliena
La configurazione del fondo dei pozzetti
delle impronte di Marliens, (illustr. 5) con le due cave orbitali che si
immergono nel terreno, è piuttosto curiosa. Di qui mi è sorta la convinzione
che lo sbarco degli alieni è avvenuto attraverso questi pozzetti e non al
solito modo tramite una scaletta per scendere sulla piana terrestre. Dunque lo
sbarco deve essere avvenuto per accedere nella profondità terrestre, ma non c'è
traccia del vano di passaggio se non per un breve tratto.
Illustrazione 5:
Particolare pozzetti dell'impronta di Marliens.
Come se gli alieni avessero una capacità di trasformare la loro costituzione corporea, da materia fisica in materia eterica per accedere in un mondo sotterraneo. Ed ecco che si è fatto strada in me la teoria della "Terra Cava", cioè del mondo sotterraneo di Agarthi, o di Shamballa[2]. È un argomento incomprensibile ma si capirà meglio fra poco. Ma si è fatto strada l'idea di come gli angeli, spiritualmente immaginati immateriali nel passato e nel presente, possano invece essere degli esseri capaci di esistere come sono considerati parte di alieni degli UFO. Perciò vengono da mondi lontani dello spazio.
Un altro atterraggio di
UFO come quello di Marliens in zona Colli di Buseto Palizzolo di Trapani
Intanto
il 12 aprile 1980, in zona Colli di Buseto Palizzolo di Trapani, avviene un
altro atterraggio di un UFO, le cui impronte rilasciate sul terreno sembrano
essere simili a quelle dell'atterraggio alieno di Marliens appena esaminato.
Un folto gruppo di esperti
del Centro Ufologico Nazionale (CUN), sede di Palermo, si adoperarono per fare
un intenso lavoro di rilievo delle impronte rilasciate dalla presunta astronave
aliena. Di seguito riporto in parte la relazione a cura del CUN da Settimo
Albanese, per gentile concessione del signor. Davide Ferrara, cui ringrazio.
Egli è vicepresidente del Coordinamento CUN Sicilia cura il database e fa parte
del si adoperarono per fare un intenso
lavoro di rilievo delle impronte rilasciate dalla presunta astronave aliena..
Il giorno 15 aprile 1980
il Gazzettino di Sicilia, nella sua prima edizione, comunicava che in zona
Colli di Buseto Palizzolo, nel trapanese, il viticoltore Giuseppe Pedone di 53
anni, sposato con due figli, persona di indubbia serietà e molto stimata in
paese, come poi ci hanno anche riferito i Carabinieri, denunciava al locale
comando dell'arma, la presenza, nel suo appezzamento di terreno, coltivato a
viti, di tracce che lasciavano presumere l'atterraggio di un oggetto non
identificato.
Illustrazione
6: Rilievo del terreno su cui è atterrato l'UFO a Buseto Palizzolo. |
Illustrazione 7: Pianta e sezione delle traccia dei fori sul terreno dell'Ufo di Buseto Palizzolo.t |
Più
da vicino il CUN elencò i seguenti dati relativi al suddetto rilevamento:
1. Il distretto di terreno, prevalentemente
argilloso, presentava una depressione di circa 20 cm. che delimitava
geometricamente una forma pressoché circolare con dei fori anch'essi ben
definiti e circolari.
2. L'assenza quasi completa di qualsivoglia
vegetazione, salvo la presenza di un tralcio di vite, con una parte della
corteccia annerita, al centro della depressione, condizione che lasciava
supporre che fosse stato compresso da qualcosa di molto pesante.
3. La situazione di cui sopra era tanto più
evidente in quanto tutta la restante parte del fondo agreste era rigoglioso di
erbe e di viti regolarmente disposte.
4. Nessuna traccia di qualsivoglia mezzo
meccanico è stata notata nelle vicinanze del distretto interessato che potesse
far supporre l'intervento di mezzo convenzionale nel medesimo.
5. A distanza di circa 5 metri dal limite
della zona suddetta, venivano trovate zolle, di circa 30 cm. di diametro, di
terreno argilloso disposte radialmente rispetto ad un supposto centro di
proiezione.
6. Il terreno ricade in zona prettamente
agricola, su uno sfondo prevalentemente collinoso; in esso sorgono delle
vecchie costruzioni agricole poste a gran distanza tra loro.
Effettuata la ricognizione
di cui ai punti su specificati, il gruppo procedeva a successivi rilievi, con
del rilievo plano-altimetrico corrispondenti a elaborati grafici alcuni dei
quali sono mostrati di seguito.
La misurazione eseguita
col doppio metro, evidenziava effettivamente un dislivello di circa 20 cm. tra
il piano di campagna vergine e la zona interessata, con diametri est-ovest di
circa mt. 1,75 e nord-sud di circa mt. 1,50. I fori A, B, C e D (vedi grafici),
ubicati verso il limite esterno, misuravano circa le seguenti distanze
(illustr. 6 e 7):
AB = cm. 65
BC = cm. 90
CD = cm. 120
DA = cm. 87
AC = cm. 170
BD = cm. 170
I fori 1, 2, 3, 4 e 5
ricadenti al centro della depressione, misuravano circa le seguenti distanze:
1-2 = cm. 20
2-3 = cm. 30
3-4 = cm. 30
4-1 = cm. 40
1-5 = cm. 26
2-5 = cm. 20
3-5 = cm. 25
4-5 = cm. 20
I fori A, B, C e D si sprofondavano a 45°
rispetto al piano di calpestio, fino ad una profondità di circa 60 cm. per poi
biforcarsi, con un angolo interno stimato circa 20°, fino alla profondità
terminale di circa 2 mt. (misura confermata anche dai rilievi fatti dai
Carabinieri). L'imbocco al piano di calpestio dei detti fori, di circa cm.
40x17, presentava una sezione a becco di clarino, con invito irregolare che
lasciava presumere inizialmente la forma trapezoidale.
I fori
1, 2, 3 e 4 erano di sezione più piccola (circa 10 cm.) con invito nettamente
circolare, e con inclinazione inferiore a 45° e profondità di circa 130 cm.. Il
foro centrale n. 5 si differenziava nettamente dagli altri perché
perpendicolare al piano di calpestio e perché l'invito era di circa cm. 20 con
un profondità di circa cm. 30. Quasi a metà della parete ovest-sud-ovest del foro
centrale, se ne diramava un altro della stessa sezione dei fori 1, 2, 3 e 4 per una profondità di 130 cm. circa
(illustr. 7).
La
totalità dei fori erano caratterizzati da una sezione conica le cui superfici,
ben levigate, erano discontinue nel senso che diminuivano il loro lume come se
fossero stati originati da un complesso di tubi prolungatisi a cannocchiale e
quindi a diametro calante[3].
Il
teletrasporto nel mondo sotterraneo attraverso i fori nel terreno
L'aver visionato i reperti tecnici del
rilievo dell'atterraggio della presunta astronave aliena a Buseto, mi ha
indotto a fare delle riflessioni sulla natura dei fori obliqui rilevati sul
terreno.
Illustrazione
8. L'ipotetico UFO con le tracce dei fori sul terreno. |
Illustrazione 9: I pozzetti del rilievo delle impronte dell'UFO di Marliens. |
Visionando l'illussi nota chiaramente che secondo l'opinione degli esperti del CUN, che hanno fatto i rilievi che nei fori sul terreno, nei fori poteva essere alloggiato una sorta di complessi tubi telescopici. Ma volendo conformarsi agli analoghi fori dell'astronave aliena del caso Marliens, lo stesso concetto dei tubi telescopici, qui non è attuato.
Non riesco a immaginare quale sia la
funzione delle aste telescopiche immaginate dagli ufologi del CUN che non
avevano altre idee, se non per giustificare gli irregolari fori divergenti.
Tuttavia, da parte mia, ipotizzo che i soli fori potrebbero essere un vano di
transito di parte del sistema di teletrasporto per il trasbordo - mettiamo - in
una supposta "terra cava" del nostro pianeta, come nel caso di
Marliens, con la differenza dell'aggiunta dei pozzetti a mo' di
"anticamera".
Secondo
me, per spiegare la presenza di questo genere di astronavi aliene, ma già se ne
è parlato per il caso Marliens, vale capire che la natura degli esseri che li
guidano è quella di esseri non corporei come noi della terra e provengono da un
loro mondo. Volendo capire la loro natura in rapporto a noi terrestri, vale
esaminare la nostra natura che si conosce dal punto di vista esoterico. Anche
noi siamo dotati di un involucro eterico complesso, cioè fatto a più strati di
materia sottile compenetrati fra loro.
C'è
chi ritiene anche, che gli esseri alieni in questione non provengono da altri
“pianeti”, così come concepiti nella mente umana, ma da un pianeta eterico
nella terra, non percepibile dall'uomo. Questa versione è possibile visto che
gli alieni di Marliens e di Buseto si sono immersi nella nostra terra,
adattando la loro natura corporea eterica con quella degli abitanti del
supposto mondo sotterraneo. Dunque sono in grado di convivere con quelli del
mondo sotterraneo.
I
corpi dei visitatori si materializzano automaticamente all'entrata nella nostra
frequenza vibratoria e nella nostra densa materia.
E qui l'opinione in merito è che la
terra, come già detto, sia immaginariamente cava e contenga un mondo che molti
hanno chiamato Agarthi e altri Shamballa. E poi c'è la vecchia concezione di
cui parla Dante Alighieri, dell'inferno, Purgatorio e Inferno correlati alla
nostra Terra.
In verità, per stare con i piedi a
terra, come già detto, è erroneo e insostenibile il concetto di cavità fisica,
ma di "compentrazione", ovvero di passaggi di stato da fisico
ad astrale-eterico, così come quello astrale-eterico-mentale dell'uomo, ma è
una cosa che l'uomo della scienza ignora. Tuttavia si sa dall'esoterismo del
passaggio di stato dei coloro che si sdoppiano disponendosi a viaggi in altri
mondi di natura asrale-eterica.
Vi
è una storia a riguardo, piuttosto fumosa, intorno al monte Epomeo dell'isola
d'Ischia che la lega ad una possibile entrata nel mondo eterico-astale di
Agarthi e Shamballa, a cominciare dal Medioevo, ma chissà forse anche da prima.
Fu Corrado di Querfurt, vescovo di
Hildesheim e poi di Würzburg, che servì come cancelliere Arrigo VI dal 1194 al
1201, a interessarsi di un caso simile a quello del Monte Epomeo che lo
coivolse per una sua ricerca. In diverse lettere, il vescovo racconta di essere
riuscito a penetrare in un anfratto su un monte, raggiungendo una misteriosa
città sotterranea, ma sarebbe stato messo in fuga da soldati armati di archi e
frecce ma “fatti di aria”. E forse si tratta proprio del monte Epomeo,
ma non è importante.
Ma cosa si aspettava quel vescovo?
Esseri in carne ed ossa? Invece, erano "Fatti di aria" (un
modo di dire) e, naturalmente, erano dei "Guardiani". Ecco la
prova della realtà del mondo sommerso di Agarthi o Shamballa. Di un mondo,
forse, come quello che accoglie i defunti i quali lasciano i loro "vestiti",
cioè il "ricordo" della loro vita nel mitico fiume Lete, e si
ritrovano in qualche luogo - mettiamo di Agarthi. È questo e lo confondiamo con
un altro?, non si sa. Di una persona appena defunta allora perché non pensare
che è migrata in una terra capovolta incorporata a quella su cui viviamo? Ed
ecco la fantomatica "Terra Cava". Anche Dante Alighieri, come
già detto, collocava l'Inferno, il Purgatorio e il 6Paradiso descritto nella
sua Divina Commedia, nel profondo delle viscere della Terra.
Veniamo
ora alla possibile spiegazione fori, obbliqui (Buseto) o verticali (Marliens)
in chiave degli esseri incorporei, e qui entra in funzione la
concezione del teletrasporto quantistico dell’Entangled della scienza
dei quanti.
È il
quesito del comportamento di fantasmi che può essere spiegato dalla
nostra scienza in questo modo in relazione alle particelle atomiche, cosa che
vale per la materia sottile degli esseri alieni allorchè si trasferiscono nel
mondo "sotterraneo" attraverso i fori (obliqui o verticale)
sotto la loro astronave. Tuttavia questo teletrasporto può anche essere
considerato inverso, cioè dal mondo sotterraneo all'astronave aliena, o sulla
terra stessa.
Si tratta di un fenomeno quantistico bizzarro noto
come effetto tunnel, cioè il fatto che le particelle (o gli alieni
dell'astronave di Maliens-Buseto) possano superare una barriera come un
fantasma passa attraverso un muro.
In altre parole questo comportamento della "materia
sottile", quella degli alieni, può essere comprensibile come quello
noto di "Star Trek" per la materia atomica:
«Questa
caratteristica sorprendente si può usare per realizzare il teletrasporto
quantistico. Supponiamo di voler trasferire da un punto A a un punto B un
fotone identificato dal suo stato di polarizzazione» dice il prof Ghirardi il
noto scienziato. «Per farlo bisogna disporre, oltre al fotone da
teletrasportare, di due fotoni entangled, uno in A e l’altro in B.
Poi si fa interagire il fotone da teletrasportare con il primo fotone entangled
(quello in A) e si comunica all’osservatore in B l’esito dell’operazione, e
così facendo gli si indica come deve manipolare il secondo fotone entangled per
ottenere una copia identica del fotone di partenza».
In pratica, le informazioni
del fotone di partenza sono trasferite in B grazie all’intermediazione dei
fotoni intrecciati: in realtà si tratta di un trasferimento di
informazioni, più che di un trasferimento di materia come quello di Star Trek,
secondo le concezioni scientifiche»[4].
Brescia, 29,
novembre 2024
[1]Questa descrizione è stata tratta dal
libro, “Giza la porta dell'Egitto” di Guy Gruais e
Guy Mouny, edito da Armenia.
[2]https://it.wikipedia.org/wiki/Agarthi
[3] Per altro genere di rilievi della relazione
del CUN vedasi al link: http://www.cunsicilia.net/buseto.htm
[4] http://www.lundici.it/2013/06/scienza-leggera-la-luna-e-li-quando-noi-non-la-guardiamo]