
Trittico Fellini
di Paola Tassinari
“Trittico Fellini”, sono i miei ultimissimi
lavori, realizzati il 28/29/30 agosto 2020 al
19° Festival delle Arti di Cervia, il cui tema
era il centenario della nascita di Federico
Fellini. A destra e a sinistra sono due opere
di Arte Digitale, a sinistra è raffigurato
Fellini, a destra Mastroianni. Per prima cosa
ho realizzato i ritratti a penna e matita su
carta, che ho caricato e poi colorato al
computer, successivamente stampati su
Polionda, misurano 80x60 cm, ma è possibile
realizzarli anche in altre misure.
I colori sono scelte estetiche: per Fellini
sfondo giallo/grano con linee/onda rosse e
volto con le sfumature del grigio; per
Mastroianni sfondo rosso acceso/sangue su cui risalta il volto coi tratti e gli occhiali
molto scuri. Il messaggio è focalizzato dal
fatto che entrambi abbiano gli occhiali,
Fellini alzati sulla fronte, Mastroianni sulla
punta del naso. Gli occhiali rappresentano il
sogno o l’incubo! Immaginando Federico, che
per realizzare i suoi film onirici e assurdi e
allo stesso tempo reali, indossasse gli occhiali
dei sogni, come se non gli bastasse la sua vita
reale, ma gli mancasse qualcosa. Quel
qualcosa che metteva a fuoco con questi
occhiali immaginari e metaforici della
“doppia vista”: senza occhiali la realtà, con
gli occhiali il sogno! Qui, siccome entrambi
non guardano attraverso gli occhiali, intendo
esprimere il concetto del pericolo della troppa
fantasia. La fantasia in sé è sinonimo di
creatività, ma poi si devono fare i conti con la
realtà, i piatti della bilancia devono essere equilibrati altrimenti si rischia di non uscire
più dalla mente e di sviluppare un disturbo
ossessivo. Federico ha gli occhiali sulla fronte
perché è l’ideatore, mentre Marcello
Mastroianni li ha sul naso perché è l’attore,
l’alter ego o specchio di Fellini. In questo
trittico il punto focale è il dipinto centrale,
intitolato “Mastorna”, misura 50x40 cm, è
tecnica mista (penna, matita, colori a spirito
e a cera) su cartoncino. Come avevo anticipato, le tele ad acrilico con i ritratti dai
grandi occhi hanno chiuso il loro ciclo, se
questo cartoncino sia l’inizio di un nuovo
gruppo di opere o un unicum non lo so. Le
tele senza cornice mi hanno stancato, quelle
con le cornici non le uso più già da tempo.
Ecco qua la novità, ho recuperato il vecchio
cartoncino telato, su cui ho applicato tutto
attorno, inserendoli nello spessore del cartone dei chiodi a “U”, quasi a creare una cornice
metallica ad occhielli. Su un fondo lavorato a
più strati di colore verde/rosso/giallo, con
linee, simboli e foglie, l’intento era quello di
creare un bosco magico, si staglia la figura a
mezzo corpo di Mastorna, in giacca e
cravatta nero/fumo, camicia bianca e occhi
scuri come la notte che dicono spauriti …
dove mi trovo? Mastorna sta suonando un
violoncello, che è di colore bruno/marrone/terra, mentre l’archetto è verde. Per
Mastorna il violoncello è il mezzo/tramite per
entrare nel bosco magico, secondo ciò che
diceva Gustavo Rol, un sensitivo italiano che
era in grado di effettuare autentici fenomeni
paranormali e cioè che, il colore verde, la
quinta musicale e il calore sono la porta
d’accesso al mondo dello spirito… Federico
Fellini era un suo grande amico ed estimatore. Mastorna guarda attraverso gli
occhiali, li ha al posto giusto, perché è
immerso totalmente nel sogno/altro mondo.
Ma chi era Mastorna? Fellini ebbe molte
proposte dagli americani per un “filmone”
sulla Divina Commedia. Non le accettò mai!
Però, creò il personaggio di Giuseppe
Mastorna, detto Fernet, un clown che suona
il violoncello, il cui viaggio ultraterreno è di
chiara ispirazione dantesca. Il Maestro, dopo
aver raccontato la provincia romagnola,
Roma e il mondo del cinema, decide di…
partire per l’Aldilà, ma il film non si realizzò
mai. Definito da Vincenzo Mollica come “Il
film non realizzato più famoso della storia
del cinema”, non si sarebbe concretizzato,
perché il Maestro era molto scaramantico,
consultò l’I Ching, (un testo cinese molto
antico, a cui si pongono domande per un orientamento) ed ebbe un risultato negativo.
La scaramanzia di Fellini è probabile fosse
rivolta all’ipotesi che nulla accade per caso,
perciò fosse bene muoversi col vento e a non
andare incontro a situazioni, che nate sotto
una cattiva stella, potevano finire male!
Anche perché ci furono tutta una serie di fatti
inquietanti, ma reali, che accaddero… Come
le diatribe con De Laurentis, il produttore, il
malore improvviso di Fellini, i suoi sogni
inquietanti e poi il foglietto che si trovò in
tasca con scritto “Non fare questo film” con la
firma di Gustavo Rol. Fellini crolla! Rol è
Rol! Un giorno, lo ha visto trasformarsi
davanti ai suoi occhi da nano in un gigante;
un’altra volta, mentre erano assieme al
parco, un calabrone stava per pungere un
neonato: Rol, schiocca le dita a tre metri di
distanza e tac il calabrone stecchito! Rol è Rol e Fellini, a malincuore, decide di non
realizzare il film. Nel Mastorna, il Maestro
partiva dal presupposto che l’Aldilà fosse un
“casino” come l’Aldiquà, provando a
immaginare cosa sarebbe accaduto a un
individuo che, dopo un disastro aereo, si
trovasse nell’altro mondo. Privo di punti di
riferimento, senza un’identità, sempre più
disperato, Giuseppe Mastorna, che crede di
essere ancora vivo e non sa del disastro aereo,
ma pensa a un atterraggio tecnico in uno
scalo di una qualche città, ha un solo chiodo
fisso in testa, quello di partire e di proseguire
il suo viaggio. Riesce finalmente a
raggiungere una stazione dove incontra un
ragazzo che lo saluta. Mastorna agghiacciato, tremante e sudando freddo lo riconosce:
si tratta di un suo vecchio amico, morto tanti
anni prima. Le pagine del Mastorna, intessute tra la Commedia di Dante, Il Fu
Mattia Pascal (Pirandello), Il processo
(Kafka) e l’Ulisse (Joice), ci lasciano dentro
un profondo senso di tristezza verso la morte.
Ma forse, Mastorna si trovava all’Inferno
perché un altro scrittore, Luciano De
Crescenzo, immaginava il Purgatorio come
luogo momentaneo, dove le anime erano
desiderose di andare da San Pietro. Per
questo abbisognavano di preghiere, più ne
avevano e più velocemente sarebbero salite e
pensava il Paradiso, come un luogo dove
ognuno aveva subitamente quello che desiderava… vedere un amico, il padre, mangiare
un bignè o fare una passeggiata a Venezia o
altro… quindi, l’opposto di quello che
accadeva a Mastorna che non riusciva ad
andare dove voleva. Per Mastorna, Fellini si
è valso anche della collaborazione di Dino Buzzati, il loro incontro avvenne a Milano
nel ‘65, in un ristorante famoso per il pesce,
ma la serata terminò con un’intossicazione
alimentare per Fellini, non per Buzzati; altro
“segno” per il Maestro, che il “caso” non era
in armonia col “tutto”. Il Mastorna, proviene
oltre che dai sogni di Fellini, da un racconto
breve di Buzzati, “Lo strano caso di
Domenico Molo” che narra di un fanciullo,
che compie un sacrilegio mancando a un
giuramento… Per il senso di colpa, si ammala e sogna di andare nell’Aldilà, per
esservi giudicato. Buzzati, intrappolato nel
personaggio di Giovanni Drogo, il
protagonista del “Deserto dei Tartari”, ma
con altre ambizioni artistiche. Anche se in
molti non lo sanno, Dino Buzzati fu un
disegnatore eccezionale, capisce che questo
Mastorna non si realizzerà mai e decide di scrivere e disegnare il “Poema a Fumetti”, che
suscitò lo sconcerto per il mutamento della
scrittura, dell’immagine e per la presenza
massiccia del nudo. Una decisione che
dispiacerà molto al regista! Il Poema a
Fumetti, si ispira al mito di Orfeo e Euridice,
dove Orfeo, col canto e la musica, vince la
morte. È la vita anche la morte… E’ ciò a cui
si ispira pure Fellini, tramite un altro suo
importante collaboratore, Pier Paolo
Pasolini. Una leggenda racconta che un
mago avesse consigliato al regista di non
girare il Mastorna perché sarebbe morto
subito dopo l’uscita del film. Nel 1992 dalla
collaborazione con Milo Manara esce il
fumetto di Mastorna, nel 1993 il Maestro
muore.