Dire che mi sono ispirata ai suoi Viaggi, è un po' pretenzioso per me, ma sicuramente l' idea dei Viaggi di Gilles non mi avrebero sfiorata senza l' esistenza del grande scrittore Jonathan Swift.
La storia dei Viaggi di Gulliver fu creata dallo scrittore irlandese Jonathan Swift (1667-1745) dopo il 1720 e fu pubblicata nel 1726, quando lo scrittore aveva quasi sessant'anni.
Lemuel Gulliver, medico di bordo della marina britannica, durante un naufragio, finisce su una strana isola.
Comincia così, come un tradizionale romanzo d'avventure marinare, uno dei più celebri libri della storia della letteratura e come tutti i capolavori ha il dono raro di prestarsi a mille letture, a tutte le età.
Perché, come tutti sanno, il fantastico serve a Swift per tracciare una feroce satira all'umanità, con le sue illusioni, le sue perversioni, le sue ipocrisie.
Vissuto nell'epoca d'oro della cultura inglese, egli si distinse da tutti per la sua vena di polemista e per la lucida amarezza con cui guardava alle vicende del mondo. Sembra che Switf si divertisse nei suoi scritti mescolando a un lessico a tratti lubrico parole onomatopeiche infantili. Alcune tra le più famose lettere dello scrittore inglese, che aveva fatto costruire un manicomio, in cui ironia del destino, da vecchio dovette essere internato, sono infatti piene di enigmatici vocaboli e segni grafici, nonchè varie cancellature, che sino ad ora erano state addebitate agli editori del XVIII secolo per censurare il linguaggio triviale usato dall' ecclesiastico anglicano. Swift definiva le donne "cagne", "viziose" oppure "pazze" e non risparmava neppure il loro aspetto esteriore con insulti maschili dei peggiori. Ora una professoressa di Oxford, sostiene che Swift non era un misogino, ma che si era inventato un messaggio segreto , cancellando lui stesso le parole. Come tutti i grandi geni, anche Jonathan poteva avere un cuore giocoso da fanciullo, e divertirsi a giocare con il linguaggio osceno per affabulare le sue donne, tuttavia è poco probabile.Molto più probabile che quei termini Swift li usasse volutamente, anche perchè aveva veramente in disprezzo tutto il genere umano, non aveva più alcuna speranza di redenzione umana , infatti non esiste in tutta la letteratura occidentale una condanna del genere umano paragonabile a quella espressa nel suo capolavoro.
immagine: Jonathan Swift di Teoderica
13 commenti:
...quasi sempre chi vive senza uno od entrambi i genitori dalla nascita o in età infantile, da grande ha delle idee un po particolari su tutto quello che ruota intorno alla propria vita e al mondo, fatto di uomini e donne, che lo circonda. Tant'è che maltratta tutta l'umanità e si dimostra sempre negativo e pessimista. Non smette mai di definire l'uomo egoista, corrotto, ignorante ed affamato di potere. Lo fa capire con "I viaggi di Gulliver" descrivendo gli uomini sono pieni di soli vizi e di nessuna virtù. Mentre afferma che i cavalli sono superiori agli uomini in quanto a bontà.
Cara Paola ricordo che questo libro a casa faceva parte di una numerosa collana di libri per grandi e per piccoli. Ogni libro aveva una copertina rigida uguale per tutti ed era di colore verde.
Insomma mi hai riportato indietro negli anni e non posso che ringraziarti ulteriormente, con un bell'abbraccio.
Il “dente di leone”
La feroce satira di questo scrittore del fantastico e il ricorso all'osceno per definire le donne che giudicava “cagne”, “viziose” oppure “pazze”, insultandole in modo estremo, guarda caso (per mio tramite) tanto somiglia ad un'analoga satira di un prelato di Pavia, nato nel 1296, Opicino de Canistris. Ne parlo nel mio saggio che hai letto, “Il concorso del caso nei fatti di due Italie”, vedi qui.
Opicino de Canistris fu attivo presso la corte papale di Avignone. Di lui si sa che si distinse come cartografo, ma soprattutto come cultore di astrologia e studioso delle tradizioni popolari delle sua natia Lomellina. Disegnò un gran numero di carte antropomorfizzate e generalmente intese in senso “morale”.
Attratto dalle credenze della mitologia celtica si divertì a tradurle in latino insieme alle storie longobarde. È significativo uno squarcio interessante della sua vita: Opicino aveva ossessione da morire, da quel psicopatico che altri ritenevano che fosse, del caprone, il simbolo per il mondo cristiano del male e dell'anticristo. E' una cosa comprensibile considerato che lui, ironia della sorte, era nato sotto il segno del capricorno. La cosa lo conturbò non poco da indurlo, a disegnare con dovizia, essendo un cartografo di talento, la carta del Mediterraneo come un enorme osceno caprone, attraverso cui l'Europa e l'Africa si univano in atto carnale in sembianze femminili. Disegnò tante altre configurazioni basate sullo stesso criterio.
É interessante ciò che lasciò detto Opicino, riferendosi all'inviso caprone.
«La misera Lombardia si è presa su di sé tutta la corruzione dell'intera Europa e dell'Africa, e a Pavia è toccata la parte dei genitali... il territorio di quel sito fa schifo come un inguine mestruato, valle del giudizio e inguine della turpitudine d'Europa».
Opicino rappresentava spesso i luoghi geografici con l'immagine di persone umane. Per lui l'Europa è una donna, spesso nuda, della quale l'Italia e la Grecia rappresentano le gambe, mentre la testa è nella penisola iberica. Ovvie le trasposizioni, per cui in certi disegni la laguna veneta diventa un «sesso castrato» e la Corsica un escremento che esce da Genova, definita Genua = Ianua, cioè «porta» d'uscita dei rifiuti organici.
«Ed ecco – aggiunge Opicino – in queste iniquità io sono stato concepito... A volte mi glorio d'essere uomo e mi dimentico d'essere un capricorno dalla lunga barba (longobardo), adoratore della testa del capro. Infatti sono nato in pieno peccato, come un ladro che arriva prima di Cristo, scivolando furtivamente nel giorno maledetto dell'Anticristo. Sono nato in pieno peccato, come un capro espiatorio, ma il battesimo mi ha trasformato e risuscitato dai vizi del capro all'innocenza dell'agnello. E se il signore Gesù Cristo non mi avesse subito seguito e riscattato dal peccato, avrei già toccato il vertice dell'Anticristo...ma io, miserabile capro, nato sotto il segno terrestre del capro e designato all'unione col più piccolo povero della capra, mi accorgo di non aver generato altro che capri e becchi che ritornano sempre alla loro natura sinistra».
Opicino de Canistris mori nel 1352 nella sua Pavia cui aveva dato sé stesso in eredità, se non altro attraverso le sue incomprese cartografie, rimaste ironicamente alla storia dei suoi eredi come «un Noè malato che cerca di mettere nella sua Arca di carta, ciò che può salvare della terra e di sé stesso».
Ciao, Gaetano
Non c'è due senza tre:
http://www.tanogabo.it/Inviati_speciali/DUE_ITALIE.htm
Gaetano
Caro Cosimo,
ho voluto parlare di Swift per il suo capolavoro che ha dato l' idea per il mio racconto " I viaggi di Gilles", glielo dovevo anche solo per l' idea che mi ha dato oltre che per il suo capolavoro letto da me tanti e poi tanti anni fa.Ed è stata una scoperta trovarlo così misogino, così turpe con le donne, anche se ora qualche studioso rivolta la frittata e dice che chiamare "cagna" una donna sarebbe un complimento celato da Swift usato per conquistarle ...mah io non ci credo e penso che forse Swift abbia avuto una cocente delusione d' amore.
Au revoir mon cher.
Che sorpresa caro Gaetano un nuovo blog, e che blog, ordinato, ricco anzi ricchissimo, ma lo gestisci tutto tu... no non posso crederlo anche se tutto parla di te...ANCHE CUOCO...il tuo articolo lo conoscevo già e parla di coincidenze e di caso e allora ma sì facciamo l'elogio al caso e non pensiamo al domani che sarà poi il caso a decidere.
E Swift forse era stato per caso che era diventato misogino.
Ciao Tano anzi Tanino.
PS Consiglio ai miei amici che visitano il blog un passaggio al nuovo blog di Gaetano.
http://www.tanogabo.it/index.htm
Alt cara Paola, http://www.tanogabo.it/index.htm non si riferisce ad un mio nuovo blog perché si tratta di quello di un mio caro amico di Palermo.
Grazie degli elogi, che vanno però all'indirizzo di Gaetano Tanogabo che su facebook spopola.
Ciao, Gaetano
Paola..bè oggi va di moda ripulire qualche termine indecente, volgare e offensivo. Mentre a qualche appellativo è stato dato quasi un fascino, traducendolo in inglese. Infine alcuni di questi termini offensivi, sono stati pure depennati dalla magistratura.
Au revoir ma cher.
...oppps Gaetano,
chissà perchè quel blog mi sembrava che calzasse a pennello per Tano, Tanino.
Grazie per la precisazione, il blog di Tanogabo è già finito tra i miei preferiti.
Ciao e buonanotte e sogni d'oro.
...bè Cosimo io le parolacce non le dico...tranne qualcuna che mi piace perchè risulta molto incisiva e qualcun'altra perchè la trovo liberatoria...ma le dico sempre con molta classe.
Buonanotte mon cher amie.
Ciao, Paolè, come stai?
Le lettere ... del giovane Gulliver mi fanno venire in mente quelle del giovane Mozart ... anche per ... la scurrilità che a modo loro le affliggeva.
Ma si sa, i geni non hanno regole.
E noi non vogliamo giudicarli.
Certo, che con i Viaggi di Gulliver ci siamo cresciuti tutti.
Io il testo esatto non me lo ricordo più; non so più come va a finire.
Ma quei personaggi ... lillipuziani o ... gli altri, come si chiamavano, i Giganti ? ... insomma, con questi personaggi, abbiamo imparato che esiste anche la diversità, una diversità che fa parte, può entrare a far parte del nostro stesso mondo, o noi, possiamo entrare a far parte di quella diversità, e possiamo essere noi il fattore di diversità che sconvolge ...
Insomma, con quei viaggi abbiamo imparato qualcosa della vita, quel qualcosa che ha il fascino acre del confronto con l'imporevedibile ... e così abbiamo imparato che la vita, la vera vita, non è come ce la possiamo immaginare, come la possiamo desiderare, ma è quello che si trova, che arriva, che magari neanche vorremmo ma con cui dobbiamo convivere... A volte ha le vesti del dolore, tutto questo, a volte della gioia ... è l'inatteso ... senza quello ... il viaggio nostro sarebe già ... concluso!
Buon Primo maggio, Paolè.
Un abbraccio.
Sì Piero, hai ricordato bene , anche Mozart era scurrile, ma Mozart era un giocherellone, infatti la sua musica è lenitiva per lo spirito è leggera sai bene quanto io lo ami...e così abbiamo imparato che la vita, la vera vita, non è come ce la possiamo immaginare, come la possiamo desiderare, ma è quello che si trova, che arriva, che magari neanche vorremmo ma con cui dobbiamo convivere... bè Piero io sto pensando che di vita ne ho una sola e che forse ho ancora tempo per viverne un pezzetto come la volevo e la voglio.
Buon Primo Maggio anche a te nella tua magica città il cui anagramma è il più dolce che c'è.
Buona domenica Santa e festa del lavoro.
Ciao da Giuseppe.
Ciao Giuseppe,
grazie e che ogni bene sia con te non solo oggi ma sempre.
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