giovedì 23 giugno 2011

I DRAGHI DI ROMAGNA

La Romagna ha visto fiorire racconti sulla figura del drago. Le leggende sono diverse, c' è chi vuole ricondurle al ricordo di animali reali che un tempo erano sulla terra, e chi vi riconduce un dato simbolico legato a dissodamenti e bonifiche di territori impaludati, dove il drago che rappresenta la natura incolta viene poi ucciso. L' uccisore del drago è prima identificato con un cavaliere valoroso, poi con la cristianizzazione diventa un monaco e poi un santo: San Giorgio.
A Imola, cittadina romagnola, la leggenda vuole che il monaco Basilio nel 1063 liberasse la città da un drago che terrorizzava gli abitanti, legandolo col cosidetto " velo della Madonna", una reliquia che si conserva nella chiesa di Santa Maria in Regula ( in romagnolo il drago è chiamato anche "regul").
Un' altra leggenda vuole che a Forlì, capoluogo di Romagna, S Mercuriale riducesse in mansuetudine un drago facendolo precipitare in un pozzo.
A S. Pancrazio piccolo paese , pare agisse un drago ferocissimo. La tradizione narra che questo drago detto " e bison" attaccasse persone, rapisse bambini per mangiarli ed ucidesse pecore e mucche. Questo "bison" era ghiotto di latte. Gli abitanti erano disperati, cercarono di ucciderlo, ma non vi riuscirono. La gente chiese allora aiuto ad un giovane che per via di un' ingiusta condanna era stato condannato a morte; gli si prometteva la grazia se avesse ucciso la bestia. Questo cavaliere di nome Ghilardo, riuscì ad attirare il drago con un mastello di latte e quando il drago venne a berlo gli recise la testa con la spada.


( dal settimanale Qui, pagina della cultura di Eraldo Baldini)

immagine di Teoderica

8 commenti:

ilcuorecomeilmare ha detto...

Ciao Paola.....
I draghi di romagna sono i draghi dell'occidente, quelli cattivi, anzi cattivissimi.
Molte leggende sono nate sui draghi, anche nei paesi nordici. Li molte imbarcazioni riportavano stemmi con i draghi, persino alcune bandiere delle varie marinerie. Tutte portavano a dicitura drakkar ed ancora oggi alcune solcano i mari del nord.
Hanno combattuto i draghi fino al medioevo, tempo in cui sono cominciati a sparire, anche alcune sante, come santa Marta.
In oriente i draghi sono portatori di ricchezze sotto tutti i punti di vista. Ancora oggi sono venerati ed hanno le loro feste locali o nazionali. Campeggiano su molti vessilli. Addirittura in oriente la leggenda racconta che uomini si sono fatti draghi. E tra occidente ed oriente ancora oggi non si sono trovate tracce, come ossa, dell'esistenza o del passaggio dei draghi. Ma tutto questo è positivo per la cultura dell'uomo ed anche per la sua immaginazione o fantasia.
Un abbraccio da un drago d'oriente, dopo tutto la Puglia è la porta dell'oriente.
Beso dolce.

Paola Tassinari ha detto...

Grazie cosimo del tuo commento dal quale vedo che anche a te piacciono i draghi e le leggende.
Non sapevo che la Puglia fosse porta d' oriente so però che Ravenna, la mia città, è pure porta d' oriente , qui arrivarono nel secondo secolo avanti Cristo tanti orientali impiegati nel porto di classe, il santo protettore di ravenna è siriano e ravenna è stata anche capitale d' oriente nonchè esarcato d' oriente, quindi se vuoi l' oriente vieni a Ravenna.
Ciao.

ilcuorecomeilmare ha detto...

Paola, san Nicola, il santo patrono di Bari è arrivato dalla Turchia ed è venerato come santo sia dalla chiesa cattolica che da quella ortodossa. La sua figura ha dato origine a santa Claus, ovvero a babbo natale, arrivando così fin nei paesi nordici.
Anche tu se vuoi l'oriente vieni a Bari.
Buon fine settimana e un beso speziato d'oriente.

Paola Tassinari ha detto...

...e tu Cosimo se vuoi l' oriente vieni a Ravenna, te lo ripeto, anzi ti invito a visitare Ravenna.
Ciao.

Soffio ha detto...

Bei tempi quando i nemici erano chiari e palesemente cattivi

Gaetano Barbella ha detto...

Diversi "draghi" passati per Ravenna hanno "deposto" il loro potere imperiale, forza e fertilità maschile, eternità. Si badi DEPOSTO fra virgolette. Viene dall'oriente, dalla Cina questa simbologia sul drago, che poi da noi ha assunto il significato di abilità e destrezza.
Drago, dal greco vuol dire dall'acuta vista. Sappiamo - per esempio molto calzante - che a Ravenna dante Alighieri completò la sua Commedia, scrivendo il Paradiso, come a "liberare" la sua "vergine", Beatrice dalle mani del drago. Ma per capire il mistero riposto nel mito cui sono legati drago, vergine e cavaliere liberatore, occorre riandare al mito di Perseo col suo scudo "lucidissimo", dono della dea Atena (la vista lunga, la chiaroveggenza: il terzo occhio della cultura yoga) col quale poté vedere, appunto, la terribile Medusa e porla nel tartaro.
Medusa si lega alla grande Madre signora della vita e della morte. E Perseo è il cavaliere che simboleggia lo sforzo dell'umanità per affrancarsi dal suo predomnio, corrispondente a quello delle potenze matriarcali inconsce, ed affermare la propria coscienza egoica. Si tratta dell’affermarsi, accanto e contrapposto a quello materno, dell’archetipo paterno della coscienza e dello spirito che rende possibile l’evoluzione culturale dell’umanità.
Scrive Jung: “l’eroe incarna il cielo e l’archetipo del padre, così come la figura ringiovanita e umanizzata della vergine liberata incarna il lato creativo e benefico della Grande Madre. Con la liberazione della prigioniera la vergine-sposa, la giovane madre e partner, viene sciolta dalla sua fusione con la madre uroborica, in cui drago e vergine-madre sono ancora una cosa sola; ed è l’attivazione della coscienza maschile dell’eroe che produce tale differenziazione”.
Medusa può essere tanto una figura femminile reale, così frequente oggi, quanto un’immagine simbolica che paralizza la coscienza.
Oggi l'uomo iper-razionale sembra aver perso l'unione con la vergine, con la prospettiva di incapacità di liberarla e di riunirsi a lei e così ricade sotto il dominio della Grande Madre Terribile. Stiamo insomma vivendo uno stadio regressivo che tocca gli individui e la società. E tanti segni ci sembra di vedere l'uomo epocale in questa condizione perversa che pur occorre sperimentarla per poi "integrarla" e alfine sentirsi liberati.
Il matrimonio fra persone dello stesso sesso, spesso indicato come matrimonio omosessuale o impropriamente matrimonio gay, è espressamente disciplinato dalla legge di diversi Paesi.
L'apertura del matrimonio alle coppie dello stesso sesso è in tutto il mondo una delle principali rivendicazioni della militanza omosessuale. Tale richiesta politica nasce dall'esigenza di eliminare completamente dalla legislazione la disparità di trattamento fra unioni eterosessuali e unioni omosessuali, sul presupposto che il rapporto omosessuale sia una sana espressione della sessualità e che il diritto al matrimonio sia un diritto individuale inalienabile della persona.
Ecco, uno dei tanti lati calzanti di come si esplica la "veggenza del drago", come a riuscire a "camminare" sul fuoco senza bruciarsi, oppure a "camminare sulle acque" di evangelica memoria. Insomma occorre "passare" per "Ravenna".
Naturalmente i "Perseo" non sono - per esempio - quelli della militanza omosessuale che andranno poi nel tartaro a formare la pietra. Ma i filosofi è a questo genere di processo alchemico che mirano per ottenere la cosiddetta PIETRA FILOSOFALE.

Ciao Paola,
Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Soffio, come hai ragione i nemici visibili non fanno paura sono i nemici camuffati che incutono timore e delusione e poi a ma i draghi sono sempre piaciuti ad iniziare da Grisou il draghetto televisivo che voleva diventare pompiere.
Buona domenica Soffio.

Paola Tassinari ha detto...

Caro il mio Tanino filosofo alchimista e matematico con il tuo commento/saggio mi hai fatto capire perchè più che principessa io mi senta drago, perchè sai ci sono dei draghi buoni che aiutano il passaggio...ma finito il lavoro di drago con una bella metamorfosi mi trasformo in principessa.
Grazie Gaetano grazie per i tuoi sempre amati commenti che arricchiscono il mio post .
Buona domenica e un soffio di fuoco di drago per te.