Questa mattina ho dormito tanto, è domenica e lavorerò solo di pomeriggio.
Come al solito ho fatto colazione al bar, dove lavoro assieme a mia sorella, ed ho letto come sempre tre quotidiani.
Ritornata a casa ho preparato i cappelletti per il giorno di Natale, non sono venuti troppo bene, l'impasto era troppo duro e quindi difficile da tirare a sfoglia, mentre il ripieno è risultato troppo morbido, qualcuno mi ha detto che dovevo comprarli già fatti, questo qualcuno non conosce il Piccolo Principe e non sa che è il tempo che tu metti l'ingrediente prezioso per far sì che i cappelletti siano preziosi, aldilà del risultato ottenuto.
Comunque mentre facevo i cappelletti mi sono ricordata del mio primo incontro con gli egiziani e il loro mondo.
Ero una bimbetta che viveva in campagna e non riuscivo a capire come un faraone, io pensavo alle galline faraone, potesse essere considerato un dio.
Siccome questi egiziani avevano come loro dei, coccodrilli, gatti, cani, sciacalli ecc., ci stava pure che avessero come capo un faraone, ma non mi convinceva del tutto.
Mi feci forza e chiesi alla maestra se il faraone era veramente un faraone come quelli che sono nel cortile.
Forse la maestra era una cittadina e non conosceva le galline faraone, mi disse che sì era un faraone che si ispirava agli animali, e che il loro phanteon era di animali/dei, che la loro religione faceva credere ciò.
Questa cosa mi scombussolò assai, più grande capii il perchè.
Io credevo veramente in Gesù Bambino, a Messa non comprendevo San Tommaso che aveva bisogno di toccare per credere, io avevo Fede.
Questa fede fu rovinata irremediabilmente dagli egiziani, come potevo credere a degli animali dei?
Eppure gli egiziani ci credevano, come io credevo alla mia religione.
Come potevo più credere alla mia religione quando non riuscivo a comprendere quella degli altri?
Ecco da allora, io mi considero cattolica ma con scetticismo, anche se amo il rito e i suoi simboli perchè mi ricorda il tempo in cui avevo certezze.
immagine di Teoderica
21 commenti:
Quello che tu racconti, circa egiziani, animali e dei, è ancora oggi nel quotidiano, forse è pure il quotidiano costante. Basti pensare ai tanti ciarlatani ed imbonitori in ogni settore della vita, anche in quello della religione cattolica e non.
Quindi agli dei animali, quelli degli egizi, dobbiamo sempre tirarli un po’ fuori, per poter prendere il meglio di loro e farlo o adattarlo a noi..
Io voglio essere spesso un san Tommaso, non fosse altro per poter essere pure un selezionatore di chi si avvicina a me, pure (e qui forse sbaglio o esagero) per chi tengo a cuore. A volte sono pure un san Martino, sarà per questo che sono nel volontariato. Di certo esiste pure un san Michele, uno che aveva da combattere contro un serpente. E sappiamo bene che oggi molta umanità è un rettile velenoso.
Passando all'aspetto culinario del post, i nostri cappelletti, cara Paola, sono tutt'altra cosa, sono i mitici strascinati. Che preparati con un ragù di carni miste o di brasciole di carne equina (involtini grandi ripieni di pezzettini di romano o grana, lardo di maiale e mortadella), portano a leccarsi i baffi. Ma gli egizi avevano pure dei animali-dei con i baffi.
Io i baffi li avevo fino a tre anni fa, ma non sono stato mai un dio:-))
Un beso e buona cucina e buon arte, la tua opera è tale!
Teo, grande è Perrone, mai "diari del folle misantropo" è un'idea mia, non so se quella di Perrone mi anticipa. Volevo dirti altre cose ma sono in difficoltà con il blog, ciao
Post bellissimo - cara Teoderica - la mia Fede ha iniziato a vacillare quando, da ragazzina, Suor Cesarina mentre giocavamo in parrocchia ci chiamava noi femmine e ci faceva provare la cuffia e il velo per "vedere come stavamo" diceva - semmai avessimo pensato di farci suore!
ah ah ah non c'erano dei coi baffi in Egitto, pensa che gli egiziani si depilavano tutto il corpo, compreso la testa coi capelli...per i cappelletti, se vieni a Ravenna, ti farò assaggiare proprio quelli che descrivo nel racconto, ne ho fatti di più e sono nel freezer...ti aspetto :)
Ciao Cosimo.
Ettore non so cosa intendi col diario...ma fallo pure tu che a me piace assai curiosare nella vita degli altri...ma solo di quelli misteriosi.
Ci sono cappelletti pure per te...anche se un'azdora impallidirebbe vedendo i miei.
ciao.
Cara Civetta, sono certa che tu te la sei cavata alla grade con la ...dolce suorina.
Un bacio.
Cara Paolina, mettere insieme cappelletti, faraoni e preghiere è un menu molto vario!
Certo, però, condivido con te, i pensieri, quando si legano insieme, magari quando si sta facendo qualcosa per casa, portano davvero chissà dove.
Un abbraccio,
Piero
dal treno per l'aism...Paola cara, chissà quante cose non c'rano millenni fa che poi si scoprirà che c'era almeno un caso. Allora io ci sarò:-)...
I capelletti, Grazie per l'invito:-))..però forse da freazer non sono il massino, anche se sono certo saranno ottimi perché preparati da te nel territorio giusto. Devi stare però attenta alla cottura, quando é per più persone:-D
Un altro beso...doppio.
Ognuno è figlio della sua cultura e, alla fine aver fede è un bisogno ancestrale per giustificare una vita e non vanificarla nella sua pochezza. Piuttosto eloquente l'immagine anche se influenzata da paradigmi quasi pagani. Comunque, sempre lode ai cappelletti. Ciao
Aver meditato sulla tua elaborazione grafica mi ha portato ad un'altra di un celebre pittore, noto come il Parmigianino. Si tratta della Conversione di San Paolo, giusto in relazione alla ricorrenza odierna di questo episodio tanto diffuso fra i cristiani. Ed è proprio anche la risposta al tuo cruccio che manifesti in questo post, almeno secondo me.
Leggo i tuoi interventi su fc dove vieni taggata dall'amico Gaetano Tanogabo ed è interessante andare a leggere il mio intervento sull'argomento del giorno che riguarda, naturalmente, il tema del dipinto del Parmigianino, la Conversione di San Paolo Apostolo suddetto.
Insomma la soluzione per il tuo problema ha bisogno di certa “caduta da cavallo” dalle modalità che io ho intravisto nel dipinto anzidetto.
Riporto di seguito il testo del mio commento rilasciato su fc di G. Tanogabo.
Per Anna Baravalle
Turba di non poco la visione di questo dipinto del Parmigianino, come pure altri altre opere pittoriche di questo autore, figlio del suo tempo, ovvero di coloro che si lasciarono sedurre dall'alchimia. Perciò sapere di questa cosa è proficuo per trovarsi in giusta sintonia con il pensiero dell'autore che cercò di trasmetterlo attraverso geniali architetture strutturali del quadro in questione. A rimarcare questa cosa, interessa sapere che l'opera in osservazione fu eseguita per conto di un grande occultista parmense, ANDREA BIANCHI detto l’Albio Parmigiano.
La testimonianza più nota sul Parmigianino alchimista è quella di GIORGIO VASARI (nelle due edizioni delle Vite, 1550 e 1568), poi ripresa dallo storico parmigiano ANGELO MARIA EDOARI DA ERBA nel suo Compendio copiosissimo dell’origine, antichità, successi e nobiltà della città di Parma (ms. 1572 ca. Parma, Biblioteca Palatina, Ms. Parm. n. 922, p. 234, ove Parmigianino è detto “alchimista peritissimo”), nonché da GIOVAN BATTISTA ARMENINI (“Giovane di bello, et vivace ingegno, e tutto gentile, et cortese [...] ma non contento di così largo favore caduto dal cielo, che vedendo per vitio dell’età prevalere alle virtù l’oro, gli entrò nel capo di voler attendere all’Alchimia, si lasciò corrompere di maniera a questa pazzia, che si condusse a pessimo disordine di vita, et dell’honore, e di molto gratioso che egli era, divenne bizzarrissimo et quasi stolto”, De’ veri precetti della pittura, Ravenna 1587, p. 16). [da: IN VIAGGIO CON PARMIGIANINO nel mondo di ERMETISMO e ALCHIMIA - a cura di Alessandra Ruffino].
Dalla nota del Vasari - "fece poi per l'Albio, medico parmigiano, una conversione di San Paulo con molte figure e con un paese, che fu cosa rarissima" - si è ritenuto di attribuire al Parmigianino la tela della Conversione di san Paolo di Vienna, da diversi studiosi assegnata tuttavia a Nicolò dell'Abate. Esiste però un disegno che riproduce con poche variazioni la tela e se il riferimento alla Cacciata di Eliodoro di Raffaello, nelle Stanze vaticane, è chiaro, la figura antinaturalistica del cavallo, dal collo gonfio e la testa piccola e sottile, le redini ridotte a un filamento capriccioso, la gualdrappa setosa, le vesti leggere del santo, le lumeggiature dorate della superficie, danno al dipinto il segno di un'invenzione decorativa, di un'astrazione deformata e compiaciuta.
Continua
Continuazione
Secondo me (ma è una cosa che ho letto sul Parmigianino), l'invenzione del Parmigianino per la CONVERSIONE DI SAN PAOLO è di aver riprodotto la figura riflessa non su uno specchio piano, che È IL MODO ORDINARIO DI FARE RIFLESSIONE MENTALE, ma su una metà di specchio concavo cilindrico. In tal guisa la parte superiore appare rimpicciolita, cosa che viene comprovata dal fatto di vedere la testa del cavallo sproporzionatamente ridotta, mentre il resto è ingigantita. È un tutto di un cielo “alchemico” (nell'intento del Parmigianino) che sfugge alla realtà terrena, compreso il bagliore della luce spirituale. Insomma è come se si fossero tre piani di osservazione, quello di San Paolo il primo, poi il secondo appena lontano, quello del corpo del cavallo, ed infine il terzo come sfuggevole, la testa del cavallo e il bagliore fra le nuvole.
Ma c'è veramente di più del cavallo, per che è indotto a concentrare l'osservazione se è disposto alla visione occulta. Si tratta della sella maculata che sembra faccia parte del cavallo stesso, così aderente a questi (ma appaiono così anche le vesti del santo che non sembra veramente a terra...). In più è come se si delineasse alla parte estrema verso le zampe anteriori, una testa di animale (si notano chiaramente un occhio e il muso proteso). A questo si accompagna il curioso intreccio delle redini in cui si delinea una spirale, ma nell'insieme sembra mostrare un certo simbolo che ricorda la svastica uno dei più antichi simboli di origine indoeuropea. Rappresenta la sapienza e trae origine dalla stilizzazione della ruota semplice o raggiata.
Sul conto della presunta testa di animale anzidetta, va detto che di questa occulta tendenza figurativa, Leonardo da Vinci ne parla con dovizia e lui stesso vi ricorre in alcune sue opere pittoriche.
Sul significato del cavallo:
Abbandonando la mitologia classica e addentrandoci nelle credenze proprie dello sciamanesimo, scopriamo che gli sciamani venivano raffigurati con occhi di cavallo e che il loro viaggio iniziatico consisteva in una cavalcata.
Ed ancora, nell'antica Cina gli iniziati venivano chiamati "mercanti di cavalli", e nelle società segrete cinesi i neofiti erano "i giovani cavalli".
In seguito, gli occultisti, in occidente, insistettero sulla relazione fonetica fra la parola cavallo (cavalla) e Cabbala e così il cavallo divenne nei loro trattati l'animale cabalistico per eccellenza, veicolo della conoscenza e dell'ispirazione poetica.
Quando non nasce dalla profondità della terra, il cavallo nasce dalle acque madri dell'oceano ed assume il suo ruolo celeste, uranico.
Nelle mitologie indiane è spesso Figlio dell'Acqua. Il suo galoppo è associato alla corsa delle onde e lo si ritrova anche accanto a Venere, come simbolo dell'impetuosità del desiderio.
In seguito, la figura del cavallo si è andata via via adattando alle esigenze proprie dell'umano abbandonando le vesti di mitologica divinità.
Si fa docile alle esigenze dell'uomo che, in cambio, gli procura sostentamento e cure; diventa fidato amico dell'uomo e suo indispensabile compagno: conduce il cavaliere, prevede le insidie, si ferma davanti all'ostacolo invisibile all'occhio umano, pare così obbedire docilmente alla volontà del "padrone", sopportando il morso con fierezza in un sorprendente esempio di intimità tra l'uomo e l'animale, tra il cavaliere e la sua cavalcatura.
Naturalmente, per la concezione cristiana, cui è legata la figura di San Paolo di Tarso, vale quest'ultimo tipo di cavallo, capace di “disarcionare dolcemente" (vedasi la cosa già notata di San Paolo, non precisamente sul duro suolo) l'uomo fuori dalla via suggerita da Gesù Cristo.
Ecco dunque il pregio del Parmigianino, quella di conciliare l'alchimia col cristianesimo.
Una replica:
Successivamente ho detto:
Correggo specchio concavo in convesso.
Quando dico "ma è una cosa che ho letto sul Parmigianino", fra parentesi, mi riferisco solo all'idea dello specchio; il resto riguarda il mio esclusivo pensiero.
La caduta da cavallo, così come immaginata dal Parmigianino, preso per l'Alchimia ma attaccato al Cristianesimo, è così “morbida” nell'impatto a terra, quasi da sembrare una levitazione: come camminare sui carboni ardenti e non bruciarsi.
Ciao Paola giusto in relazione al San Paolo...
Caro Piero...io sono naif, la società non mi ha corrotto del tutto e faticosamente mi sono fatta una mia filosofia...tutto è cultura.
Un piatto di cappelletti, assolutamente in brodo leggero per te, mangialo pensando agli amici della rete.
Ciao.
Caro Cosimo non sei più invitato per i cappelletti,l'ospite deve essere eccellente ma anche l'invitato deve essere cortese...non ci si lamenta se il piatto viene dal freezer.
Ciao.
Rosario, l'ideale sarebbe tenere la propria cultura, ma abbandonarne una parte per far posto alle altre culture, prendere dalle altre culture ciò che ci piace, io trovo tanti usi e costumi che mi piacciono tanto in tutte le culture che ho conosciuto, mi hanno arricchito e meravigliato, la meraviglia è la decima musa per me,tanto.
Mi piace paradigma pagano, una definizione centrata.
Ciao.
Gaetano, tu con le tue dotte e misteriose spiegazioni porti il sapere nel mio blog scalcagnato, che sta sempre più prendendo le sembianze di un calderone, sai che ti dico, più leggo e cerco più mi rendo conto di non sapere, questo è scontato,ma non capiscono niente neanche i "saputoni" ci sono un sacco di cose ancora da scoprire e solo chi ha la mente creativa e non omologata può farlo, la conoscenza aiuta, ma quella scolastica ti toglie anche la fantasia, tanto da farci credere che gli alchimisti cercavano l'oro, e che Parmigianino fosse diventato pazzo per avvelenamento chimico od altro...Parmigianino era alla cerca,solo esclusivamente alla cerca, è il cercare con passione, qualsiasi cosa o fine,che può portare alla pazzia, ma cosa conosciamo della pazzia, poco o niente e per chiudere mi sembra San Paolo il pazzo più che Parmigianino, ma nessun testo lo scrive, anzi.
Ciao Gaetano, un abbraccio.
...tu non sei ancora andata nel freazer e non sai che in silenzio sono andato nella tua cucina ed i cappelletti io li ho divorati tutti, tanto erano ottimi! :-))
...perché sentivo che la tua cucina é come quella di una mia dolce e carissima amica. Mi ha invitato a cena....Diceva che la pasta in brodo era stata cotta al mattino, non era presentabile, invece era un capolavoro...é sempre tra i miei desideri.
Comunque, Paola cara, é bello scherzare con te:-)
Ma non hai sfiorato il punto da dove io mi sono mosso, tirando in ballo la curiosa impostazione della "Conversione di San Paolo" del Parmigianino. Mi riferisco al tuo disegno diviso in due parti, delle quali non si capisce tanto quale di esse sia ingrandita. Mi è parso un effetto ottico che mi ha fatto pensare all'analogo del suddetto dipinto. Il Parmigianino "cercava l’archimia dell’oro, et non si accorgeva lo stolto, ch’aveva l’archimia nel far le figure...”: di qui l'analoga cosa per i tuoi disegni bizzarri...
Buon mattino, Gaetano
Cosimo inutile che tu usi il miele...ormai non sei più invitato.
ciao :)
Buuuu Gaetano, come potevo cogliere che tu mi paragonavi al dipinto del divino Parmigianino, eppure hai ragione sai, del Parmigianino amo proprio le distorsioni(una su tutte il famoso autoritratto) e nella Conversione di San Paolo è proprio il cavallo che mi intriga...insomma mi hai insegnato qualcosa di nuovo, il vedere distorto l'ho appreso dall'alchimista che morì a 37 anni.
Buona domenica uno smack!
...Paola, sarò il prezzemolino, che al pari del parmigianino, è indispensabile in cucina:-))
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