Cara
Paola, oggi è un altro giorno!
Ti ho
fatto alcune raccomandazioni per la stesura del tuo
libro
che si presentava caotico, e per questo io l'avevo
paragonata
ad una “minestra”, ti ricordi?
Ora,
per il fatto di aver numerate le pagine, che risultano
189, e
come aver disposto le cose attraverso una mia certa
geometria
a te oscura, ma ti piace tanto da innamorartene,
perche,
come tu dici fieramente, sono il tuo maestro, e sia.
Ma
oggi ho visto, con gli occhi di un certo “profeta”, il tuo
lavoro,
che puo essere paragonato alla tela di Penelope che
cuciva
e scuciva, quasi a farcela vedere come una trama
confusa
e rabberciata.
Ecco,
la tua “tela”, attraverso lo
scritto in questione, rivela la
tua
personale situazione interiore che e appesa
continuamente
ad un esile filo, cosi sottile che rischia di
spezzarsi
continuamente. Ma ogni filo di una ragnatela,
perché
alchemicamente Penelope è assimilata al “ragno”, è
molto
resistente per lo scopo cui deve attendere, che è
imprigionare
saldamente un insetto per poi nutrirsene.
In
ermetismo non ci si deve impressionare del lato macabro,
in
questo caso il ragno che divora l'incauto insetto, e dunque
va
inteso come una certa vernice da ignorare. Infatti, il caso
di
Penelope, presa questa cautela, si riflette nella circostanza
in cui
incappa al suo cospetto uno strano mendico, che
l'autore
dell'Odissea, Omero, vorrebbe far credere che era il
suo
sposo Ulisse rientrato ad Itaca, sotto mentite spoglie,
ossia
da vecchio. In realta quel mendico non costituiva altro
che un
incoraggiante segno per Penelope che non faceva che
stare
arrampicata al ricordo del marito partito 10 anni prima.
Cosi è
la tua situazione, magnificamente allegorizzata dalla confusa trama del tuo
scritto che inizia
dalla
parola “sesso”.
Sei
alla ricerca di te stessa, come senza “marito” e con un figlio lontano che tanto si accosta al
Telemaco
di Penelope. Il resto della storia di Penelope potrebbe costituire l'esito
della tua ora, molto
incerta,
ma gia il “vecchio mendico” in
me arriva e ti “numera” le tue “pagine”, come a fissarle in
modo
da lasciare intravedere gli eventi attraverso i nodi dell'intreccio geometrico
della trama. Di
qui
non manca altro che il tuo “bambino”
interiore che di certo apparira annunciato da una stella cui
aneli intravedere
in te, in questa tua “culla”, e
che il tuo libro, in procinto di poter essere pubblicato,
rivela
allegoricamente.
Ecco,
questo libro, forse avrà bisogno di altre righe per parlare di quel che ti ho
detto fin qui. Mi
piace
per la sua “innocente”
originalità (simile al raccontare confuso di un'adolescente) perche non
c'era
miglior modo per descrivere minuziosamente un personale “labirinto” che troviamo in ogni
dove
delle cattedrali, espresso come quello noto di Salomone. Giusto lo stesso della
basilica di S.
Vitale
ravennate a te molto cara, della foto allegata.
A
questo punto si fa chiarezza anche sul titolo da dare al libro, se visto in
questa chiave salomonica.
E quel
Fulcanelli del libro “Il Mistero delle Cattedrali”, Ediz. Mediterranee cosa dice?
Alle
pagg. 52 e 53 si dispone a parlare di Arianna, giusto in relazione al ragno e
percio a Penelope.
Chissa
che il suo “filo” sia da
accostarsi al mio intervento che di “fili”, ovvero di “linee”,
me ne
intendomolto.
≪
Il labirinto delle cattedrali, o labirinto di Salomone,
e, ci dice Marcellin Berthelot1,
≪una figura
1 Vedi:
La
Grande Encyclopedie. Voce: Labyrinthe. T. XXI, pag 703.
Illustrazione 1:
Labirinto di S. Vitale
a Ravenna.
cabalistica
che si trova anche sul frontespizio di alcuni manoscritti alchimici e che fa
parte delle
tradizioni
magiche attribuite a Salomone. E una serie di cerchi concentrici, interrotti in
certi punti,
in
modo da formare un percorso bizzarro ed inestricabile≫.
L'immagine
del labirinto ci si offre dunque come emblema dell'intero lavoro dell'Opera,
con le
sue
due maggiori difficolta: quella della strada da seguire per raggiungere il
centro, – nel quale si
scatena
il duro duello delle due nature, – e l'altra quella
della strada che l'artista deve seguire per
uscirne.
A questo punto ha bisogno del filo d'Arianna se
non vuole vagare tra i meandri dell'opera
senza
riuscire a scoprire l'uscita. Non è nostra intenzione scrivere, come fece
Batsdorff, uno
speciale
trattato per insegnare che cos'è il filo d'Arianna,
che permise a Teseo di compiere la sua
impresa.
Ma appoggiandoci alla cabala speriamo di fornire agli investigatori sagaci
alcune
precisazioni
sul valore simbolico del famoso mito.
Arianna e
una forma di airagne
(ragno), per metatesi della i.
In spagnolo, la ñ
si pronuncia gn;
άράχνη
(araignee, airagne2) si puo
dunque leggere arahné,
arahni,
arahgne.
La nostra anima non è
forse
il ragno che tesse il nostro corpo? Ma questa parola richiede ancora altre
derivazioni. Il verbo
αίρην
significa prendere,
cogliere,
trascinare,
attirare;
da esso deriva αίρην, cio che prende, attira,
coglie.
Quindi αίρην e la calamita, la virtu rinchiusa in quel
corpo chiamato dai saggi: nostra
magnesia.
Proseguiamo. Nel dialetto provenzale, il ferro e chiamato aran e
iran
secondo le varie
inflessioni.
E l’Hiram massonico, il
divino Ariete, l'architetto
del Tempio di Salomone. I felibri
chiamano
il ragno aragno
e iragno e
anche airagno;
i piccardi aregni.
Accostate tutte queste parole
al
greco Σίδηρος, ferro e calamita. Questa parola ha
ambidue i significati. E non e tutto. Il verbo
άρύω
significa l'alzarsi
di un astro che esce dal mare: da esso
deriva αρυαν (aryan), l'astro che
esce dal mare, che
sorge; αρυαν o ariane e
quindi l'Oriente,
per la permutazione delle vocali.
Inoltre,
άρύω ha anche il significato di attirare; quindi αρυαν e anche: calamita.
Se ora
esaminiamo
Σίδηρος, da cui deriva il latino sidus sideris,
stella,
riconosceremo il nostro aran, iran,
airan provenzale,
il greco αρυαν , il sole sorgente.
Arianna,
ragno mistico, fuggita da Amiens, ha lasciato sul pavimento del coro soltanto
la traccia
della
sua tela...
Ricordiamo
rapidamente che il piu celebre dei labirinti antichi, quello di Cnosso a Creta,
che fu
scoperto
nel 1902 dal dottor Evans, di Oxford, era chiamato Absolum.
A questo punto, faremo
notare
che questa parola e assai vicina a quella di Absolu3,
nome con il quale gli antichi alchimisti
indicavano
la pietra filosofale.
Buon
Natale, chissa io sono la stella dei tuoi re magi alle ricerca di Gesu bambino!
Giusto perche
sono
lontano come in cielo...
Gaetano
2
Anche nella parola italiana ragno e evidente la
derivazione dal greco. Qui abbiamo mantenuto tali e quali i termini
di
passaggio dal greco ai vari dialetti francesi, altrimenti intraducibili
(N.d.T.).
3 Assoluto
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