martedì 13 marzo 2018

DANTE 6


Passiamo ora a vedere il Dante di tutti e perciò di nessuno perchè come ho detto prima Dante, che si è definito una capra, Dante apparteneva a se stesso e alla sua sete universale di conoscenza. Per quanto riguarda i luoghi prendiamo in esame quelli di Romagna. “Romagna tua non è, e non fu mai,/sanza guerra ne' cuor de' suoi tiranni;/ma 'n palese nessuna or vi lasciai”. Questi versi esprimono tutto il fiero carattere della Romagna, mi sovviene pensare che Dante sia molto più romagnolo che fiorentino. Nella Divina Commedia, e precisamente nel canto XXVII dell’Inferno, Dante descrive, le condizioni politiche della Romagna del 1300, a Guido da Montefeltro. Guido fu un personaggio di molte imprese militari, alla fine della sua vita si pentì e divenne frate, ma tradì la sua veste per aiutare papa Bonifacio VIII che lo che indusse a peccare, assolvendolo anticipatamente, ma il diavolo non si lasciò convincere da questa ante/assoluzione e Guido finì all’Inferno. Il Poeta dice a Guido che la Romagna non è mai stata senza guerre a causa dei tiranni che la dominano, ma in questo momento non se ne combatte apertamente nessuna. Ravenna è nella stessa situazione da molti anni, sotto la Signoria dei Da Polenta che domina il territorio fino a Cervia. Forlì, che sostenne un lungo assedio e fece strage dei francesi, è dominata dagli Ordelaffi. I Malatesta si sono impadroniti di Rimini, mentre le città di Faenza e Imola sono governate da Maghinardo Pagani, che cambia facilmente le sue alleanze. Cesena oscilla continuamente tra libertà e tirannide. Dante nel suo amaro vagare, salendo le scale e mangiando il pane altrui, visitò non solo queste città ma siccome non c’era l’aereo o il treno, Dante avrà fatto molte fermate anche in altri paesi romagnoli. Lasciando la terra di Toscana, valicando il Passo del Muraglione oggi meta d’obbligo per i centauri, anticamente una mulattiera, il valico divenne carrozzabile nel 1836, furono costruiti sul passo anche una casa cantoniera, un albergo e un muro di pietre in modo di offrire un riparo dal forte vento, da qui l’origine del toponimo. Dante si sarà arrancato fra questi tornanti su una pericolosa mulattiera sferzato dal vento e dal freddo anche in estate, qui poco dopo il Passo del Muraglione incontrò la Cascata dell’Acquacheta (Inferno Canto XVI), paragonata dal Poeta per la violenza della caduta delle acque al fiume infernale Flegetonte. Pochi chilometri in direzione di Forlì e siamo a Portico di Romagna, dove la tradizione vuole che, a Palazzo Portinari, Dante abbia conosciuto Beatrice. Altri chilometri sempre sulla Strada Statale numero 67 e siamo a Castrocaro Terme. Siamo nella Romagna Toscana e proprio Castrocaro ne è stata per lungo tempo la capitale.“Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia;/ e mal fa Castrocaro, e peggio Conio,/ che di figliar tai conti più s’impiglia...” (Purg. XIV). Dante è arrabbiato coi romagnoli colpevoli di essere responsabili della degenerazione dei costumi. Mi domando se Dante vivesse oggi quali invettive userebbe. E siamo giunti a Forlì, “La terra che fé già la lunga prova/ e di Franceschi sanguinoso mucchio,/ sotto le branche verdi si ritrova…” (Inf. Canto XXVII), la targa è affissa sul Campanile dell’Abbazia di San Mercuriale, ricorda la resistenza dei forlivesi contro i francesi inviati dal Papa per sottomettere la città ghibellina. Da Forlì ci dirigiamo alla terra del vino, al colle di Bertinoro , “O Brettinoro, ché non fuggi via,/ poi che gita se n’è la tua famiglia/ e molta gente per non esser ria?” (Purg. Canto XIV) questi versi si possono leggere sul Palazzo Comunale di Bertinoro. Poco lontano da Bertinoro, a Polenta vi è la Pieve di San Donato. Giosùè Carducci ha dedicato un’ode a questa Chiesa domandosi se qui si era inginocchiato Dante e da allora ogni anno si tengono letture dantesche. Non cito Ravenna perché tutti sappiamo che Dante è morto qui, ma ci tengo a scrivervi che Dante, lo affermano valenti studiosi, avrebbe scritto in Romagna tutta la Commedia e non solo il Paradiso. Per l’Inferno oltre alla Cascata dell’Acquacheta fonte di ispirazione sarebbe stato il territorio riminese… le Grotte di Onferno che un tempo si chiamavano Inferno. Gli abitanti del luogo credevano che la grotta fosse l’ingresso per l’Inferno. Si racconta che anche Dante abbia soggiornato in questi luoghi e preso così lo spunto per ambientare, in una zona simile a questa, il primo canto della Divina Commedia. 

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