giovedì 27 maggio 2010

COMMENTO DI GAETANO BARBELLA AL POST" ANCH'IO SONO CRETINA E CREATURALE


IL MATTO
Il cretino
«[…] Sono il cretino (1), cioè il passante, il vagabondo che ondeggia tra le ere
riassumendole, tra tutte le storie e tutti i volti e tutte le creature, conosce il
segreto della creature e lo svelerà con una scrittura unica, odorosa. Non
ambisce alla gloria ambigua degli uomini questo scrittore cretino e creaturale.
Sa già che tanto tutti lo prenderanno per cretino.» (2)
Tuttavia c'è sempre qualcuno di questi “cretini” che compirà dei prodigi e da
quel momento quelli che non gli credevano crederanno e la sua fama non avrà
limiti .
San Francesco di Assisi, anima bella, esempio vivo del Cristo, sfiora
poeticamente l'intelletto, la coscienza e l'anima dell'uomo bestiale, e lo avvia
alla tenera vita della compassione, della donazione di sé stesso per il bene di tutti.
Ecco l'uomo bestiale capace di parlare dolcemente con sora Cicala, con sora Colomba, con sora
Gallina, con frate Lupo e con sora Volpe, giusto un “cretino” cui nessuno credeva ad Assisi, ma
coll'avverarsi dei suoi prodigi...
La veste bianca
«Siamo [..] nel 1212 quando Francesco i i suoi seguaci si imbattono (a Bevaglia – ndr) in una
moltitudine di uccelli. Il figlio di Pietro di Bernardone prega gli amici di attenderlo dicendo loro che
deve predicare ai “fratelli uccelli” che sembrano di pietra, immobili sui rami degli alberi.
È un momento magico. Francesco dice: “Cari uccelli, miei piccoli fratelli, il Creatore vi ha colmato
di benefici e voi dovete benedirlo in ogni tempo e in ogni luogo. Egli vi ha vestiti di belle piume, vi
diede ali e libertà di volare ovunque. Conservò la vostra specie nell'Arca di Noè e per soggiorno vi
assegnò le regioni serene dell'aria. Vi nutre senza che voi seminiate; vi dà l'acqua dei fiumi e delle
fonti per estinguer la vostra sete; i monti e le valli per ripararvi; gli alberi per nidificare: dunque
innalzate al Creatore, che provvede per voi, inni di lode”.
Mentre Francesco parla, gli uccelli allungano il collo, battono le ali, piegano la testa quasi a
dimostrare il gran piacere di udirlo. Sempre nella città di Bevaglia il figlio di Pietro di Bernardone
ripete un miracolo narrato dal Vangelo: ridà la vista ad una giovane cieca spalmandole per tre volte
la saliva sugli occhi». (3)
«Mentre si trovava in viaggio con Masseo verso Assisi, Francesco si ferma in un lebbrosario per
portare conforto ai malti che nessuno vuole curare e avvicinare. Nel lazzaretto ha una visione
sublime e dice al suo amico che la “Provvidenza Divina ha approvato l'indulgenza promessa dal
Papa”.
A Santa Maria degli angeli il più povero dei poveri, il più umile degli umili, il più gioioso dei
gioiosi vuole ancora mortificare la carne e flagella il suo corpo già duramente provato da mille
privazioni. IL demonio si avvicina a lui in forma di angelo dicendogli: “perché consumi la tua
giovinezza in vigilie, in digiuni e in preghiere? Cerca di conservare bene la tua vita per servire al
meglio Dio. Riposati dunque e non ti flagellare”.
Come risposta Francesco esce dalla sua cella, si denuda, si rotola nella neve in mezzo ad un roseto
senza fiori, ma pieno di spine.
Ben presto le spine, tinte del suo sangue, si trasformano in boccioli di rose bianche e rosse simbolo
della sua castità. E il suo corpo è ben presto ricoperto di una splendida veste bianca piovuta dal
cielo.
Il “pazzo” di Assisi coglie dodici rose bianche e dodici rosse e le porta in chiesa.
Il giorno seguente, insieme con Pietro Cattani, Bernardo da Quintavalle ed Angelo da Rieti, parte
per Roma portando tre rose bianche e tre rosse in onore della Trinità.
Giunto al Laterano narra al Papa la straordinaria avventura e, per dimostrare che dice il vero, porge
ad Onofrio III le sei rose. Il Pontefice, commosso, stabilisce che l'indulgenza richiesta dal mistico
assisiate deve essere concessa il 2 agosto. Immediatamente la decisione viene comunicata ai vescovi
di Assisi, Perugia, Todi, Foligno, Nocera Umbra, Spoleto e Gubbio. Il Papa ordina che l'indulgenza
venga solennemente promulgata nella vigilia di San pietro in Vincoli e che i vescovi consacrino la
chiesa di Santa Maria degli Angeli.
Il 2 agosto i sette vescovi, insieme con il “poverello”, salgono su un podio davanti alla Porziuncola.
Intorno c'è una marea sterminata di gente. Francesco annuncia che vuole aprire agli uomini le Porte
del Paradiso. Ed aggiunge: “Vi annunzio una indulgenza plenaria che ho ottenuto dalla bontà del
Papa. Tutti coloro che si recano in questo luogo sacro, pentiti delle proprie colpe, confessati e
assolti da un sacerdote, otterranno la totale remissione della pena dovuta per i peccati e così avverrà
ogni anno in eterno”. Nasce in questo modo il “ perdono d'Assisi”.
Padre dei poveri e poveri egli stesso, Francesco non sopporta che esistano più poveri di lui ». (4)
Il Cretino nei Tarocchi è l'Arcano Maggiore numero zero, “Il Matto”
Nei ventidue Arcani Maggiori dei Tarocchi il Matto porta il numero zero e talvolta e’ rappresentato
senza numero. Viene solitamente raffigurato da un uomo piuttosto giovane ma vestito in modo
bizzarro e trasandato generalmente seguito da un animale, cane o gatto.
E’ un viandante senza meta che cammina appoggiandosi ad un bastone e sulla spalla destra ne regge
un altro a cui e’ appesa una bisaccia. E’ l’unico bagaglio che possiede, di cui non si libererà mai
perché racchiude tutte le esperienze della sua vita.
Il copricapo che porta e’ provvisto di sonagli e di piume come quello dei buffoni di corte. Il matto e’
la voce della verità che si esprime liberamente e nessuno lo intimidisce. Essendo la sua povertà
assoluta non può essere condizionato e ne’ strumentalizzato da nessuno. Non ha casa ne' famiglia
perché la sua casa è il mondo, di conseguenza non ha legami e ne’ affetti; vive solo con il suo
spirito.
Il suo viaggio non ha uno scopo poiché vive alla giornata e senza una meta prestabilita; si tratta del
viaggio dello spirito e della mente alla ricerca di se stesso. Il matto si può considerare l’artista, il
filosofo, il poeta e anche l’essere solitario e diverso dagli altri, il cosiddetto diverso.
Il matto infatti è colui che rappresenta l’anarchico, il contestatore e chi va controcorrente, chi
insomma trasgredisce alle regole per cui a volte non e’ capito e neanche accettato. Cammina sempre
guardando verso l’alto in cielo alla ricerca dei sogni senza curarsi di ciò che accade in terra.
Il matto come numero zero per se stesso non ha valore, ma nei numeri tiene il posto dei valori
mancanti. Il Matto si pone nel mazzo dei ventidue Arcani Maggiori dei Tarocchi come l’ultima
realtà, dopo la fine di tutto e cioè dopo l’Arcano Maggiore numero 21- Il Mondo, che è il simbolo
del compimento di tutte le cose, oppure precede l’Arcano Maggiore numero uno Il Bagatto che
invece ne rappresenta il principio.
Il Matto quell’ipotetico momento del vuoto o del caos che avviene dopo la fine e prima dell’inizio;
il momento del dubbio, l’assenza di logica o la ricerca della propria identità. Il Matto può anche
essere il periodo che intercorre tra l’ipotesi di un progetto e il suo compimento, può rappresentare
l’incognita, l’astrazione, la pausa, la fantasia, ma può anche essere il significato del vuoto, della
depressione del senso di abbandono o dell’impossibilita’ di comunicare.
Quando nel gioco si presenta la carta del Matto significa che la situazione e’ in uno stato
confusionale, o che si sta vivendo un momento di crisi non ben individuato, le nostre azioni sono
vaghe, e’ come girare a vuoto alla ricerca di un obbiettivo, ma è anche il momento che precede
l’azione per cui tutte le possibilità sono ancora aperte. Le carte vicine, se sono positive ci
indicheranno la via da seguire. In amore può indicare l’incapacità a decidere un’unione definitiva,
non per mancanza d’amore, ma per un bisogno insopprimibile di libertà.
La carta del Matto viene interpretata in senso assolutamente negativo quando le carte vicine
indicano tensioni; se precede la carta di Bastoni sta a indicare capacità creative, idee che vedranno
una realizzazione pratica. Negativo se segue.
Vicino alle carte di Coppe: amore incontrollato, passione che fa prendere decisioni avventate; vicino
alle carte di Spade pericolo di non saper controllare i propri istinti; vicino alle carte di Denari
sperperi, passione per il gioco d’azzardo e megalomania. (5)
(1) http://teodericaforum.blogspot.c om/2010/05/anch-io-sono-cretina-ecreaturale.
html#comments
(2) Etimologia della parola cretino: Cretino corrisponde al fr. Cretin e nel dialetto della Gironda
crestin, ed è il nome che si dà a ognuna di quelle misere creature, di piccola statura, mal
conformate, con gran gozzo e affatto stupide le quali si trovano specialmente nella valli
della Alpi Occidentali: per alcuni dal lat. CRISTIANUS (fr. Crétien), perché cotali individui
erano considerati come persone semplici ed innocenti (Gerin), ovvero perché, stupidi ed
insensati quali sono, sembrano quasi assorti nella contemplazione delle cose celesti; e di fatti
nelle prealpi lombarde dicesi addirittura CRISTIAN un cretino, un povero di spirito.
Secondo altri dal ted. KREIDLING aggettivo di KREIDE creta, a cagione del colore
biancastro della loro pelle (Littré).
(3) FRANCESCO Poverello di Dio – Dante Alimenti – Pag. 64, 65 - Editrice Velar
(4) FRANCESCO Poverello di Dio – Dante Alimenti – Pag. 111 – Editrice Velar
(5) http://www.tarocchi-online.org/cartomanzia/arcani-maggiori/il-matto/
Gaetano Barbella
Brescia, 25 maggio 2010

7 commenti:

Paola Tassinari ha detto...

Caro Piero, ti rispondo qui, perchè penso che Gaetano abbia sviscerato al meglio il concetto di cretino e creaturale che intendo io, io la penso esattamente come Gaetano il cretino brucia e non può farne a meno di bruciare come una falena, non ha riposo perchè pensa e cerca e sogna e alla fine diviene talmente creaturale da divenirne parte.
Sono d' accordo anche con quello che scrivi tu, quello che volevo ribadire che qualche cretino più avanti coi tempi non sarà riconosciuto,non diverrà mai famoso e non importa, quello che volevo rimarcare che uno è un cretino ( per il pensiero corrente)solo fino a che non è famoso, a questo punto diviene un genio. ( ciò lo dimostrò benissimo Piero Manzoni con la sua opera "Merda d' artista")
Ciao Piero.

Gaetano Barbella ha detto...

Mi ripaga la sintonia con te, cara Paola, sul tema di tanto spregio d'umano intelletto per il "cretino".
È chiarificatrice la via esoterica sulla "cretinaggine", e tal uopo il famoso maestro Giuliano Kremmerz ce ne fornisce una visione assai interessante.

Dal terzo dialogo sull'ermetismo – Pag. 35 – La Scienza dei Magi di Giuliano Kremmerz – Vol. III – Ediz. Mediterranee.
Vedasi anche internet : www.scribd.com/.../Giuliano-KremmerzDialoghi-su-Ermetismo1929

Giuliano. – [...] Gli orientali, col Nirvana, hanno il senso della felicità nella fusione col principio creatore, Diventare ebeti? La cretinaggine è molto vicina alla felicità nirvanica. Il non pensare e l'immedesimare il proprio pensiero nella immensità inafferrabile dell'universo si equivalgono. Quanto è vero che sulla terra i cretini sono i più prossimi alla felicità ideale! Plutarco cita Pindaro che descrive l'Eliso come isola fortunata: giorni senza velo della notte, venticelli marini, profumi di erbe e di fiori di cui è piena la regione. L a immaginazione pindarica è molto poveretta. Omero dice che le ombre vi menavano una vita tranquilla e dolce; le campagne senza nevi, senza piogge, vi si respira aria purissima. Omero, come si vede, non diceva delle cose nuove. Virgilio afferma che l'Eliso aveva degli astri particolari: boschetti, giardini, fontane, aria pura, luce dolcissima: Quelli che vi risiedono, danzano, recitano versi, fanno degli esercizi corporei: la corsa, il disco, la lotta. Il sacerdote di Apollo canta sulla cetra. Pei Greci, l'Eliso era regione infernale. Al solito, il regno della primavera, l'odore dei fiori, boschetti di rose, il rossignolo che canta, il fiume Lete che scorre offrendo le sue acque a coloro che vogliono dimenticare i dolori passati e cancellarne la memoria per sempre. Non parlo poi della regione dove il paradiso si trova. I cristiani dicono in cielo, ma a poco a poco anche i cieli sono investigati da dirigibili e aeroplani. Credo che a misura che l'uomo monta col suo corpo fisico in alto, il paradiso si allontani sempre più su. Beato chi ti cerca e non ti trova, e chi ti corre appresso e non ti t'arriva. Macrobio lo poneva agli antipodi: allora non si sapeva che l'altro emisfero della terra potesse essere come il nostro, quindi l'opinione di Macrobio non conta. Il poeta Lucano assicurava che stesse l'Eliso nella Luna; ma oggi vi sono le carte geografiche della Luna e non si vede niente di questo paradiso. Dove sta? Mi pare che la più sicura geografia lo collochi bene in quel globo osseo che racchiude il cervello umano: chiudendo gli occhi e avendo fede, con un tantino di poesia, il paradiso è in noi. Se l'uomo è contento, se desidera poco, se ama ed è amato, se non è in lotta col suo simile, se compie interamente tutte le sue funzioni della specie e sente eternarsi, godendo la vita di quel godimento che si limita alla povera realtà dell'essere imperfetto, il paradiso lo tiene in sé e lo gode. [...]

Gaetano

giardigno65 ha detto...

occhio al amtto con le spade !

Paola Tassinari ha detto...

Gaetano, volevo rimarcare quanto mi abbia colpito l' etimologia della parola "cretino" che potrebbe derivare da "cristiano", qui una riflessione di quanto il concetto di tempo sia relativo... se pensi che oggi il Papa( capo dei cristiani cattolici) è una delle persone più filosoficamente preparate del globo e che un tempo invece i cristiani erano considerati degli ebeti...le evoluzioni del "progredire" filosofico mi sconvolgono forse è più rassicurante la tecnica ( e per questo vincente) col suo sviluppo lineare, sempre in avanti, sì magari con qualche flessione ma sempre in avanti. Ribadendo il concetto di cretino creaturale, altro non è che cercare di ascoltarsi, il paradiso in noi, ma questo concetto "...Se l'uomo è contento, se desidera poco, se ama ed è amato, se non è in lotta col suo simile, se compie interamente tutte le sue funzioni della specie e sente eternarsi, godendo la vita di quel godimento che si limita alla povera realtà dell'essere imperfetto, il paradiso lo tiene in sé e lo gode..." che sembra semplice da attuare e pieno di buon senso, in realtà è ben difficile da perseguire perchè siamo impregnati di cultura "del nulla", i greci hanno inventato il nulla e noi lo abbiamo coltivato, ce lo abbiamo nel DNA, vogliamo essere famosi, riconosciuti , vogliamo avere un po' più notorietà degli altri, per affermare che noi siamo un po' meno nulla degli altri...il titolo del mio post era " anch'io vorrei essere cretina e creaturale" in un momento di ottimismo ho cambiato il titolo in " anch'io sono cretina e creaturale", ma è stato un momento di grande superbia, in realtà il cretino/creaturale è facile solo per i bambini ed i puri, chi da saggio ed erudito vuole esserlo deve essere un "oltre Uomo".
Ciao Gaetano.

Paola Tassinari ha detto...

Caro Giardino occhio al matto con tutte le carte, perchè è positivo solo se la carta di bastoni lo precede.
Ciao.

pulvigiu ha detto...

Buon fine settimana cara Teodorica.

Mancherò per qualche giorno,
vado in Francia, prenderò questo
treno per non avere un rimpianto

domani...

au revoir mon ami

Paola Tassinari ha detto...

A Pulvigiu
Bon voyage cher ami.
Au revoir.
:))))