Così scriveva Jeremy Bentham , fondatore dell' utilitarismo .
" Crea tutta la felicità che sei in grado di creare , elimina tutta l' infelicità che sei in grado di eliminare : ogni giorno ti darà l' occasione, ti inviterà ad aggiungere qualcosa ai piaceri altrui , o a diminuire qualcosa delle loro sofferenze. E per ogni granello di gioia che seminerai nel petto di un altro , tu troverai un raccolto nel tuo petto , mentre ogni dispiacere che tu toglierai dai pensieri e sentimenti di un' altra creatura sarà sostituito da meravigliosa pace e gioia nel santuario della tua anima"
Forse Bentham era un po' troppo ottimista, perchè oggi l' utilitarismo è tacciato di egoismo.
immagine di Teoderica
12 commenti:
Ciao Paola,
questo è un post dove un pochettino mi riconosco.
Secondo me Bentham era vero al punto giusto. C'è tanta gente che si muove creando la propria felicità o il proprio star bene, ma trasmettendo molta parte di ciò a chi gli sta accanto. E la felicità creata può essere anche solo un po' di sorrisi, che si stampano sul proprio viso, ma che entrano pure negli occhi degli altri. Creando sorrisi in questi. Quando si crea felicità senza egoismo, non è utilitarismo.
Buona felicità Paola!
Un beso felice.
Indipendentemente dall'utilitarismo, si tratta solo di riuscire a capire che siamo tutti gocce dello stesso mare... Sembrerebbe facile e alla portata di tutti, e invece...
Ciao carissima!
Caro cosimo,
Bentham è tacciato dagli altri di utilitarismo non sono certo le sue parole su questo avviso, certuni possono non crederlo ma la via migliore è essere il meno egoisti possibile, questo lo credevo fino a poco tempo fa...ora non sono più tanto convinta perchè gli egoisti vogliono sempre di più.
Un sorriso.
Caro Scriba,
come hai detto bene...sembrerebbe facile evidentemente non lo è.
Un sorriso di incoraggiamento.
Ciao Teo, era da molto che non scrivevo; la frase dei Bentham è semplicemente meravigliosa.. sembra scritta da un fiore..,complimenti per la bella foto homepage dei fiori gialli nel verde.Ciao
Ciao Salvatore,
che magnifica sorpresa, credevo tu mi avessi dimenticata.
Ciao.
Forse oggi il mercatismo (o se vuoi, il potere assoluto del mercato) per continuare a giustificarsi è costretto ad appropriarsi anche delle definizioni utilitaristiche di Bentham.
L'utilitarismo vuole temperare gli assolutismi vari, della ragione, della religione, delle monarchie, degli stati.
Era (o in versioni più moderne, a noi contemporanee, è ancora) una versione del pensiero economico positivo.
Ma oggi domina ancora l'estremismo del mercato! Anche la politica ha dovuto inchinarsi a cotanto padrone!
Chissà che un domani, magari anche molto prossimo, quell'estreismo non riesca ad addolcirsi e a coniugarsi un'altra volta con lo Spirito dell'Uomo?
Per questo embra così bella la frase di bentham, perchè è coniugata con lo spirito dell'uomo!
Un caro saluto, Paolè,
e buona domenica, mi raccomando.
Ciao Teo, son quì a leggerti
Ciao Piero,
non ho mai creduto al buonismo perciò credo che l' utilitarismo sia la filosofia migliore, il termine sembra brutto , ma io ho imparato che quando una cosa è utile diventa anche bella...utile non è il profitto ma è qualcosa di più profondo, è l' essere utile agli altri e a sè stessi.
Ciao Piero una splendida domenica for you.
Grazie Soffio per essere qui a leggermi...ti ho mai detto che a Modena avete una splendida pinacoteca? E naturalmente una superba cattedrale.
Buona domenica.
Su questo tema gioca un ruolo fondamentale l'empatia che è la capacità di comprendere cosa sta provando un'altra persona.
Concetto [da wikipedia]
Nelle scienze umane, l'empatia designa un atteggiamento verso gli altri caratterizzato da uno sforzo di comprensione intellettuale dell'altro, escludendo ogni attitudine affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale. Fondamentali, in questo contesto, sia gli studi pionieristici di Darwin sulle emozioni e sulla comunicazione mimica delle emozioni, sia gli studi recenti sui neuroni specchio scoperti da Giacomo Rizzolatti, che confermano che l'empatia non nasce da uno sforzo intellettuale, è bensì parte del corredo genetico della specie. Si vedano al proposito anche gli studi di Daniel Stern.
Nell'uso comune, empatia è l'attitudine a offrire la propria attenzione per un'altra persona, mettendo da parte le preoccupazioni e i pensieri personali. La qualità della relazione si basa sull'ascolto non valutativo e si concentra sulla comprensione dei sentimenti e bisogni fondamentali dell'altro.
In medicina l'empatia è considerata un elemento fondamentale della relazione di cura (ad esempio la relazione medico-paziente) e viene talvolta contrapposta alla simpatia: quest'ultima sarebbe un autentico sentimento doloroso, di sofferenza insieme (da syn- "insieme" e pathos "sofferenza o sentimento") al paziente e sarebbe quindi un ostacolo ad un giudizio clinico efficace; al contrario l'empatia permetterebbe al curante di comprendere i sentimenti e le sofferenze del paziente, incorporandoli nella costruzione del rapporto di cura ma senza esserne sopraffatto (questo tipo di distinzione non è condiviso da tutti, vedi alla voce simpatia). Sono state anche messe a punto delle scale per la misurazione dell'empatia nella relazione di cura, come la Jefferson Scale of Physician Empathy. L'empatia nella relazione di cura è stata messa in relazione a migliori risultati terapeutici (outcome), migliore soddisfazione del paziente e a minori contenziosi medico-legali tra medici e pazienti...
Su questo stesso tema raccomando di leggere l'articolo "Empatia e simpatia" di Annalisa Pistubbi, psicologa psicoterapeuta, rivolta all'interesse del buon rapporto di coppia. Vive e lavora a Milano, Segretario Generale dell’Associazione Italiana per la Ricerca in Sessuologia (AIRS). Vedi: qui.
Riporto di seguito una parte del suddetto articolo "Empatia e simpatia".
Empatia è l’interesse autentico verso l’altro e la capacità del soggetto di mettersi nei panni dell’altro, di comprendere il suo stato d’animo. Sintonia con l’altro, autenticità, giova al rapporto se c’è una reciprocità nell’essere l’uno per l’altro empatici.
C’è una tenerezza reciproca che comprende anche una pulsione di autoconservazione per ognuno dei soggetti coinvolti che si sviluppa in conservazione e protezione del rapporto da parte di entrambi. L’accettazione dell’altro è il primo passo verso l’empatia. Il desiderio (bisogno) di trovare nell’altro gli schemi che conosciamo per rassicurarci è un processo, un bisogno che non è necessario se si raggiunge un’intesa empatica. Il riconoscimento dell’altro come diverso da noi è necessario per essere empatici e conservare il rapporto, ma è un riconoscere che la diversità dell’altro è un’opportunità e non un limite per il rapporto. L’intesa con l’altro, così difficile da costruire e da conservare, è un obiettivo prezioso ma una volta raggiunto veramente rinforza il legame e anche i componenti stessi della coppia...
Buona domenica,
Gaetano
L’intesa con l’altro, così difficile da costruire e da conservare, è un obiettivo prezioso ma una volta raggiunto veramente rinforza il legame e anche i componenti stessi della coppia...
Caro Gaetano non ti facevo anche consulente matrimoniale, sei veramente pieno di risorse.
Da come descrivi tu la coppia sembra più che uomo e donna una coppia di piccioni.Nella coppia si cresce , ci si evolve ,c'è empatia e simpatia e l' amore dove lo metti...esiste?
Ciao Tanino, buona domenica nella tua Brescia.
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