10 puntata
Se mi avete seguito sin qui, avrete visitato la mostra con me, entrati dentro le mie memorie e le mie corrispondenze, sì perchè io amo tutti quegli artisti in cui mi ritrovo.
Ho studiato da autodidatta la Storia dell' Arte , ma ciò che mi piaceva è rimasto tale anche dopo gli studi, ho solo capito che il filo che lega Giorgione a Michelangelo a Mondrian e a tutti gli altri è un malessere interno, una senzazione di vuoto da colmare, un frullo d' ali, un' inadeguatezza di base come se il caso avesse sbagliato i tempi , e allora la ricerca spasmodica dell' armonia è un bisogno, insomma come se uno stridio ferisse le orecchie e si cercasse un suono dolce per fermare quel sibilo che non ci permette di vivere.
Questi sono i miei gusti, ma ciò naturalmente è soggettivo, fra i miei compagni di visita, Cosimo è rimasto incantato da Monet e dal vedo, non ti vedo e dalle numerose sfumature della veduta quasi informale del ponte qui esposto.
Ponte ripreso da Monet innumerevoli volte e che si trovava nel giardino della casa dell' artista , il ponte che attraversava il ruscello su cui fiorivano le celeberrime ninfee.
Fiore, essendo un critico d' arte ha avuto un approccio più tecnico e serioso ed è rimasta entusiasta dalle fotografie, alcune molto evocative, una in particolare rappresenta due paia d' occhiali su un tavolo bianco che creano una senzazione di domanda : " Di chi sono questi occhiali? Dove sono loro? Sono vivi? Sono morti?
A Fiore sono piaciuti molto anche i costumi dei Balletti russi . Il teatro, il music hall e il circo sono luoghi emblematici di questi anni folli . Ispirano geniali interpretazioni in artisti e fotografi sedotti da quegli sfavillanti universi animati. Inoltre, personalità come Matisse, Larionov, Léger o De Chirico collaborano con maestri di altri ambiti creativi alle produzioni d'avanguardia dei Balletti russi e dei Balletti svedesi, dando vita a spettacolari "opere d'arte totale" di musica, danza e arti visive.
Tutto questo lo trovate alla mostra " Gli anni folli di Parigi" di Ferrara sino all' 8 gennaio 2012
immagine di Teoderica
6 commenti:
Credo che tutti siamo in cerca di una armonia interiore. Avvicinandoci al mondo dell'arte, sentiamo dentro noi dapprima dei flebili suoi, poi questi suoni si fanno più forte, fino a diventare la nostra musica, la nostra armonia. Però pure chi si avvicina, per esempio, al malaffare, percepisce gli stessi passaggi. Perchè ognuno di noi ha dentro se armonie diverse, che aspettano solo l'incontro fatale.
Tu, cara Paola, con questo racconto sulla mostra al palazzo Diamanti, mi hai portato passo dopo passo dentro una armonia nuova, più consona non solo alla saggezza, pure al mio essere folletto.
Perchè ogni aspetto della vita è armonia, anche se dovessimo vivere una sofferenza.
Buone cose strabelle, all'infinito!
Hai parlato di musica e sicuramente l' arte che è più "divina" è proprio la musica, la generatrice di armonia per eccellenza.
Ciao Cosimo, vedrai che la visita a Ferrara non è finita, ti aspetto.
ciao teo ho dovuto difendermi sul mio bolg pubblicando ancora sui passeri
Hai voluto equivocare...ben ti sta!
Ciao.
Senza conoscere gli eventi e i loro causali, come quel dipinto di Manet del giardino di casa di Mondrian, e nemmeno aver presente per un istante quest'opera e il tuo post, mi è bastato soffermarmi su questo con l'occhio,
vi ho visto, non un ponte e le ninfee sul ruscello sottostante, ma tre generi di catene. Le due inferiori come maglie di catene di bicicletta avvolte confusamente.
Sono così andato alla fonte di Mondrian per capire della sua mania astratta delle linee ortogonali(verticali ed orizzontali)evitando scrupolosamente, come dannazione, la diagonale. A tal punto questo tipo di "catena" che ruppe i rapporti con l'amico e compagno di poetica Van Doesburg perchè "osò" usare la linea diagonale e lo schernì appendendo un proprio quadro, di forma quadrata, per un angolo, affermando sprezzantemente che anche così si poteva usare la diagonale ma senza derogare alle regole!, usando solo i tre colori primari (blu, rosso e giallo), i neutri (bianco e nero) e l’intermedio di questi due ultimi (il grigio). Regole "catene" dunque!
E Manet, come tutti gli impressionisti, cerca di fissare sulla tela anche lo scorrere del tempo, dato dal cambiamento della luce e dal passare delle stagioni. Si ricordano a questo proposito le numerose versioni della Cattedrale di Rouen, riprodotta nelle diverse ore del giorno e in diverse condizioni climatiche, di Claude Monet verso la fine del 1890.
Dunque bene fece Manet, Preso per la sua "catena del tempo", a far scorrere nel tempo anche le "regole catene" del suo amico Mondrian con "fior di loto" (le ninfee), commenterebbero i filosofi yoga. Questo genere di fiori sono presi a simbolo dei centri occulti dell'uomo incatenati fra loro dai due serpenti Ida e Pingala. E la geometria di questi è nell'elica che scorre a mo' di diagonale tanto invisa a Mondrian.
Ma tu hai fatto di più disegnando le ninfee come confuse catene metalliche articolate: un'altra allegoria delle cose che scorrono, del tempo che trascina...
Gaetano
Ciao Gaetano e...buon compleanno per tutto l' anno.
Ma ci pensi...Mondrian che aveva trovato regole feree, aveva creato un "sacro armonico" e il suo sodale che lo va a sconvolgere, quasi a deridere...eppure aveva creato armonia, ma le armonie sono diverse.
Ciao Gaetano.
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