Salvatore Ferragamo sandalo con zeppa
Vacche magre, ma non si rinuncia all'eleganza, si cerca di fare con quello che si ha, rete, corda e stoffa, la creatività italiana sopperisce alle materie prime che non ci sono. Salvatore Ferragamo, noto brand di alta moda fondato a Firenze nel 1927 inventa la zeppa in sughero, primo brevetto nella storia della Moda. Negli anni ’30 realizzò la scarpa con il tacco a piramide e qualche anno dopo il sandalo invisibile, con cui vinse l’Oscar del Fashion. Negli anni, oltre al sughero, lo stilista utilizzò altri materiali come la paglia o il legno, e accanto al modello classico creò tantissime varianti: zeppa a tacco, a piattaforma, a strati pressati o bombati, scolpite o dipinte, decorate con l'antica tecnica del mosaico o addirittura con grate in ottone lavorate a girali floreali e tempestate di pietre.
Moda italiana anni "30
Questo abito giallo è talmente stretto che neanche una modella di oggi potrebbe entrarvi, forse anche allora le signore eleganti dovevano fare diete feree. C'è anche un abito in stile giapponese, di cui purtroppo non ho la foto, è di colore nero con fiori di pesco, ecco che la micidiale alleanza Germania/Giappone/Italia salta fuori anche nella moda. L'instaurazione di scambi culturali tra le università di Italia e Giappone era già in atto negli anni"30, ed anche Giovanni Gentile aveva caldeggiato un accordo per lo scambio di professori e studenti. L'accordo culturale, venne stipulato nella primavera del 1935.
Sedia di Marcello Piacentini
Queste sedie così geometriche e dalle linee pulite le trovo ancora attuali, mi piacerebbero assai nella mia casa, l'equilibrio formale è evidenziato dal rosso acceso, le sedie sono disegate da Marcello Piacentini (1881 - 1960) come dono di nozze per Fiammetta, figlia di Margherita Sarfatti, Piacentini architetto dell'Eur, è anche un notevole designer. Marcello Piacentini fu un architetto e urbanista italiano. Figura controversa nella storia dell'Architettura, a causa del forte legame con il regime fascista, la sua opera è oggetto di rivalutazione critica solo da pochi anni. Negare il genio non serve a niente.
Poltroncina di Pagano/Montalcini
Giuseppe Pagano e Gino Levi Montalcini: due importanti figure del primo razionalismo italiano.
Formatisi entrambi al Politecnico di Torino e soci nel campo
professionale dalla metà degli anni Venti, Pagano e Levi Montalcini
diventano protagonisti del rinnovamento architettonico portato avanti
dal gruppo dei razionalisti torinesi, testimoniato da opere come la Mostra dell’architettura Moderna del 1928. Gino Levi Montalcini era di origine ebraica ed era fratello della scienziata Rita Montalcini. Giuseppe Pagano durante la Seconda Guerra Mondiale fu deportato nel campo di
concentramento di Mauthausen, da dove venne trasferito in quello di
Melk. Fu il suo ultimo viaggio: qui infatti morì nel 1945 a nemmeno
cinquant’anni.
Gio Ponti si laurea in Architettura al Politecnico di Milano alla fine della prima guerra mondiale, cui partecipa in prima linea guadagnandosi alcune decorazioni sul campo.
Negli anni Trenta partecipa alle Triennali e ne cura alcune edizioni di successo. Dal 1936 (fino al 1961) è docente del Politecnico di Milano.
Alle grandi opere si affianca una vasta produzione nel settore dell’arredo, come testimoniano anche le sue tre abitazioni milanesi. Gio Ponti, promotore dell’industrial design italiano, propone la produzione in serie nell’arredo d’interni come soluzione “sofisticata”, economica, “democratica” e moderna. Se osservate la panca vedrete che Ponti riesce ad ottenere nella realtà ciò che aveva nella mente.
Piatto degli antenati di Gio Ponti
Gio Ponti ha apprezzato il moderno amando la decorazione. Ha guardato al passato e
intuito il futuro. Senza confini di campo: dalle architetture, tra cui
l’edificio-simbolo di Milano, il grattacielo Pirelli, alle scene e
costumi per la Scala; dagli interni navali agli oggetti d’arredo, dalle
ceramiche ai tessuti. Aprendo in Italia la strada all’industrial design
di qualità. Negli anni Sessanta si sposta in Oriente dove realizza gli edifici
ministeriali di Islamabad in Pakistan (1964) e la facciata dei grandi
magazzini Shui-Hing a Hong Kong (1963). Sempre di questi anni sono
l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento (1960) e di Roma (1964) e la
chiesa di San Francesco (1964) e di San Carlo Borromeo (1966) a Milano.
Negli anni Settanta, a ottant’anni, Gio Ponti realizza ancora
architetture importanti, come la Concattedrale di Taranto (1970) e il
Museo di Denver (1971), e arredi, come “la poltrona di poco sedile
Gabriela” del 1971.
In perfetto stile liberty, questa credenza è elegante e raffinata, la linea decorativa dei pesci raggiunge l'armonia con la semplicità del mobile. Vittorio Zecchin (1878 /1947) figlio di un tecnico vetraio, entrò in contatto con le ricerche simboliste e l’ambiente della secessione viennese. A partire dal 1909 condivide l’esperienza del gruppo di artisti legati a Ca' Pesaro di cui è uno dei componenti storici, e partecipa alle loro mostre.
Dopo la prima guerra mondiale privilegiò le arti applicate. Organizzò a Murano un laboratorio di arazzi e ricami, eseguiti perlopiù con un punto di sua invenzione (“punto mio”) che imita la pennellata, ispirandosi ad alcuni soggetti dei suoi dipinti. Nello stesso tempo contribuì alla rinascita del vetro di Murano, di cui può essere considerato il primo grande designer in senso moderno. Anche questo artista è caduto nel dimenticatoio, solo l'Italia è capace di fare ciò.
La Salamandra vaso 1930
La fabbrica di ceramiche artistiche "La Salamandra", viene fondata a Roma, nel 1921.
Con la manifattura collaborano, nel periodo romano, alcuni importanti ceramisti del gruppo che fa riferimento a Duilio Cambellotti. Nel 1923 la fabbrica viene trasferita a Perugia, la proprietà della manifattura passa alla famiglia dell'industriale Buitoni e Davide Fabbri ne assume la direzione artistica e tecnica. La manifattura rimane attiva fino al 1955.
Centrotavola di Alfredo Ravasco
Alfredo Ravasco è uno dei più rinomati orafi attivi a Milano nella prima metà del Novecento. L'artista realizza in materiali preziosi non solo richiestissimi gioielli femminili, ma anche oggetti d'uso e d'arredo, tra cui ricordiamo ad esempio la Teca per i capelli di Lucrezia Borgia della Pinacoteca Ambrosiana.
Gli splendidi mobili e gli altri oggetti di arredo disegnati da Piacentini, Cambellotti, Pagano, Montalcini, Gio Ponti e i gioielli realizzati da Alfredo Ravasco, testimoniano come nel Novecento anche le vicende della moda si intrecciarono e si identificarono con quelle della cultura e della politica, originando un sogno meraviglioso, ma i sogni finiscono all'alba e l'alba del fascimo finì tragicamente.
4 commenti:
La moda italiana, investe tutti i settori e non ha eguali nel mondo.
Ma voglio raccontarti un aneddoto personale. Da ragazzo, tra i 16 ed i 20 anni, ero io che mi disegnano le giacche e i pantaloni, d'inverno e d'estate. Sempre stoffa Zegna e sempre spezzati. Avevo un abilissimo sarto che mi diceva sempre "ma dove vai a pensarle", cercava di dissuadermi, ma poi non solo cedeva, metteva in esposizione, dietro la vetrina d'ingresso, il capo d'abbigliamento. Il tutto orgogliosamente per entrambi.
Un beso e buona continuazione di maggio, mese di ciliegie, di vino e di rose.
Allora Cosimo sei uno stilista mancato...non è mai troppo tardi, sai che anche a me piacerebbe...ci mettiamo in società?
Prescindendo dall'infame regime di quegli anni, moda e design di quel periodo sono ai miei occhi affascinanti. Compresi, se inquadrati in allora, i sandali con le zeppe... E con effetti talora ancora attuali.
Prescindendo dai tempi infami, scusa se ripeto,è solo per ribadirlo, sono stupita di quanto abbiano fatto, elaborato ecc... la mia domanda è...si vive il proprio tempo senza conoscerlo?
Il bene lo si riconosce solo a posteriori?
E il male non lo si riconosce?
Ciao Adriano.
Posta un commento