Beh credo sia ora di scrivere
qualcosa sui monumenti di Ravenna che sono Patrimonio dell’Unesco. Sono tutti
di proprietà della Chiesa. Dovete sapere che l’importanza di Ravenna è molto
legata alla Chiesa, non solo per i monumenti unici al mondo, ma per i
personaggi clericali di alto spessore che
qui hanno lavorato.( La chiesa ravennate era un tempo autocefala cioè indipendente da Roma) I nomi
sono tanti ad iniziare da Apollinare che fu il primo a portare la parola di
Cristo, forse contemporaneo di San Pietro. Come nello splendido periodo
Ottoniano che appoggia la Chiesa di Ravenna, vi erano figure come San Pier
Damiano, il più grande teologo dei suoi tempi, Gerberto d’Aurillac, divenne
papa col nome di Silvestro II, ma non si può dimenticare San Romualdo, né Guido da Pomposa (viene chiamato d’Arezzo) a
cui si deve lo sviluppo della musica. Ma ce ne saranno tanti che io non conosco,
ve ne cito altri due, facciamo un salto in avanti, siamo nel XVII secolo, Don
Francesco Negri esploratore e scrittore, Mons. Francesco Ingoli dotto giurista, nomi
noti che caratterizzano l’impegno della Chiesa in tutti i campi. Anche la
Chiesa è un buon motivo per la candidatura di Ravenna, tenuto conto che proprio
qui, a Ravenna si tengono le Conferenze episcopali per tentare di riunire i cattolici
occidentali con quelli ortodossi, sarebbe bellissimo che ciò potesse accadere
con Ravenna che media fra Mosca e Roma, ma sarà molto dura se non impossibile,
non crederò mai che Roma lasci il potere. Dovevo scrivere dei monumenti mi sono
impelagata, ma la Chiesa è parte integrante di Ravenna forse più di Roma. Qui
hanno inventato una pasta che si chiama strozzapreti…ma il romagnolo è
profondamente religioso, non so fino a quando visto i tempi che corrono sempre
più veloci incontro al nulla.
immagine di Teoderica, Cristo guerriero nel Museo Arcivescovile
2 commenti:
Anche gli strozzapreti sono candidati a Ravenna 2019, perchè anch'essi cultura. Infatti si narra che il livello di sopportazione romagnola nei confronti delle oppressioni clericali portò, al conio del nome ‘strozzapreti’. Questo potrebbe derivare dall'augurio a soffocarsi che le ‘azdore’ romagnole facevano ai preti ogni volta che cucinavano questa pasta in un moto di ribellione di fronte alla miseria ed ai disagi della vita di tutti i giorni. C’è anche chi sostiene che il nome derivi dal fatto che le donne romagnole preparassero questo tipo di pasta per offrirla al prete del paese e che i mariti augurassero al prete di “strozzarsi” mentre si abbuffava della gustosa minestra.
Mi immagino un piatto misto di strozzapreti ed orecchiette baresi alle cime di rape oppure alle cannocchie (quelle che in barese si chiamano cicale)
Buon appetito!!!
ciaooo
Comunque sia gli strozzapreti con ragù di salsiccia e piselli sono strabuoni.
Ciao Cosimo...magari con un rosso pugliese :)
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