Questa è da sempre disprezzata, chiamata erbaccia, il suo
nome è portulaca ma l’hanno infamata con nomi poco simpatici infatti è chiamata
anche porcacchia, erba dei porci ed altro ma in Romagna la chiamiamo
porcellana. Nonostante offra da tempo
immemorabile delle considerevoli risorse alimentari, non è ben vista dalla
gente di campagna che la considera ancora oggi una pianta infestante. Tuttavia
viene somministrata spesso come nutrimento agli animali: polli, conigli e
maiali ne sono molto ghiotti. La portulaca era già conosciuta ed apprezzata in
tempi assai remoti. Il nome portulaca etimologicamente deriva dal latino
“portula” cioè “piccola porta”, “oleraceus” è invece una parola latina che
significa erbaceo. Nella bassa latinità il nome era stato trascritto in
“porcilaca” e pare che questa alterazione provenga dall’uso assai diffuso di
somministrare questa pianta ai porci come alimento. Le foglioline hanno sapore
acidulo leggermente salino e molti le masticano allo stato naturale per calmare
la sete. In India, sua probabile terra d’origine, la portulaca è da millenni un
alimento frequente. L’uso più semplice consiste nel mescolare le foglie più
tenere nelle insalate, specie in quelle di pomodoro il suo sapore assomiglia un
poco a quello del peperone. Lega bene con altri ortaggi quali fagioli,
lenticchie, piselli, barbabietole rosse, finocchi, sedani, carote e cipolle.
Può venire lessata oppure utilizzata per preparare una minestra unita a fagiolini verdi o piselli. È ottima anche
cucinata come gli spinaci e poi passata in padella con la solita dadolata di
pancetta. Recentemente, con la riscoperta delle tradizioni, la portulaca viene
conservata sott’olio. Si prepara facendola prima bollire per un paio di minuti
in acqua e aceto, poi, dopo averla asciugata si sistema in barattoli di vetro
con l’aggiunta di olio e di erbe aromatiche a piacere, come il finocchio
selvatico, le foglie di alloro o spicchi di aglio. Io solitamente la preparo in
un’insalata mista di pomodori, cetrioli e foglioline dell’erbetta oppure portulaca,
uova sode e maionese, accompagnate da un
bicchiere di vino romagnolo bianco il Pagadebit … il nome deriva dal fatto che il contadino,
dato il vitigno molto resistente a qualsiasi condizione climatica, riusciva a
pagare i debiti contratti anche se con gli altri prodotti era andato male.
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