Il fico è l’albero
sacro più importante per Roma, perché sotto un albero di fico (ficus ruminalis),
fu ritrovata la cesta che conteneva i gemelli Romolo e Remo, figli del dio
Marte e della vestale Rea Silvia, sotto al fico i gemelli furono allattati
dalla lupa, emblema della città eterna, anche se prima della lupa il simbolo di
Roma era un leone che azzannava un cervo ma ormai non lo ricorda più nessuno:
Roma è la lupa, anche se la sua raffigurazione è un’opera d’arte degli odiati
etruschi.
Le fonti
antiche collocano il fico alle pendici del Palatino, nei pressi della “grotta
del Lupercale” che fu oggetto di
venerazione per diversi secoli.
La leggenda
narra che quando l’antico fico era ormai secco e deperito, un altro germogliò
spontaneamente.
La pianta
era ritenuta bene augurale e dal suo stato di salute si traevano auspici per la
città.
Si riteneva
infatti che se si fosse seccata Roma sarebbe caduta in disgrazia, come capitò dopo
il regno di Nerone, quando il fico morì testimoniando con la sua scomparsa che
la libertà di Roma era perduta… il fico era morto troppo presto che Roma dopo
Nerone durò ancora per qualche centinaio d’anni.
L’ulivo era
molto amato dai romani, sia per l’apprezzato olio, ma anche come pianta cara a
Minerva, dea che faceva parte della Triade capitolina, i rametti d’ulivo
intrecciati a quelli d’alloro servivano per creare le corone per le persone
importanti.
La vite:
Roma è sorta sulla terra di Enotria, che significa terra del vino e ancora oggi,
in queste zone se ne beve del buono.
I romani
amavano tanto il vino da inventare il bacio: in epoca repubblicana gli uomini
potevano esercitare sulle loro donne lo “ius osculi”, il diritto del bacio, per
verificare che non avessero bevuto del vino di nascosto.
Berlo
equivaleva a compiere adulterio poiché si credeva che il vino liberasse i freni
inibitori, iniziasse al piacere e fosse un potente abortivo… qualcosa di vero
c’è, se un po’ allegre di vino le donne cedono più facilmente ma non solo loro!
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