"...la vita mi è passata addosso con gli zoccoli, ad ogni modo ho la mia consapevolezza: mi ha ferita, ma non più di tanti altri. Ho imparato da mia madre che sempre mi diceva: se vai in piazza con la tua croce e vedi le croci degli altri, torni a casa contenta, con la tua."
In queste poche parole c'è già la storia della famiglia di Rocco e delle altre famiglie del sud, che vivono in una terra ricca ed aspra, una terra scelta già in tempi antichi dai Greci per la sua floridezza ma dura ed amara come posso esserlo talvolta le mandorle. La vicenda si svolge dagli ultimi anni del fascismo, ai giorni nostri; è Rocco il protagonista, emigrato in gioventù a Torino, ormai in pensione, rivive i suoi ricordi. Ricordi amari, mitigati dal vivere
a contatto della natura e del mare. Il padre di Rocco è stato allevato dai nonni, i genitori sono emigrati in America e si sono dimenticati del figlio, inghiottiti dal sogno americano. La madre di Rocco : Ofelia, abbandonata dal padre uomo vile, anche lui inghiottito dal sogno americano, anche se poi ritornerà e meglio sarebbe stato fosse rimasto dov'era. Fra tutte le figure ben delineate dall' autrice, spicca Ofelia, questa donna che sembra incarnare la stessa terra di Calabria, debole e ferrea piena di fede e determinatezza è l' unica che realizza i suoi parchi sogni. Il figlio Rocco già nell' infanzia viene segnato dal suo primo sogno infranto, che spezzerà l' indole selvaggia che gli veniva dalla terra e dal mare. Era stato organizzato un mese in colonia e Rocco voleva andarci con tutte le sue forze, ma al momento della partenza la madre gli dice che non sarebbe partito. Rocco darà in escandescenze, pugni, calci, urla, la madre pentita e spaventata gli prepara in fretta la valigia, ma quando arriverranno alla corriera questa sarà già partita. Per Rocco il sogno infranto si ripeterà, ma non si ribellerà più, accetterà quello che gli viene dalla vita. Così emigrerà coi genitori e con la sorella senza far vedere quanto dolore gli provoca ciò. E quando, dopo una vita di lavoro al nord, troverà il coraggio di tornare alla sua terra, vi troverà anche la" calabrisella bella", la sua mezza mela che credeva mangiata da qualcun altro, ma Rocco non ha più quell' indomito furore misto a rassegnazione che sembrano avere solo le donne del sud e preferirà ritirarsi in un altro mare.
"Metteva mandorle sbucciate in una pezzuola di lino, la richiudeva formando una palla e col mortaio riduceva in poltiglia le mandorle. Poi immergeva nella caraffa piena d' acqua fresca la pezzuola e la strizzava, ripetendo l' operazione più volte. Quasi una magia per Rocco bambino: l' acqua diventava bianca e profumata!"
Latte di Mandorle è il titolo di questo romanzo di Sara Rodolao.
Questo è anche un libro che fa amare intensamente il sud ed allo stesso tempo fa indignare che una terra così ricca sia ancora oggi tenuta sotto gli zoccoli.
9 commenti:
Grazie Paola,
ti sono davvero grata, sei riuscita ad entrare nel mio libro con delicatezza tutta femminile, rispettando la dignità dei personaggi e delle situazioni che li imprigionano.
Grazie delle parole affettuose verso la mia Terra, una terra generosa e amara che non permette mai ai suoi figli di dimenticarne le Radici, profondamente piantate nel suo cuore.
Grazie, di tutto.
P.S.
e'bello vedere "Cecilia" e "Rocco"
vicini vicini nel tuo blog, mi fanno tenerezza!
Sara grazie a te per il bel romanzo che ho avuto l' opportunità di leggere.
Ciao :)))
Cara Paola, questo intervento, sulla scia di altri precedenti, sembra che valga più per te che per Sara cui dedichi la recensione del suo libro. Se è così, consideriamolo quale "messaggio" che, per vie misteriose (quasi "magiche"), ti giunge (ci giunge) per "rassicurarti" - mettiamo su "mamma Luisa e Marco" (Teoderica Marcos). "Marco" con "s" che sta per "Sezione aurea", che sale la china aggrappato al manto di Teodora imperatrice e che viene isidiato dai "due" (Pi greco), una velata inflessibile e rigida Matematica, emblema di sul mistero riposto sugli "zoccoli" del libro di Sara. Dunque "Latte di mandorle", ma anche "La vestina di organza" sono l'etericità di un ignoto "Angelo" poiché angelo significa messaggero.
Ed ora ecco ciò che mi è venuto di dire in questa ottica col mio solito parlare insolito.
"Latte di mandorle" di Sara Rodolao.
É un libro che non ho letto, non disponendolo al momento e nemmeno la poesia della stessa autrice e che porta lo stesso titolo.
Avrei voluto leggere subito la poesia, immaginando di trovare una relazione con il libro, ma non sono riuscito a trovarla sul web. Non importa perché ciò che tu, Paola, hai scritto del libro è quanto basta per sfrondare il racconto di Sara del fatto storico e risalire così alla "fonte" alla quale è stata attinta l'essenza. Giusto il possibile itinerario creativo di Sara scrittrice in relazione a questo aforisma di Stephen King, scrittore statunitense: "Scrivi con la porta chiusa, riscrivi con la porta aperta". "Porta chiusa" è il lavoro preliminare denso di concezioni personali in seno alla trama storica nel caso in questione; "porta aperta" è lo stesso lavoro sfrondato da orpelli tale da tenere in piedi il lato storico ed al limite disporre le cose in modo da far "leggere fra le righe": per il lettore questo conta.
Non è tanto difficile capire che la chiave di lettura è tutta riposta nel titolo "Latte di mandorle" che, Sara vuole mettere al riparo di "zoccoli", non tanto "omicidi" (da considerare "operatori" che non "sanno", dell'angelo della morte) ma comunque dissacratori, parola che Paola nomina all'inizio del post ed alla fine. Comincia, infatti, parlando della storia della famiglia di Rocco per arrivare in fondo alla loro Calabria.
Ma non basta per Sara aver posto sul piedistallo il gustoso "latte di mandorle", una bevanda nata in Sicilia. Un certo "elisir" di mandorle cui dedica persino un bel post, che ho letto, un racconto creato da lei, "la leggenda delle mandorle", conferendole una forza in sé, magica. Dunque sono sulla strada buona per entrare nel mondo segreto del "messaggio" di Sara, la spiritualità che ha animato ogni cosa e magari Sara stessa non è del tutto consapevole. E poi c'è dell'altro a dar man forte al potere riposto nel "latte di mandorle", il titolo di un altro libro di Sara, "La vestina di organza", argomento di un tuo passato post, Paola.
Ora il mio procedere è fuori dai canoni letterari, ma la "Leggenda delle mandorle" di Sara mi stimola a cogliere il lato magico anche del libro in discussione. Come a far riscontrare che è la stessa magia a porre in salvo la "bottiglia del naufrago" che può attenere Rocco, l'interprete della storia – mettiamo – alla "calabrisella bella", la sua mezza mela che credeva mangiata da qualcun altro.
Intravedo già che, con la "mezza mela", già siamo ad un particolare codice magico decifrabile in virtù di quanto farò emergere di seguito.
Seguito al commento successivo.
Gaetano
Seguito del commento precedente.
"Latte di mandorle".
Questa bevanda nota in Sicilia e non solo, assai gustosa («Quasi una magia per Rocco bambino: l'acqua diventava bianca e profumata!»), non è la sola in cui compare il termine "latte". In Sicilia è assai diffusa un'altra bevanda che è alcoolica, il "Latte di Vergine", fatta da latte, zucchero, vaniglia buccia di arancia e alcool puro.
Ecco, mi è piaciuto intercalare brevemente con la cosa profana, che non guasta (e se fosse una certa procedura di alchimia?), ed ora via con la decodificazione del nuovo termine, "Latte di Vergine". Naturalmente qui siamo fuori dalle cose immaginate da Sara Rodolao, ma credo che non le dispiacerà sentirle dire da me, entrando decisamente nel campo dell'ermetismo. Chissà Sara, presa da cambiamenti di temi letterari, decide di mettere su un suo "Codice da Vinci". Non si sa mai.
Dico subito che, in ermetismo, "Latte di Vergine" è detto Maris stella o Mercurio dei Filosofi. Di qui il parallelo ad un certo mistero in cui si parla di un famoso "latte degli uccelli", del quale i Greci parlavano come d'una cosa straordinaria ed assai rara. «Mungete il latte degli uccelli» era nella loro lingua un proverbio che equivaleva a riuscire, a conoscere il favore del destino ed il successo in qualunque impresa.
A questo punto si arriva a collegare questo "latte", definito in tanti nomi per sviare il profano preso da sola curiosità, con le "colombe di Diana" (ma anche Sara, inconsapevolmente, definisce lo stesso "latte" anche "vestina d'organza", senza contare la favole sulle mandorle)). Giusto in coerenza con questo detto che correva fra i filosofi ermetici: «Che gli dei di Venere e di Diana cornuta ti siano favorevoli».
Che significa? Con "Diana cornuta" si perviene alla rappresentazione simbolica dello spicchio lunare (le corna). Ecco che con questo segno mi lego a Rocco con la «"calabrisella bella", la sua "mezza mela" che credeva mangiata da qualcun altro».
Conclusione, uscendo dalla magia dello "Specchio di Alice", se non altro, al di là del felice segno riposto in "Latte di mandorle", è stato bello questo divagare favoleggiando, grazie a Sara che neanche deve aver immaginato di veder "volare" in "cielo" Rocco, la sua famiglia e la Calabria.
In relazione alla questione degli "zoccoli" del libro "Latte di mandorle", ho scritto un saggio sulla Calabria. Si intitola Giangurgolo, che è la maschera della Calabria. Vedi qui.
Complimenti al "messaggero" in Sara e a lei stessa, ma pure a te, cara Paola.
Abbracci da Gaetano
Un romanzo da inserire tra le ormai vicine letture estive!
Grazie di averlo segnalato, Teo.
Un salutone e buon week end.
annarita
Caro Gaetano, ormai mi hai viziato coi tuoi commenti magici. Non so se è il sentire di Sara, ma il titolo del libro mi ha molto colpito, tu Gaetano ti sei soffermato alla parola latte,a me ha colpito la parola mandorle, perchè questo frutto può essere anche amaro, perchè Cristo è stato sovente raffigurato entro una mandorla, perchè la mandorla è appuntita, tutte similitudini che mi fanno pensare alla terra di Calabria ed al sud in generale, una terra bellissima ma dimenticata e pensare che si potrebbe fare come in America, dove chi va in pensione va a godersi gli ultimi anni di vita nella California o nella Florida, non sarebbe bello scaldarsi le ossa dall' umidità del nord Italia al sud? Divagando e favoleggiando sai che non sapevo che le corna simboleggiano la luna chissà perchè sono viste in malo modo, comunque proprio ieri un amico mi ha confessato che ha lasciato detto a sua madre, che quando muore vuole un busto con le mani incrociate al petto e con le dita che fanno le corna , lui dice che è attratto da questa posa e divagando e favoleggiando è un po' strano in questo periodo....forse stiamo diventando metereopatici...ma il disagio delle persone sta aumentando e sta prendendo contorni drammatici( questa settimana a Ravenna un tentato infanticidio ed un omicidio/suicidio)a me fa star male il pensiero di come stiano male internamente le persone, di come accadono le tragedie e che i vicini dicano che non si erano accorti di nulla ed ecco allora il latte di mandorle, la vita di una volta dura ma reale, oggi si vive negli specchi che poi all' improvviso si spaccano.
Come vedi ho divagato un po'.....ciao Gaetano
Ciao Annarita,un romanzo che si legge lievemente ed appassionatamente .
Ciao e buona domenica.
PER GAETANO
il saggio di Giangurgolo non c'è....io l'ho già letto, ma lo rileggerei volentieri.
Ciao.
Posta un commento