mercoledì 12 dicembre 2018
MAN RAY 2
Man Ray è uno dei protagonisti del Dadaismo a New York insieme a Francis Picabia e a Duchamp. Gli oggetti
realizzati da Man Ray, i ready mades stravolgono la natura dei manufatti, basti
pensare al ferro da stiro coi chiodi che rende inutilizzabile l’oggetto, lo
priva della sua funzionalità eleggendolo come opera d’arte non certo per la sua
bellezza ma solo come concetto, come idea nuova e antiborghese. Nell’immagine
di questo post potete vedere L’Enigme d’Isidore Ducasse, 1920,
rifatto nel 1972, consiste in una macchina da cucire, avvolta in una coperta e
legata con lo spago. L’idea di Man Ray di usare una macchina da cucire è
stata ispirata da una frase dello scrittore francese Isidore Ducasse (1809-87),
meglio conosciuto come il Conte di Lautréamont, Bello come l’incontro accidentale, su un tavolo da dissezione, di una
macchina da cucire e un ombrello. I dadaisti consideravano fonte d’ispirazione
la frase di Ducasse, considerandola pure come simbolo di sessualità nascosta. L’ombrello
era considerato un elemento maschile, la macchina da cucire era vista come l’elemento
femminile, e il tavolo da dissezione come un letto dove poteva avvenire l’orgia.
L’oggetto coperto di Man Ray, tuttavia non è visibile e ciò inquieta perché celato
sotto il telo può esserci un qualsiasi altro oggetto, ciò viene reso ancora più
evidente dal titolo dell’opera enigma.
Qualcosa che viene mostrato ma allo stesso tempo celato, evoca da una parte l’anonimato,
dall’altra la curiosità, dall’altro ancora emerge la bellezza della sola forma,
che esalta ciò che è nascosto perché soffuso di mistero. Quest’opera può essere
vista come antesignana e fonte di ispirazione per Christo, il famoso esponente
della Land Art, che impacchetta addirittura il Reichstag a Berlino e il Pont Neuf a Parigi. Più prosaicamente Man
Ray è anche il precursore della moda
di questi ultimi anni di coprire edifici, panchine o altro della città con
lavori in lane colorate eseguite all’uncinetto o coi ferri da maglia.
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