Questa
storia, nasce un po’ così, senza pretese, narrerà delle vacanze romane di
Betty.
Chi è Betty?
Una signora romagnola
di cinquant’anni, un po’ così, né bella né brutta, né troppa né poca, né da
mettere coi peggiori né tantomeno coi migliori.
Forse da
inserire in quella via di mezzo tanto denigrata oggi: quella dei mediocri o
forse da inscrivere alla lista delle casalinghe di Voghera.
Oggi il
sostantivo/aggettivo mediocre viene visto come un qualcosa di orribile, quasi
peggio di assassino, in quanto è un termine assolutamente fuori moda, chi vuole
oggi essere antiquato, obsoleto, out, sorpassato, superato, vecchio, decrepito
e tacciato di essere fuori moda e fuori mondo?
Pensate che
Betty esageri?
In questi giorni
si sta discutendo sui media e sui social dell’estradizione, finalmente avvenuta
dell’ex terrorista rosso Cesare Battisti.
Stesso nome del
patriota di fine Ottocento, ma a testimonianza della degenerazione dei costumi,
vi è un abisso di dignità fra i due.
Il Battisti,
cittadino austriaco di nascita, direttore di giornali socialisti, deputato al
Parlamento di Vienna dove si batté per ottenere l’autonomia amministrativa del
Trentino e la costruzione di un’università italiana fu condannato a morte perché
allo scoppio della grande guerra, pure essendo parlamentare austriaco si arruolò
volontario negli Alpini, combattendo per la parte italiana.
Fu catturato
da una truppa dell’esercito austriaco, fu processato e impiccato per alto
tradimento, non fuggì ma con grande dignità chiese solo di poter essere fucilato
invece che impiccato, (l’impiccagione un tempo era riservata agli schiavi e ai
plebei) per rispetto alla divisa militare che indossava.
Le sue
ultime parole: “Viva Trento italiana! Viva l’Italia!”
Il Battisti
odierno, ex terrorista, accusato di vari reati legati alla lotta armata, incolpato
di quattro delitti, condannato a più ergastoli, si dichiara innocente per gli
omicidi, non si pente per gli ideali del terrorismo, evade dal carcere, che
secondo lui non merita, se ne va in giro per il mondo come rifugiato politico e
svolge con discreto successo l’attività di scrittore di romanzi di genere noir.
Ora riacciuffato
una parte di italiani si indigna per la gogna mediatica, il poverino qua, il
poverino là: “Ecco stagliarsi nel cielo
delle vicende italiche una manifestazione evidente della trasformazione in
merce di ciò che prima era sacro. Il riferimento è al teatro dell’estradizione
dalla Bolivia dell’ex terrorista rosso Cesare Battisti. Ciascun cittadino ha
potuto assistere alla fiera del pop della pancrazia, cioè del mondo dominato
dal rumore sociale, della partecipazione collettiva agli eventi e della
stimolazione delle emozioni più voluttuose. In breve: della perdita di
sacralità dei valori, quelli laici, dello Stato di diritto. È stata la messa in
scena teatrale di un fatto di costume, più che di una estradizione giudiziaria”.
Se le parole
possono sembrare giuste e sensate, il senso non lo è, oggi la gogna mediatica
la subiscono tutti, perché la notizia fa notizia e va di moda chi fa più rumore,
è di moda la pancrazia, basta vedere la televisione o leggere sui social, i
peccatucci dell’uomo mediocre non fanno notizia, sono banali e ordinari, mentre
i grandi peccati attraggono, fanno discutere, accendono gli animi ecc.
Questa parte
di italiani, che difende Battisti, è naturalmente la più acculturata, usa
infatti un termine altisonante, pancrazia, che esplica chiaramente la loro
altezza vertiginosa in ambito culturale.
Questa parte
di italiani è la crème de la crème del nostro paese, ha in orrore il termine
mediocre e i suoi archetipi: il signor Rossi e la casalinga di Voghera, mentre
ammira l’assassino Battisti che è un tipo affascinante, un intellettuale che ha
oltrepassato il limite per una giusta causa.
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