Dopo il regale ricevimento, i saluti e i convenevoli Betty con
altri ospiti partirono in treno per ritornare al solito tran tran, mentre gli
sposi sarebbero poi partiti per il viaggio di nozze. Betty era felice e
contenta, anche se questi ricordi poi affiorarono amari, a Betty sarebbe
piaciuto vivere a Roma ma non era il suo posto e questi ricordi la rendevano
poi inadatta al suo vero posto. Questi ricordi affiorando dieci anni più tardi,
la rendevano infelice perché pensava a ciò che poteva essere e non era. Pensava
a un ricco tenore molto famoso che viveva al suo paese quando Betty era poco
più che una bambina. Questo tenore aveva un’amante, una bella ragazza, una
paesana e il tenore non la portò mai nei suoi viaggi o ai suoi concerti o ai
balli che si tenevano nelle grandi ville dei dintorni, diceva che faceva questo
per non rendere triste l’amante in quanto poi si sarebbe trovata a disagio e
scontenta sia coi signori di cui non faceva parte, ma sarebbe poi stata
infelice e disadattata anche col suo mondo d’origine cioè con le persone
semplici del suo paese, che non le sarebbe più bastato. Betty pensava che il
tenore fosse un contaballe e che si vergognasse dell’amante paesana ma col
senno di poi capì che era la verità, anche Betty si sentiva né carne, né pesce,
anelava a mondi diversi senza essere in grado di adattarsi e avendoli scoperti
era insoddisfatta del suo mondo d’origine, mondo in cui viveva. Ma questi
pensieri vennero dopo, molti anni dopo, durante il tragitto di ritorno Betty
era felice e ripensava a ciò che di bello aveva visto, mentre il viaggio a Roma
si concludeva Betty pensava all’Aventino, a Santa Sabina, a Villa Borghese e
alla Casina Valadier.
immagine: Casina Valadier
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