Capitolo 7
I denti di
Steve sulla chitarra erano come affondati nel suo braccio
Non trovò nessuna amica/o che l’accompagnasse, ma
non se ne curò, aveva udito qualcosa che l’aveva come dire magnetizza, quindi si
mise un tubino nero, si cotonò i capelli, poi li raccolse in una specie di
chignon arruffato, bistrò gli occhi di blu, un paio di sandali retrò e si sentì
perfetta sia per un concerto rock che classico.
L’atmosfera iniziale era in stand by poi divenne
satura di religioso raccoglimento.
A un certo punto Lyuba si era trovata in piedi
assieme a tutti gli altri, volendo dimostrare l’apprezzamento,
senza disturbare la musica con un applauso, mentre Steve portava tutti quanti in
paradiso con note struggenti, poi all’inferno, saltando a piè pari il
purgatorio, con il clamore dei diavoli.
Il duettare della chitarra di Steve con i violini, fece
venire la pelle d’oca a Lyuba, che non aveva mai visto né ascoltato nulla del
genere, i denti di Steve sulla chitarra erano come affondati nel suo braccio.
Lyuba apprezzò di Steve non solo il virtuosismo ma
anche i modi cortesi ed umili, non aveva nulla di… sesso e droga e rock and
roll, chissà forse ciò era dovuto all’incontro tra rock e musica classica un
binomio vincente, come quando gli opposti si attraggono e generano armonia, la
musica sinfonica attutiva e addolciva il duro e stridente rock.
Negli anni ‘70 l’organo di Hammond, un organo
elettrico, che era stato creato per sostituire i più costosi organi nelle
Chiese, spopolava nelle band musicali hippies, assieme alla rivoluzione dei
capelli lunghi e delle minigonne.
Milioni di ragazzi ballavano sulla musica beat, non
sapendo che erano attirati anche dalla musica sacra dell’organo e dalla musica
di Bach; sì perché i famosi Procul Harum, un gruppo rock britannico, tra i
primissimi esponenti di tale corrente musicale, negli anni Sessanta considerati
“uno dei gruppi più influenti nella
storia del rock, i profeti del suono orchestrale” con la canzone ancora
ascoltata oggi e strafamosa: “A Whiter Shade of Pale” si sono ispirati proprio
a Bach, una libera variazione del brano classico “Aria sulla quarta corda” e il
pezzo strumentale mette in chiara evidenza il suono dell’organo di
Hammond.
Quei ragazzi che erano attirati da questo tipo di
musica vennero poi “traviati” verso lo “stupefacente”, verso il rock diabolico,
ma il loro cuore seguiva in realtà la musica dell’organo, questi ragazzi
dovevano ritrovarsi in Chiesa era quello il loro luogo, ma seguirono il
pifferaio di Hamelin e caddero nel vortice delle droghe.
Lyuba se pensava alla musica esagerava sempre, lei
si scioglieva se sentiva un violino o un flauto o la dolce mano di Eric Clapton
suonare la chitarra cantando Wonderful
tonight.
No, meglio non ascoltare più questa musica, Lyuba non
voleva proprio più ascoltare una musica che le ricordava che da qualche parte,
da qualche parte cosa c’era?
Nulla perché lei si sentiva arrivata, e il pensiero
fugace del soccombente lo metteva da parte e non ci pensava più, era stata
troppe volte umiliata per ricadere nella trappola. Una forza sovrumana l’aveva
posseduta, chiedendole sempre di più, Lyuba aveva così perso la sua autostima, era
stata a un passo dal soccombere, poi si era ritrovata libera, all’inizio le
mancò l’eccitazione, come se lei fosse in crisi da astinenza di quella forza
magnetica, poi si disse che non importava
se un qualcuno aveva qualità aliene, in Terra nulla è più bello del sorriso di
un bambino… ma a volte, ascoltando certa musica sviolinata sentiva la mancanza
del mostro.
(Il
soccombente è un romanzo in parte autobiografico dello scrittore austriaco
Thomas Bernhard, tratta del fittizio rapporto tra il famoso pianista canadese
Glenn Gould e due suoi giovani compagni di studio al Mozarteum di Salisburgo
negli anni Cinquanta. Il trio studia musica e contemporaneamente sviluppa un
rapporto di amicizia che si rivelerà drammatico per tutti e fatale per uno dei
tre, il soccombente appunto. Il narratore (un semi-reale Bernhard) e il suo
amico Wertheimer abbandonano gli studi di pianoforte appena si rendono conto
del genio superiore di Glenn Gould, quando lo sentono suonare le Variazioni
Goldberg di Bach. Nessuno dei due può reggere il paragone con la sovrumana
virtuosità del terzo. Alla fine, i due lasceranno il Mozarteum in profonda
depressione, per non suonare mai più: uno dopo qualche anno commetterà suicidio
e l’altro - il narratore ossessivo, mordace e autocritico all’estremo - si
ritirerà nella più completa oscurità). (https://it.wikipedia.org/wiki/Il_soccombente)
(Gould morirà
suonando le Variazioni Goldberg, raggricciato sulla tastiera, nel tentativo
sempre rinnovato di essere non già un interprete al pianoforte, ma il
pianoforte stesso, il suo Steinway. Wertheimer sarà travolto dalla meccanica
feroce dell’emulazione, della debolezza profonda, dell’incapacità di essere
unico e della coscienza di non esserlo. Il narratore, che è il terzo pianista,
rinuncia anche lui al pianoforte, ma tesse una trascendentale partitura di
prosa: questo libro, variazione romanzesca sul tema della grazia e
dell’invidia, di Mozart e Salieri, ma ancor più sul tema terribile del non
riuscire a essere. Bernhard sembra avere scritto questo romanzo come Gould
suonava, per così dire dal basso verso l’alto, non come tutti gli altri
dall’alto verso il basso. Fin dai primi tocchi, cupi e leggeri, avvertiamo che
il libro è la storia di una disputa inestinguibile, che procede nella vita e
nella morte: quella tra la Forza e la Debolezza. E, se la Forza appare sul
fondo, nella spietata esclusione, da parte di Gould, di tutto ciò che non sia
perfetto, si può dire che rare volte l’epos della Debolezza si sia articolato
con i tratti grandiosi, e anche la sinistra comicità, che incontriamo nelle
vicende di Wertheimer. Quest’uomo che della debolezza ha la vocazione è al
tempo stesso pieno di talenti, di qualità e di intelligenza. Il suo soccombere
è un processo sotterraneo, sottile, che lo distrugge, ma tende a distruggere
anche gli altri. Nella sua debolezza, Wertheimer ha il fascino pernicioso di
chi attira gli altri nella propria rovina. Alla fine, giunti a una sorta di
vertigine nell’arte della variazione, ci accorgiamo che Wertheimer, il
soccombente, ha costruito pezzo per pezzo, nella vita e nella morte, una sorta
di doppio beffardo, un’ombra sfigurata della perfezione di Gould, quale ultima
vendetta della debolezza contro la grazia).
(https://www.adelphi.it/libro/9788845906381)
Meglio per Lyuba pensare alla meravigliosa Terra.
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