Capitolo 6
To have the blue
devil
Nel culto cattolico
per secoli si cantò senza strumenti, perché questi ultimi erano considerati
profani, ma poi nell’826 un sacerdote italiano, Padre Giorgio da Venezia, venne
chiamato alla corte carolingia di Luigi il Pio perché qui ricostruisse una
copia di un antico strumento, di origine pre-cristiana, a canne, ad aria e ad
acqua, l’hydraulòs. Padre Giorgio recuperò il principio di funzionamento
dell’hydarulòs e realizzò un nuovo strumento, l’unico che nascesse
espressamente per la gloria di Dio, cioè l’organo.
L’organo
mosso dal vento ci fa intuire l’amore e la bellezza del Regno dei Cieli e unito
al canto ci fa partecipi tutti del Divino.
Il Concilio
Vaticano II raccomanda: “Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo
a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere
un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente
gli animi a Dio e alle cose celesti”.
Dagli anni
‘70 in chiesa si possono suonare tutti gli strumenti, anche la “famigerata”
chitarra, se Dante nel XX Canto del Paradiso scriveva: “E come a buon cantor
buon citarista”, più tardi la chitarra divenne diabolica con il blues che era
chiamata la musica del diavolo.
Blues deriva
dalla frase to have the blue devils (avere
i diavoli blu) col significato di essere triste e depresso.
A Lyuba non
piaceva il blues, perché era vero che era triste, infatti questa musica deriva
dai canti degli schiavi africani che lavoravano duramente nei campi di cotone
americani.
A Lyuba veniva
da piangere se pensava a Pick a bale of
cotton, un canto degli schiavi neri che lavoravano e cantavano, Oh Signore, raccogli una balla di cotone,
veniva da piangere pensando al male che facevano uomini ad altri uomini, perché
in realtà il canto era allegro, gli schiavi chiedevano al Signore solamente raccogli una balla di cotone.
Avere i diavoli blu,
tale frase è attestata nella lingua inglese a partire dal XVII secolo, si
riferiva in origine allo stato allucinatorio che segue alle crisi di astinenza
da alcool. All’epoca blue era un sinonimo gergale di ubriaco e per questo
motivo le leggi che vietavano la vendita di alcolici la domenica erano indicate
come Blue laws … Dopo la guerra di secessione americana, le espressioni to be blue /to have the blues vennero ad
indicare uno stato di sofferenza, di tristezza o di malinconia, distaccato
dall’originaria associazione con l’ubriachezza. L’uso dell’espressione tra la
popolazione afroamericana per designare la musica associata a tale stato
potrebbe essere addirittura posteriore al 1900. A quel punto i due significati
(extramusicale e musicale) si fusero, e divenne comune dire il musicista blues
suonava o cantava per liberarsi dei blues.
(https://it.wikipedia.org/wiki/Blues).
In merito al
blues e alla chitarra si raccontava, che il mitico Robert Johnson, una leggenda
della musica blues, uno dei più grandi e influenti musicisti del ventesimo
secolo, dall’oscura e travagliata breve vita, avesse acquisito la virtuosità di
suonare la chitarra vendendo la propria anima al diavolo.
Sicuramente
razzate, ma Johnson fa parte del cosiddetto Club 27, il gruppo di grandi
artisti morti a 27 anni, fra cui molti con la J come iniziale del nome: Kurt
Cobain, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, e ultimamente Amy Winehouse.
Queste stelle
della musica, sregolate… Sesso e droga e rock and roll/ è tutto ciò di
cui il mio cervello/ e il corpo hanno bisogno/ sesso e droga e rock and roll…
così cantava Ian Dury nel 1977 e come un pifferaio malefico portò con sé una
generazione di giovani in cerca d’altro, pensavano al divino si ritrovarono
nelle fauci del diavolo.
Queste stelle
cadenti avevano antecedenti, lo sfidare il diavolo per fama o per trasgressione
o per noia o per chissà che altro, si trova anche nella letteratura ottocentesca:
“Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, ma già alla fine del Cinquecento
girava il dottor Faust, il protagonista di un racconto popolare tedesco che è
stato usato come base per innumerevoli opere artistiche. Faust, nella sua
continua ricerca di conoscenza, invoca il diavolo che al prezzo della sua anima
gli consentirà la conoscenza assoluta.
Nella musica
Paganini era soprannominato violinista del diavolo, per il suo virtuosismo che
non aveva pari, si diceva che avesse stipulato un patto con il diavolo per
poter suonare in quel modo. Niccolò Paganini fu la star musicale dell’Ottocento.
Era
velocissimo e dotato di una tecnica straordinaria che nessuno sapeva
eguagliare; le sue violente esecuzioni finivano quasi sempre con la volontaria
rottura delle corde e la conclusione del concerto sull’unica corda superstite,
quella di sol.
Oltre al
virtuosismo aveva attorno a sé un alone nero come la pece, si diceva che avesse
ucciso un uomo e che il violino lo avesse studiato in prigione, addirittura si
favoleggiava che ricavasse le corde del suo violino dalle budella delle sue
vittime.
Paganini era
brutto e scheletrico come uno dei Rolling Stones, ma come quest’ultimi era
amatissimo dalle donne e le sue esibizioni facevano il tutto esaurito
nonostante i costosi biglietti d’entrata.
Nietzsche si
occupa della tragedia greca in “La nascita della tragedia”.
La sua
ricerca è verso l’arte, sull’apollineo e il dionisiaco.
Apollo è il
dio dell’equilibrio, della misura, nell’arte rappresentata dalla scultura.
Dioniso è il
dio della sfrenatezza, dell’estasi, nell’arte è rappresentato dalla musica.
Per ascoltare
la musica e viverla occorre lasciarsi andare, non esiste musica colta o musica
popolare esiste musica per vari stati d’animo, e il nostro animo, il nostro
interiore è molto sfaccettato.
Lyuba,
qualche anno prima al Pala de Andrè di Ravenna aveva assistito al concerto di
Steve Vai che aveva presentato i suoi pezzi più famosi completamente rivisitati
in chiave classica, accompagnato dai 50 strumentisti della Evolution Tempo
Orchestra, che è l’orchestra sinfonica nazionale della televisione di stato
della Romania.
Steven Siro
“Steve” Vai è un chitarrista americano di origini italiane. La sua attività
musicale oltre a quella chitarristica, si espande anche a livello di
composizione e produzione, lo ha portato a vendere circa 15 milioni di dischi e
vincere 3 Grammy Awards.
È uno dei più
grandi chitarristi viventi chiamato il Paganini della chitarra.
Lyuba non sapeva
neanche chi era, ma pedalando con la bici, mentre tornava dal mare era passata
davanti al Pala de Andrè, aveva sentito una musica celestiale, Steve stava
facendo le prove, Lyuba aveva deciso che la sera sarebbe andata al concerto.
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