giovedì 10 agosto 2023

Il volo del gruccione

Capitolo 39

Era un finocchietto speciale al profumo di menta

 

 

Lyuba stava distesa, seminascosta dall’erba alta, osservando gli specchi d’acqua, che si allargavano all’infinito, come pure infiniti sembravano i gruppi di volatili, di cui sembravano pieni zeppi sia il cielo che le acque.

Milioni di uccelli.

Lyuba era immersa nella luminosità e nella la pace circostante, ancora più evidente in quanto se girava il volto dalla parte opposta trovava il grigio delle ciminiere industriali e il traffico della strada.

Si sentiva appagata e felice immensamente grata alla bellezza della natura, stupita come di fronte a un grande miracolo; mentre Rico era andato ad osservare il bottino di carpe di due giovani pescatori dagli alti stivali.

Lyuba sonnecchiando mentre il sole la riscaldava, pensava che tutto quel ricercare sugli zingari e la sua ipotesi bislacca sul loro perpetuo girovagare per colpa del silfio, era veramente assurda e strampalata.

Poi all’improvviso ricordò.

Tanti anni prima, si trovava con la bisnonna al mercato rionale, lei avrà avuto al massimo cinque anni, una zingara, che non pareva neanche tale, offrì alla bisnonna dei bottoni per mille lire, che furono acquistati.

La zingara le disse che era scura e bella come i loro bambini, le chiese come si chiamava e alla sua risposta la zingara disse che lei era un amore di zingarella poi le prese le mani dicendole di strofinarle forte forte chiedendole che odore sentisse.

Lyuba rispose che sentiva odore di terra, la zingara tirò fuori da non so dove, come per magia, un contenitore di rame decorato con dei graffiti, poi le diede un seme e disse alla bisnonna: “Piantalo   in questo vaso con della terra di fiume, poi coprilo e tienilo al buio, appena spunta il germoglio interra tutto, vaso compreso, all’ombra di un pozzo”.

La nonna bisa  tornata a casa, andò al fiume a prendere della terra, con Lyuba che le trotterellava accanto e assieme misero il seme nella terra e la nonna lo coprì con un pezzo di stoffa bagnato d’acqua.

Lyuba andava ogni giorno a sollevare un poco il pezzo di tela per sbirciare e fu lei che si accorse per prima del germoglio, tre piccole foglioline.

La nonna fece un buco con la vanga accanto al vecchio pozzo chiuso da una pesante lastra di ferro, che era ornato da un gelsomino rampicante di colore giallo.  

Si era dimenticata tutto, eppure quella pianta era cresciuta, la bisnonna era morta pochi anni dopo, ma Lyuba ricordava che la nonna la usava per cucinare il coniglio e in agosto quando si apriva la caccia e il nonno acchiappava la lepre le diceva: “Lyuba corri, vai al pozzo a prendere un po’ di finocchietto selvatico che cucino una lepre in salmì coi fiocchi” e un po’ di quel finocchietto lo metteva pure nel ragù che serviva per condire le tagliatelle.

Lyuba si ricordava bene che la nonna diceva che era un finocchietto speciale al profumo di menta.

Poteva essere il silfio?

Si alzò e chiamò a gran voce Rico, era eccitata al massimo.

“Che c’è devi raccontarmi altro sugli zingari?”

Raccontò la scoperta a Rico e poi e poi era troppo eccitata.

 

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