domenica 20 agosto 2023

Il volo del gruccione

Capitolo 40

Ho chiuso coi pleiadiani, i marziani, e i rettiliani

 

 

“Rico quella pianta di finocchietto esiste ancora, è nella casa in campagna dove abitava mia nonna.   Ora la casa è disabitata, ci sono andata l’ultima volta la primavera scorsa in una delle mie gite in bici. Quando ci passo davanti, a volte mi fermo proprio per rivedere la pianta di finocchietto. Nel mese di maggio è tutto verde, poi si alza e si infittisce e sbocciano gli ombrelli di fiori gialli. Raccolgo i fiori, li faccio essiccare poi li uso per insaporire vari cibi, i piccolissimi noccioli hanno     dentro un solo seme a forma di cuore, credevo che tutte le piante di finocchietto avessero sentore di menta e che i semi fossero tutti a forma di cuore, mica sono una botanica… andiamoci subito”.

“Andiamo, ma cosa vuoi fare? Non puoi essere certa che il tuo finocchietto selvatico sia il silfio”.

“Intanto la fotografo e poi la estirpo e me la porto via, che è mia perché l’hanno regalata a me e l’ha piantata la mia bisnonna, poi mi metto in contatto con qualcuno, in Internet si trova di tutto, troverò qualcuno che è informato”.

Tornarono indietro, a buon passo mentre Lyuba non la finiva di dire: “… pensa te, incredibile, pensa un po’, si hanno le cose sotto agli occhi e non si notano, che ignorante che sono, ma ci pensi Rico, mi sta scoppiando il cuore, ma ci pensi Rico…”  

Arrivarono alla casa di campagna, con il viottolo che calava dalla strada sopraelevata, che costeggiava il fiume, sulla cui aia vi era a fianco della casa un pozzo.

Lyuba aprì lo sportello prima che l’auto si fermasse, corse al pozzo e rimase fissa e tinca come un baccalà.

“Che c’è perché fai quella faccia? Dov’è il silfio?”

“Non c’è più, c’è solo erba”

“Una bella iella, ora che sai che forse poteva essere il silfio, il finocchietto non c’è più”.

“Incredibile, trent’anni e più questa pianta è stata qui. Accanto al gelsomino che è ancora qui ma il silfio no, non c’è più”.

“Adesso non esagerare Lyuba, è più probabile che fosse una comune pianta di finocchietto”.

“In primavera spuntava e poi cresceva, anche quest’anno a maggio c’era e ora è sparita, al suo posto solo dell’erba, vieni con me nel capannone, forse c’è ancora una vanga o un badile”.

“Che vuoi fare?”

“Scavare per vedere se c’è il vaso di rame”.

“Lyuba, lascia perdere, va bene, lascia che scavo io”.

“Abbiamo scavato, un metro per un metro, non c’è nulla, con gli anni si sarà disintegrato”.

“Va bene Rico, basta, qualcuno l’ha portato via, qualcuno che lo credeva una pianta di finocchietto selvatico, qualcuno a cui piace il coniglio arrosto o la pasta alle sarde col finocchietto, alla mia vicina di casa hanno rubato i gerani dal davanzale di casa, ormai rubano tutti e di tutto e poi danno del ladro agli zingari”.

“Ci sei rimasta male?”

Rico, le prende il mento, le solleva il viso, la guarda con strani occhi liquidi, poi la bacia lievemente sulle labbra, tentando di insinuarsi con la lingua, ma Lyuba serra velocemente i denti.

“Non ti provare mai più, non hai rispetto per la mia scelta, mai più, mai più darò fiducia a un uomo, ha ragione la Chiesa sulla castità, ti dai ad uomo e lui non ti apprezzerà più per quello che sei ma ti riterrà solo un contenitore da riempire col suo coso, non farti sentire più, vattene”.

“Scusami, non volevo offenderti… dove stai andando”.

“Vado ad aspettare la corriera, con te non torno, sei un falso amico, perché ti aspettavi qualcosa da me, e poi già che ci siamo ho chiuso coi pleiadiani, i marziani, e i rettiliani come te”.

Duga che aveva dissotterrato, la pianta già da una settimana, ma non aveva ancora avvisato il Maestro, aveva provato tramite Rico ad entrare nella psiche di Lyuba, per rendersi conto se poteva metterla al corrente delle sue capacità divinatorie, se era possibile un futuro per loro due, ma vista la sua reazione, soprattutto avendo percepito dentro di lei un terrore autentico, non se la sentiva di rischiare, non voleva farle altro male, senza di lui che interferiva con la sua mente Lyuba sarebbe stata finalmente in pace.

Non avrebbe mai saputo che lei era stata la messaggera divina più importante, meglio così all’oscuro di tutto non sarebbe stata in pericolo, non avrebbe più avuto bisogno di un agente segreto innamorato di lei.

Ora doveva andare, l’ultimo tassello del puzzle, il silfio, andava al suo posto, ora era tempo di lavorare per realizzare il nuovo Rinascimento. 

Intanto Lyuba aspettava la corriera e la rabbia iniziale per il sentirsi un oggetto sbollì improvvisamente così come era venuta, ebbe come la consapevolezza che non si sarebbe mai più sentita invadere l’anima, la testa, il cuore, tutta sé stessa, da qualcuno che non avrebbe mai saputo chi fosse, sentiva che sarebbe finito tutto e non voleva, ora alla paura di sentirsi come posseduta era subentrato il terrore di perdere per sempre quel qualcuno che non sapeva chi era o cos’era ma ormai non poteva più farne a meno, intuiva che dietro a Rico, dietro ai suoi amori c’era sempre la stessa persona, ma non capiva come poteva accadere.

Lyuba ora si struggeva, sapeva dentro di sé che era libera da quel qualcuno, che non lo avrebbe mai più sentito palpitare dentro di lei e un ardore, una fiamma la bruciava, voleva con tutte le sue forze una storia d’amore che finisse bene, ma come fare, dato che lei non sapeva nulla di nulla?

Arrivò l’autobus e Lyuba salì e fece il biglietto alla macchinetta e si sedette con un gran sorriso… quel qualcuno avrebbe sentito che lei lo cercava e qualcosa di nuovo e di bello sarebbe accaduto.

 

 

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