domenica 10 dicembre 2023

CON GLI OCCHI, CON LE MANI, CON IL CUORE (la fotografa, la pittrice, il poeta) di Annamaria Antonelli Paola Tassinari Vito Coviello

 

La guerra di Paola Tassinari 

Ho sempre avuto una grande passione per la pittura, per il disegno e per la Storia dell’Arte; sono un’autodidatta e all’inizio ho studiato tutto con grande interesse, non tralasciando nessuna espressione artistica. Ho iniziato con la copia dal vero, frequentando atelier di artisti o maestri più o meno famosi, tanti ritratti, vedute e nature morte il più possibile vicino alla realtà; tanti disegni di volti, di nudi e di fiori ma poi mi sono resa conto che nella copia dal vero non ero capace di rendere visiva l’atmosfera e il sentimento che provavo, non ero in grado di dipingere l’emozione che sentivo, era un po’ come fare il ritratto a qualcuno senza essere capace, per esempio, di raffigurarne le 56 qualità morali, l’allegria o l’alterigia o dipingere il volto di chi si ama senza riuscire a rendere visivo quanto lo si ami, così ho cercato un mio stile per raccontare cosa avevo dentro in relazione alla vita. L’opera in questione è del 1995, è intitolata “La guerra”, è dipinto su cartoncino e misura 40x60 cm., segna l’inizio della mia ricerca, è ispirato all’Espressionismo, una corrente culturale d’avanguardia sorta in Germania all’inizio del Novecento come reazione all’Impressionismo e al Naturalismo, che contrapponeva all’oggettività dell’impressione la soggettività dell’espressione, quindi non la copia di un oggetto così come appare, ma come lo sentivo, proiettando in esso la mia vita interiore. In particolare mi sono ispirata a Van Gogh, Gauguin, Munch (questi artisti in realtà possono essere considerati dei pre- 57 espressionisti) ed Emil Nolde, che dipingevano paesaggi naturali con segni forti e incisivi e con colori meravigliosi pieni di sublime e di grandioso, i loro colori e i loro tratti producevano forti emozioni sia del bello e dell’infinito, che della paura, dell’inquietudine o del drammatico. Lo sfondo del mio dipinto è per la metà a destra e una striscia in alto e una in basso, occupato da una massa informe di grigio e di nero, con impresso varie forme che si intravedono leggermente, rappresentano dei teschi e vogliono esprimere il disordine e l’orrore. Il colore grigio in questo caso risulta duro e forte come l’impressione di camminare su una strada asfaltata ma piena di sassi o di buche, pericolosa quindi e il nero è opprimente come quando il cuore perde un battito e ci pare di soffocare o abbiamo un 58 peso sullo stomaco di cui non riusciamo a liberarci. In questo grigio/nero pericoloso e triste emerge a sinistra il volto di un bambino, che si volta verso di noi spettatori e ci guarda con occhi stupiti e increduli, ci guarda e ci chiede perché e ci chiede cosa è questo grigio/nero orribile in cui lui vive. Il bambino è ferito, ha la testa fasciata con bende, il viso sporco di sangue e indossa una maglietta rossa, questo colore può essere simbolo di vivacità, come il sapore del cocomero o delle ciliegie, come l’allegria di un bambino ma all’opposto può essere simbolo di martirio. Il bimbo ha gli occhi neri ma in questo caso il nero oltre a esprimere l’incredulità, dà il senso del velluto, del profondo, di quello che poteva essere e non è.

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