
JOCHEN HORISCH, 55 anni, è docente di Letteratura e teorie mediatiche all' Università di Mannheim( Germania)
Professor Horisch, per quale motivo gli uomini in molte culture immaginano dei paradisi non reali?
Nella maggior parte dei casi queste fantasie non si allontano molto dalla realtà, da un’esistenza che, sia ringraziato il Cielo, per ora è possibile vivere anche sulla Terra. L’ unica differenza è che nei paradisi non ci sono i lati negativi della vita umana, quali la transitorietà, la malattia, la morte.
Dunque i racconti sul paradiso non parlano di mondi sconosciuti?
Raccontano principalmente di ciò che esiste ma che al momento non abbiamo, e che desideriamo. Niente è più bello del pensiero di una gioia futura. Il racconto del paradiso inscena quindi, come tutti i grandi miti, una costante antropologica, in questo caso la logica del desiderio e della bramosia, e da un volto ad un futuro migliore.
Come è sorta nell' uomo questa idea di felicità futura?
Con lo sviluppo della lingua. Da quando l’ uomo ha a che fare con la lingua, vale adire con un sistema di segni e simboli, è divenuto in grado di andare col pensiero al di là della sua esistenza materiale intangibile, e quindi di andare col pensiero nel futuro. Non per niente il Vangelo secondo Giovanni esordisce dicendo: "Nel principio era
Si è sempre cercato di ricreare il paradiso sulla terra. C’ è una spiegazione per questo?
Ogni tentativo di fare il copia e incolla dei concetti teologici del paradiso applicandoli alla realtà terrena è finito in tragedia. Primo perché queste società sono necessariamente totalitarie. Secondo, perché la perfezione si crea solo negando l’ imperfetto. Poiché nella vita reale ciò non potrà mai accadere, occorre trovare dei colpevoli: i capitalisti o gli ebrei o la Casa Bianca o non so chi altro. Persecuzioni e sterminio non sono fenomeni collaterali, ma il fulcro di ogni tentativo realizzare il paradiso in Terra. È per questo che i protagonisti di tali eccessi sono sempre orgogliosi di poter offrire delle vittime a questo scopo.
Sarebbe quindi meglio rinunciare alle nostre speranze?
Sarebbe meglio non ci fissassimo così sulla liberazione dei mali, e accettassimo l’ imperfezione originaria di questo mondo. Invece di farci fantasie esagerate sul paradiso sarebbe più utile lavorare ad un programma di seri aiuti messi in pratica secondo l’idea di uno Stato sociale. Cercare la risoluzione concreta di singoli problemi come alcune malattie o la povertà, invece di voler liberare complessivamente l’umanità intera.
Da un articolo sul mensile Geo.