Non ricordo se l’ ordine è esatto, scusami Giovanni, lo so che tu dai importanza anche all’ordine dei tuoi amati grandi.
Io ho messo Ghandi per primo, perché mi ricordo l’ unica volta che ti ho visto un po’ arrabbiato; fu quando mi parlasti della Manuela Pompas ed io ti dissi che non credevo alla reincarnazione.
Giovanni è un pacifista.
Lo era già negli anni sessanta.
Partecipò alla prima Marcia della Pace di Perugina/Assisi, ora non partecipa più, perché non crede che quelli, ora, abbiano inteso bene cosa vuol dire pacifismo.
Giovanni è un vegetariano. Non mangia la carne, ama veramente gli animali, anche gli insetti; è anche contro i medicinali, usa il metodo “ del temprarsi”, porta la maglia di lana anche d’ estate…dove non passa il freddo non passa neanche il caldo.
Giovanni è un insegnante di esperanto, crede che i mali del mondo arrivino principalmente dalla torre di Babele, perché le persone non parlano la stessa lingua.
Giovanni ha due lauree , ma non ha mai lavorato, il padre ,che lo conosceva bene, lo ha assecondato. Giovanni fa volontariato, porta la sua parola, il suo esempio dappertutto.
Giovanni si muove solo con la bicicletta, non vuole inquinare, e con la bici va anche molto lontano.
E’ da un po’ che non vedo Giovanni, mi sono informata, i tuoi amici mi hanno detto che un camion ti ha investito, mentre andavi con la bici. Ti sei rotto una spalla, gli antibiotici che ti hanno dato ti hanno intossicato. Non esci quasi più da casa perché hai bisogno di andare spesso al bagno.
Ti abbiamo fatto una piccola magia... il postino mi ha fatto vedere una lettera, il cui destinatario viveva nel mio paese tanto tempo fa.
C’ era scritto nome e cognome, dedica ( per i sessanta anni di matrimonio) ma non c’ era l’ indirizzo, il mittente eri tu Giovanni.
Non volevamo che la lettera ti tornasse indietro.
Il postino mi ha lasciato la lettera. Ho fatto indagini.
Sono riuscita ad avere l’ indirizzo attuale del destinatario.
Il postino si è preso l’onere di recapitarla anche se non è il suo giro e deve fare chilometri extra.
È il nostro modo per dirti che ti siamo vicini.
Ghandiano, Cristiano, Mazziniano.
8 commenti:
Toccante questo racconto, Teo! Ce ne fossero di Giovanni...Io ho avuto la fortuna di conoscerne qualcuno. Uno è stato il mio nonno materno. Mi ha insegnato molte cose che ancora porto dentro e hanno indirizzato in parte le mie scelte di vita.
E poi sai una cosa? Io mi sento un po' della razza di Giovanni per tanti motivi.
Il disegno cattura. Quegli occhi rivelano un mondo interiore bellissimo: vi leggo un fondo di tristezza, ma tanto amore e compassione, dolcezza, purezza e incanto.
Il trifoglio che affonda le sue radici su un fondo ondoso che potrebbe essere interpretato come il mare, fluido e in continuo movimento e cambiamento va oltre la metafora.
Brava.
Un salutone.
Grazie Annarita del tuo commento, io ammiro Giovanni perchè crede in qualcosa veramente sino in fondo...io rimango sempre un po' scettica e ciò mi rende tutto con un velo di tristezza.
Buona domenica.
Ciao Teoderica grazie per il tuo
passaggio e per il commento nel
post che ho dovuto spubblicare
per dare post al ricordo della morte
di un amico ieri in un incidente.
Un abbraccio e buon inizio settimana.
Ciao da Giuseppe.
Ciao Giuseppe,
mi dispiace per il tuo amico,la vita da e toglie come pare a lei e noi rimaniamo con le nostre ferite aperte.
Un abbraccio.
Caro Giovanni, ghandiano, cristiano, mazzianiano.
Giovanni, italiano, nero, con le labbra grosse, i capelli ricci, la calata veneta, il padre non lo conosce, la madre insegna in una scuola elementare di periferia e ci crede in quello che fa, e porta tutte le mattine qualche sorpresa ia suoi trentatrè figli a scuola.
Giovanni.
Di Giovanni così, come il tuo, cara Paola, ce ne sono diversi, molti, sparsi e solitari, ma con una fede incrollabile, che nulla può scuotere, neanche le cadute dalla bici, le fratture alla spalla e gli antibiotici velenosi...
Qualcuno così lo conosco anche io.
Magari non insegna esperanto, me crede ancora che una lingua universale sia possibile e che si deve continuare a costruire una torre che arrivi fino al cielo, magari solo per toccarlo con un dito, non per rubare la sedia al Padrone.
Si, cara Paola, mando un bacio a te ed a Giovanni.
Giovanni dalla fede incrollabile, un tempo l' ho avuta anch'io, oggi invece sto sul confine ed apprezzo Siddharta.
Ti involo con la mano un bacio da parte mia e uno da parte di Giovanni.
Non devi vivere la tue esistenza sul confine come una rinuncia, come una scelta ascetica, come stessi sulla lama di un coltello.
Fai che sia la tua libertà, perchè è certo (almeno per me) che nessuna Verità è così assoluta da abitare dietro un confine invalicabile.
Ogni confine è di per sè stesso un luogo di libertà e di Verità, una fede, se vuoi chiamarla così.
Non so bene cosa Siddharta abbia deciso di fare, lì, insieme a te, sul confine, ma spero sinceramente che lì possiate soddisfare le vostre curiosità, accrescere le vosrte personalità, diventare grandi come gli dei: lì tutto ciò può accadere. Nei territori rinchiusi dietro ai recinti stretti dei confini, invece, si sta come in prigione, alla perenne ricerca degli spazi liberi, della libertà di evadere....
Caro Piero,
lo stare sul confine non è una rinuncia è una constatazione è un qualcosa che sono diventata.
Finito il tempo delle certezze, non mi va più di fare Mafalda la contestataria, non mi va più di dire questo è vero, questo è falso, questo è buono questo è male, la vita oggi è talmente complessa che da questo confine me ne sto ad osservare, qualche volta mi bolle ancora il sangue per gli orrori che accadono, ma ora più che lo sdegno mi interessa capire perchè accadono. Ciò mi inquieta perchè io sono sempre stata veloce a prendere decisioni, ed a schierarmi dalla parte da me ritenuta buona, ma ora non riesco a schiodarmi dal confine...le decisioni e gli ideali sostenuti sono sempre partiti dal cuore e dalla mente ma soprattutto dall' istinto e se questo non funziona a me tocca stare nel confine... non più il bianco o il nero ma il grigio.
Ciao Piero.
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