Tutto ciò
accade perché abbiamo pregiudizi ed aspettative.
Ogni volta
che non prestiamo attenzione ecco che
dentro di noi la struttura prende corpo.
La struttura
delle nostre convinzioni mentali, delle nostre credenze, il labirinto dei nostri giudizi e pregiudizi, ed ecco che
abbiamo risolto facilmente l’enigma con una nostra aspettativa.
Un’aspettativa
è farsi un’immagine di come una cosa sarà.
Non è
sbagliato ciò.
Il tragico è
che le aspettative si assomigliano quasi tutte, e da aspettativa si passa a
preaspettativa.
Questo gioco
delle aspettative faceva assai comodo a Franco.
Dopo
l’iniziale sgomento del primo sfregio, dopo l’insorgente paura di essere
scoperto, se ne stava tranquillo .
Con la
stessa meticolosa attenzione messa nell’insegnamento, continuava con quello che
considerava un lavoro per mettere in riga gli scalcinati automobilisti.
Scalcinati
perché erano mediocri e male in arnese.
Parcheggiavano
senza neanche preoccuparsi del posto riservato ai disabili, sorpassavano contromano,
non rispettavano il limite di velocità, passavano col rosso e pure inquinavano …
in bicicletta dovevano andare.
Franco era
convinto che un bel po’ di quelli li aveva messi in riga, quante auto aveva
rigato?
Erano già
due anni che esercitava il “mestiere”, forse un cinquemila auto.
“Ma guarda
un po’, quella Mini Minor ha parcheggiato sulle
strisce pedonali ed anche contromano”.
Franco
attraversò viale Farini, su un lato vi
era il Liceo Classico intitolato a Dante Alighieri, era l’istituto dove aveva
insegnato lui.
Franco tirò
fuori il coltellino e fece il suo lavoro.
Alzò gli
occhi e la vide.
immagine di Teoderica
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