Ebbe molte avventure sugli alberi, andò a caccia, a pesca e conobbe Viola, una bambina figlia dei vicini/ nemici dei Piovasco di Rondò e se ne innamorò. Viola fu spedita in collegio e tornò solo molto più tardi. Cosimo pur vivendo sugli alberi non tagliò i legami con la famiglia e con il resto del mondo. Viola ritornò, era vedova, e tra Cosimo e Viola scoppiò l'amore, un amore che portò alla fuga di lei e all'impazzimento di Cosimo. Cosimo, ormai vecchio e debole di salute, improvvisamente sparì, appeso all'ancora di una mongolfiera, che all'atterraggio non lo portava più con sé, e i suoi occupanti dissero di non essersi accorti di nulla.
Avrete riconosciuto il capolavoro di Italo Calvino: " Il barone rampante", è stato il libro di lettura di generazioni di studenti delle medie inferiori, io lo avevo in seconda media e non mi piaceva, troppo di me c'era in Cosimo, nella ricerca d'equilibrio nei fatti della vita, nel volere vivere i propri desideri non ferendo nessuno, non lasciando nessuno, e poi gli amori che finiscono non mi piacciono.
Ho scelto di parlarvi delle viole con la Viola di Cosimo perchè , quando in febbraio andavo alla villa settecentesca a raccogliere le viole, a volte c'era ancora la neve, pensavo che il barone rampante poteva innamorarsi solo di una viola, questo fiore ha un profumo e una bellezza triste e malinconica, è immateriale.
In Francia le viole sono famose per essere state il simbolo della casata dei Bonaparte. Prima di essere esiliato all’Elba, Napoleone promise di ritornare “quando le violette fossero state nuovamente in fiore”, e dopo la sua morte, nel suo medaglione furono trovate delle violette raccolte dalla tomba di Giuseppina, la sola donna che forse avesse davvero amato, anche se la famosa "violetta di Parma" porta il nome della seconda moglie di Napoleone: Maria Luisa d'Asburgo.
La leggenda dice che Zeus creò la viola per nutrire la sua amante Io, trasformata in giovenca.
Un altro mito narra di Attis che non potendosi sposare con la sua amata Atta si evirò e morì, dal suo sangue crebbero le viole, Atta disperata si uccise pure lei e dal suo sangue crebbero altre viole.
Il 22 marzo nella Roma imperiale, si celebrava il culto di Attis, si trasportava in processione un pino adorno di viole.
La viola quindi significa anche sacrificio ma anche veggenza, si narra che i Cavalieri della tavola rotonda consultassero le viole per conoscere il loro destino.
La viola rappresenta il pensiero per l'amato, la fedeltà e l'eleganza, la modestia e il pudore, l'onestà e lo sdegno.
La viola è stata uno dei fiori più apprezzati da tutti i popoli e in tutti i tempi, sia per l'aspetto estetico e per la delicata profumazione.
Gli antichi romani e le popolazioni arabe erano solite aggiungere alle bevande fiori di viola oppure estratti della stessa, al fine di rendere più delicata e gradevole la consumazione.
Molti poeti hanno celebrato e inserito nelle proprie opere la viola, come uno dei fiori più belli e delicati; altrettanto ricorrente è la rappresentazione del fiore in dipinti e decorazioni.
Famoso è infine l'utilizzo del fiore per ottenere profumi ed essenze.
Le violette di zucchero sulle torte nuziali mi attraggono per il significato di amore vivissimo ma destinato a finire, anche se non ci sarà un divorzio l'amore finisce sempre, perchè non si vive in eterno.
CANZONE DELL'AMORE PERDUTO
Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole
"Non ci lasceremo mai, mai e poi mai",
vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto, amore, ad appassire le rose
così per noi
l'amore che strappa i capelli è perduto ormai,
non resta che qualche svogliata carezza
e un po' di tenerezza.
E quando ti troverai in mano
quei fiori appassiti al sole
di un aprile ormai lontano,
li rimpiangerai
ma sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d'oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.
E sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d'oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.
(Fabrizio De Andrè)
immagine di Teoderica
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