Pittore, scultore e ceramista, Joan Miró ( 1893/ 1983) è stato
un pittore, scultore e ceramista spagnolo. Inizialmente studia economia, poi si
rivolge all’arte, si trasferisce a Parigi, dove conosce i dadaisti e l’altro
grande spagnolo Pablo Picasso da cui trae ispirazione. Tornerà a Barcellona la
città natia, ma allo scoppio della Guerra Civile Spagnola fugge a Parigi, la
quale successivamente viene invasa dalle truppe naziste, così Miró torna in Spagna, fra la Catalogna e l’isola di
Maiorca dove muore nel 1983. Esponente
di spicco del Surrealismo, la realtà per lui è un punto di partenza che si
sgretola completamente in forme oniriche e irreali. Miró usa ogni tipo di materiale come
base per i suoi lavori: tele, cartoni, masonite, pezzi di ferro: tutto ha
dignità per divenire opera d’arte. I suoi colori sono accesi, sono colori
primari, il giallo, il rosso, il blu, ma ama tanto anche il nero. I suoi
soggetti sono pochi, la donna, l’uccello, il sole, la luna, il paesaggio, il
personaggio. La sua creatività è eclettica non si esprime solo attraverso la
tecnica del dipinto ma anche per mezzo di collage, sculture, monumenti,
litografie, ceramiche, scenografie, assemblaggi, arazzi ecc. Mirò aveva l’abitudine di lavorare contemporaneamente su più opere,
“Il mio studio è come un orto ed io sono il giardiniere” diceva, non
amava l’arte classica diceva di voler assassinare
la pittura. Proprio per questa sua caratteristica presento nell’immagine una
mia foto, in cui l’opera astratta di Mirò si riflette in uno specchio assieme
all’affresco antico del soffitto di Palazzo Albergati a Bologna.
sabato 24 novembre 2018
domenica 18 novembre 2018
PAUL DELVAUX
Paul Delvaux (1897/1994) è stato un pittore belga
surrealista, nacque vicino a Liegi nel 1897. Di condizioni agiate ebbe una
buona educazione studiando musica greco e latino, questi ultimi studi lo
influenzarono sui suoi soggetti pittorici preferiti, ovvero le scene
mitologiche. Studiò pittura e architettura all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles,
iniziando poi ad esporre tele parzialmente influenzate dall’Impressionismo e
dall’espressionismo. Successivamente
ispirato da Giorgio de Chirico e da Renè Magritte e dal movimento del
Surrealismo, a cui aderì, cambiò radicalmente stile. In realtà Delvaux non si considerò mai come un vero surrealista
in quanto si riteneva un pittore classico, un classicismo attraverso riportare
la vita moderna dei suoi giorni in maniera criptica e velata di arcano. Nelle sue
tele domina un inquietante nudo femminile, carico di erotismo sfinito e finito,
talvolta li presenta come scheletri, quasi una trasposizione delle danze
macabre dei castelli medioevali. Eseguì anche dei murales, nonché molte
interessanti acqueforti. Nel 1965 fu nominato direttore dell’Accademia Reale di Belle
Arti del Belgio.
Morì a Furnes il
20 luglio 1994.
Aspettando la liberazione (Scheletri
in ufficio) tela del 1944, che potete vedere nell’immagine, gli impiegati, non
sono uomini in attività sono scheletri, sono già dei morti e il titolo gioca su
due aspetti, la liberazione dall’orario di lavoro e dalla vita assai breve che
abbiamo, in quanto appena nasciamo abbiamo già la spada della morte sulla
nostra testa. Una rivisitazione in chiave moderna della danza macabra un tema iconografico
tardomedievale,
un memento mori (ricordati che devi morire) che esprime
una visione esasperata della morte. Delvaux
insiste su questo tema portandoci o ad essere troppo allegri e spensierati addirittura menefreghisti o all’opposto tristi
e depressi quasi pensando al suicidio… meglio pensare che se c’è vita non c’è
morte e viceversa.
lunedì 12 novembre 2018
RENE' MAGRITTE 3
René Magritte (1898-1967) fu un pittore surrealista, una
specie di mago illusionista. Le sue tele stupiscono allo stesso modo in cui un
prestigiatore tira fuori un coniglio dal cappello. Magritte inserisce oggetti
ordinari in contesti inaspettati, le sue tele ci lasciano con una percezione
della realtà misterica e magica, sconvolge senza trasgredire, la sua
immaginazione è fredda in quanto si
inserisce in maniera statica e immobile. In tutti i suoi dipinti sembra di
ascoltare il silenzio. Non fu apprezzato molto in vita, giunse al successo
pochi anni prima di morire. La fama di Magritte si diffuse negli anni ‘60, le
sue opere vennero riprodotte sulle copertine dei dischi e dei fumetti, anche pochi
anni fa su Dylan Dog apparvero
i suoi omini in bombetta che piovono dal cielo. Le chateau des Pyrénées
(Il castello dei Pirenei) è un
olio su tela di Renè Magritte realizzato e tutt’oggi esposto all’Israel Museum di Gerusalemme. Il
dipinto per qualcuno è ispirato ad un racconto di Edgar Allan Poe, per altri all’isola
volante di Laputa apparsa
ne I viaggi di
Gulliver. L’enorme masso di pietra appare pesante e allo stesso
tempo quasi sospeso nel suo volo su un mare in tempesta. Il castello minuscolo,
appare ben installato sulla grande roccia, che fluttua quasi senza peso. Il
castello dei Pirenei pare allora, come il rifugio pietrificato e pesante del
nostro vissuto, che trasvola su quel mare tempestoso, librandosi in un cielo
nuvoloso, quasi un invito a vivere la nostra quotidianità, anche se pesante,
anche se tumultuosa con un pizzico di leggerezza.
mercoledì 7 novembre 2018
RENE' MAGRITTE 2
La vita di Magritte fu
normale come quella dei tanti omini borghesi e seriosi in giacca e bombetta
scuri, che dipinse tante volte. Eppure appena quattordicenne, la sua vita fu
stravolta da un doloroso evento, la madre si suicidò buttandosi e annegando in
un fiume. Fu ritrovata con la testa avvolta nella camicia da notte. Un evento che il giovane Magritte non
dimenticherà facilmente, dipingendo in alcuni suoi dipinti dei volti coperti e
avvoltolati da teli. Anche se Magritte negò sempre il legame tra i suoi volti
rappresentati velati e la morte della madre. Il titolo di questo dipinto, che
vedete nell’immagine è Les Amants
(Gli Amanti), è del 1928, un olio su tela. Esistono due quadri uguali
realizzati dallo stesso Magritte ed esposti in due musei diversi, la National
Gallery of Australia e il Moma di New York. Il telo che copre i volti dei
due amanti, se da una parte può essere collegato alla morte della madre, il
titolo del quadro però fa pensare a due amanti che non comunicano fra di loro e
neppure si vedono. Magritte rappresenta due individui molto borghesi, lui in
giacca e cravatta, lei in abitino senza maniche rosso, con alle spalle un cielo
tempestoso, con il volto coperto, anonimi, senza identità. Se dai critici è
visto come un sentore di morte e di alienazione fra i due amanti, all’opposto si
può pensare al detto che l’amore è cieco, quindi i due amanti non si amano per
ciò che sono ma per un sentimento che nasce da qualcosa di sconosciuto e
profondo.
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giovedì 1 novembre 2018
RENE' MAGRITTE 1
René François
Ghislain Magritte (Lessines, 21 novembre 1898 – Bruxelles, 15 agosto 1967) è stato un pittore surrealista
belga.
Magritte, detto anche le saboteur tranquille per i suoi lavori
che presentano scene reali tranquille e asettiche cambiandone però i parametri,
decontestualizzando gli oggetti dipinti, così può presentare una semplice pipa
iperrealista scrivendoci sopra questa non
è una pipa oppure un paio di
scarpe che al posto della parte davanti presenta delle dita oppure un masso
pesantissimo che vola. Magritte vela
di mistero il reale, il normale, insinuando dubbi attraverso la realtà. I suoi
lavori fantastici, immaginari ed enigmatici lo avvicinano agli artisti della
Metafisica come Giorgio de Chirico. La vita di Magritte, al contrario di altri
surrealisti e dadaisti non è trasgressiva, nel 1916 si iscrive all’Accademia di
Belle Arti di Bruxelles più tardi si sposa con la compagna di sempre. Lavora
come grafico, cambiando vita quando incontra le opere di de Chirico. Conosce il
teorico dei surrealisti, Breton, aderisce al movimento ma viene stroncato dalla
critica. Successivamente sempre
con la moglie va a Parigi, ma la galleria La Cantaure di Bruxelles per cui lavorava a tempo pieno chiude e Magritte torna in Belgio e riprende il lavoro di grafico. Per sfuggire
ai nazisti ritorna in Francia, questa volta al Sud, a Carcassonne. Magritte
raggiunge il successo solo negli anni Sessanta, dopo pochi anni muore. Nel 1953
esegue Golconda che raffigura
una serie di uomini in bombetta che
cadono dal cielo, come se si trattasse di pioggia. Così Magritte descrive
la tela: “C’è
una multitudine di uomini, di uomini diversi. Ma poiché una multitudine non fa
pensare a un individuo, tutti gli uomini sono vestiti allo stesso modo…
“Golconde” era una ricca città indiana, una specie di miracolo. Io ritengo che
sia un miracolo poter camminare attraverso il cielo sulla terra”.
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