Paul Delvaux (1897/1994) è stato un pittore belga
surrealista, nacque vicino a Liegi nel 1897. Di condizioni agiate ebbe una
buona educazione studiando musica greco e latino, questi ultimi studi lo
influenzarono sui suoi soggetti pittorici preferiti, ovvero le scene
mitologiche. Studiò pittura e architettura all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles,
iniziando poi ad esporre tele parzialmente influenzate dall’Impressionismo e
dall’espressionismo. Successivamente
ispirato da Giorgio de Chirico e da Renè Magritte e dal movimento del
Surrealismo, a cui aderì, cambiò radicalmente stile. In realtà Delvaux non si considerò mai come un vero surrealista
in quanto si riteneva un pittore classico, un classicismo attraverso riportare
la vita moderna dei suoi giorni in maniera criptica e velata di arcano. Nelle sue
tele domina un inquietante nudo femminile, carico di erotismo sfinito e finito,
talvolta li presenta come scheletri, quasi una trasposizione delle danze
macabre dei castelli medioevali. Eseguì anche dei murales, nonché molte
interessanti acqueforti. Nel 1965 fu nominato direttore dell’Accademia Reale di Belle
Arti del Belgio.
Morì a Furnes il
20 luglio 1994.
Aspettando la liberazione (Scheletri
in ufficio) tela del 1944, che potete vedere nell’immagine, gli impiegati, non
sono uomini in attività sono scheletri, sono già dei morti e il titolo gioca su
due aspetti, la liberazione dall’orario di lavoro e dalla vita assai breve che
abbiamo, in quanto appena nasciamo abbiamo già la spada della morte sulla
nostra testa. Una rivisitazione in chiave moderna della danza macabra un tema iconografico
tardomedievale,
un memento mori (ricordati che devi morire) che esprime
una visione esasperata della morte. Delvaux
insiste su questo tema portandoci o ad essere troppo allegri e spensierati addirittura menefreghisti o all’opposto tristi
e depressi quasi pensando al suicidio… meglio pensare che se c’è vita non c’è
morte e viceversa.
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