A Luisa era venuto in mente di scendere in cantina per cercare un libro di Leo Buscaglia, un best seller degli anni Settanta, un “tiramisu” per il morale, ne aveva bisogno, si sentiva assai depressa.
Il titolo era:” Autobus per il paradiso” parlava del l'amore
e il suo grande potere.
Una sorgente d'energia che non diminuisce mai usandola, e
che ci fornisce la sicurezza necessaria a sfidare noi stessi e gli altri per
cambiare e per crescere.
Serve ad
appassionarci alle persone, al cibo, alle piante, agli animali a tutto ciò che è vita.
La vita è un
Paradiso per coloro che amano
appassionatamente molte cose.
Luisa era appassionata di
tutto il problema era che si affezionava in modo maniacale non solo alle
persone e agli animali, ma anche alle cose, quindi preferiva desistere dal
fare, così non avrebbe sofferto se il cane fosse morto o se si fosse rotta la sua tazza
preferita.
Da un po’ di tempo però, aveva iniziato a fare cambiamenti
nella sua vita.
Si era separata dal
marito, si era sposata presto, aveva costruito, poi i figli ormai grandi si
erano allontanati. Luisa aveva così
iniziato a demolire tutto ciò che aveva
realizzato, voleva una nuova vita, una pagina bianca tutta da scrivere,
ma tutto ciò che aveva ottenuto era un ritornello che ripeteva a tutti: “ domani prenderò su l’auto e partirò, a zonzo, come i
pellegrini nel Medioevo o gli hippie
negli anni Settanta. Realizzerò “l’auto per il Paradiso”. Io voglio vivere!”
I figli ridevano e la prendevano bonariamente in giro, non
guidava quasi mai, ne aveva quasi paura, psicologicamente chi ha paura di
guidare l’auto ha anche il timore di
condurre la propria vita.
Era un anno che era separata, non si era mossa dalla sua
città, abitava a Ravenna e andare in treno a Bologna era per lei già una grande
avventura.
Scese in cantina,
rovistò fra centinaia di libri, ammassati in malo modo, amava i libri ma non si
sentiva in colpa per tenerli tutti in disordine, i libri viaggiano non devono
stare tutti ordinati come lei e poi non muoversi per paura di spiegazzarsi.
Mentre le veniva in mente che il libro lo aveva prestato anni fa, si era dimenticata di
farselo restituire, che rabbia, ormai era perso, l’occhio le cadde su, ma
cos’era quella cosa?
Tolse dei poster, dei
colori, qualche libro e la cosa misteriosa risultò essere una bottiglia di
“Millefiori”, Luisa s’incantò a guardare la bottiglia di liquore, con il suo luminoso liquido giallo, il ramo di erica sembrava un minuscolo albero e i cristalli di
zucchero parevano piccoli fiori.
Cosa scattò nella sua mente, è difficile dirlo, Luisa prese
la bottiglia con sé, andò diritta all’armadio, prese un borsone, vi infilò
dentro alla rifusa un po’ di vestiario, fece una doccia,
si lavò i capelli, infilò un paio di
jeans, una felpa, scarpe basse, un filo di rossetto e una riga nera sulla
palpebra superiore , controllò se la borsa conteneva tutto il necessario: portafogli
con bancomat e carta di credito, documenti e cellulare, non avvisò nessuno,
avrebbe telefonato lungo il tragitto ai familiari, quasi saltò sull’auto e
partì a razzo, lei, proprio lei, a cui
suonavano sempre dietro perché andava troppo piano.
immagine di Teoderica
immagine di Teoderica
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