Marco, quel giorno si sentiva nervoso, aveva perciò preso l’auto e da Stresa, dove lui abitava, aveva preso l’autostrada dei laghi.
La sua famiglia era di Pachino, lui se ne era andato per
motivi di lavoro, il tipo di lavoro che svolgeva, molto rispettabile,
comportava usualmente lo sportarsi da sud al nord, lui viveva solo, non sentiva
la mancanza dei familiari, né quella della
sua città, conosciuta per il pomodoro Pachino,
un ortaggio dolce e profumato, la sua terra era calda e profumata, a cavallo del mare Mediterraneo e dell'Ionio, con un clima dolcissimo dall'autunno alla primavera,
un cielo sempre terso nel corso dell'intero anno, la città più assolata e con
meno nuvole e con il cielo più limpido e terso dell'intera Comunità Europea ,
ma altrettanto dolce era il clima di
Stresa e di tutto il lago, i fiori, i colori la luce erano gli stessi .
Dopo una trentina di
chilometri si fermò in un autogrill, aveva voglia di un caffè, fermò l’auto
alla stazione di servizio ed entrò in un
locale semivuoto.
Al bancone del bar dell’autogrill, si girò all’improvviso
una donna con in mano una tazza di caffè e si scontrò con Marco, il liquido bollente gli scottò una
mano, Marco stava per dirle di stare un po’ più attenta,
ma quando la vide così carina e fresca
con gli occhi quasi piangenti e che si scusava con garbo, Marco le disse che
sperava in un incontro così caldo da una vita intera.
Così si conobbero Luisa e Marco e così si infatuarono
ambedue, rimanendo seduti ad un tavolino del bar almeno due ore, a parlare fitto,
fitto.
Fu così che Marco si offrì di accompagnarla, avrebbe
lasciato la sua auto lì, l’avrebbe poi recuperata facilmente, sarebbero usciti
dall’autostrada non a Carpugnino, in direzione
Stresa, ma ad Arona e Marco le avrebbe fatto fare un giro turistico, da Arona verso Armeno, avrebbero raggiunto il Mottarone, il monte dei due laghi così chiamato perché abbraccia sia il Lago
Maggiore che il Lago d'Orta.
Dal Mottarone avrebbero preso la
strada privata”Borromea” a pagamento e in un attimo sarebbero arrivati a Stresa
e l’avrebbe accompagnata in un piccolo hotel gestito da un suo amico, non c’era
bisogno neanche di prenotare, Marco sapeva che aveva l’albergo quasi vuoto in questo periodo.
Luisa si lasciò convincere, ma un piccolo dubbio lo aveva,
perché non ci teneva a vedere Arona o il
San Carlone e si era vicino all’imbrunire e a lei non piaceva viaggiare in
montagna col buio, dal nome il Mottarone sembrava un gigante, chissà quanti
tornanti da affrontare.
Si mise alla guida, aprì la portiera e tolse dal sedile la
bottiglia gialla del “Millefiori” che aveva portato con sé come talismano,
buttandola sul sedile posteriore, non si accorse del sussulto di Marco, del suo
impallidire, del suo silenzio.
immagine di Teoderica
immagine di Teoderica
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