Oggi è un
giorno di giugno, dovrebbe esserci il sole ed io dovrei fare la passeggiata in
bicicletta verso il mare, poi fermarmi un poco alla spiaggia, mangiare un
panino, un frutto e poi andare al lavoro, ma piove il tempo è grigio e così ho
deciso di raccontarvi un fatto che non ho mai svelato a nessuno.
All'ombra
dell'ultimo sole
s'era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso.
s'era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso.
Tanti anni
fa, forse venti, forse trenta, io e Tea, la mia compagna di classe alle medie,
cantavamo: Il Pescatore,
la canzone di Fabrizio De André, la vita allora era bella e Tea mi
diceva questa è una canzone sull’amicizia, sull’amore, sull’aiuto reciproco,
come il legame che unisce noi due.
Io non badavo
molto a ciò che diceva Tea, lei era molto sensibile e vedeva cose strane anche
dove non ce n’erano, a me la canzone piaceva per la musica e basta, ma annuivo
e le dicevo: “sì, sono d’accordo con te”, bastava tanto poco per farla felice.
Aveva una
madre orribile, sempre pronta a farle ricatti, invidiosa della sua gioventù.
Un padre,
lei diceva buono, era in realtà un padre/padrone, che le dava calci in culo se
non faceva quello che lui voleva.
Poi in
questo quadro poco edificante, ci si mise il professore di disegno, il quale la
palpeggiava.
Tea ne
soffriva tantissimo, si vergognava, credeva di essere anormale, io l’ascoltavo
ma non capivo, non capivo, io ero minuta filiforme, non dimostravo quindici
anni, a malapena dodici o tredici e nessuno mi aveva mai guardato in maniera morbosa e strana e meno che mai mi aveva
infilato la mano sotto la gonna o strizzato il seno; Tea invece era alta e
tornita, pareva la copia di Valentina, l’eroina di Crepax, Tea portava sempre
scarpe rasoterra e stava con le spalle
ingobbite, voleva essere più bassa, se
possibile invisibile.
Ma
invisibile non lo era, antipatica alle professoresse, alle amiche, in fondo
anche a me, anche io ero invidiosa di lei, se potevo qualche dispettuccio
glielo facevo.
Se ad
esempio io avevo un vestitino che a lei piaceva tanto, la mia famiglia era più
ricca della sua ed io avevo un guardaroba firmato, non glielo prestavo mai e
poi mai.
Tea si vergognava di chiedere gli abiti in
prestito, vestiva proprio male, con della robaccia, ma i ragazzi le correvano
sempre dietro, e se qualcuno non lo faceva era perché aveva timore della
concorrenza.
immagine di Teoderica
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