venerdì 1 giugno 2018
UN BICCHIERE DI ASTI
L’Asti
è uno spumante dolce, tuttavia, per essere maggiormente competitivi con altri
prodotti spumante di successo, da non molti anni esiste anche l’Asti secco. Asti
spumante e Moscato d’Asti, pur facendo parte della
medesima denominazione Asti ed
essendo ambedue espressioni di Moscato bianco,
sono due vini diversi: il primo è uno spumante, il secondo no. Il vino ha dato
il nome a un bicchiere: la Coppa Asti,
a mio parere personale è più chic bere spumante dalla coppa che dal fluttino. L’Asti
è il vino italiano DOCG più esportato e lo
spumante dolce più conosciuto al mondo. La “zona del Moscato” comprende
una serie di comuni della provincia di Alessandria, Cuneo ed Asti. La
diffusione di queste uve è dovuta al particolare gusto dolce che si otteneva
facendole appassire. Carlo Gancia,
nel 1865,
apprese le tecniche di spumantizzazione dallo Champagne,
le applicò nella sua azienda di vini, ottenendo con le uve Moscato un prodotto dolce
e poco alcolico che venne chiamato Moscato Champagne. Il successo del
vino fu clamoroso. In breve tempo molte ditte dell’astigiano cominciarono a
produrre il nuovo vino: i F.lli Cora, Martini & Rossi,
Bosca e Riccadonna e altri. L’Asti si presenta con
un bel colore giallo dorato, con la spuma fine e persistente, dal sapore
aromatico e dolce, mentre quello secco è fragrante e floreale, deve essere
servito ad una temperatura di 6°-8°, quello dolce si abbina
con frutta o dolci, e nella chiusura dei pranzi. Il nuovo Asti secco, invece,
può essere consumato sia come aperitivo sia in accompagnamento a pietanze
speziate o saporite. Legato all’Asti è la Douja d’Or, un concorso enologico a
carattere nazionale che si tiene tutti gli anni a settembre nella città
di Asti
e che richiama migliaia di persone da tutt’Italia. La Douja è il termine
dialettale con cui si indica un antico e panciuto boccale piemontese. Ad essa è
legata anche il nome della maschera settecentesca Gianduia. Gianduia nasce
ad opera di un burattinaio che circa 300 anni creò una marionetta chiamata Gironi, nome che non piaceva al
pubblico, così il burattinaio scoprì in un paese intorno ad Asti, un furbo e
simpatico contadino di nome Gioan d‘la douja perché nelle osterie chiedeva
sempre un boccale di vino. Il nome divenne Gianduia e fu subito un enorme successo.
E poi, a Torino, si inventò il cioccolato gianduia da cui derivò il famoso
cioccolatino, quindi non ci resta che sorseggiare una coppa d’Asti lasciando
sciogliere in bocca un gianduiotto.
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