A Mantova, nella bella reggia che fu dei Gonzaga,
oltre alle immense opere d'arte come ad esempio la "Camera Picta"
affrescata dal Mantegna, vi è anche la testimonianza dell'amore dei Gonzaga per
gli animali, questi ultimi sono raffigurati sulle pareti, resi immortali, visti
ed ammirati dai posteri, sono cavalli e cani i quali riposano in un loro
cimitero con tanto di lapidi.
Anche noi a Ravenna, in una dimora signorile,
abbiamo un curioso cimitero di animali: cani e uccelli che venivano sepolti con
tutti gli onori dai loro proprietari. La prima lapide è del 1850 e ricorda il
corvo Marco "optimi ingenii", l’ultima del 1886, celebra le virtù di
Tarmarula "fedelissimo cane di pronta mente, di molto ingegno e di
straordinaria bontà". Ma la più amena è la lapide dedicata a Fanalino
"can piccino, fiero in guerra, dolce in pace, qui sotterra, morto giace,
decrepito diceva: me ne fotto, replicò il detto, poi morì di botto”.
E pure al mio paese, piccolo, sperduto nelle
campagne umide e piene di zanzare del ravennate, c’è il cimitero degli animali,
si trova nell’umile fattoria dello scemo del villaggio,
Nell’aia davanti a casa, su un bel prato e sotto
agli ampi ombrelli delle querce, fra le ceste di vimini dei conigli, vi sono le
croci intagliate nel legno che segnano il luogo di sepoltura degli animaletti.
I gatti, i cani, i criceti, i conigli ed anche il
pollame, tutti morti di vecchiaia, una selva di croci piccole o più grandi
adeguate alla corporatura dell’animale sepolto.
Lo scemo del villaggio è così chiamato perché ha
questa abitudine di seppellire gli animali con un rito e un ricordo.
Naturalmente questo nome dispregiativo non lo si
dice davanti a lui, si è ben educati, lo si dice solo alle sue spalle.
D’ora in avanti, lo chiamerò Ercole, il suo vero
nome, io odio chi lo deride, ma non lo difendo perché so che poi verrò additata
anche io come reietta.
Sono una vigliacca che ci volete fare, gli eroi di
solito fanno una brutta fine.
immagine di Teoderica
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