Vi ho aperto
l’anima, vi ho fatto vedere le mie piccolezze, perché sappiate che a volte quello che sembra
evidenza non è la realtà, il rispetto che mi danno e mi hanno sempre dato ad
iniziare dalla mia famiglia lo meritava certamente di più Tea, vi prego non
fatevi prendere dal pregiudizio, ho scritto questo racconto solo per urlare
contro il giudizio e il pregiudizio.
Il giudizio
come spiega la parola è la sentenza del
giudice, è l’atto con cui la mente
decide su ciò che è sbagliato o corretto, e già il giudizio è spesso fuorviante
perché oltre alla ragione c’è il cuore, pensate quindi quanto è dannoso il
pregiudizio che anticipa il giudizio
valutando le persone non per quello che sono, ma in funzione della loro
appartenenza, della loro personalità, per i valori, le motivazioni e le
capacità intellettive che li accomunano o li differenziano.
Rendiamo a
volte, anzi molto spesso, il pregiudizio un luogo comune.
Ad Agosto,
io con Franco cioè mio marito, il mio collega, a proposito si chiama Andrea, ed
io Paola, andiamo nella Repubblica del
Congo ad aiutare, ognuno da e fa quello che può, un sacerdote che ha costruito
là in terra d’Africa un ospedale, diciamo una stanza attrezzata, ed una scuola.
Con noi
viene anche Tea, è in pieno recupero, a lei mancava solo l’ amore, era ed è ancora una pratolina che tanti hanno
calpestato, ma lei, come le belle margheritine dei
campi, con molta umiltà si è rialzata.
Andrea mi ha
confessato di essersi innamorato di Tea, non ha il coraggio di dichiararsi
perché la trova troppo, troppo “tutto”, lui si sente molto più in basso di Tea.
Io invece
credo proprio che quei due siano fatti l’una per l’altro.
immagine di Teoderica
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