La baronessa Elsa Von Freytag Loringhoven, una vita dalle
stelle alle stalle, da musa di Man Ray, amica di Marcel Duchamp e di Ezra Pound ad ognuno dei quali, non mancò
di fare avances sessuali nonostante preferisse le donne agli uomini. Un’artista
che anticipa di molto il movimento punk, la body-art, la scultura e le
installazioni fatte con oggetti rubati o trovati per strada nella
spazzatura. Una vita inquieta, eccessiva e folle che certamente non l’ha
resa felice, testimonianza che ci viene dalle sue poesie aspre e nichiliste.
Qualche poesia e qualche ritratto è dedicato a Marcel Duchamp, che Elsa ha
amato non ricambiata. Tanto per intendere la forte trasgressione di Elsa, Duchamp
e Man Ray la coinvolgono in un video, intitolato The Baroness shaves
Her Public Hair (La baronessa si rade i peli pubici). Una vita
infelice, sia quando è alle stelle, al pieno della fama nei circoli dadaisti,
sia quando è in condizioni di estrema povertà, sia quando è sposata, ha ben tre
mariti ma una sessualità estrema e sconosciuta, dividendosi fra uomini e donne,
e poi gli spettacoli porno, la polizia sempre alle costole per i suoi furti da cleptomane, una vita infelicissima quella
di Elsa in estrema solitudine con una se stessa che non conosce, non si ama e
si mette sempre alla prova sia quando sta in alto, provocando e trasgredendo, che
quando è in basso suicidandosi col gas (o dimenticandosi di chiudere il gas,
che poi è la stessa cosa perché vuol dire non curarsi di sé) .
In uno dei suoi quaderni personali, la baronessa aveva
elencato ciò che portava in visita all’ambasciata francese a Berlino: “Indossavo una grande torta di
compleanno sulla mia testa con 50 candele accese fiammeggianti, mi sentivo
proprio così coraggiosa e irresistibile! Sulle mie orecchie avevo
orecchini fatti con prugne secche . Inoltre avevo messo più francobolli
come marchi di bellezza sulle mie guance dipinte color smeraldo e le mie ciglia
erano fatte di penne dorate porcospino; questo per civetteria nei
confronti del console. Inoltre portavo alcune corde di fichi secchi
intorno al mio collo per dargli modo di succhiarli al mio ingresso
all’ambasciata.”
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