mercoledì 1 gennaio 2025

CON GLI OCCHI, CON LE MANI, CON IL CUORE (la fotografa, la pittrice, il poeta) di Annamaria Antonelli Paola Tassinari Vito Coviello

 


Trono Ludovisi di Paola Tassinari Arte Digitale, stampa su Polionda, dimensioni 70x100, titolo: “Afrodite del Trono Ludovisi sulla riva del mare nel mese di Luglio 2020” o “Alala III”. Sono i miei nuovi lavori che sto realizzando attualmente al computer. Mentre per i lavori creati completamente a mano, sono con lo stomaco in subbuglio, il parto non è ancora arrivato: i volti in primo piano con gli occhi grandi hanno esaurito la loro carica emozionale, il periodo è stato chiuso, con cosa si aprirà? Non lo so. Durante il lockdown ho realizzato due lavori, uno per Atelier Montez di Roma e un altro per Precis Arte di Taranto ed è stato in quel momento che ho realizzato che gli occhi grandi e grossi non mi interessavano più. Per atelier Montez, per il progetto Be**pArt ho realizzato una serie di piccoli cartoncini circa 10x10 cm, con raffigurato i volti delle donne nei dipinti degli artisti più noti e che più mi hanno colpito, focalizzando un particolare o cambiandone i colori. Per Precis Arte, per il progetto “Autocertificazioni d’Artista” ho realizzato un volto di donna in stile espressionistico, con gli occhi tristi che guardano un uccellino che la donna tiene in mano, con ovvio riferimento alla libertà e al volare, sull’autocertificazione che serviva per motivare l’uscita durante la carcerazione per Covid-19. In questo caso, la stampa presenta una base azzurra, foto reale di una spiaggia col mare calmo, che ho lavorato inserendo onde e linee rosse, una scelta estetica per vivacizzare il fondo. Su questo mare si staglia a mezza figura, l’Afrodite del Trono Ludovisi modificata al computer e velata con un pareo di chiffon incolore caldo grigio, come la sensazione della sabbia calda che scorre tra le dita. Il volto è di profilo, sembra quasi stagliato su una moneta, ha i capelli lunghi e biondi con un nastro rosso tra i capelli. In alto a destra la scritta in stampatello “Alala!” Il significato è il medesimo di “Alala I”, un possibile nuovo futuro recuperando l’ideale di bellezza/dovere/dignità, adattato ai giorni nostri, quindi con un po’ di libertà in più rispetto al dovere in senso stretto (rappresentato dal mare). Mentre “Alala!” è il grido di vittoria dei greci perché per qualsiasi nuovo futuro, prima di tutto, occorre crederci e avere fiducia. In epoca moderna, il termine fu ripreso da Gabriele D’Annunzio per coniare il celebre incitativo “Eia! Eia! Eia! Alalà!” quale grido di esultanza degli aviatori italiani che parteciparono all’incursione di Cattaro nel 1917, durante la prima guerra mondiale. Il Vate aggiunse “Eia!” che era il grido con cui, secondo una tradizione, Alessandro Magno era solito incitare il suo cavallo Bucefalo. Il motto fu poi usato anche dai Granatieri di Sardegna ribelli che seguirono D’Annunzio nell’Impresa di Fiume del 1919, infine, fu adottato dal Fascismo quale grido collettivo d’esultanza o incitamento. Declinò rapidamente dopo la caduta del fascismo. Per ovvi motivi, il mio rispolverarlo ha il significato di non gettare con l’acqua anche il bambino, ogni epoca anche se molto tragica, qualcosa di buono ce l’ha… si tratta di dividere il grano dal loglio. Per la scultura femminile da inserire nell’opera sono stata assai titubante! Per un ritorno all’ordine e all’antico avrei dovuto inserire “La Venere de’ Medici”, una statua greca ellenistica originale in marmo, databile alla fine del I secolo a.C. e conservata nella Tribuna della Galleria degli Uffizi. Oppure, la Venere Italica dello scultore neoclassico Antonio Canova, realizzata nel 1819, che si trova alla Galleria Palatina di Firenze. Ma, ho preferito questa Venere perché per il mio sentire è il giusto equilibrio tra il dionisiaco e l’apollineo. Il Trono Ludovisi è un trittico marmoreo databile al 460-450 a.C. (sebbene esistano al riguardo anche altre ipotesi, Federico Zeri sosteneva che era un falso ottocentesco) e conservato nel Museo nazionale romano di Palazzo Altemps a Roma. L’opera fu rinvenuta a Roma nel 1887 durante i lavori di lottizzazione della Villa Ludovisi, nell’area corrispondente agli antichi Horti Sallustiani, nei pressi del tempio della Venere Erycina, dove anni prima erano stati ritrovati anche il Galata morente e il Galata suicida, tutte opere di straordinaria importanza e bellezza. Il Trono Ludovisi è un trittico marmoreo che raffigura, ai lati, una flautista nuda e una figura di donna ammantata e al centro vi è Venere coperta da un chitone delicatamente panneggiato, dai seni tremolanti. Si appoggia a due figure femminili che la stanno aiutando a fuoriuscire dall’acqua, è intrisa di acqua, di luce e di erotismo. Sono affezionata moltissimo a questa Venere, trovandosi a Ravenna, al Museo d’Arte della città di Ravenna, una copia in gesso, che si incontra salendo le scale del primo piano.

Nessun commento: