sabato 20 maggio 2023

Il volo del gruccione

Capitolo 32

Col ritrovamento avrebbe perso Lyuba per sempre

 

 

Duga, mise lo smartphone con cifratura integrata nella tasca della giacca, si effettuavano intercettazioni su intercettazioni, eppure il metodo per evitarle era molto semplice bastava  investire un poco di più acquistando un telefono in grado di criptare con algoritmi molto sicuri le telefonate, ovviamente occorreva che entrambi i cellulari della telefonata fossero protetti allo stesso modo. Duga era per un abbinamento fra i metodi tradizionali e quelli più tecnologici, così anche se aveva un cellulare criptato, la chiamata col Maestro l’aveva effettuata in un bagno pubblico con tutti i rubinetti aperti, un vecchio metodo di disturbo dell’ascolto, che non ha mai sbagliato.

Duga, era di corporatura normale, atteggiamenti normali, di quelle persone normali che non si notano in mezzo agli altri, che sembrano uguali a tante altre, un po’ come succede coi neri o gli indiani o i cinesi che ci paiono tutti simili, atteggiamento che Duga aveva acquisito dopo un lungo addestramento. Non aveva neppure il fisico d’atleta, non molto alto, un po’ tracagnotto, eppure nonostante l’età, quest’anno aveva compiuto sessant’anni, grazie all’allenamento e all’esperienza si sentiva in grado di mettere ko qualsiasi pischello, nella corsa, nella salita e in qualsiasi arte marziale, col paracadute o in immersione subacquea, con 99 piattelli colpiti su 100 era imbattibile nel tiro e nella mira e poi aveva una dote unica… quella della pazienza e quella di saper fiutare, aveva infatti un grosso naso che pareva vibrare come quello dei cani, l’occasione e il momento giusto.      

Vestiva con colori neutri, pantaloni un po’ sformati e maglioncini a collo alto, d’estate polo a mezze maniche sempre in tinte neutrali, i suoi colori erano tutte le tonalità di grigio e di marrone, dal beige fino al marrone scuro, persino i suoi capelli erano di quel colore, per il resto non si notavano né la pelle, né il colore degli occhi, anche se si permetteva un vezzo, un azzardo, indossava una giacca in tweed che portava di solito un po’ stropicciata, che lo faceva sembrare ancora più normale, ma se avesse incontrato una donna o un gay, di quelli che conoscevano bene i tessuti e a cui non sfuggiva niente di moda, si sarebbero resi conto che quell’omino non indossava una giacca normale ma un Harris Tweed, un tessuto in pura lana vergine tinta e filata a mano dagli isolani nelle Ebridi Esterne della Scozia, dai magnifici colori che ricordavano le campagne scozzesi, verde ortica o erica, rosso lichene, viola bacche di sambuco o il giallo autunnale delle rocce e delle erbe.   

Duga, uscì dal retro di un caffè in centro a Ravenna, che aveva la caratteristica, passando dall’entrata sul posteriore, di poter entrare in bagno senza essere visti, un luogo pubblico è sempre il posto più sicuro per non farsi notare e per ingarbugliare, che lui non si affidava completamente agli aggeggi tecnici, utilissimi per carità, ma ormai usati da una moltitudine di persone per i più disparati controlli, ladri a tutti gli effetti in quanto è reato rubare informazioni personali: verso la moglie per verificare se si hanno le corna, per spiare i dipendenti o solamente perché dei guardoni, degli ossessivi e dei maniacali che non hanno un razzo da fare che spiare le tendenze sessuali, i pensieri, la religione, i soldi che hanno in banca, la casa e il tipo di auto che hanno i loro vicini o i loro conoscenti, o le persone o famose o una qualsiasi persona su cui si incuriosiscono e poi un sacco di telecamere in ogni angolo di muro, questo temeva Duga, non le intercessioni  autorizzate che ottenerle non è per niente semplice, in quanto occorreva dimostrare dei sospetti fondati e reali sulla colpevolezza di qualcuno e inoltre  erano assai costose: i gestori telefonici, approfittandosene, richiedevano somme folli.

Duga era di questa illegalità inconsapevole di cui aveva timore, dell’imprevisto che poteva creare un cretino giocando con mezzi tecnologici di cui non comprendeva l’abc, così anche se era sicuro di non essere intercettato aprì il cassonetto dell’indifferenziata, tolse la sim che disintegrò e che poi bruciò in un portacenere/bidone della spazzatura, mise lo smartphone dentro a una scatola vuota di sigari, con i resti bruciacchiati della sim, infilandola dentro un sacchetto di carta e gettando il tutto nell’immondizia, aveva calcolato gli orari dello svuotamento e infatti il camion  dei rifiuti era fermo all’altra isola ecologica, pochi minuti e avrebbe  sgombrato anche questi… ora si sentiva sicuro, perché solo senza cellulare si era liberi di muoversi senza essere controllati.

Si avviò pigramente verso la banca di cui era direttore, una copertura serviva sempre, la sua costruita in lunghi anni di lavoro, era quella di un amministratore capace e autorevole, che aveva rifiutato un posto di prestigio governativo in quanto appassionato di arte e di cultura, un filantropo che sosteneva una notevole attività benefica sia in ambito religioso che nella vita culturale della città, ma in modo sempre molto riservato, senza mai apparire, così a Ravenna era  misconosciuto ai più e i pochi che lo conoscevano si guardavano bene dallo spettegolare in quanto erano ben pagati, ben trattati ma anche timorosi in quanto da lui emanava pure un qualcosa che lampeggiava come dangerous e quindi stavano in apprensione ogni volta che lo vedevano, preferivano sfuggirlo, era ritenuto un grande uomo ma strano, forse a causa della passione artistica, si dilettava a frequentare certi ambienti un po’ underground, dove si credeva fosse un aristocratico decaduto e un po’ bizzarro con le sue storie esoteriche, ma era rispettato nonostante ormai avesse un’età un po’ avanzata per fare l’anarchico.

Duga, ormai non sapeva neanche più chi era lui, abituato com’era a interpretare vari personaggi, era stato un quindicenne irrequieto e propenso all’occulto, al rock, al beat, a tutto ciò che andava contro all’autorità, all’ipocrisia e alla nobiltà e a quell’educazione perbenista dove esteriormente era tutto per benino poi bastava grattarne un po’ la doratura e veniva fuori tutta l’ambiguità. Nel gruppo che frequentava vi era qualche nome altisonante che si vergognava di esserlo e vestiva l’eskimo e lasciava la scuola per andare a fare l’operaio, oggi gli stessi ormai sessantenni, occupavano posti di prestigio e ostentavano il loro sangue blu, che era ritornato in auge a scapito  del sangue plebeo dell’operaio, e pensare che si erano laureati senza frequentare nessuna università, manco il liceo avevano bazzicato, l’avevano abbandonato per fare i metalmeccanici e i ribelli per poi tornare da mammà e paparino con una bella laurea comprata.

Durante il liceo, Duga aveva studiato assai poco, era fra i più ribelli, ma aveva certe intuizioni che lo rendevano brillante, il professore di matematica gli dava sempre quattro, perché anche se risolveva il tutto, era sempre impreciso e il prof. gli diceva che non gli importava se lui sapeva aggiustare le Ferrari se poi non era capace di riparare una 500.

Fu il professore che lo iniziò al lavoro, chiamiamolo di agente segreto, in un progetto che prevedeva una ricerca su determinati messaggeri divini, i 144mila di cui parlava la Bibbia, questi dovevano incarnarsi oppure si sarebbero risvegliati al momento opportuno, poco si sapeva: dovevano nascere nel 1975 e sarebbero stati  dei geni inconsapevoli di saperlo, inoltre avevano la possibilità, dato la congiunzione astrale favorevole, che accadeva all’incirca ogni mille anni, di realizzare ciò che era il loro scopo in questa vita e quindi di portare pace e prosperità al pianeta.

Negli anni Settanta, questa venuta dei messaggeri divini era tenuto molto segreta, solo pochissimi papaveri e i cinquemila addetti alla cerca sapevano, ma poi c’era tutto attorno l’esercito impiegatizio e qualcosa era fuoriuscito, qualcosa che indicava un rinnovamento religioso. La massa delle persone percepiva qualcosa, forse sentiva l’enorme energia in circolo: sette che predicavano la fine del mondo, altre che aspettavano il nuovo arrivo di Cristo, nascevano un po’ ovunque. Il peace and love attraeva i giovani che giravano con pochi mezzi o in autostop il mondo, creavano comuni pensando di poter vivere senza lavorare, avevano i capelli e le barbe lunghe come i profeti o i santi, molti erano sicuri della presenza degli alieni, alcuni addirittura ritenevano di essere stati rapiti da astronavi scese nel loro giardino di casa.

Il culmine di questa pazzia fu il 18 novembre del 1978, quando 912 persone, adepti della setta religiosa del Tempio del Popolo, si suicidarono in massa nella loro comune di Jonestown, nella giungla della Guyana, bevendo del cianuro, facendo la fila davanti a un enorme bidone pieno di veleno assecondando il volere del reverendo Jim Jones, che diceva di essere in grado di compiere miracoli, in quanto si riteneva la reincarnazione di Cristo e di Lenin insieme.  

La congiunzione astrale che doveva attuarsi non ci fu, la lettura dei tarocchi degli zingari, la cabala e ogni altra scienza esoterica confermava che nel mondo c’era troppa negatività, le coscienze umane poco responsabili: in questo millennio non ci sarebbe stata la tanto aspettata svolta evolutiva, che si sperava fosse più benevola e grande della rinascita dell’anno Mille, che fu caratterizzata da una rinnovata religiosità ma soprattutto da uno sviluppo economico che portò un nuovo benessere nella vita sociale.

Con gli anni Ottanta, si chiuse il libro della ricerca e della selezione sui nati del 1975, la cerca non fu ritenuta più molto importante, i bambini e le bambine già identificati vennero comunque seguiti e osservati nella loro crescita, molti furono in seguito inseriti in posti chiave, a loro insaputa, essendo in loro la potenzialità di menti elette, altri divennero geni del male, in quanto l’energia che assorbivano era negativa.

Duga non sapeva nulla degli altri come lui sparsi nel mondo, che seguivano altri inviati celesti con altre cerche e altri compiti, lui aveva cercato e seguito gli inviati nati nei paesi che si affacciavano sul Mediterraneo, questi messaggeri avevano come scopo della loro venuta di riportare in Terra lo   spirito intuitivo antico che avrebbe permesso di trovare il graal del Duemila, ovvero il mezzo che avrebbe dato lo stimolo per un nuovo sviluppo economico incentrato sul benessere sparso in ogni luogo del mondo e non come quello odierno in cui in alcuni paesi si era a malapena alla sopravvivenza e in altri luoghi si era a un eccesso di benessere tale da diventare malessere.

Aveva seguito appena diciottenne, una decina di bambini, selezionati fra i nati nel 1975, in un certo giorno, una certa ora, un certo luogo e con congiunzioni astrali particolari, tra loro vi era Lyuba.

Poi il suo controllo sui bambini, si limitò alla lettura degli atti amministrativi della scuola, dello sport ecc., in quanto dopo gli anni Ottanta si riteneva non possibile l’attuazione completa del programma.

Gli ideatori del modello sociale/economico/religioso incentrato sui 144mila messaggeri accantonarono il progetto, al potere andarono gli uomini del consumismo sfrenato, del divertimentificio, dei consumi basati sui vizi delle persone, che portò molta ricchezza, creando però le premesse dell’11 settembre 2001.

Paradossalmente con questo evento nefasto, riapparve inaspettatamente la congiunzione astrale favorevole.

Così Duga dal 2001 iniziò un controllo totale sulla ventiseienne Lyuba, perché dei bambini che aveva seguito negli anni Settanta solo in lei era rimasto una briciola dello spirito primitivo.

In Lyuba pareva possibile un risveglio, gli altri lo avevano perso stando troppo a contatto con la tecnologia.    

Duga aveva sempre protetto Lyuba dai suoi eccessi, che creativa e artistica com’era passava a sostenere i gruppi più disparati in totale incoscienza, testarda come un mulo, intrapresa una strada non mollava sino a che non sbatteva la testa.

Duga la sorvegliava anche facendo in modo che ogni manchevolezza fosse pagata, Lyuba certo non poteva immaginare che dietro alle piccole infrazioni che faceva, come ad esempio di andare ai 70 in un centro abitato o di parcheggiare una mezzora senza biglietto, a lei tac arrivava sempre una multa, bè dietro a quelle multe c’era Duga, in quanto ciò serviva per non far cadere Lyuba nel degrado dei costumi, visto gli ambienti illegali e modaioli che frequentava.

Lyuba era stata un’adolescente tutta chiesa e oratorio, poi siccome era vanitosa come poche, si lasciò conquistare dai complimenti, smise di andare a messa che era out, iniziò a vestirsi in modo firmato e ricercato, pensando solo a come aggiustarsi i capelli, passando da una cosa ad un’altra con una grande facilità, annoiandosi facilmente in quanto aveva una mente insaziabile di conoscenza che sperperava in vanitoserie, voleva essere amata per sé stessa e poi cercava tutti i modi per essere sempre più  bella, mai sarebbe uscita senza rossetto, la sua vanità era così spontanea e strabordante da renderla deliziosa e così Duga si era pazzamente innamorato, anche se non sapeva quali sarebbero stati gli ordini se lei fosse riuscita a ritrovare il silfio.

Duga sapeva come entrare in contatto telepatico con lei, ma due anni prima, cioè l’ultima volta aveva esagerato, era un periodo in cui aveva perso ogni speranza e riteneva inutile il suo lavoro segreto, era stanco dell’attesa, la congiunzione astrale sembrava completarsi, poi invece gli astri si allontanavano, nel 2013 ci fu il passaggio di due comete, la prima in marzo segnalò sicure sventure, la seconda in novembre preannunciava nuova vita, ma quando sarebbero finiti gli influssi negativi della cometa di marzo?

Potevano durare anche per decenni e Duga era stanco di fare il baby sitter a Lyuba, aveva voglia di lasciare perdere tutto e di presentarsi in carne e ossa a Lyuba che era sempre piena di idee e faceva il passo più lungo della gamba, poi piagnucolava e stava depressa, o sorrideva anche con gli occhi o stava tutta triste dalla punta dei capelli ai piedi.  

Gli era venuto voglia di giocare, divertendosi a chiederle cose strane, le ordinava, usando la telepatia o il controllo mentale, di saltare cancelli, di introdursi in una caserma di carabinieri per dichiarare che aveva gli acufeni, oppure di spettinarsi tutta prima di uscire, di andare a ballare da sola, facendole credere che lui si sarebbe manifestato realmente e non solo nella sua mente.

La induceva, in pieno inverno, di infilarsi vestita girando coi piedi a mollo dentro la fontana ai piedi della Montagnola di Bologna, oppure di andare nelle chiese a suonare le campanelle, tutte sciocchezze che lei faceva con grande impegno, in quanto il suo premio, come una Psiche moderna, sarebbe stato di incontrare l’amore vero, quell’uomo che non sapeva chi era ma che le dominava la mente e che l’aveva conquistata… evento che non sarebbe mai avvenuto.

Duga però esagerò, si lasciò prendere la mano dal gioco senza rendersi conto che Lyuba era al limite della sofferenza, che non sopportava più l’attesa di qualcuno che le prometteva di arrivare se lei faceva questo o quello e poi non arrivava mai, infatti captò nella sua mente il pensiero del suicidio, quindi non entrò mai più in modo diretto nel suo animo.

Doveva però controllare e conoscere i suoi pensieri, quindi fece in modo che Lyuba incontrasse Rocco e teleguidò il loro innamoramento, prendendo possesso mentale di Rocco nei momenti in cui facevano all’amore, riuscendo per mezzo dell’amplesso a capire quello che Lyuba pensava e meditava, questo metodo gli piaceva un sacco, ma anche lì esagerò perché induceva Rocco nel voler fare sempre all’amore con lei, fu così che Lyuba lasciò Rocco, decidendo un percorso casto.

In questo modo Duga non ebbe più la possibilità del controllo telepatico, in quanto non poteva rischiare di entrare in lei direttamente, Lyuba poteva riconoscerlo, spaventarsi e riavere pensieri di suicidio, né di entrare in un qualsiasi altro partner, perché la volontà di Lyuba era la castità e con il suo solito fervore ora andava a Messa ogni domenica comunicandosi, realizzando inconsapevolmente una barriera che Duga non riusciva a far crollare.   

Erano dieci mesi ormai che seguiva Lyuba, senza uno stretto legame telepatico, ora lei aveva anche perso o rotto il bracciale di zirconi, che aveva una microspia, ma Duga non era preoccupato, perché ormai aveva tutti i tasselli, sapeva dove si trovava il silfio: tramite il controllo mentale su Rico aveva letto nei pensieri di Lyuba, certo solo parzialmente perché non era la stessa cosa di un controllo tramite la completezza di un rapporto sessuale, anche un bacio poteva andare bene, ma Rico era solo un amico per Lyuba e non un amante e non poteva lanciare troppo Rico a mettere le mani su di lei.  

Era comunque riuscito a leggere i suoi ricordi più nascosti, che in lei a livello inconscio erano già riaffiorati chiaramente e a sapere dove si trovava il silfio.   

Non aveva detto niente al Maestro, perché voleva pensare bene al da farsi, senza fretta… col ritrovamento del silfio avrebbe perso Lyuba per sempre.

 

 

 

mercoledì 10 maggio 2023

Il volo del gruccione

Capitolo 31

Si intravedevano dei calzini grigi in Cervelt

 

 

Sorvolando un luogo imprecisato, un aereo privato viaggiava in anonimato seguendo piani di volo di altri velivoli; un lussuoso ufficio volante, in cui si seguiva un ordinato stile di vita in cui i pasti erano serviti ad orari appropriati, l’illuminazione, la temperatura le più adeguate per il benessere corporeo, dove a determinati intervalli si svolgeva attività fisica per rilassare la mente e i muscoli, e soprattutto l’aereo era in grado di viaggiare per più di venti ore senza scalo e allo stesso tempo di atterrare dove e quando voleva, in quanto l’atterraggio si poteva effettuare anche come fosse stato un elicottero; una ventina le persone presenti, tutte vestite in giacca grigio fumo, camicia bianca e cravatta a righe regimental, righe diagonali con i colori del reggimento a cui appartenevano, tra loro vi era un uomo di età indecifrabile, poteva avere sessanta o novant’anni, era vestito in modo informale, con jeans chiari con la piega stirata e un maglioncino dolce vita nero, ai piedi mocassini realizzati a mano, di pelle nera, talmente sottile e morbida che le calzature sembravano dei guanti, si intravedevano dei calzini grigi in Cervelt, il pregiatissimo tessuto ottenuto da particolari esemplari di cervo rosso della Nuova Zelanda, nonostante fosse vestito casual si percepiva la sua autorevolezza: era lui il capo.

Il capo stava seduto comodamente coi piedi appoggiati sullo scrittoio Art Decò, in radica, di Giò Ponti, su cui stavano ordinatamente oggetti supertecnologici, libri antichi e un piccolo libro d’ore dei fratelli Limbourg, che aveva tutta l’aria di essere originale, ricco di miniature azzurre e dorate, era aperto alla pagina della raffigurazione dell’Uomo anatomico, sulle pareti tutta una serie di video molto grandi con immagini in diretta da ogni parte del globo, stava parlano a qualcuno che appariva sul video a destra, fumando un sigaro e sorseggiando da un bicchiere di pesante cristallo sfaccettato dell’Amarone della Valpolicella di Quintarelli.

“Duga, sai che tutto è pronto, la parte diciamo progressista si è messa da parte, i posti di potere a livello mondiale sono ormai stati sostituiti, tocca a noi ora, chiamiamoci conservatori della tradizione e del retto vivere, gli illuminati e apollinei, il vizio è diventato eccessivo, occorre calmierare, non toglierlo del tutto ma centellinare, seguendo ciò che insegnano le religioni, in particolar modo quella cattolica che ha saputo modernizzarsi senza perdere la tradizione. La democrazia ha bisogno della scienza e viceversa, l’archetipo della segretezza è stato abbattuto, forse già dal Seicento, in questo modo tutto deve essere comunicato a tutti, tutti possono analizzare e polemizzare, ma se la democrazia è basata sulla scienza ne deriva che sono i fatti che contano non il … lo ha detto il tal dei tali. Invece oggi cosa succede? A livello governativo non si dà ascolto al cattedratico, ma ai movimenti d’opinione, in quanto danno voti e nuovi consumi, questo ha generato la maggiore quantità di ricchezza materiale e la maggiore quantità di ingiustizia mai prodotte: la scienza non deve essere a vantaggio di questo o di quello, ma dell’intera umanità. Come fare per restituire a questa massa intrisa di nichilismo e falsa allegria, uno spirito divino e sereno, la sicurezza che vivere una vita onesta non è da fessi ma è la più grande furbizia? In quanto ti rende accolto benevolmente dagli altri, sereno e in pace senza lo stress di pensare a intrighi e a sotterfugi. Cosa ha fatto l’economia odierna se non togliere la fiducia nell’onestà? Caro Duga la soluzione è molto semplice convogliare le genti verso uno spirito religioso. Contrariamente al sempre avanti, stiamo ritornando un po’ indietro, riprenderemo dagli anni Settanta, il sistema aperto è diventato troppo aperto, ha fatto il suo tempo, se ne sono resi conto anche quelli del sempre avanti senza preoccuparsi dei caduti, si sono messi da parte, la loro teoria non ha funzionato, l’alveare delle api viziose non funziona più, troppa economia basata sul malcostume, la corruzione e le cattive abitudini. Una società fondata sul parassitismo come è quella globalizzata, con lo stesso stile di vita degli zingari è un modello che ormai disgusta anche chi lo ha realizzato e ci ha creduto, la società è nel caos e nell’anarchia, la palla l’abbiamo in mano, vogliamo giocarla bene, perciò del silfio ne ho bisogno, per creare un nuovo miracolo economico, quindi attento a come parli, non cercare di adularmi, voglio la verità. Non cercare di imbrogliarmi perché i sensori mi segnalano se tu dici il falso. Tre dei tuoi colleghi, stanziati in Nord Africa, hanno creato con le loro menzogne un caos indescrivibile, con la guerra e la caduta del dittatore, mi hanno fatto credere che i francesi sapevano del silfio, non era vero naturalmente, ma i tre incapaci non hanno avuto scampo si sono diciamo così suicidati, questo non è un gioco, non mi piace eliminare le persone, ma davanti al benessere mondiale non si può guardare a pochi singoli”.

“Maestro, tutte le profezie più famose indicano sventure alla fine e all’inizio del Millennio, ma nessuna è in grado di rilevare quello che sarà poi, in quanto tutto può essere ribaltato, molto dipende dalla coscienza delle persone. La nostra *** annuncia una nuova fioritura, e tutti noi abbiamo a cuore il bene dell’altro e non guardiamo al nostro tornaconto, ma occorre mantenere il segreto, anche sul nome, altrimenti è possibile non si avveri e questo proprio non lo vogliamo. I calcoli astronomici e astrologici continuano a prevedere un grande evento naturale e benefico, sempre più vicino e realizzabile, nella zona del Delta del Po e infatti in questa zona, nonostante le terribili previsioni di incendi, nubifragi e terremoti, eventi che sono accaduti, ma i cui effetti sono stati quasi nulli, testimoniano che il luogo è ben protetto dagli influssi celesti. Gli indovini e la lettura dei tarocchi e della cabalistica sono positivamente a favore di un nuovo rispetto per la Natura, i rapporti probabilistici pure e la mia messaggera con le sue ricerche è arrivata al silfio, certo questo non vuol dire il ritrovamento della pianta, ma la zingara ***, con la lettura dei tarocchi ribadisce che sarà la messaggera a ritrovare il silfio. *** conferma che la carta che continua a uscire è al diritto ed è quella del Mondo, uno dei migliori Arcani del mazzo, la numero 21. Non per nulla, in relazione con il simbolismo del segno del Toro, stabile e lento che porta al compimento del tutto favorevole e quasi miracoloso grazie alla protezione del destino”.         

“Duga, tu sei l’unico dei cinquemila anonimi, che hanno partecipato all’individuazione dei 144mila inviati celesti, che si occupa del ritrovamento del silfio, gli altri hanno già raggiunto gli obbiettivi, i nostri sforzi sono stati premiati, ne abbiamo individuato 2.057, come sai dovevano essere, per stare sul sicuro 2160, come gli anni di un ciclo di precessione, ma ne abbiamo trovati più di quello che indicavano le previsioni e le statistiche per l’avverarsi del cambiamento epocale. Nonostante le rosee premesse, siamo sui carboni ardenti, non è facile stabilire l’era della precessione in cui siamo, si va un po’ così fra calcoli, astrologia, storia, archeologia, navigando fra tutto lo scibile umano”.

“Maestro, sono sicuro che siamo sulla strada giusta, abbiamo scelto non solo con la testa ma anche col cuore. Certo che le nostre idee sulla precessione, se divulgate, potrebbero far venire i capelli dritti sulla testa di tanti, di quei tanti che aspettano l’era dell’Acquario”.

“Caro Duga, potremmo anche esserci sbagliati, in fin dei conti abbiamo seguito ***, è la zingara che insistendo sul Delta del Po ha fatto sì che ci concentrassimo sulle profezie di Dante e le altre previsioni riferite a Ravenna. Anche perché le nostre ricerche ci avevano portato già in quella zona, a Ferrara, alla minuziosa lettura degli affreschi della sala dei Mesi di Palazzo Schifanoia, dove viene ben evidenziata la connessione tra le influenze celesti e ciò che accade in Terra.  Il senso di lettura di questi affreschi è orizzontale, da destra verso sinistra, come il moto di precessione, mentre per quanto attiene ciascun mese si procede in verticale: in alto il trionfo della divinità protettrice del mese raffigurato, nella fascia mediana il segno zodiacale e i rispettivi decani, infine, l’ultima è dedicata a ciò che accade nella realtà. Purtroppo dei dodici mesi ne sopravvivono solo sette e così l’incertezza era molta quando fortunatamente ho incontrato la zingara coi suoi tarocchi e ci siamo focalizzati su Dante. “Dante situò la sua visione nel mezzo della vita del mondo, il movimento dei cieli era durato 65 secoli fino a lui, e doveva durarne 65 dopo di lui, vale a dire 130 secoli o 13.000 anni, di cui i 13 secoli trascorsi dall’inizio dell’era cristiana formano esattamente il decimo. Il numero 65 è d’altronde notevole in se stesso: con l’addizione delle sue cifre, si riporta ancora a 11, e, altresì, questo numero 11 vi si trova scomposto in 6 e 5, che sono i numeri simbolici rispettivi del Macrocosmo e del Microcosmo, e Dante fa uscire l’uno e l’altro dall’unità principiale quando dice: “... Così come raia dell’un, se si conosce, il cinque e il sei” (Paradiso, XV, 56-57). Infine, traducendo 65 in lettere latine abbiamo LXV, invertendo le lettere otteniamo LVX, vale a dire la parola Lux; e ciò può avere un rapporto con l’era massonica della Vera Luce”( René Guénon L’esoterismo di Dante). Siamo agli inizi di questa era di Luce che diversamente da quello che è stato divulgato alla massa, non è quella dell’Acquario bensì è quella del Cancro. La data di nascita di Dante Alighieri non è stata individuata con certezza, la convenzione vuole sia nato tra il mese di maggio e quello di giugno del 1265, Dante stesso, nel Paradiso, dice di essere nato sotto il segno zodiacale dei Gemelli, insistendo su questo punto senza specificare quale influsso avesse avuto su di lui, perché non era questo che importava: Dante che inizia il suo viaggio nel primo giorno di primavera cioè all’equinozio, ci sta indicando l’era a cui appartiene quella appunto dei Gemelli a cui seguirà, dato che il moto di precessione è retrogrado la costellazione del Cancro. Non importa quello che si dice e si vocifera sulle ere astrologiche, perché nessuno sa quale punto del cielo possa essere preso come inizio della misurazione, così tutti i calcoli successivi sono inutili. Le costellazioni cambiano nel corso dei millenni, ad esempio la Nave Argo era la più vasta del cielo ora non esiste più essendo raffigurata divisa in tre gruppi, se prendiamo poi in considerazione la costellazione dell’Acquario che era molto popolare nell’antica Grecia e nell’antica Roma perché simboleggiava l’avallo divino per la diffusa omosessualità, anticamente era quella del Cinghiale, divenne più tardi quella dell’Orsa Maggiore, successivamente fu riferita alle Pleiadi, che fanno parte della costellazione del Toro, tale passaggio da una costellazione polare a una zodiacale corrisponde a un passaggio dal simbolismo solstiziale al simbolismo equinoziale, passaggio che comporta una rivoluzione astrale. Soprattutto, nessuno conosce più l’iterazione fra lo zodiaco astrologico e quello astronomico e su Ofiuco e altre costellazioni poi ci sono un sacco di interrogativi. Molti ritengono inesatti i misteriosi zodiaci di Dendera, non tenendo conto che i simboli e i geroglifici egizi nascondono delle conoscenze esoteriche e astronomiche che uniscono astrologia, medicina, e molto altro, non collegano neppure i decani (36 stelle del cielo, 3 decani per ogni mese, ogni decano signore di 10 giorni, importantissimi per gli egizi che li consideravano dèi) ai tarocchi. Evidentemente per determinare un’era occorrevano molti calcoli, tenendo conto non solo della precessione ma delle costellazioni estinte, dell’emisfero australe e di quello boreale e soprattutto del solstizio. Volendo approcciarsi col metodo della scienza odierna, pensano che l’uomo antico sia arrivato alle conoscenze solo tramite l’osservazione, pensano che i Testi delle piramidi siano delle sciocche formule. *** anche se dall’aspetto appare una zingara vecchia e decrepita e mezzo alcolizzata non so per quale via, ha mantenuto questa conoscenza antica.  

Dante non solo ci indica l’era dei Gemelli, nel Canto XXV del Paradiso che è quello della Speranza, ci introduce anche all’era del Cancro con riferimento all’Apocalisse:     

Poscia tra esse un lume si schiarì

sì che, se ’l Cancro avesse un tal cristallo,

l’inverno avrebbe un mese d’un sol dì

Poi tra di loro risplende una tale luce: San Giovanni Evangelista, che se brillasse nella costellazione del Cancro (il Santo dell’Apocalisse si festeggia il 27 dicembre quindi è sotto il segno del Capricorno opposto a quello del Cancro), l’inverno avrebbe un mese senza notti con riferimento all’altro Giovanni il Battista che si festeggia il 24 giugno quindi sotto il segno del Cancro.  L’antica mitologia celtica, ricorda i miti legati a due re, il re della Quercia ed il re dell’Agrifoglio; il re dell’anno crescente ed il re dell’anno calante analogamente il Battista viene chiamato San Giovanni che piange perché inizia a calare il cammino del sole, mentre l’Evangelista viene detto San Giovanni che ride perché le giornate iniziano ad allungarsi. Mito e Santi ricordano il sacrificio del re: Appena le sue forze danno segni di cedimento, e la sua anima è trasferita nel corpo di un successore vigoroso, chiaramente Dante ci dice che la costellazione dei Gemelli sarà seguita da un nuovo re ovvero la costellazione del Cancro. Tenuto conto di ciò che ci indica Dante, troveremo all’incirca circa 8.600 anni fa, l’inizio dell’era dell’Acquario in cui ci furono grandi inondazioni dovute allo scioglimento dei ghiacci dell’ultima glaciazione, circa 6.400 l’inizio dell’era dei Pesci, in cui l’uomo non è più solo cacciatore, diventa mezzo nomade, spostandosi secondo le stagioni, impara a coltivare la terra, si insedia presso i corsi d’acqua e si nutre principalmente di pesci; circa 4.300 anni fa l’era dell’Ariete, in pieno Neolitico, le capre e le pecore forniscono carne e latte, sono infatti i primi animali a essere addomesticati, simbolicamente Abele è la pecora e Caino il capro, nell’Egitto troviamo Amon dalla testa d’ariete, padre di tutti gli dèi che successivamente diventerà Amon-Ra unendosi al culto del  Sole; circa nel 2.100 e si ha l’avvento dell’era del Toro, un mondo in cui uomo e donna stavano alla pari: toro/luna/donna, leone/sole/uomo, nella mitologia mesopotamica, in particolare nell’epica babilonese di derivazione sumerica il toro è rappresentato da Gugalanna (letteralmente Grande toro del cielo ), a Creta i miti sul toro e il Minotauro come pure i tori Mnevis  e Apis in Egitto. Queste ere non vengono dimenticate, la preistoria, il mito, ne portano traccia, come impronta vi è pure nel nostro inconscio collettivo, non è che si cancella ciò che è stato. E siamo all’era dell’Anno Zero, la nascita di Cristo nell’era dei Gemelli, il potere viene diviso: a Cesare quel che è di Cesare a Cristo quel che è di Cristo, con la Chiesa viene fondata la Gerusalemme terrestre gemella di quella celeste. E veniamo finalmente alla nostra era quella del Cancro, che inizierà nel 2021, gli influssi naturalmente si sentono sempre prima, mica tutto può cambiare velocemente, il tempo astrale è molto più lungo della vita terrena. Si era pensato al 2012, ma non si era tenuto conto che la precessione va in senso antiorario, quindi i numeri vanno invertiti, quindi l’anno fatidico sarà il 2021, cioè 700 anni dopo la morte di Dante e il fulcro di questo inizio sarà proprio Ravenna, dove il Poeta è morto. Cosa ci porterà l’era del Cancro? Sotto l’influenza della Luna (Acqua) dovrebbe installarsi un clima dolce ed umido, dopo un gran girovagare per il mondo, ci sarà una nuova grande epoca della sedentarizzazione, con un ritorno alla vita e alla Madre e un nuovo attaccamento alla famiglia e al focolare. La nostra *** è stata preziosa per noi, tutto è nato da questa zingara che si è presentata a me improvvisamente come spuntata dal nulla, dicendomi: “Tu sei il Maestro”, e tu Duga sai bene che ben pochi sanno di me.  

Esso atterrò l’orgoglio de li Aràbi

che di retro ad Annibale passaro

l’alpestre rocce, Po, di che tu labi

 

Sott’esso giovanetti triunfaro

Scipione e Pompeo; e a quel colle

sotto ’l qual tu nascesti parve amaro (Paradiso Canto VI)

Dante ci dice che il segno dell’aquila (Roma) atterrò l’orgoglio degli arabi e ciò parve amaro al colle sopra Firenze (Fiesole) questi versi rimandano al suo Maestro Virgilio che nel IV (si invertono le lettere del VI Canto del Paradiso) libro dell’Eneide, quello del pianto della regina Didone, fa dire alla regina prima di togliersi la vita:

Chi piú mi seguirà de' primi amanti?

Proferirommi per consorte io stessa

d'un Zingaro, d'un Moro, o d'un Aràbo,

quando n'ho vilipesi e rifiutati

tanti e tai, tante volte?

Fu *** che mi indicò questi versi dell’Eneide, dell’amaro pianto di Didone, definendola la regina di Cartagine e degli zingari in quanto, senza Enea in mezzo, sarebbe stata sposa d’un Zingaro, d’un Moro, o d’un Aràbo, fu *** che mi spinse verso Dante fu *** che mi disse che dalla Tunisia, sarebbe partito il risveglio della messaggera più importante. Abbiamo inserito i messaggeri nei loro ruoli di scienziati, astronauti, chimici, educatori, militari e soprattutto in ambito religioso i messaggeri stanno già rinnovando la Chiesa da anni. Certo la massa non se ne rende conto ancora perché parte della vecchia nomenclatura resiste e questa non si interessa alle faccende di spirito ma occupandosi di attività commerciale e finanziaria, è caduta in basso come la controparte laica, ma fra non molto vedrai che la religione sarà un faro e i giovani torneranno nelle chiese e negli oratori, inizialmente perché sarà la tendenza di moda che lanceremo, poi vedrai che se con lo zoppo si impara a zoppicare, impareranno che ci si può divertire molto senza esagerare e inizieranno a pregare sinceramente. Ma senza la tua messaggera Duga, tutto il lavoro svolto sino ad ora non sarà completo perché mancante della radice, mancante del silfio base di ricchezza e di tutta una serie di nuove ricerche scientifiche. La tua messaggera è quella dell’intuito antico, non può essere informata su quello che è veramente, non lo sopporterebbe con la possibilità di andare fuori di senno o di perdere la veggenza, il tuo compito è quello più importante perché il silfio ci darà risorse illimitate, la speranza e la motivazione, al nostro esercito manca solo l’ultimo pezzo e pensare che per questo ultimo fondamentale pezzo dobbiamo usare metodi così poco certi con l’aiuto di alchimisti, indovini, sensitivi, ufologi e ogni altra persona che abbia una qualche fantasia, mi fa sentire come seduto sui carboni ardenti, essere all’inizio di un nuovo Rinascimento e dipendere dalla palla di vetro, non mi piace per niente ma ho fiducia in ***”.

“Maestro, a questo proposito, la zingara *** mi ha parlato di una leggenda che racconta che i rom furono scacciati e maledetti dal Piccolo Egitto, probabilmente questo Piccolo Egitto era il Delta del Nilo che al tempo comprendeva anche la cirenaica, perché le loro capre provocarono la scomparsa del silfio, la leggenda prosegue con una predizione: dopo mille e mille anni, quando gli zingari sarebbero diventati stanziali e i gagè, cioè i non zingari fossero divenuti nomadi, una pianta di silfio sarebbe stata ritrovata, la loro maledizione sarebbe finita, avrebbero smesso di rubare e l’umanità ne avrebbe avuto gran beneficio”.    

“Bene, ora siamo quasi arrivati, fra poco atterriamo, continua le tue ricerche, hai la mia fiducia, fai quello che devi fare, continua a farti credere un borghese annoiato e un po’ strambo, chiamami se hai novità importanti, altrimenti il prossimo incontro sarà come al solito fra un mese, ricordati abbiamo bisogno del silfio, a qualunque costo, anche a costo di vite umane se necessario, arrivederci”.  

 

 

lunedì 1 maggio 2023

Il volo del gruccione

Capitolo 30

I semi del silfio erano a forma di cuore

 

 

Non sapeva se iniziare ad indagare sugli zingari o sul Silfio, poi si decise.

La cirenaica produceva il silfio, un arboscello celebre nel mondo antico, che secerneva una gomma chiamata laser, la pianta era usata sia come cibo che come medicina, già molto rara ai tempi di Nerone, a cui fu presentato un fusto di questa pianta come un tesoro unico.

Secondo le numerose testimonianze di autori antichi, il silfio apparve improvvisamente, e misteriosamente, scomparve. Era una pianta annuale spontanea, simile ad una specie di finocchio gigante alto sino a due metri con una grossa radice, dal lungo fusto rigato verticalmente all’esterno e cavo all’interno, da cui partivano altri gambi su cui sbocciavano fiori ad ombrello; i  semi maturavano a fine primavera ed erano a forma di cuore. L’odore e il gusto era un misto tra quello del finocchio e della menta; dalla radice si estraeva una gommoresina solubile in acqua denominata laserpitium cioè latte di silfio. Inutili furono i tentativi di coltivarla in altri luoghi, cresceva solo sulla Montagna Verde, l’altipiano che si innalza fino a mille metri, quasi a picco sul Mediterraneo, per poi digradare lentamente verso il deserto, che si snoda dalla Cirenaica fino all’Egitto.

Si usava tutta la pianta, radice e stelo tagliati a pezzettini e conditi con aceto erano un cibo di pregio, gli scarti servivano da foraggio per ottenere una carne speciale; dai succhi del fusto si otteneva la spezia per eccellenza, quella più ricercata e costosa, il cui uso era simbolo di ricchezza di raffinatezza; dai fiori si ricavava un ricercato profumo.

La maggior risorsa era però la gomma estratta dalla radice, il laserpicium, che, secondo la preparazione e il dosaggio veniva usato per una miriade di mali: per trattare la tosse, la gola irritata, la febbre, l’indigestione, le verruche, per i dolori articolari e ginecologici, il trattamento delle ferite, le contratture muscolari, ma anche contro i tremori, l’epilessia e la depressione, contro la caduta dei capelli e per la bellezza della pelle. Nonostante tutte queste virtù, ciò che rendeva inestimabile il silfio erano i suoi poteri afrodisiaci e soprattutto, di funzionare anche come anticoncezionale. In poche parole il silfio era un farmaco che univa le qualità dell’aspirina, con quelle del collagene, del viagra e della pillola del giorno dopo. Considerato ciò non sorprende la sua ampia fama in tutto il mondo antico, e il fatto che la lavorazione e il commercio del Silfio costituisse la ricchezza del regno di Cirene, tanto da essere raffigurato sulle monete libiche.

I semi del silfio erano a forma di cuore.

Cirene la città fondata nel 630 a. C dai dori provenienti da Santorini, che si dicevano imparentanti con Eracle, diventò un centro fiorente di cultura con in sede una famosa scuola di medicina e farmacologia, tutto grazie al silfio e al benessere che aveva portato.

Ma già ai tempi di Augusto il silfio originale, sì perché anche anticamente c’erano le contraffazioni e le merci taroccate, era ormai talmente raro da essere pagato a peso d’oro. Qualcuno, sostiene che l’ultima pianta venne donata all’imperatore Nerone, anche se risulta che nel 93 d.C. Roma riuscì a trovarne qualche chilogrammo, ma forse non era autentico. Mentre è certo che nel 111 il farmacista comasco Aulo Geminio Giusto, amico di Plinio, effettuò una apposita spedizione in Cirenaica alla ricerca dell’ormai mitica pianta, senza riuscire a trovarne alcun esemplare.

Nel 1800 una Società francese sovvenzionò un premio per la ricerca di piante di silfio, che ovviamente non venne mai attribuito.

La ragione dell’estinzione del silfio non è ben accertata.

Fu l’aumento della domanda di carne speciale e pregiata di animali cresciuti nutrendosi della pianta?

Scomparve per eccesso di raccolta?

Fu la desertificazione progressiva del Sahara?     

O fu soltanto colpa della avidità umana?

Oppure semplicemente scomparve per manipolazione genetica, il silfio impiantato dall’uomo come il grano, si estinse perché si propagava solo nel crescere selvatico?

Non è chiara la sua scomparsa ma gli effetti furono netti e sicuri, portando il declino di Cirene e delle popolazioni del Nord Africa: come se oggi all’improvviso finisse il petrolio negli Emirati Arabi.

Un antico mito egizio racconta che Thot, una divinità egizia, dio della Luna, della sapienza, della scrittura, della magia, della misura del tempo, della matematica e della geometria avesse celato il suo sapere in libri nascosti per il mondo, che sarebbero stati trovati al momento opportuno solo  da uomini degni e virtuosi che avrebbero utilizzato le loro scoperte per il bene dell’umanità, se c’è un pizzico di verità, magari in uno di questi libri c’è scritto come ritrovare il silfio.

-Bè, se quel tale Duga, avesse le qualità del principe di Machiavelli: forza, astuzia e ragione e si ritrovasse qualche seme a forma di cuore del silfio, si potrebbe veramente creare un nuovo Rinascimento, questa volta meno guerresco e non solo ristretto alle corti, ed avere così un periodo di pace e prosperità limitando la violenza nel mondo- Lyuba stava pensando ad un El Dorado odierno da realizzare su tutta la Terra, un luogo con immense quantità di silfio, così da poter avere ricchezza per tutti.

Ricchezza tramite il silfio, la pianta donata dagli dèi, quindi un ritorno al sacro e alle religioni osservate e rispettate, un luogo dove i bisogni materiali e spirituali fossero appagati e gli esseri umani potessero vivere in pace tra loro godendo della vita senza aver paura della morte... bastava credere e amare.

L’amore è credere senza vedere né toccare, l’amore non finisce se si crede e se si ama senza aspettarsi niente.

La pianta del silfio, come la storia del graal, era apparsa e poi svanita misteriosamente.

Il gruccione le aveva fatto scoprire il silfio, una pianta magica che poteva essere la radice di un nuovo sviluppo tecnologico meno invasivo sul fronte della Natura e soprattutto meno eccessivo, meno incentrato sul consumismo sfrenato basato sui vizi delle persone.

Era pura illusione sperare di ritrovare i semi del silfio, che una persona o un gruppo di persone capitanate da un certo Duga, li stesse ricercando, lungo il Delta del Po, era pure possibile, il mondo è pieno di eccentrici e a volte ci azzeccano pure.

Quali conoscenze avessero, lyuba non ne aveva proprio idea, cosa c’entrasse lei, non lo sapeva, anche perché essere al corrente di tale cerca non le portava nessun vantaggio e tanto meno lo portava agli altri, Lyuba non era certo in grado di mettersi a cercare il silfio a piedi o in bicicletta lungo le pinete e  le valli del Delta, se non lo avevano trovato col concorso del 1800, non si sarebbe trovato neanche ora, ma come suole dire… la speranza è l’ultima a morire, magari questo fantomatico Duga ci riusciva.

Lyuba poi, non era nemmeno certa che una società ordinata e senza vizi fosse auspicabile, aveva  letto anni fa, qualcosa su un certo Mandeville: La favola delle api, un poemetto satirico in cui si   narrava di un ricco alveare, dove le api, intente ai loro traffici, erano invidiose, astute, ambiziose, vanitose e corrotte, non erano però capaci di comprendere che la loro propensione al vizio e al lusso, di cui si lamentavano, costituiva la loro prosperità. Le api pregarono gli dèi di trasformare i   vizi in virtù, furono accontentante ma la nuova comunità di api virtuose andò presto in rovina, perché era dai vizi che proveniva la ricchezza, il lusso fastoso dava lavoro a milioni di poveri, la stessa invidia fra gli industriali faceva fiorire le arti e il commercio, la stravaganza nel mangiare e nella moda del vestiario benché a volte esagerati erano la parte più redditizia del commercio, il vizio poi produceva l’astuzia dei governanti in quanto dovevano correggere le leggi per prevenire l’errore dei vizi e l’astuzia così si prodigava in ogni dove creando nuove invenzioni e nuovi consumi.

Lyuba era tale e quale ad un’ape viziosa, era benestante, sicuro aveva più agi di sua madre e molti, ma molti più di sua nonna eppure stava a lamentarsi dei vizi della società e dell’eccessivo consumismo -eh Lyuba, se tu vivessi in una capanna africana guarderesti alla tua condizione attuale come all’EL Dorado, altro che salvare il mondo, è già salvato almeno il tuo-.